4- Fratello
Fu una notte lunga quella di Kanon di Gemini,
perseguitato da incubi uno più realistico e terribile dell’altro.
Quello più terribile, però, fu sicuramente
quello che riguardava suo fratello.
Si trovava in un luogo completamente oscuro,
buio, non una luce o un rumore; il senso di oppressione che regnava era
paragonabile a quello di un cimitero desolato.
Un urlo di dolore squarciò il silenzio, la
voce rotta di Saga lo raggiunse facendogli provare una stretta al cuore.
Si guardò freneticamente intorno, cercando il
fratello, senza trovarlo: continuava però ad udirne i gemiti, il respiro
affannoso come se fosse vicino, accanto a lui.
Sapeva
che era a causa sua…
Era una sensazione, come quelle che si
provano solo nei sogni, che ben presto si trasformò in certezza.
Sapeva che era a causa sua.
Sapeva che il grido straziante di Saga era
stato causato da lui, dopo che, con le sue mani, l’aveva trafitto con il
tridente d’oro di Poseidone…
Si svegliò di soprassalto nel cuore della
notte, ansimando.
-No!-
Una mano gli si poggiò sul braccio, un tocco
gentile, leggero come brezza marina sulla pelle.
Gli occhi azzurri di Shareen fissi nei suoi,
preoccupati.
Cercò di riprendere il contegno benché ancora
immagini confuse gli ritornavano alla mente come avvolte da nebbia.
Si distese lentamente tenendo gli occhi
spalancati nella penombra.
La principessa non gli disse nulla, si limitò
a tenergli il braccio senza una parola, uno sguardo interrogativo; stava lì,
ferma immobile fissando la parete davanti a sé, persa nei propri pensieri.
-Sta bene…?-
Le chiese ad un tratto.
Stavolta lei chinò lo sguardo leggermente
accigliato.
Kanon deglutì e ripeté.
-Saga… sta bene…?-
-Kanon…- Shareen sembrò dire qualcosa ma si bloccò. Sospirò –Si.
Si, sta bene. Tu, piuttosto, hai avuto un incubo? È tutta la notte che ti agiti
senza pace-
un incubo…
tutta la faccenda di Poseidone aveva avuto
brutti effetti su di lui.
Un incubo.
Nient’altro.
E Saga stava bene.
Alzò lo sguardo stanco su Shareen e si issò
sull’avambraccio, restando per un po’ indeciso a fissare il lenzuolo bianco; in
lontananza, dalla finestra aperta, il rumore del mare si insinuava arrivando
fino a loro come un sussurro lontano.
Un rumore che per lui era come una minaccia.
Una promessa di guerra.
-Tutto bene…- disse
cercando di sembrare convincente –Non hai chiuso occhio, vero?-
-hei, noi non siamo mica come gli umani. Posso decidere di
non dormire anche per anni. E lo farò…- lo sguardo
deciso di Shareen cercò gli occhi di Kanon –Lo farò, se potrà servire a proteggerti.
Ascolta, forse siamo partiti con il piede sbagliato. Questo è il mio primo
incarico come Guardiano, e… sono nervosa. Sono molto
più giovane di quello che gli altri Guardiani erano prima di me. Forse non sono
abbastanza forte. Forse non sono adatta. Ma voglio mettercela tutta-
A quelle parole, la ragazzina viziata che
Kanon aveva conosciuto fino a quel momento scomparve all’istante.
Adesso c’era solo una ragazza molto giovane,
all’apparenza indifesa, che aveva un compito forse più grande di lei, senza
contare la responsabilità di un regno finora sconosciuto a tutti.
Ed il cui compito era proteggere un uomo che
non aveva mai visto prima d’ora, arrivato per puro caso nel suo regno quasi la
stesse cercando.
-Se sei davvero così testarda come hai
dimostrato fin ora, allora neanche Poseidone potrebbe tenerti testa. Visto che
siamo entrati in argomento, anche io ti devo delle scuse, Shareen…
sono stato duro con te. È che non sopporto di essere protetto dagli altri; mi
sembra di essere una palla al piede, non so se capisci…
e non volevo assolutamente che Saga scoprisse il casino in cui mi trovo, adesso
non farà altro che preoccuparsi e… si, insomma,
scusa-
-Hai liberato il tuo cuore, Kanon di Gemini?-
Gli chiese in tono sarcastico Shareen
guardandolo con un sorriso lievemente malizioso ma senza cattiveria.
Sbuffò e si voltò chiudendo gli occhi; ma
restò sveglio a lungo.
*
Shareen era seduta nell’identica posizione
della sera prima; non sembrava stanca.
Kanon si alzò ricordando la discussione
notturna con la principessa, facendo una smorfia.
Non era da lui lasciarsi andare a
manifestazioni di debolezza.
-Sai, dovresti parlare con tuo fratello-
Fece finta di non aver sentito, aprendo le
ante dell’armadio per sfuggire allo sguardo calcolatore della ragazza, facendo
finta di cercare dei vestiti.
Qualcosa attirò la sua attenzione: allungò la
mano verso una maglietta blu.
Era di Saga.
Cercò di ricordare quando l’avesse lasciata
lì, ma non gli tornò nulla in mente; si alzò osservandola, la avvicinò a sé
venendo investito dal profumo di cui era impregnata.
Si riscosse ricordando Shareen; infilò la
maglietta senza tanti complimenti, guardando fissa la principessa con aria
calcolatrice.
-Perché dovrei parlargli?-
-Hai fatto un sogno su di lui, no?-
Intelligente, la ragazza.
Lui scosse la testa dissimulando l’imbarazzo
in un sorriso tirato.
-Come fai ad esserne così sicura?-
-Urlavi il suo nome-
Quella risposta così secca fu come uno
schiaffo.
Sospirò.
Non sfuggiva proprio nulla, a quella lì;
annuì pensieroso, incerto se dire la verità o meno.
-Va bene, hai ragione. E con questo? Ti
immagini la scena : “ciao Saga, ti ho sognato! È stato terribile!” … Non pensi
che possa fraintendere?-
-Se glielo spiegassi facendo meno l’idiota
sarebbe meglio, ma questo avresti dovuto capirlo da solo, non credi?-
-Come se avesse imp-…-
-Non capisci che è in pensiero?-
Altra domanda retorica: se fosse stata umana,
Shareen avrebbe senz’altro avuto una brillante carriera da psicologa.
Erano cose semplici, quelle che gli faceva notare,
eppure dette da lei acquistavano un qualcosa, come se svelassero un significato
profondo, nascosto.
Una specie di allegoria basata sulla sua
vita.
-Lo so. Lo so, maledizione, è questo il suo
problema!-
-Promettimi che gli parlerai. Non entrare
subito in argomento, magari temporeggia, ma… credo
che sarà felice se ti confidassi con lui. Vuole esserti d’aiuto, ma non sa
come. Dagli un punto l’appoggio. È tuo fratello-
La logica di Shareen era disarmante.
Annuì di nuovo ed uscì dalla stanza, convinto
che se sarebbe stato ancora per un po’, sicuramente Shareen avrebbe messo in
dubbio anche il fatto che lui si chiamasse Kanon.
“Chi ti dice che non sei Saga? Se vi avessero
scambiato nelle culle? Allora anche la vostra storia sarebbe al contrario!
Kanon sarebbe salvo mentre Saga sarebbe quello tormentato da Poseidone, quindi
siccome tu potresti essere Saga, teoricamente non sei in pericolo!”
Gli vennero i brividi al solo pensiero di
quello che la sirena avrebbe potuto dire ancora.
Era capace di tirare fuori i suoi rimorsi e
contrastarli ad uno ad uno.
Non sapeva perché si stava dirigendo verso
l’uscita della terza Casa.
Forse aveva bisogno d’aria.
O no.
Era un qualcosa di diverso, la voglia di
qualcos’altro…
Acqua.
Attraversò i due Templi che lo dividevano dalla
spiaggia, camminò veloce sulla sabbia fino ad arrivare sul punto in cui le onde
si infrangevano.
Fece un passo.
L’acqua fredda sembrò dargli una scossa, un
senso di pienezza e soddisfazione.
Avanzò, accarezzò la superficie del mare come
una vecchia amica che non si vede da tempo, portandosi davanti al viso la mano
sulla quale mille gocce brillavano come diamanti.
Che stava facendo?
L’acqua era il suo nemico.
Era
il suo regno.
Era un luogo da cui doveva stare alla larga;
ma si sentiva attratto allo stesso tempo.
Stava quasi per immergersi quando uno
strattone al braccio lo riportò alla realtà: lo sguardo severo di Saga era
fisso su di lui, la nano stretta al suo braccio tanto da fargli male.
-Cosa diavolo stai facendo?-
Ignorò la domanda e fissò la superficie
dell’acqua, incerto. Sentiva solo una gran confusione in testa, una sensazione
di panico appena accentuata.
Saga lo trascinò fuori e per tutto il
tragitto dalla spiaggia alla terza casa, nella sua stanza; senza una parola.
-Tieni-
Gli porse un paio di pantaloni bianchi; lui
fece una smorfia guardandoli come se non capisse cosa fossero.
Fissò il fratello con aria di sufficienza.
-Ma sono tuoi…!-
-E allora? Anche quella maglietta, se non
sbaglio. Senti, cerca di non fare il bambino e cambiati. Subito!-
La voce di Saga era così autoritaria che
Kanon non se la sentì di discutere; restò per un po’ di spalle, giocherellando
con l’elastico della tuta per rimandare una discussione inevitabile.
Alla fine si voltò e guardò Saga aspettando
che facesse la prima mossa.
Il gemello lo guardò a sua volta.
-Allora?-
-Allora cosa?-
-Sei tu a dovermi spiegare cosa ci facevi in
acqua. Dubito che una colonia di gamberetti ti abbia invitato ad un party!-
-Ecco…-
-Dov’è Shareen?-
-Vedi, lei…-
-Cosa cr-…-
-Vuoi farmi finire di parlare?!-
Chiese scocciato Kanon alzando gli occhi al
cielo.
Saga tacque, ma fu peggio; le parole erano
sospese tra di loro e non volevano prendere forma.
-Non lo so- disse Kanon alla fine –Non lo so,
va bene? Non so né cosa facevo in acqua, né cosa sta succedendo, né nulla! Sei
contento? Vuoi anche che ti dia le previsioni del tempo?-
Saga scosse la testa chiudendo gli occhi.
Si sedette sul letto a testa bassa, sembrava
svuotato da tutte le energie, incapace di muovere un muscolo.
-Voglio sapere tutto- disse piano –tutto,
capisci? Tutto quello che ti è successo… o forse non
sono in grado di capirti. Forse non sono in grado di aiutarti, è così?-
-Non puoi fare nulla-
Disse Kanon fermo, sentendo una fitta al
petto alla vista dell’espressione ferita del fratello.
Non poteva fare nulla.
Nessuno poteva aiutarlo, la sua unica
speranza era Shareen.
E Shareen voleva che lui si confidasse con
suo fratello.
Si avvicinò tremante al letto ed appoggiò la
mano sulla spalla di Saga, sentendolo ad un tratto fragile più di quanto non lo
fosse.
Quando, in silenzio, il gemello gli strinse
la mano, in un lampo sentì il bisogno di stringersi a lui; del suo conforto.
Delle sue parole.
Dei suoi consigli.
Del suo calore.
Del suo aiuto.
Si ritrovò inginocchiato con la testa sulle
gambe del fratello, le spalle tremanti.
Le mani di Saga gli accarezzavano dolcemente
i capelli.
Sollevò lo sguardo su di lui ed i loro occhi
si incrociarono.
E Saga gli sorrise.
-L’altra notte…-
Iniziò a raccontare. Ma si bloccò. Cercò le
parole adatte per misurare quello che stava per dire, ma le parole gli uscirono
alla rinfusa, soffocate e confuse come i suoi pensieri.
Senti la mano di Saga stringere la sua.
-Un sogno, Saga. Ti sembrerà ridicolo. Un
sogno mi ha costretto ad allontanarmi… forse
inconsciamente. Al solo pensiero che possa avverarsi…
ti ho già ferito più di una volta. Non intendo farlo di nuovo, per il capriccio
di un Dio-
-Sono uscito da guai ben peggiori- la voce
insolitamente sicura di Saga lo fece bloccare –Se una ferita, per quanto
profonda, è il prezzo da pagare, per starti accanto, allora che sa benvenuta.
Non temo Poseidone…-
Saga lasciò la frase in sospeso, guardandolo
fisso.
Si avvicinò tanto che Kanon sentì il suo
respiro sulla pelle; si lasciò stringere.
Ed allora una fitta alle tempie, più dolorosa
delle altre, e la voce imperiosa, dura come il mare in tempesta, del Dio.
“Uccidilo”
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Simbeatl: Ma ciao, benvenuta nella fan fiction della psicologa di Kanon xD nonché di Saga, per diretta conseguenza…
con loro due, mi sa che quella che finirà in analisi sono io O.O
Naa, Shareen non mi ha pagata, la vista e
il massaggio sono un omaggio della casa xD
Grazie per seguire la fic ^^
Gemini_No_Sabriel: Bentornata =) diciamo che Kanon l’attentato
se l’è un po’ cercato… per motivi che la stampa tace
<.< ma, conoscendolo, non si convincerà facilmente a fare il bravo
bambino, a meno che qualcuno non gli metta un po’ di sale in zucca ;)
Non ci resta che aspettare ^^