Capitolo 2: Una ragione in più per
restare.
Il sole
splendeva alto nel cielo, illuminando ogni oggetto e dissolvendo le ombre
oscure. Non c’era più nessuno sbalzo o stranezza nell’aria, giorno e notte si
alternavano in perfetto equilibrio.
La vita trascorreva
tranquilla e felice: Cell era stato definitivamente distrutto e la pace regnava
sovrana. Non più guerre, morte e
devastazione, bensì armonia, vita e protezione.
Goku era
morto e avrebbe passato molto tempo lontano dalla sua famiglia; aveva preferito
l’aldilà perché sentiva di essere la causa di ogni male che si abbatteva sul
suo amato pianeta. Il sayan dal cuore puro non voleva mettere in pericolo più
nessuno, benché fosse stato difficile e doloroso prendere una simile decisione.
Chichi era rimasta ancora una volta da sola, con il figlio da crescere … la
donna, però, aveva iniziato a percepire
una nuova energia dentro di sé, una nuova creatura aveva iniziato a vivere in
simbiosi con lei, era incinta.
Aspettava un
altro bambino dal suo amato sayan, e, ogni sera, se ne stava seduta vicino alla
finestra a contemplare le stelle che brillavano alte nel cielo. Chichi sentiva
che, nonostante fosse lontano, Goku le stava accanto, la sorvegliava e la
brezza serale le sussurrava ogni volta delle lievi parole: “Non abbatterti. Io
sono lì con te.” Non era stata
abbandonata, lui era sempre lì e questo le dava la forza di andare avanti.
Alla casa
del Maestro Muten, invece, una bella ragazza dai capelli biondi e il miglior
amico di Goku avevano imparato a conoscersi.
Il desiderio
di Crilin non era stato esaudito, C-18 e
C-17 erano stati condannati ad essere due cyborg in eterno. All’inizio era
stato difficile da accettare, C-18 aveva iniziato a percepire il richiamo umano
e vedere ogni speranza dissolversi, l’aveva fortemente demoralizzata. Il primo impulso era stato quello di correre
dal fratello, il quale sapeva sempre come aiutarla e sollevarle il morale. Se Chichi la sera guardava le stelle, che
emanavano il loro fievole barlume, alla ricerca del marito, C-18 faceva lo
stesso, cercando di immaginare cosa facesse e come stesse il gemello.
La giovane
non ricordava assolutamente nulla riguardo gli avvenimenti precedenti alla sua
attivazione, non sapeva quale fosse il suo vero nome, quale la famiglia e chi
fosse in realtà; ma nonostante tutto sentiva che nella vita passata, come in
quella di cyborg, qualcosa la legasse profondamente a C-17, andava oltre il
legame fra due normali fratelli, era caratteristico dei gemelli, un ‘unica
entità separata in due.
Gli occhi di
ghiaccio erano puntati nell’oscurità infinita della notte, costellata da
piccole e deboli luci … l’unico sollievo era Crilin, il solo che l’aveva fatta
sorridere per la prima volta e che lentamente stava facendo leva su sentimenti
che pensava fossero stati sepolti per l’eternità nei suoi circuiti. Essendo
decisa, autoritaria e risoluta, non voleva mostrarsi debole e insicura, quindi
tentava di nascondere al mondo quel cambiamento che stava lentamente avvenendo
nel suo profondo, ignara che presto o tardi non le sarebbe più stato possibile
occultare tramite gli occhi gelidi e un atteggiamento apparentemente
distaccato.
“Però adesso
è così noioso. Uccidere umani non ne vale proprio la pena. Non ho più nulla con
cui passare il tempo.” C-17 era sdraiato
su una roccia, osservando l’immensa distesa scura sopra di lui, e sospirava
sonoramente. Si sentiva come un estraneo su quel pianeta, senza nessuno scopo
valido e ragione di permanenza. Non era un umano e nemmeno un cyborg, era
“nessuno”. Non c’era più spazio per lui, o meglio, lo spazio c’era, ma era
troppo angusto e stretto: non apparteneva più a quel mondo. Non sentiva più
soddisfazione nemmeno uccidendo e praticando i suoi antichi macabri
divertimenti. Era cambiato.
Lì era un
estraneo. L’unico forte legame che percepiva con la Terra era la gemella,
l’unica ragione che lo tratteneva. Chiuse gli occhi e iniziò a pensare
intensamente, senza neanche sapere a che cosa.
In quel momento doveva solo andar via, allontanarsi insomma, anche se
solo con la mente.
Un flash
velocissimo irruppe nella sua testa, come un fulmine a ciel sereno. Il ragazzo
dall’aspetto giovanile e i capelli scuri spalancò gli occhi e balzò in piedi.
Si sentiva strano, come se avesse paura. Un’immagine terribile aveva squarciato
quella combattuta tranquillità che viveva.
C-17 si
ricompose e iniziò a camminare, deciso più che mai, verso il luogo che forse
gli avrebbe dato qualche risposta. La
ragione di permanenza non era più solo una.
Un fulmine
squarciò il buio della notte e la pioggia iniziò a cadere con violenza, quasi
la natura fosse partecipe della condizione interiore del cyborg.
Angolo
autrice:
Rieccomi
con un nuovo capitolo ;D Allora, so che è ancora vago , ma la storia lentamente
inizierà ad entrare in moto, boh ma questo è il mio periodo descrittivo xD
Sapete, non voglio ridurre tutti ad una banalità di fatti che si susseguono
veloci J
Che
dire, credo abbiate capito che è successo a 17 :D
Baci,
Fanny
Magari,
con una recensione ditemi che ne pensate. Ciao.