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Autore: kazuha89    04/03/2012    0 recensioni
Salve
tutti sappiamo bene cm Harry, Ron e Hermione si sono conosciuti ufficialmente.
Ma negli anni che sono stati separati, la loro infanzia e il periodo in cui hanno scoperto e imparato ad usare la magia, prima che si conoscessero cioè, cosa è successo? e se i loro destini non si fossero intrecciati sul leggendario treno scarlatto?se fosse successo....molto prima?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Bene. Ormai il calderone è sul fuoco e, se la memoria non mi inganna, mancano due ingredienti...
Abbiamo visto che nell'intrecciata vita della nostra (mah, più vostra, che mia, io farei volentieri a meno di lei..xD...) Hermione, già da piccola aveva fatto capolino un filo rosso...
Ora, giriamo le nostre piccole clessidre dorate e vediamo come ha trascorso i primi anni di vita e le prime catastrofiche prove di resistenza ai fratelli maggiori il nostro amico dal ciuffo di zenzero...RON!

7:40 a.m.
Marzo. Un pallido sole primaverile tentava a fatica di scongelare i teneri fiori di campo neonati nel giardino della tana, che avevano indossato nella notte un sottile scialle di brina. Mentre il sole pian piano scaldava i petali ai fiori e li aiutava a schiudersi, lassù nella squallida soffitta del traballante casale, un bambino di sei anni chiamato Ron si girava su un fianco, scoprendosi il pancino.
"Hai in mente di alzarti, o devo dire alla mamma di chiamare il becchino?" chiese una vocina squillante che proveniva da dietro la porta della stanza. Ron non si mosse.
"Uffa svegliati, inutile poltiglia d'un fratello!" sbraitò ancora la voce. Nessuna risposta.
"Levati, ci penso io..."disse una voce profonda.
La serratura della porta fu illuminata da una luce dorata, e si aprì.
"Eccoti servita."disse un ragazzo di circa sedici anni in pigiama e con uno spazzolino da denti in mano ad una bambina di circa cinque anni in pantaloncini e canottiera con due treccine rosso fiamma e una mela candita in mano.
"Mi raccomando pulce, non farlo sanguinare. Non ti dico di non fargli male, sprecherei il fiato, ma almeno non fargli uscire il sangue, sennò sporchi il materasso."
"Ok Billy. Vuoi un morsetto?" disse la bimba, allungando la mela al ragazzo.
Lui sorrise e fece girare lo spazzolino tra le dita. Si chinò, sfiorò la fronte della piccola con le labbra e se andò verso la sua stanza, sferrando un calcio ad una porta laterale, da cui usci una specie di muggito assonnato.
La piccola fece spallucce, addentò la mela en entrò nella stanza di Ron, che continuava a dormire.
Lei lo guardò corrucciata, masticando la mela, probabilmente riflettendo sul modo migliore per far male al fratello senza che includesse un sanguinamento. Si arrampicò sul letto, lasciò cadere le pantofole, si mise in piedi e cominciò a saltare.
Ron scivolava a destra e a sinistra scosso dai salti, ma continuava a dormire.
La bambina incrociò le braccia, delusa. Fece un ultimo salto e si lasciò cadere al fianco di Ron, pensierosa. Fini di mangiare la sua mela scrutando Ron profondamente addormentato.
Poi sul suo visetto coperto di caramello comparve un sorrisetto pestifero. Prese il bastoncino della mela, e lo infilò nel naso di Ron, che si svegliò sbraitando.
"Ma che...volevi farmi, piattola infernale, trapassarmi il cervello?!" urlò, furioso.
"Eh si impossibile arrivare al tuo cervello entrando dal naso con un bastoncino così corto. Per arrivarci mi ci vorrebbe minimo un'asta." sghignazzò la bambina.
"Ha ha ha, spiritosa. Ora levato dai piedi, e fammi dormire..."brontolò Ron tirandosi le coperte sul viso.
"Sono le otto. Dobbiamo riportate Billy e Charlie a scuola. Mamy ha promesso a Silente che sarebbero tornati il 2 Marzo, cioè oggi." rispose lei , scoprendolo.
"E cosa cambia se ci sono io o no? mi odiano quei due, che glie ne frega se vengo a salutarli alla stazion..ecco, parli del diavolo..."
Un ragazzone molto muscoloso per i suoi quattordici anni era entrato nella stanza. Aveva gli occhi cisposi di sonno, un pigiama a fantasia di draghi e un codino di capelli scarlatti sfatto.
"Ciao Charlie." salutò la piccola con un sorriso.
Il ragazzo le fece cenno di avvicinarsi. La piccola saltò sul letto e spiccò un balzo tra le sue braccia.
"Ti do tre secondi per alzarti da quel letto, poi lo butto dalla finestra, con o senza te dentro." disse Charlie con voce monotona ma perentoria.
"Perché dovrei ? tu e quell'altro ingrato sangue del tuo sangue siete venuti a casa nel finesettimana per il mio compleanno, e non mi avere regalato niente. Perché dovrei scomodarmi a salutare? a voi di me non importa nulla." rispose Ron, girandosi verso il muro per non guardare il fratello.
Charlie inarcò le sopracciglia, con la bambina ancora in braccio che si torceva le treccine con le dita.
"Ginny, va da Percy e digli di alzarsi e di aiutarti a vestirti. Io do una mano a Ron."
La bambina chiamata Ginny annuì, Strofinò il suo naso su quello del fratello e, senza che Ron sentisse, gli bisbigliò all'orecchio:
"Lo sapevo che se la sarebbe presa perché non ha avuto regali."
Charlie la posò a terra e le diete una pacca sul sedere. Lei sorrise e partii al galoppo verso il corridoio. Charlie sbadigliò, si schioccò le dita e fece volare le coperte dal letto.
"Ehi, brutto scimmione, come ti permett..." gracchio Ron, mentre Charlie lo sollevava di peso, lo metteva in piedi sul letto e gli levava il pigiama, fischiettando tranquillo.
Con la grazia di un ippopotamo zoppo, Charlie vestì e calzò Ron, lo scese dal letto e lo spinse in corridoio, spalancò una porta laterale con un calcio e spinse Ron dentro la stanza. Bill alzò la testa dal suo baule.
"Toh, e a te che piace, no? bene, fallo smettere di frignare, io vado a svegliare i gemelli."
Bill sospirò.
"Perché piange?" chiese, severo.
"Non ho detto piange, ho detto frigna." replicò Charlie.
"A me pare che pianga."
Charlie aggrottò le sopracciglia, confuso. Prese Ron e lo voltò verso di lui. Sul visetto imbronciato di Ron scendevano lacrimoni  silenziosi.
"Ops...deve aver iniziato mentre lo vestivo...beh sistemalo, per piacere. Se mamma si accorge che l'ho fatto piangere, mi lincia."
"Perché lo hai fatto piangere?" chiese Bill, pulendo il viso di Ron con un fazzoletto.
"E io che ne so? è un bambino. I bambini piangono sempre. Muoviti a portarlo da basso, altrimenti si fa tardi."
Girò sui tacchi, uscì nel corridoio e prese a parlare ad una porta chiusa." Forza, replicanti, sveglia!"
Bill fece soffiare il naso a Ron, guardando Charlie accigliato.
"Mi odia. E mi odi pure tu." Borbottò Ron con una vocina.
"Piantala, piccolo idiota, nessuno ti odia." disse Bill.
"Ah davvero? allora perché niente regali?" chiese Ron, offeso.
Bill gli fece la linguaccia, se lo mise in spalla e scese le scale, mentre dietro di loro, un ragazzino disperato tentava di acchiappare due gemellini che correvano intorno a lui.
"Basta voi due!" sbraitò Bill da metà scalinata. "Percy, dove diavolo è Charlie?"
"A me lo chiedi?" ahi...aiutami ti prego..ahi!" rispose Percy, mentre i due terremoti, gli sferravano schiaffi sul sedere a intermittenza.
"Fred, George, basta!" disse Charlie, salendo le scale. I gemelli frenarono di colpo.
"Dove ti eri cacciato? lo sai che sei l'unico, a parte mamma, a tenete a bada i gemelli." lo rimproverò Bill. Charlie li scoccò un occhiata eloquente, e Bill non insistette oltre.
Scese le scale, con Ron che schivava gli stipiti in cima alle spalle.
"Mamma, ti ho portato l'affare che hai messo al mondo sei anni fa." disse Bill sedendo Ron sul tavolo.
"Bill, per l'amor di Dio, non esagerare!" esclamò mamma Weasley, uscendo dalla cucina. Ron rimase a bocca aperta. La madre teneva in mano un cesto di pacchetti multicolore.
"Buon compleanno, piccolo idiota." disse Bill arruffando i capelli a Ron.
"William Arthur Weasley!" sbraitò mamma Weasley, arrabbiata.
"Cosa? è da quando è nato, che lo chiamo così." disse Bill, ma indietreggiando un po.
"Oh grazie a Dio è finita. Auguri, microbo." disse Charlie entrando in cucina, e parcheggiando due imbonciatissimi, ma calzati e vestiti Fred e George su due sedie.
"Auguri, gnomo." fecero all'unisono.
"Buon compleanno, Ronald." disse Percy scendendo le scale con fare elegante, ma massaggiandosi il sedere e guardando torvo i gemelli.
"Buone feste, poltiglia d’un fratello. Toh, l' ho preparato io da sola." disse Ginny trotterellando in sala da pranzo e porgendo un cartoncino colorato a Ron che diceva: AGURI BON. CINNY.
"Grazie, rompiscatole." disse Ron, spingendola con al punta del dito sulla fronte.
Ron scartò allegro i regali di tutti. Da Bill ricevette una scatola di cioccorane e da Charlie un mini portiere, il suo ruolo nella squadra di Quiddich di grifondoro, mentre da Percy, Fred e George un mega poster dei cannoni di Chudley.
"Da me e papà vestiti, lo sai. Ti porto a Diagon Alley portando i tuoi fratelli alla stazione. Auguri, tesoro." disse mamma Weasley baciandogli la fronte.
Arrivarono in stazione in anticipo, così che Bill e Charlie avessero il tempo di trovare uno scompartimento e di sistemarci i bagagli con tutta calma. Ron e Ginny, intanto, avevano trovato di che svagarsi, tentando tra le risate di leggere i nomi dei dolci babbani esposti in una vetrina di una pasticceria.
"Aspetta prova quello, è corto." disse Ron a Ginny indicando dei pasticcini a forma di fungo.
"B..a..b..à...babà!" disse Ginny, entusiasta. "So leggere!"
"Aspetta, provo io." disse Ron appiccicando il naso alla vetrina." M...u...f...f...i...n...Muffin! buono!" disse Ron, osservando il pasticcino.
"Sai Ron, magari lui viene qua a fare colazione." disse Ginny, osservando dei bignè al cioccolato.
"Non lo so, forse." rispose Ron, mangiando con gli occhi una meringa. "Ma non mi illuderei di incontrarlo, e anche se fosse lo sai che non gli puoi parlare. Mamma dice che lui non sa ancora di noi maghi."
"Si ma a me basterebbe poterlo guardare un minuto solo."
"Mica è una scimmia in gabbia allo zoo, Ginny. E' un bambino, come te e me.
"No, non è vero! lui è...è speciale." disse Ginny. Si rovistò in tasca e ne estrasse un foglietto piegato in quattro. Lo apri e in mezzo, disegnata grossolanamente, c'era una saetta.
"Tu sei fissata con quel bambino. Magari nemmeno esiste." disse Ron guardando il disegno.
"Invece esiste!" disse Ginny, accalorandosi.
"E allora perché non si è mai fatto vedere? dopo che Tu-Sai-Chi è sparito, non l'ha più visto nessuno. Chissà che fine ha fatt..."
La porta del negozio di aprì, e apparve un bambino con l'aria spaesata. Un secono dopo eccolo lungo disteso sul tappeto dell'entrata.
"Ehi, stai attento, o ti spalmi sul marciapiede con la faccia." disse Ron, aiutandolo a rialzarsi.
"Grazie. Marciapiede? nemmeno lo vedo il marciapiede. Io non vedo quasi niente. E' tutto appannato." disse il bambino. Aveva una frangia tanto lunga che gli copriva quasi completamente gli occhi.
"Levati i capelli dal viso. Magari va meglio." disse Ginny, premurosa.
Allungò una mano per scansare i capelli dagli occhi del bambino, che era voltato dalla parte opposta da dove era lei. Ma nel secondo in cui lo toccò, mamma Weasley li chiamò:
"Bambini, venite a salutare, forza."
"Ok." risposero Ron e Ginny. "Dobbiamo andare. Ciao, e stai attento agli scalini." disse Ron salutandolo.
"Ciao." disse il bambino e prese a salutare verso i binari, ma erano sicuri che non riuscisse a vederli.
"Che buffo. Chissà come mai non vedeva nulla." si chiese Ron ad alta voce, mentre varcavano la soglia del passaggio al binario 9 e 3/4.
"Chi, caro?" chiese sua madre.
"Un bambino." disse Ginny, salutando i fratelli sul treno.
"Non vedeva nulla? poverino, era cieco?" chiese mamma Weasley rattristata.
"No, ha detto che non vedeva quasi nulla, che era tutto appannato."
"Ah allora credo che soffrisse di miopia, bambini." disse mamma Weasley, tranquillizzata.
"Mio..che?" chiesero Ron e Ginny.
"Miopia. Non è grave, é un difetto della vista."
"E si muore?" chiese Ginny, spaventata.
"Amore mio, no di certo. Papà è miope, e lo è anche tuo fratello Percy. Se ho ragione io, e penso sia così, come papà e Percy quel bambino dovrà solo portare gli occhiali."
Ron e Ginny, appurato il problema del bambino, erano ansiosi di informarlo sul da farsi. Ma il tempo era limitato, così tornati in stazione e individuato il bambino seduto su una panchina, ebbero solo il tempo di gridare di fretta la preziosa informazione.
"Ehi tu, bambino. La mia mamma dice che devi mettere gli occhiali. Ciao." urlò Ron mentre Ginny lo salutava con la mano.
Il bambino annui.
"Lo penso pure io, ma i miei zii non ci credono. Ciao, e grazie ancora.”
  
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