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Autore: Lady Antares Degona Lienan    05/10/2006    6 recensioni
Lei voltò lentamente il viso verso Yoh, mostrandogli i mille schizzi di sangue che andavano ad ornare grottescamente il contorno degli occhi. Infine spostò lo sguardo in basso, sull’altro cacciatore.
-Simé… tu e il tuo fermarti alle apparenze.- sorrise, e una nota di velata ironia andò a riempire l’aria quando lei parlò di nuovo. –Forse, in fondo… è proprio per questo che ti ho amato.-
Fu in quell’istante, o forse in quello immediatamente successivo, non seppe dirlo, che Yoh Asakura capì chi aveva di fronte.
Per niente intimorito, solo stupito, la afferrò per un braccio e la scosse leggermente. –Genève, scusami tanto, Genève.-
-Cos…-
Non fece nemmeno in tempo a prendere fiato che lui l’attirò a sé e la baciò.
Nonostante il sangue sugli abiti e sulla bocca e dimentico della ferita nell’addome.
Che tanto un momento valeva l’altro.
Nata per combattere, e un' indole fiera.
Lei, Hao e Yoh, nel triangolo più complicato che si sia mai visto.
Complice, l'ambizione di Anna Kyoyama.
Pericolosa come il peggior veleno, scarlatta come il sangue che scorre.E' vietato inserire il doppio tag br nelle introduzioni.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Romantico, Dark, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Kyoyama, Hao Asakura, Ren Tao, Yoh Asakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non nasconderò che questo capitolo è stato scritto con una certa fretta… ovviamente io non ne ho affatto colpa, sia chiaro

Non nasconderò che questo capitolo è stato scritto con una certa fretta… ovviamente io non ne ho affatto colpa, sia chiaro. È che la fine di Genève ha spinto QUALCUNO sulla via delle minacce pur di farmi scrivere il prossimo.

Un bacio!

 

Ad Maiora.

 

Lady

 

 

 

 

 

*°*

-Quattro stelline ho visto passare…-

22° capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“-Sai per caso come si chiama il libro di Anna?-

-Mi pare sia il Cid Campeador…-“

 

Gli occhi rabbiosi della Maestra si socchiusero in un moto di stizza che lei non nascose. Con un gesto secco della mano urtò un prezioso vaso in porcellana, condannandolo a cadere al suolo per l’unico gusto di vederlo successivamente in pezzi.

Si alzò scompostamente dalla poltrona in un fruscio di stoffe preziose, cominciando a pensare rapidamente. Quella piccola sciocca… aveva capito, alla fine.

Lo sguardo stanco della ragazza si posò su un libro apparentemente antico. Le pagine erano ormai incartapecorite e giallastre, segno più che evidente di un’usura in stato avanzato.

-Meliad!- tuonò, lasciando che la sua voce forte passasse attraverso la porta della stanza.

Trascorsero alcuni interminabili secondi durante i quali la maestra si chiese se tutto quel tempo passato ad ordire trame non fosse stato speso inutilmente. Se sua madre, non fosse morta per niente…

Poi il portone a doppi battenti si spalancò nel fracasso più totale, mandando le due maniglie a segnare i muri della stanza. La Maestra socchiuse gli occhi nell’ennesimo gesto di disapprovazione della giornata. Quando era troppo…

-Mi hai chiamato padrona…?- chiese l’essere con fare poco signorile. Lei fu costretta ad alzare la testa per contemplare interamente la figura alta e slanciata del suo spirito di livello divino. I piedi larghi e adatti alla corsa, un corpo rigido ma al contempo molto fine e una testa relativamente piccola, se rapportata al resto delle parti.

Si sarebbe potuto definire un mostro, ma era qualcosa di più.

Meliad era un amico fidato, paziente e capace.

L’unica cosa che l’ancorasse tutt’ora al suo passato. Fu un attimo, e si rivide ancora bambina timida ed introversa, capace di pronunciare parola alcuna. Fino a che non erano giunti loro due… e poi erano diventati uno solo.

Fu proprio la voce roca dello spirito che la richiamò, facendola sobbalzare.

-Si Meliad… per favore, caro, non sbattere la porta contro il muro. Sarà la ventesima volta che la faccio riparare.-

Egli, confuso, voltò lentamente la testa fino ad inquadrare la porta divelta e accartocciata per terra. Due enormi solchi ornavano ora il muro, le maniglie ancora incastrate al loro interno.

Dei goccioloni cominciarono a formarsi lungo la linea degli occhi giallastri, che confusi saettavano dalla scena alla ragazza.

-Io… io, mi spiace…- chinò lo sguardo verso il basso e non vi fu più verso di farglielo rialzare. Ad ogni modo, lei sorrise con indulgenza e sventolò una mano con fare preoccupato. –Ma no, davvero, non fa niente! Guardami, su!-

Niente.

-Ad ogni modo, Meliad, ti ho fatto chiamare perché tu mandi alcuni dei nostri uomini migliori in quella che gli antichi chiamavano Mesopotamia. Ci sono due persone da uccidere, come ci è stato gentilmente comunicato.- il suo volto si trasfigurò in una maschera di rimarcata contentezza. –Non vorremmo certo mancare al nostro impegno, vero Meliad? Lui non ne sarebbe affatto contento…-

-Certo padrona… faremo presto.- fece schioccare le dita, ma quello non fu un gesto fatto a caso, ed entrambi lo sapevano: uno dei migliori squadroni era stato avvertito, e presto sarebbe partito per destinazione Mesopotamia.

-Mi chiedevo, Mia Signora…- lei rivolse di nuovo il suo sguardo all’amico mentre andava di nuovo verso la poltrona, stanca. L’abito rosso in cui spiccava su un seno la scritta H.F.C. brillava come se fosse dotato di orgoglio proprio.

-Ti ascolto.-

-Perché abbiamo scelto questa strada…?-

Serrò un attimo gli occhi, forse perplessa da quella domanda così apparentemente ingenua eppure così complicata. Poi comprese. –Quattro stelline, Meliad… quattro stelline.-

-Come?- chiese perplesso.

Sembrava assurdamente che le linee del suo viso fossero andate a comporsi in un quadro vagamente astratto. Le sopracciglia inarcate verso l’alto e gli occhi sgranati contribuivano a conferirgli un’aria buona, quasi buffa, ma i lunghi denti che il labbro superiore rivelava contraendosi tendevano ad annullare con rapidità questa sensazione.

-Non ti ho mai raccontato questa storia…?- finalmente si sedette, poggiando le mani fini sui braccioli. –Vieni qui anche tu, parleremo meglio.-

-Quando mia madre era ancora viva ed io una bambina pressoché in fasce, mio caro, lei mi raccontava sempre una storia bellissima. Bellissima, ma molto triste. In cui si capisce che se vogliamo salvare il mondo dobbiamo essere pronti a grandi sacrifici.-

L’altro tacque, inclinando lievemente il capo.

-Forse è per questo che…- strinse i pugni. –Forse è per questo che quando l’ho uccisa lei non ha pianto. Perché aveva capito che il suo sacrificio era necessario.-

Lampi di ricordi andavano a toccare la sua memoria, provocando scossoni nella fragile emotività della ragazza. Si accorse di un paio di lacrime che cercavano di uscire alla luce del sole e fu veloce nel farle scomparire.

-E la storia, Maestra…?-

-Presto detto, Meliad caro. Mia madre… mia madre aveva capelli rosa come i fiori a primavera, e occhi di un bellissimo castano. Si chiamava Shinse Mikani, e sua madre per vivere, visto che era cieca, narrava storie ai bambini, in piazza. Quella che lei era solita raccontarmi era la sua preferita, tra le tante che la nonna raccontava.- prese un respiro e poi continuò a raccontare.

-La filastrocca suonava più o meno così…

Quattro stelline ho visto passare, quattro stelline sull’orlo del mare.

Una per me, una per te, una la vuole la figlia del re.

La quarta stellina il cattivo, strepita e urla, la vuole per sé.

Lei sorridendo sosta a guardare, poi sorridendo si spegne nel mare…-

-Mi piace… ma è così triste, padrona…-

-Hai ragione Meliad, ma in fondo è questa la nostra realtà…- disse. –La realtà che ci stiamo costruendo addosso.-

-Moriremo anche noi?-

-Non so dirtelo… ma il mondo sarà libero da questi uomini immondi e sporchi, Meliad. Puoi starne certo.- chiuse gli occhi e abbandonò la testa sul cuscino.

Il sonno che tanto aspettava era finalmente arrivato.

 

Hao Asakura, passate due morti e altrettante reincarnazioni, poteva dire di aver visto quasi tutto, nel mondo.

Gli fu presto chiaro che non c’era limite alla disperazione dell’uomo, e alle sue inconsulte azioni.

Il ragazzo che gli stava di fronte aveva gli occhi drammaticamente bassi, anche se all’interno aveva il fuoco più puro. Come l’eroina di una tragedia, sembrava sopportare il dolore di tale umiliazione nel più assoluto silenzio, forse nel rispetto per tutto quello che stava rinnegando.

-Ripetimi ancora perché sei qui.- disse Hao, e gli parve così assurdo che nemmeno si sforzò di essere accomodante o realista.

-Voglio che tu mi aiuti a battere gli H.F.C.-

-Non vedo perché dovrei.-

-Perché anche tu stai cercando l’acqua della Fonte.-

-Ma eliminandoli faciliterei anche a te il compito, col risultato che mi nocerei da solo.-

-Devi solo pensare una cosa, Hao: chi vale la pena di affrontare in un eventuale combattimento?-

Lui rise e facendolo gli parve di aver improvvisamente capito chi aveva davanti. –Posso battervi tutti, in ogni istante. Ma sarà divertente osservarti mentre umili i tuoi stessi sogni.-

L’altro digrignò i denti rabbiosamente. –Maledetto.-

-Oh si, ma indispensabile. Ed è questo che ti da fastidio, Lyserg.-

-Come potrebbe essere altrimenti?-

Lyserg Diethel gli diede le spalle e, la testa china, si incamminò verso l’uscita, seminando pezzi della dignità che non aveva mai avuto.

 

Yoh si svegliò con una fastidiosa sensazione che gli prendeva lo stomaco. Si alzò con sorprendente rapidità, lo sguardo vigile e la mente fresca. Era tardo pomeriggio, e lui era solo.

Dove si erano cacciati quei due? che avessero deciso di riprendere a combattere, approfittando della sua assenza?

Ma quella sensazione di stretta alle viscere… quella era ancora lì, ben presente.

Il primo pensiero che gli saltò alla testa fu che fosse successo qualcosa ad Anna, ma poi lasciò perdere, colpito da un moto di fastidio.

Anna, Anna e Anna… che imparasse a respirare da solo.

Ad insospettirlo fu quel vento improvviso, oppure quel fascio di luce violetto che si sprigionò da dietro la duna più vicina. Fatto sta che cominciò a correre sempre più rapidamente verso la fonte di quella luce, col cuore in gola.

-REN!! GENE’VE!!- a rispondergli furono soltanto un paio di colpi di spada.

Anni di allenamento della sua ex ragazza erano alla fine serviti a qualcosa, perché con una sola rapida occhiata riuscì ad inquadrare per intero la situazione.

Il suo amico era chiaramente vivo, e parecchio agguerrito. Aveva graffi un po’ ovunque, dato che era ancora senza spirito, ma nel complesso di reggeva in piedi.

Mentre Genève… barcollava. Teneva una mano sulla ferita, mentre con l’altra cercava di tendere il suo arco, aiutata da Raushana, la figlia di Sulahna.

Vide con orrore ogni piccola goccia di sangue scivolare sulla sua pelle leggermente abbronzata, incapace di resistere alla pressione della mano. Genève.

Come un sordo richiamo. Genève ed ancora Genève.

O forse Anna?

 

Qualcosa di morbido gli batté sulla spalla, facendolo voltare di scatto. Lo spirito della ragazza gli tendeva un arco, che lei stessa aveva precedentemente donato allo sciamano.

Annuì brevemente e poi scomparve, lasciandolo solo.

Un arco. Mirò ad uomo, fra le dune, cercando di colpire il simbolo H.F.C. che prepotente spuntava sulla divisa rossa.

 

Trasse un breve respiro e lasciò la corda.

 

 

 

 

 

 

 

Tesori!!

Domani compito di matematica, il primo con la nuova insegnante… sono troppo agitata, assolutamente! Fatemi gli auguri^^

Bacio

 

 

Ayako: esiste un tasto così mefitico? Mioddio, io l’avrei già estirpato… col gatto che passeggia periodicamente sulla tastiera correrei ogni volta un rischio incalcolabile. Ore di lavoro in fumo per… per… una gatta con tanta voglia di coccole! Non voglio nemmeno pensarci, mioddio, potrebbe avverarsi… anche se credo che sul portatile non ci sia. [fiuuut]

Marco che indossa abiti osceni è… una tautologia, guarda. Una frase sempre vera. Ma neanche Luchist scherza poi molto, in quanto a completino sadico-trasparenti… mi viene voglia di eliminarlo per evitare che la moda sia così gravemente offesa da tutta quella mancanza di buon gusto.

Hao? Prima o poi lo farò passare in sartoria, così come Anna, Yoh, e tanti altri.

Ebbene si, quei due si sposeranno. Beh se conti che è anche il sogno della mia vita, e anche di quella di qualcun altro… alla fine una buona settantina di anni per somma li otteniamo. XD non sarebbe male, una vita di Hao/Anna.

Horo Horo e i suoi cavoli saranno fondamentali, si. Ma ovviamente non svelo nulla di più, se no mi perdo tutto il divertimento… per forza! Se devo dirtelo, non ho ancora scritto il vero e proprio finale, cambio idea una volta a settimana. Ne avrò pensati sette o otto, in summa.

Tesoro, per il finale mandami una mail, così ti rispondo!! Bacione

 

Brassica: diciamo che il concetto di “facciamoci trapassare / tagliare / soffocare / annegare / etc” è una sorta di battesimo nelle mie fanfiction. Se non lo presento condito in diverse varianti [almeno due o tre] non sono contenta. Devo quindi dare sfogo alla mia perversa di idea di trama, e amen ai poveri personaggi che vengono bistrattati in ogni modo possibile.

Suspence? Non so proprio che cosa sia. Diciamo che io di mio sono abbastanza buona, ma ci sono autrici che mi interrompono i capitoli a metà. Il risultato è che mi incattivisco col prossimo, creando mostri come la mia storia.

Riassumendo, la colpa non è MAI mia.

Va bene, te lo concedo alla grande. Ren è un cretino. Non ha ancora capito che IO lo amo. [il povero cinese guarda le due autrici e sbatte gli occhi, perplesso.] D’altra parte, non credo che il mio personaggio abbia ben capito chi gli sto facendo amare: considera il suo cervello come un elemento che si trascina per inerzia di remoti e passati pensieri, ormai dispersi e ammuffiti.

“Non ben definito coso di nome Lyserg”. For me, it was invitation enough.

E così ho aggiunto al capitolo il piccolo pezzo di Lyserg. Prima non c’era.

Allora, diciamo che aspetto la tua mail e nel frattempo ti mando un bacione!! Smak

 

Mao: oh cavolo, il tuo ragionamento su Genève è perfetto. Non ci avevo pensato nemmeno io, a dirtela tutta [XD]. Ti lascio col dubbio, se no poi potresti darmi della buonista e potrebbe venirmi un’orticaria di conseguenza.

Ad ogni modo, si legge “Genèv”, abbreviazione di Geneviève. Con la G pronunciata a mo di fonema dolce [Come il cognome della Jolie, la pronuncia della J è la stessa della G], e l’accento sulla penultima, come peraltro suggerito da è.

Anche io mi ci sto affezionando, se tieni conto che è fortemente ispirato ad una mia amica…

Ren innamorato. Non suona strano? La cosa divertente è che nel manga non mostra predisposizione per nessuna ragazza, così, necessariamente, me lo sono dovuto reinventare nel ruolo di “Innamorato / Disperato”, tra parentesi, divertendomi un casino.

Per una volta che la scuola serve a qualcosa. Su quei libri ci feci una ricerca l’anno scorso, e mi rimase l’idea da allora… aspetta e vedrai! Un bacio tesoro!

 

Merryluna: non te lo nasconderò. Sentirti dire che non vedi l’ora che arrivi il giovedì mi riempie di felicità. Forse perché è una cosa che mi succede quando io amo profondamente una fic, e guardo sempre per vedere se si è aggiornato.

Ad ogni modo: capirai perché Ren ha detto solo “Anna mi ama”, e non l’altra metà della frase, generalmente più ovvia. Per quanto riguarda Ren e Genève, posso solo dirti che al momento il cinese soffre di una pesante doppia personalità. E non sto scherzando, è davvero così.

Ma quanto mi diverto XD

Facciamo tripla, considerando che ama anche me… mh, forse sono un po’ troppe.

I libri? Oh si, se ho scelto quelli c’è un motivo ben preciso [grazie alla mia prof di italiano!], ma ovviamente [comincio a diventare banale] non te lo dirò. Con questo capitolo, comunque, raccogli un altro pezzo riguardo ai volumi.

Sempre da questo capitolo, penso tu abbia capito chi ha attaccato Genève. L’idea di un’Anna gelosa era buona, a dirla tutta… ma trascuri il fatto che lei non sa di Genève [altro punto sul quale mi sbizzarrirò alla grande, puoi contarci]. D’altra parte una lancia non si sposa bene col carattere della mia protagonista. Preferisco un pugnale. Te lo sottolineo perché, se ti ricorderai del pugnale nel prossimo capitolo, non sia mai che ti venga un’illuminazione^^

Troppe domande? Affatto. Anzi, meglio così che mi diverto a risponderti. D’altra parte, hai perfettamente ragione: la mia interpretazione è quella che conta, mio malgrado.

Bacio!

 

Rinoa: da parte di Ren, un grazie per esser stato così gentilmente definito. D’altra parte, che cosa ti aspettavi? Tutti diventano malleabili con un po’ di sano amore.

Un bacio!

 

YohandAnna: hai detto bene carissima. Questa fanfic non avrà mai fine. Ci invecchierete, forse morirete prima di leggerne la fine, non lo so… forse morirò io.

Spero di no, ad ogni modo.

Se non capisci qualcosa nella storia, non esitare a mandarmi un mail; sono consapevole di aver creato un intreccio complicato, io stessa mi sono riempita di schemi per evitare di combinare cose trascurandone altre.

Ti ringrazio ancora per i complimenti!

Bacione

 

Vanchan: diletta, la tua recensione, per di più come prima, mi riempie il cuore di una tale gioia che definirla è… impossibile.

Tante novità? Verissimo, ma confido nel fatto che anche questo capitolo ti sia piaciuto, come spero ti siano piaciuti i precedenti: finalmente un po’ di Yoh, e dio sa quanto ho aspettato questi capitoli. Senza vanto, ma sono i miei preferiti, sia perché nodo nevralgico della storia, sia per la forma stilistica raggiunta. A volte dondolo fra alti e bassi, ma qui mi sono trovata particolarmente a mio agio con la scrittura.

Non so se ti succede, a me capita anche quando disegno: ci sono dei giorni un cui se prendessi in mano la matita farei solo sgorbi, altri in cui riesco a fare tranquillamente figurini con pochi tratti. Lo stesso per lo scrivere. Chissà come mai. Sarà l’ispirazione? Mah!

Ma no, insomma, non mi svelare tutto! Il povero Ren ancora non ha capito nulla del casino in cui lo sto cacciando, se magari fiuta qualcosa potrebbe anche tentare di ribellarsi al mio volere. [O forse no… * la Lady brandisce una frusta in pelle piena di sangue *].

Anche se non credo, è troppo stordito per capire qualcosa…

Genève… ehm, non mi sono potuta trattenere. Se non le succedeva qualcosa non ero contenta e fine della storia. Ti lascio con il dubbio fino alla prossima settimana… mi sembra anche giusto! W i diritti degli scrittori.

Triangolo triangolo… aspetta e vedrai cosa ti combino!

Insomma, anche [tra un po’] dea delle fic. Mi farai diventare un’aragosta, a furia di complimenti. Diciamo che, allora, come [tra un po’] dea delle fic, ti obbligo a mandarmi qualcosa. Equo e solidale.

Per me, ovviamente.

Un bacio!

 

Jeanne: no dai, non sono così cattiva come pensate [tutti i personaggi alzano gli occhi al Cielo, aspettando un aiuto]. Far trafiggere Genève da Ren era troppo persino per me, il che è davvero dire tutto, se ci pensi.

Però ora, effettivamente, ragionandoci su… non era mica una cattiva idea! [I due deglutiscono sonoramente]

Non ti preoccupare per i ritardi, in fondo se fossi una persona puntuale potrei avermene a male ma… decisamente non ne ho il diritto, credimiXD

Un bacione bellissima!

 

   
 
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