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Autore: Katedixon    03/03/2012    1 recensioni
Una raccolta di fanfiction, ognuna avrà il titolo di una canzone di Glee, dalla A alla Z. :)
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, eccomi qui, con una nuova shot, devo dire che sono soddisfatta, più o meno.
E' una Quinntana. ♥
I dati che dirà Sue non sono veri, ho sparato a caso. xD
E... niente, enjoy.
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Si trovava in quel posto freddo e bagnato da due ore ormai e voleva solo uscirne.
Le pareti, grige, gocciolavano e non c'erano finestre. Era il posto più triste che avesse mai visto in vita sua.
I suoi perfetti capelli, che la stessa mattina erano raccolti nella solita coda di cavallo, iniziavano a gonfiarsi, non andava bene, per niente.
«Q, perché sei così calma?»
Era sicura che le sarebbe venuta una crisi di nervi, invece la bionda era seduta sulla panchina di plastica che stava attaccata al muro e fissava un punto imprecisato fuori dalle sbarre.
«Perché noi non abbiamo fatto niente e si verrà a sapere.»
«E se ci incastrassero?»
«Non farti prendere dalla paranoia, Santana.»
La mora sbuffò e si aggrappò alle fredde sbarre di metallo, incastrando la testa tra due di esse. Erano completamente sole, il tizio che le aveva messe dentro era andato a cenare e le aveva lasciate lì, senza niente da fare.
«Perché non dormi un po'? Sei troppo nervosa.»
«Perché sei così gentile? Hai paura che ci dividano e così vuoi far pace per una notte? Oppure è un giochetto per incastrarmi. Per questo sei così calma, hai un piano, tu ne uscirai illesa e io resterò in carcere per anni.»
«Santana, rilassati.»
«Come faccio a rilassarmi? I miei genitori sono finiti in prigione, i miei nonni lo stesso, pensavo che sarei stata la prima della famiglia a fare qualcosa di buono e invece...»
Si abbondonò anch'essa sulla panchina di plastica e nascose il viso tra le mani, cercando di rilassare i nervi tesi, anche se era impossibile.
A quel punto la bionda si sporse verso di lei e le cinse le spalle con un braccio, appoggiando il mento sulla sua spalla e accarezzando i suoi capelli corvini lentamente.
Per qualche minuto si sentirono solo i loro respiri, quasi sincronizzati.
«Non ti passerà mai la paranoia, Lopez?»
«Zitta Fabray.»
Nessuno sapeva di quanto potesse diventare nervosa Santana, solo Quinn, neanche Brittany.
«Vedrai, Puck confesserà e noi saremo libere in poco tempo.»
«Come fai a esserne sicura?»
«Ho fatto la mia telefonata, no?»
Le fece un occhiolino, quella ragazza era piena di sorprese.
«Non hai chiamato tuo padre? O tua madre?»
La bionda scosse la testa, sorridendo.
«E chi?»
«La signora Puckerman, le ho spiegato tutto.»
In giro tutti pensavano che Santana fosse la più stronza di tutta Lima, ma nessuno sapeva da chi aveva imparato. Certo, gli insulti prima di andare a letto erano stati utili, ma erano solo insulti, non eguagliavano la vera cattiveria, quella era più grande.
Quando era arrivata al Mckinley e aveva conosciuto Quinn, allora sì che aveva imparato a essere sempre in cima, pur dovendo calpestare gli altri, doveva pensare solo a se stessa.
Per questo si erano perse di vista, puntavano tutte e due allo stesso traguardo e la loro amicizia rischiava di essere compromessa, così decisero di congelarla e di tirarla fuori solo nei momenti in cui era necessaria, altrimenti restavano solo compagne di squadra.
«Le hai detto che suo figlio aveva della droga e appena ha visto la polizia l'ha data a noi per incastrarci?»
«Esatto, le ho spiegato tutto per filo e per segno, ogni dettaglio...»
«Ogni dettaglio?»
Solo Quinn riusciva a spaventarla tanto, solo Quinn.
«Tutti.»
«Era proprio necessario?»
«Sì, Santana, nessuno può sapere che abbiamo passato un pomeriggio insieme?»
«Beh, sì, ma...»
Un dito della bionda si poggiò sulle labbra carnose della latina, che si ammutolì all'istante, non sapeva nemmeno cosa le prendeva.
Sentirono la porta che si apriva e videro il ragazzo biondo e alto, con la divisa blu e il distintivo sul petto, sedersi sulla sua sedia girevole, con una scatola di cioccolati in mano.
«Oh, mi hanno comunicato che siete libere.»
Le due sorrisero, finalmente.
Il ragazzo non sembrava intenzionato ad alzarsi però.
«Noi non abbiamo le chiavi, potrebbe aprirci?»
Quinn, che aveva visto l'espressione furiosa dell'amica, l'aveva preceduta e aveva fatto la richiesta con tono gentile, prima che l'altra rovinasse tutto urlando contro il poliziotto.
«Dopo che avrò finito i miei cioccolati, dolcezze.»
Santana sembrava non vederci più, ma la bionda al suo fianco le appoggiò una mano sulla spalla e con lo sguardo le intimò di calmarsi e sedersi.
«Dai San, resisteremo un altro po'.»
Quinn doveva stare calma il doppio, sia per una sia per l'altra.
«Allora la madre di Puckerman sa che...?» chiese Santana dopo qualche minuto.
«Sì, lo sa.»
«E cosa ne pensa?»
«Quello che pensano tutti, che dovremmo vederci più spesso.»
«Non siamo fatte per essere le amiche perfette, lo sai.»
«Sì Santana, lo so. Gli altri non lo sanno, però.»
Si sorrisero a vicenda e restarono un po' in silenzio.
«Fabray, ammetti che non riesci mai a dirmi addio.»
«E perché dovrei?» 
«Perché è la verità.»
La bionda scosse la testa, con un sorriso sulle labbra, e guardò il ragazzo che era intento a divorare l'ultimo cioccolatino.
«Aspettate, c'è l'angolo di Sue, ancora dieci minuti.»
Le ragazze sbuffarono e appoggiarono la testa al muro all'unisono.
Il ragazzo in divisa aumentò il volume.
«Buonasera, Ohio. Iniziamo con una notizia sconcertante. Avrete sicuramente sentito che la droga è sempre più presente nelle vite dei giovani, ma quanto presente?» Quinn e Santana si guardarono allarmate e restarono in ascolto della voce a loro familiare. «Ho chiesto questa edizione speciale proprio per dirvi quanto è presente. Ci sono percentuali elevatissime, signore e signori. In media, tre adolescenti su dieci fanno costante uso di droghe, mentre 7 hanno provato almeno una volta. Vi racconterò un episodio successo sulla mia pelle. Cosa? Chiedete se io ho mai provato? No, Ohio, assolutamente. Ero un'ottima atleta, la posta in gioco era troppo alta per rischiare di cadere nel giro. Questo pomeriggio però sono venuta a sapere che due delle mie Cheerios sono state trovate con stupefacenti, non farò nomi. Voglio, però, esprimere il mio disappunto. Sono le mie due più brave cheerleader e non posso credere che abbiano fatto una cosa del genere. So che state ascoltando, Quinn Fabray e Santana Lopez, perciò: siete fuori dalla squadra. E' tutto per questa sera, Ohio. Ed è così che Sue vi dice ciao.»
Le due ragazze, ancora scosse, poterono immaginare alla perfezione la mano di Sue che si alzava accanto al suo viso per formare una C.
Non avevano neanche il coraggio di parlare, o di pensare. Fuori dalle Cheerios, la loro reputazione era giunta alla fine.
Sentirono il poliziotto alzarsi e le sbarre di ferro aprirsi, erano libere.
Non gioirono, né saltarono, né sorrisero.
Si limitarono a uscire dalla cella, prendere le loro borse e allontanarsi da quella caserma in silenzio.
«Siamo libere.» sbottò Quinn a un certo punto.
«Cosa?»
«Siamo libere.» ripetè con più entusiasmo, sorridendo alla sua migliore amica.
«Sì, ma...»
«Non dal carcere, da Sue. Nessuno che ci comanda più, siamo libere!»
«Ammettilo e ti darò corda.»
«Ammettere co-» si fermò, capendo in anticipo cosa doveva ammettere, non se l'era ancora scordato, a quanto pareva.
Santana ghignò e si fermò proprio in mezzo alla strada.
«D'accordo.»
«Guardami.»
Quinn si girò verso l'ispanica e fissò i suoi occhi neri.
«Non riesco mai a dirti addio.»
Si sorrisero e ripresero a camminare, senza meta, perché erano finalmente libere.
  
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