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Autore: visbs88    04/03/2012    1 recensioni
Tre pairing yaoi. Cinquanta frasi per ognuno, gemme piene di sentimenti diversi che cercheranno di esplorare diverse facce dell’amore.
1) ~Naraku/Sesshomaru.
#16. Stelle.
«Avremo tanto potere da dominare la terra, il cielo, e quelle stelle che ora ci guardano come fossero nostre signore; se saremo insieme in battaglia come in amore, Sesshomaru-sama, nessuno potrà fermarci».
2) ~Koga/Ginta.
#01. Angelo.
Hakkaku gli aveva chiesto, una volta, se credeva nell’esistenza di esseri chiamati angeli; Ginta non aveva saputo rispondere, ma più osservava Koga più si convinceva che almeno uno ce ne dovesse essere, al mondo.
3) ~Renkotsu/Suikotsu.
#17. Delirio.
Temeva il dottore molto più di prima, adesso: aveva paura di perdere tutti i ricordi del suo amore per Renkotsu in uno dei suoi deliri.
[Raccolta scritta per la community di LiveJournal 1frase]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Koga, Naraku, Renkotsu, Sesshoumaru, Suikotsu | Coppie: Naraku/Sesshomaru
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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GEMME D’AFFETTO E DI MALINCONIA

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Titolo capitolo: Gemme d’affetto e di malinconia.
Set: Beta.
Pairing: Koga/Ginta.
Rating: in prevalenza Giallo/14+, qualche frase arriva all’Arancione/16+.
Generi: Fluff, Introspettivo, Malinconico, Sentimentale; anche Commedia nelle AU.
Avvertimenti: AU, vaghissimo Lime, Missing Moment (?), Slices of Life, Yaoi, What if? nel finale.

 
Buona lettura.
 
#01. Angelo.
Hakkaku gli aveva chiesto, una volta, se credeva nell’esistenza di esseri chiamati angeli; Ginta non aveva saputo rispondere, ma più osservava Koga più si convinceva che almeno uno ce ne dovesse essere, al mondo.
 
#02. Sorriso.
Lo chiamavano Ginta il Sorridente, ma lui era sicuro che il miglior sorriso del branco non fosse il suo, bensì quello del loro capo.
 
#03. Felicità.
La felicità di Ginta era dovuta al cacciare insieme ai compagni, al condividere con loro battaglie e feste, al mangiare intorno al fuoco, al guardare le stelle nel cielo scuro, e al vivere vicino a Koga –anche se quest’ultimo motivo cercava di nasconderlo.
 
#04. Pericolo.
Era dovere di Koga proteggere i compagni dal pericolo, tutti, nessuno escluso; ma proteggere Ginta gli sembrava un dovere ancora superiore, l’unico a cui davvero non potesse sottrarsi.
 
#05. Confusione.
Il branco dormiva e si sentiva solo il rumore di chi russava; Koga e Ginta erano andati lontano per evitare di svegliare qualcuno e creare un’immensa confusione.
 
#06. Mondo.
Alcuni lupi erano curiosi di vedere cos’altro ci fosse nel mondo, mentre a Ginta non importava granché; certo, se Koga fosse voluto partire per qualche viaggio, lui l’avrebbe seguito ben volentieri.
 
#07. Finestra. (AU)
Guardarono insieme dalla finestra Hakkaku allontanarsi lungo la strada; quando fu abbastanza distante e si sentirono al sicuro si baciarono, e Koga spinse Ginta sul divano.
 
#08. Spazio.
Lo spazio tra le loro labbra si era ridotto a poco a poco, e Ginta si era dato dell’idiota, perché nel momento in cui i suoi sogni si realizzavano aveva avuto pure il coraggio di provare paura.
 
#09. Vista.
La vista dall’alto delle loro montagne era mozzafiato, ma quel giorno erano troppo occupati a baciarsi per farci caso.
 
#10. Pace.
Avevano raggiunto una sorta di pace fra loro, una condizione ideale, un rapporto segreto, ben nascosto; Ginta si rosicchiava le unghie al solo pensiero che Hakkaku o qualche altro membro della tribù scoprisse qualcosa, perché a quel punto sarebbe scoppiato il putiferio.
 
#11. Sbaglio.
Ginta si sentiva inutile più che mai: per quanto continuasse a ripetere a Koga che tutti commettono degli sbagli e che non avrebbe potuto salvare tutti i suoi compagni dalla donna con il ventaglio, lui non gli badava; Ginta lo amava, ma non riusciva a dargli sollievo.
 
#12. Occhio.
Quegli occhi vuoti, quel sangue versato inutilmente, quelle espressioni piene di paura e dolore tormentavano i suoi pensieri; desiderava poter andare lontano, solo con Ginta al suo fianco, e farsi abbracciare… non poteva mostrare tutta la sua sofferenza al branco intero, ma a lui sì.
 
#13. Mare.
Camminavano lentamente sulla spiaggia, ben lontani dall’acqua del mare; avevano sempre corso durante tutti quei giorni, ma ora Hakkaku era andato a cercare del cibo, e loro erano soli: la sabbia era fastidiosa sotto i piedi, l’odore di sale poco piacevole, ma si tenevano per mano e per pochi minuti avrebbero potuto provare a dimenticare tutto il resto.
 
#14. Folla. (AU)
Koga lo aspettava e Ginta cercava di farsi largo goffamente tra la folla della discoteca con due drink in mano, ma li rovesciò per terra dopo essere stato spinto da una ragazzina scatenata proprio davanti a lui; lo sentì ridere e provò a balbettare qualche scusa mortificata, ma un inaspettato bacio sulla guancia lo zittì.
 
#15. Gabbiano.
Guardavano un gabbiano volare maestoso nel cielo; Ginta pensò che le anime dei loro compagni morti fossero libere come quel bellissimo uccello, ma non lo disse ad alta voce: si sentiva quasi del tutto inutile per Koga, non voleva anche renderlo più triste di quanto già non fosse.
 
#16. Sogno.
Sognò che in mezzo a quella distesa di cadaveri ci fosse anche Ginta; si svegliò, e fu abbastanza rapido da asciugare quella lacrima scesa lungo la sua guancia prima che i suoi compagni si accorgessero che nel sonno aveva pianto.
 
#17. Libertà.
Ginta aveva immaginato che viaggiare desse un senso di libertà al viaggiatore; ma mentre vagabondavano alla ricerca di Naraku, si sentiva sempre più prigioniero della propria impotenza scontro dopo scontro, prigioniero di quella punta di tristezza che riusciva a vedere negli occhi di Koga ogni sera, che non gli permetteva mai di provare sollievo.
 
#18. Gelato. (AU)
A Koga quel gelato non piaceva affatto, non era come quello che ricordava di aver mangiato in Italia, per niente; ma glielo aveva offerto Ginta, e non poteva proprio buttarlo via.
 
#19. Controllo.
Ginta temeva di perdere il controllo, una volta o l’altra, di fronte alla scena di Koga che corteggiava Kagome; malgrado il suo capo gli avesse assicurato che la sua era tutta una recita, non riusciva a non provare un’immensa gelosia.
 
#20. Pesce.
Non erano dei gran cacciatori, né tantomeno dei buoni pescatori, lui e Hakkaku; per questo si sentì particolarmente orgoglioso di poter dire che quattro dei cinque pesci che avevano catturato li avesse presi lui: era sempre un modo per essere il più utile possibile a Koga, no?
 
#21. Sole.
Un tempo era più bello stare al fianco di Koga e godersi insieme il calore del sole che splendeva sopra di loro; ormai correvano così tanto che il tempo per quei brevi attimi di dolcezza non c’era più.
 
#22. Brezza.
La brezza faceva muovere sinuosamente i lunghi capelli di Koga, proprio come sempre: era confortante sapere che almeno qualcosa fosse rimasto come prima.
 
#23. Costa.
Koga guardò Ginta avvicinarsi con timore alla costa, la quale era alta, rocciosa e soprattutto a strapiombo sul mare; scosse la testa con un sorrisetto, pensando che quell’idiota non sarebbe potuto cadere nemmeno volendo: ci sarebbe stato lui a prenderlo al volo.
 
#24. Città. (AU)
Ginta cominciava ad essere stufo di quella mania che Koga aveva di farlo correre –letteralmente, correre– per tutta la città ogni volta che uscivano insieme, ma ogni volta che provava a protestare Koga non aveva che da scegliere tra due modi per zittirlo: o accelerare per togliergli il fiato, oppure baciarlo –inutile dire quale delle alternative Ginta preferisse.
 
#25. Casa.
Avevano entrambi nostalgia delle loro montagne: esse erano la loro casa, e soprattutto il luogo in cui si erano innamorati.
 
#26. Bugia.
Era abbastanza snervante dover mentire ogni volta, quella stupida frase –“Io amo Kagome”– cominciava ad innervosire perfino lui stesso; e si sentiva anche peggio pensando a quanto dovesse soffrire Ginta per quella commedia costruita per nascondere il loro amore.
 
#27. Telefono. (AU)
Scoppiarono a ridere insieme, Koga con la cornetta del telefono ancora in mano: era bello essere fidanzati ma continuare a fare scherzi idioti ad Hakkaku proprio come facevano quand’erano ancora solo amici.
 
#28. Orizzonte.
Koga correva verso l’orizzonte: l’idea che potesse raggiungerlo e scomparire senza che Ginta fosse abbastanza veloce per non perderlo era l’idea più angosciante che si fosse mai affacciata nei pensieri del giovane demone lupo.
 
#29. Stile. (AU)
Koga aveva sempre avuto stile nel vestirsi, Ginta nemmeno un po’: si sentiva uno sfigato messo di fianco a un fighetto, ma era piuttosto piacevole scoprire che relazioni fra due persone del genere non fossero possibili solo nei film.
 
#30. Malinconia.
Quando la malinconia nel loro piccolo gruppo diventava insopportabile, Ginta aveva imparato a trovare sempre il modo per fare una sciocchezza o una figuraccia volontariamente: tutto, anche l’umiliazione, pur di vedere Koga sorridere almeno un istante.
 
#31. Bacio.
Si chinò, lasciando un lungo bacio sulle labbra di Ginta, che si svegliò di soprassalto; Koga gli regalò un sorriso prima di gridare con aria seccata: «In piedi, razza di scansafatiche che non siete altro!».
 
#32. Mano.
Erano seduti: Koga lo abbracciava da dietro, una delle sue mani era fra sue gambe e lo accarezzava dov’era più sensibile; Ginta godeva in silenzio, perché Hakkaku era a pochi passi da loro.
 
#33. Caduta.
Mai aveva fatto una caduta più rovinosa di quella, ma gli era servita per fare un’utile scoperta: doveva ricordarsi di inciampare così più spesso, perché poi poteva essere portato in spalla da Koga almeno per un po’.
 
#34. Volo.
Ginta si era chiesto spesso se, con altri frammenti di Sfera nelle gambe, Koga sarebbe mai riuscito addirittura a volare; poi si rispondeva che, in ogni caso, avrebbe sempre preferito che Koga rimanesse per terra, cioè vicino a lui.
 
#35. Felino.
Se solo Kagome fosse stata un cane come Inuyasha o ancor meglio un felino, Koga non avrebbe mai potuto nemmeno far finta di essere interessato a lei: Ginta non riusciva a pensare ad altro.
 
#36. Gravità. (AU)
Ginta non riusciva a memorizzare la legge della gravitazione universale, però sapeva benissimo che la forza di gravità era quella cosa che, con l’aiuto di Koga, faceva puntualmente finire le sue mutande sul pavimento ogni volta che i due ragazzi provavano a studiare insieme.
 
#37. Fantasma.
Naraku appariva e scompariva come un fantasma, senza che loro mai riuscissero a raggiungerlo, ma per Ginta era meglio così: meno combattevano, più lui e Koga avevano la possibilità di rimanere vivi insieme.
 
#38. Lotta.
Si conoscevano fin da quando erano bambini e facevano la lotta tra loro e contro i cuccioli di lupo: i tempi erano cambiati, ma quelle zuffe qualche rara volta riuscivano ancora a farle –da soli e senza vestiti, però.
 
#39. Motore. (AU)
Koga era salito sopra al suo sedile –e sopra di lui– senza nemmeno curarsi di spegnere il motore della macchina; bacio dopo bacio, Ginta aveva sempre meno voglia di ricordargli quel dettaglio, distratto da quel piacevole calore che fluiva sempre più nel suo bassoventre.
 
#40. Tornado.
Qualche volta, Koga non permetteva che Ginta e Hakkaku lo seguissero negli scontri più pericolosi, e loro dovevano attenderlo per lunghe ore; Ginta non si rasserenava fino a quando non vedeva all’orizzonte l’inconfondibile piccola tromba d’aria che Koga creava correndo, prova sicura del fatto che il capo degli Yoro fosse vivo e vegeto.
 
#41. Vecchiaia.
L’immagine di lui e Koga vecchi in passato aveva disgustato Ginta; ora però preferiva decisamente quella prospettiva all’idea di assistere alla morte di un Koga giovane e di perderlo per sempre.
 
#42. Domani.
Koga aveva detto che il giorno dopo sarebbero tornati sulle loro montagne: Ginta non si era mai sentito così felice, ed era quasi grato a Naraku per aver sottratto i frammenti di Sfera a Koga.
 
#43. Sangue.
Inuyasha e gli altri avrebbero pensato a vendicare il sangue versato inutilmente dei loro compagni; loro, finalmente, avrebbero potuto stare lontani dalle battaglie.
 
#44. Paradiso.
Mai le loro montagne erano sembrate così simili ad un paradiso terrestre mentre le raggiungevano, il cuore pieno della consapevolezza che non le avrebbero più lasciate per così tanto tempo.
 
#45. Volontà.
Nemmeno se avesse combattuto con tutta la propria forza di volontà Ayame sarebbe riuscita a strappargli Koga ora che finalmente la guerra era finita, e Ginta le rese questo ben chiaro; il giorno dopo, lei se ne tornò al suo branco.
 
#46. Reale.
Molte volte l’aveva sognato, in quelle lunghe notti spesso vuote, e finalmente era reale: soli sotto al cielo stellato, sulla cima della montagna, nudi e felici più che mai, lui e Koga potevano finalmente assaporare appieno sensazione di essere liberi di amarsi.
 
#47. Rosa.
Il mondo appariva tutto rosa agli occhi di Ginta; Ginta appariva sempre più idiota al resto del branco, e più bello a Koga.
 
#48. Voce.
Koga sussurrò qualcosa al suo orecchio, ma Ginta si limitò ad ascoltare il suono della sua voce roca: stavano facendo l’amore, le parole non potevano avere importanza.
 
#49. Solitudine.
Nemmeno nei lunghi turni di guardia di fronte alla caverna del branco Ginta si sentiva solo: a fargli compagnia c’erano i ricordi delle notti passate insieme a Koga, ricordi che non lo stancavano mai.
 
#50. Cecità.
Ogni tanto Koga e Ginta ne ridevano insieme: i loro compagni dovevano essere proprio ciechi per non vedere quanto fosse profondo l’amore che c’era tra loro.
 
 

 
Ringraziamenti:
Grazie a Beyond_Birthday per aver messo la storia nelle preferite.
E grazie a Lore Lorenzi per la recensione al primo capitolo.
Un grazie specialissimo va inoltre alla mia Licchan e a Tallu_chan, che hanno sopportato le mie lamentele e i miei complessi e tutto il resto mentre scrivevo queste frasi. Vi lovvo, ragazze :3
 
Spazio autrice:
Ora che ci penso, forse questo sarà l’unico lieto fine della raccolta *riflette* beh, i prossimi sei personaggi muoiono tutti e nel primo capitolo abbiamo visto com’è andata. C’è da dire che nell’ultimo capitolo ci saranno penso quasi solo AU (colpa dei prompts, non mia!) e che quindi sarà forse il più allegro… mah, comunque, godetevi questa allegria nel contesto originale, non penso ritornerà.
Ebbene sì, alla fine ho scritto delle Koga/Ginta. Non senza difficoltà, eh. Almeno inizialmente mi sembravano qualcosa di davvero assurdo, e non era positivo che mi apparissero demenziali, visto che le volevo un po’ serie. Comunque sono arrivata fino in fondo e il pairing ora mi sembra molto più credibile, anzi, è incredibilmente tenero *w* piuttosto adesso direi che il problema è che le frasi a mio parere sono un po’ ripetitive, ma è sempre un miglioramento, no? Mi sono inoltre permessa di inserire un piccolo What if? sul finale *applausi per Ginta che scaccia Ayame* What if? solo per l’anime tra l’altro, visto che nel manga Ayame non esiste nemmeno. Ah, giusto, nella seconda frase tiro fuori un soprannome per Ginta: non l’ho inventato io, compare in un filler dell’anime (Un incontro casuale fra Koga e Sesshomaru, mi pare si intitolasse così). Infine, Wikipedia dice che Ginta e Hakkaku sono gli unici sopravvissuti del clan degli Yoro, ma io questo proprio non me lo ricordavo, in tutta sincerità. Tra l’altro, tornando a ciò di cui parlavo sopra, nel finale dell’anime al matrimonio di Koga e Ayame si vedono gruppi di altri demoni lupo. Essendo questo l’unico mio ricordo preciso, mi sono basata su di esso, perché non avendo più Megavideo (-_______-‘’) e i primi volumi del manga non ho potuto verificare. Ci tengo alla coerenza, ma non mi è stato possibile documentarmi, e in ogni caso ho la giustificazione che l’anime mi ha fuorviata ù_ù scherzo. Non so, in caso voleste aiutarmi parlate pure; in ogni caso non penso modificherò le ultime frasi, temo mi sarebbe troppo difficile… comunque vedremo.
Al prossimo capitolo (Renkotsu/Suikotsu *w*), visbs88 ;)
   
 
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