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Autore: sakura_tan    02/03/2012    3 recensioni
Mafia russa, monete d'oro, rapimenti e tanto amore. Una classica hurt/comfort con finale slash (Neal/Peter)
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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WHITE LIE 3
Oggi non riuscivo a smettere di scrivere, quindi mi sono portata il quaderno anche in bagno.







CAPITOLO 3: BLACK AND BLUE.


"Where are you?
 And I'm so sorry

I cannot sleep
I cannot dream tonight.

I need somebody.
 And always this sick strange darkness

Comes creeping on so haunting every time.
And as I stared I counted the Webs from all the spiders
Catching things and eating their insides."*


Neal aprì lentamente gli occhi.
Buio.
Dov'era?
Il suo corpo giaceva su un terreno umido e la testa gli faceva male. Cercò di ricordare cosa fosse successo: due uomini erano entrati nel furgone e l'avevano colpito. Poi si era risvegliato su una macchina dai vetri oscurati. E dopo ancora buio.
Quanto tempo era passato da allora?
Il suo pensiero andò subito a Peter e si chiese se stesse bene.
Dolorante si alzò a sedere e cercò di abituare gli occhi all'oscurità. Si trovava in una specie di cantina senza finestre, ad eccezione di un'apertura coperta da un pezzo di plexiglass polveroso, ma era troppo in alto. Il ragazzo notò un tavolo appoggiato ad una delle pareti della stanza e vi si avvicinò, trascinandosi a stento.
Tastò la vecchia superficie di legno e qualche scheggia gli si conficcò nelle mani. Poi finalmente avvertì qualcosa di duro. Lo avvicinò al viso per studiarlo e un brivido gli corse lungo tutta la schiena: era uno strumento da tortura. Continuò la sua ricerca e, con orrore, realizzò che su quel tavolo c'erano altri oggetti simili.
Improvvisamente una fioca luce illluminò la stanza e degli uomini entrarono.
"Legatelo", disse uno di loro.
Anche se Neal non riusciva ancora a vederne il volto, riconobbe la voce: era l'uomo al quale aveva rubato il diamante rosa qualche anno prima.
Due loschi ergumeni gli si avvicinarono e il ragazzo si scostò: "ehi! Non possiamo gestire la cosa civilmente?"
Sfoderò un sorriso brillante, convinto che i suoi modi gentili avrebbero funzionato: "direi che è il minimo dal momento che mi avete anche perso il capp-" prima che potesse finire gli arrivò come risposta un pugno in pancia. Si accasciò ansimante. Poi due mani lo afferrarono dalla camicia e lo trascinarono fino ad un robusto palo di acciaio; qui fu legato stretto con una corda.
"Signor Halden!* Che piacere rivederla!" disse l'uomo che aveva dato l'ordine di ammanettarlo. "O forse dovrei chiamarti 'Signor Caffrey'?"
Neal alzò lo sguardo e si concesse un sorriso sofferente: "Dimitry, mi hai portato qui per farti rubare qualcos'altro da sotto il naso?"
Gli arrivò un calcio sulle costole. Emise un grido soffocato.
"Sei sempre bellissimo Nick*, ma parli troppo. Non mi piacciono gli animaletti che fanno chiasso. La prossima volta che apri bocca senza essere interpellato ti spezzo una gamba".
L'ex truffatore capì che l'uomo non stava scherzando. Questo si abbassò e gli prese il mento con una mano, mentre con l'altra gli accarezzava la guancia. A quel gesto seguì un potente schiaffo. 
"Pensavi davvero che mi fossi dimenticato di te? Quando mi è giunta la voce riguardo le dieci monete mancanti ci stavo proprio cascando, sai? Ma per fortuna la mafiya ha i suoi tentacolo anche tra i bei distintivi dell'FBI. All'inizio pensavo di far saltare qualche testa e sparire, invece guarda chi è uscito dal cappello?" mimò il gesto di un mago che estrae qualcosa dal suo cilindro, poi passò la mano tra i capelli corvini del ragazzo: "penso proprio che mi sarai utile".
La porta si aprì ancora ed entrò un altro uomo. Aveva qualcosa sottobraccio. Neal guardò con la coda dell'occhio e si accorse che si trattava di una telecamera.
Dimitry si raddrizzò e si sedette sul bordo del tavolo: "che la Maslenitsa abbia inizio!*" disse.

****

Diana entrò correndo nel Buroeu: "Peter! E' arrivato un video dai russi!".
L'uomo scese velocemente le scale e si precipitò verso la donna. Aveva l'aspetto trasandato e il viso stanco di chi non ha chiuso occhio. Le prese dalle mani il DVD: "Chiama gli altri e falli venire nella sala riunioni"
"Ricevuto, capo".
Pochi minuti dopo i più fidati agenti dell'FBI erano seduti davanti al televisore. Tutti tranne Peter che, dopo aver inserito il disco, rimase in piedi a fianco del tavolo.
Sullo schermo comparve un uomo con una calzamaglia sul viso.
"Buona giornata!" la voce era stata modificata, ma si poteva sentire chiaramente l'accento russo: "Mi piacerebbe stare qui a giocare  con voi, ma abbiamo un po' fretta di lasciare il paese, dato che non siete gli unici a starci col fiato sul collo. E chi ci permetterà di andarcene indisturbati sarete proprio voi, a meno che l'hobby preferito del vostro capo non sia vedere il suo gattino torturato fino alla morte. Se così fosse allora si goda la scena, agente Burke".
Il cuore di Peter si fermò per un attimo. Sperò di aver capito male.
Lo desiderò con tutto il cuore.
Poi l'uomo si scostò e nel video furono inquadrati altri due uomini con la calzamaglia. Ai loro piedi giaceva un corpo tremante: Neal.
Neal?
Peter appoggiò le mani sul tavolo, non fidandosi delle sue gambe. Gli sembrò che in quella stanza non ci fosse più aria.
Intorno a lui c'erano delle macchie di sangue. La sua camicia era aperta ed erano visibili dei lunghi tagli sull'addome.
Uno dei due uomini lo afferrò e lo girò sulla schiena, dopodichè gli abbassò i pantaloni. Il ragazzo si dimenò, ricevendo come risposta un calcio nello stomaco.
Peter non sentì più il terreno sotto i suoi piedi. Avrebbe voluto chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie, ma qualcosa lo costringeva a guardare quella scena straziante. Il profondo sentimento di paura lasciò subito spazio all'odio e alla rabbia.
Dopo interminabili minuti quell'incubò cessò e Neal fu lasciato solo al centro di quella stanza buia. Il silenzio venne colmato da un sussurro penoso: "Peter...".
Sebbene fosse stato pronunciato con un debole filo di voce, quel richiamo era chiaro e doloroso. "Peter..." ripetè.
Chi stava dietro la telecamera avvicinò l'inquadratura al viso del ragazzo: i suoi occhi blu erano spenti.
L'uomo in calzamaglia si mise di nuovo davanti al video: "tra due giorni voglio un aereo per dieci persone pronto nell'hangar numero 3 del JFK*. Se ci lascerete andar via indisturbati, allora, agente Burke, il tuo micino ti sarà restituito. A presto".
Il filmato si interruppe e nessuno riuscì a pronunciar parola.
Nella sala tuonò il rumore di una sedia scaraventata al suolo. Peter si coprì il volto con le mani e cercò di tranquillizzarsi, non ottenendo nessun risultato.

I suoi occhi blu erano così spenti...


"How I wish you were here.

We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
year after year,
running over the same old ground.
What have we found?

The same old fears.
Wish you were here."*




NOTE:
*I miss you, Blink 182
*Uno dei nomi falsi di Neal era Nick Halden
*Festività russa simile al carnevale
*JFK (
John Fitzgerald Kennedy): aeroporto di Manhattan.

Sono stata cattiva vero? Lo so. E so anche che è un classico inserire una scena di stupro in una fan fiction slash, ma "i classici non passano mai di moda" (citaz. by Peter).
Comunque sono proprio cattiva. Scusa Neal. (Però sei sexy in versione prigioniero).

Continuate a leggere questa apoteosi di sadismo.

P.S. Sì, sono una di quelle persone che crede che tutti i russi si chiamino Dimitry (ahah)


  
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