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Autore: cheekbones    04/03/2012    10 recensioni
[Sequel di NCIS - High School Version]
"Ziva?" sibilò Tony, nel buio.
"Che c'è?"
"Ti amo"
Si voltò verso di lui. "Ti sembra il momento?"
"Beh, si, mi sembra proprio il momento, in effetti"
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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NCIS
Goodnight, kid.

NCIS 9x05 Safe Harbor

- Goodnight, kid

Gibbs to Ziva, 9x05




"Come avete deciso di chiamarlo? O chiamarla..."
"Non lo so. Shannon vorrebbe che prendesse il nome di una sua zia, non ricordo bene. A me non piace" Gibbs prese un sorso di caffè. "Ricordo esattamente che non mi piace. Vorrei un nome più musicale, non imponente, nè eccessivamente lungo"
Ziva ridacchiò e portò le ginocchia al petto. "Sempre il solito, professore: la politica dello -Stretto Necessario-" alzò gli occhi al cielo, divertita.
"Bè... sono più di trent'anni che la porto avanti e non mi ha creato nessun problema" accennò un sorriso stringato. Poi indicò il batuffolo rosso che giocava ai piedi della panchina su cui erano seduti. "E lui? Come si chiama?" il gattino sembrò capire che si riferiva a lui, perchè alzò il musetto nella sua direzione.
"Whisky!" Ziva piegò la testa e lo guardò con amore. "Non è un bel nome?" L'unica cosa che in casa mia non manca mai.
"Un gatto rosso di nome Whisky" Gibbs rise e scosse la testa. "Sei tremenda"
"E' bello" si difese con forza la ragazza. "E' davvero bello! E poi è molto tranquillo. Ieri gli abbiamo comprato due ciotole, una cuccia" fece una smorfia buffa in direzione del micio, che miagolò, per poi tornare a giocare con una margherita un pò gialla e secca. Tentava di afferrarla con le zampine bianche, senza riuscirci.
"Abbiamo? Tu e...?" Gibbs inclinò la testa nella sua direzione. Ziva arrossì e si grattò distrattamente la guancia.
"Si, ecco... non sono qui da sola. Non mi chieda di più" lo pregò, tornando con lo sguardo su Whisky. Lo afferrò appena in tempo per evitare che si rotolasse sull'erba umida del mattino, e lo rimise in piedi. "Domani mattina mi porta il caffè?" domandò, indicando la confezione per due. Una era vuota. 
"Se vuoi..." sussurrò Gibbs, bevendo il suo caffè.
"Perchè te ne sei andata?" le chiese con tranquillità, fingendo di interessarsi al fondo del suo bicchiere di caffè. Ziva non rispose subito, preferì prendere Whisky tra le braccia e cullarlo per distrarsi. Ci giocherellò per qualche minuto, finchè il gattino non si calmò.
"Dovevo" mormorò e scrollò le spalle. "Non potevo fare altrimenti. Per un pò ho sperato... ho sperato di poter risolvere le cose ma... poi ho capito che non avevo più nulla per cui rimanere. Avrei dovuto combattere, per cosa? Per qualcuno che non mi ha voluta abbastanza" sospirò.
"Io sono sempre stato favorevole alle battaglie intrise di... pathos... la Storia ne è piena" spiegò Gibbs.
"Già" arricciò le labbra, indecisa su cosa dire. "Non dovrei passare con lei le mie mattine, professore. Non è sicuro"
"E perchè lo fai, allora?" le disse Gibbs, voltandosi verso di lei. Ziva si morse le labbra, indecisa su cosa dire.
Perchè mi sento a casa. "A volte mi sento sola. Whisky non è un chiacchierone" gli tirò un orecchio. "E... sono qui per lavoro, non per piacere"
"Capisco" Gibbs annuì.





- Cosa sei disposto a perdere?

[Mi fido di te]


Shannon non si sentiva così sconfitta dai tempi di Ziva David. Parlare con Gerald era come buttarsi su un muro di gomma: torni sempre indietro, alla fine. A differenza della sua vecchia alunna, però, Gerald non era scontroso, nè sembrava particolarmente stanco di starla a sentire tutti i mercoledì mattina. Facevano terapia tutti i mercoledì da due mesi e mai l'aveva sentito esprimersi in una parola che facesse trapelare la sua rabbia.
Shannon era sicura che ci fosse rabbia: il suo futuro era stato distrutto da una pallottola, da un incidente che non avrebbe dovuto capitare. Insomma, chi non sarebbe arrabbiato? Era impossibile che il ragazzo non provasse nulla. In un certo senso, aveva dentro di sè lo stesso vuoto di Ziva, ma se lei lo esprimeva, lui se lo teneva dentro. Un cimitero, senza un guardiano. Non posso permettere che tu ci resti dentro, Gerald. Anche quel mercoledì il ragazzo entrò calmo nel suo studio.
"Ciao, Gerald" lo salutò con un sorriso.
"Buongiorno, dottoressa. Buongiorno anche a te" si rivolse al pancione e sorrise. La mano tremante era stipata nella tasca dei jeans.
"Fatto altri brutti sogni, stanotte?"
"No, ho dormito come un neonato" disse, tranquillo - troppo tranquillo. Era quasi snervante, per lei. Aveva buttato mesi al vento? Gerald stava davvero bene? Il suo istinto le diceva di no, ma la realtà era che niente riusciva a scalfire quella roccia dura che era diventato. Tentò il tutto per tutto ed estrasse dalla scrivania un articolo di giornale che aveva scovato da internet. Lo ripiegò per bene e lo porse a Gerald.
"La donna che era nel negozio, al momento della sparatoria, è morta in ospedale ieri sera" sussurrò.
Il ragazzo prese con la mano che tremava l'articolo di giornale e lesse la notizia. Dopo un pò, lo vide accartocciare la carta e lanciarla nel cestino dei rifiuti.
"Gerald" Shannon gli prese la mano, tenendola tra le sue. Non la smetteva di muoversi. 
"Potevo esserci io, in quella bara" deglutì. "Potevo esserci io" vomitò.





Abby: Tony, I'm gonna miss her
Tony:  Me, too

3x01




"Se vuoi ti aiuto" si offrì Abby, seduta sul letto di Tony DiNozzo. Il ragazzo scosse la testa e continuò a fare la sua valigia. Era il giorno del suo ventunesimo compleanno e la Metropolitan Police Academy di Baltimora lo stava aspettando. Abby e McGee avrebbero voluto festeggiare, ma lui aveva deciso di passare quel giorno con suo padre e la sera, a cena, con lui, i suoi amici e Wendy. Aveva molte cose da fare, inoltre: la valigia, chiamare lo studente con cui avrebbe dovuto dividere la stanza in quell'ostello giovanile a Baltimora... troppe cose, una festa gli sarebbe stata solo d'intralcio. Erano passati un paio di mesi da quando aveva annunciato a McGee la sua decisione, di trasferirsi e provare a scriversi un futuro. Dirlo ad Abby non era stato facile come pensava, nè Wendy aveva preso benissimo la novità - non gliel'aveva detto nemmeno per prima, preferendole Timothy; il più felice sembrava suo padre, fiero di lui come non lo era mai stato.
"Dovresti portare più t-shirt, Tony. Sono sempre utili, e metti caso fa freddo, puoi sempre metterci su una felpa" gli lanciò una maglietta.
"Grazie, Abbs" sorrise e la infilò in uno dei due borsoni che aveva preparato oltre la valigia. Decise di occuparsi delle mutande e dei calzini. Fu bloccato da uno strano rumore, come un risucchio; voltatosi verso Abby, vide che stava soffocando il pianto in un fazzoletto.
Alzò gli occhi al cielo, divertito. "Abbyyy!, dai" si sedette con lei sul letto e la abbracciò. "Non vado in guerra!"
"Non ci vedremo per un sacco di tempo!" singhiozzò. "E chissà se riuscirai a trovare un posto qui a Washington, una volta tornato!" si asciugò gli occhi, sporcarcandoi le dita del trucco che aveva sulle palpebre.
"Nel caso più remoto che a Washington non ci sia possibilità per un giovane poliziotto, verrò a trovarti ogni volta che posso, ok?"
"Giura!" lo minacciò con un dito. Tony si portò una mano al cuore. "Giuro sulla mia collezione di DVD!" la abbracciò di nuovo, cercando di tranquillizzarla. "Ti porterò un sacco di souvenirs, e ti verrò a salvare ogni volta che McGee tenterà di ucciderti con la noia" le accarezzò la fronte, coperta dalla frangetta.
Abby rise divertita e gli tirò una gomitata. "Stupido uomo!" si lasciò cullare ancora qualche minuto dalle braccia di Tony, almeno finchè l'aveva vicino. Era uno dei suoi migliori amici e non le piaceva l'idea di non essere stata avvisata a tempo debito di quel cambiamento improvviso.
Era come quando suo fratello se ne era andato via per il college: non una perdita vera e propria, nessuna ferita sanguinante, più un brufolo che prude e che da un tremendo fastidio. Un fastidio che non sparisce da un giorno all'altro - nonostante le telefonate, le videochiamate, le gite a che avrebbero fatto a Baltimora.
"Fammi capire" cominciò, alzando leggermente lo sguardo su di lui, mentre le accarezzava distrattamente i capelli. "Ora tu e Wendy vi lasciate, vero? Perchè lo sappiamo che le relazione a distanza non funzionano!"
"Abby!" la rimproverò con lo sguardo, ma segretamente divertito.
"Cosa?" fece spallucce e finse un'espressione oltraggiata. "Non starai mica pensando che io sia felice se vi lasciate?" ridacchiò. "Assolutamente... si"
"Mi sarebbe piaciuto che foste diventate amiche, invece. Wendy ti piacerebbe, se non fossi così razzista nei suoi confronti" si alzò dal letto per continuare a sistemare le sue cose. "Ti sei solo fissata"
"No, non potremmo andare d'accordo" lo osservò analizzare due calzini che sembravano dello stesso colore. Non lo erano, evidentemente, visto che Tony continuava a guardarli con uno sguardo minaccioso, sperando in un'illuminazione, che puntualmente non sarebbe arrivata.
"E' così triste vedere la gente che parte..." si stese sul letto e prese ad osservare il soffitto. "Prima mio fratello, i nostri compagni di liceo, poi Zi..." si bloccò appena in tempo e sollevò la testa nella direzione del ragazzo. Aveva l'espressione tranquilla, ma le mani e le spalle tese.
"Mi dispiace, Tony" si scusò Abby, portandosi le mani alla bocca. "Davvero, non volevo. Mi è scappato"
"Puoi nominarla, se vuoi. Non è proibito" tentò di scherzare e gettò entrambi i calzini in valigia. "Sono passati tre anni. L'ho superata"
"Beato te" sussurrò Abby. Prima che il suo amico potesse indagare ulteriormente, se ne andò lentamente in cucina. Le serviva un caffè.
Poggiato al lavello, mentre osservava la macchinetta del caffè fumare, c'era Timothy: aveva una tuta sformata e l'espressione confusa, un pò malinconica, esattamente come la sua. Abby lo raggiunse sorridente e lo abbracciò, poggiando la guancia all'altezza del suo cuore.
"Coccole?" le domandò. Abby si limitò ad annuire e strofinò il naso contro la sua maglia. Il ragazzo le accarezzò la testa.
"Ricordami perchè ti ho lasciato, l'anno scorso" bofonchiò Abby.
"Uhm... per seguire i tuoi sogni di gloria in Europa" disse divertito Timothy.
"Sono stata un'idiota"
"Lo so, ma ti amo lo stesso, tranquilla" risero e Abby lo baciò, lasciandogli un pò di rossetto sulle labbra fini. "Ops" rise e passò l'indice per togliere il rosso.
"Che brutto, Tony che prepara le valigie!" gli sussurrò all'orecchio. "Non voglio che vada via"
"Pensa positivo, avremmo casa tutta per noi" le fece l'occhiolino, circondandole i fianchi con le braccia. "E niente più Wendy" fischiò e si scambiarono un cinque.
"Questa è decisamente una bella notizia" ammiccò Abby. "Anche se, conoscendola, correrà a Baltimora pur di accaparrarsi i soldi di Tony" ringhiò.
"Sta calma" le diede un bacio a stampo. "Stasera dobbiamo andare a cena con lei e Anthony Senior, quindi... tieni a posto le mani, perchè tra te e lui, la poverina si troverà con le spalle al muro" sorrise. "Ho la netta sensazione che anche la signorina Kate non la possa sopportare"
"Sai che se la chiami di nuovo signorina ti spara, vero?" spalancò gli occhi scuri. "Non farlo, stasera. Non voglio un fidanzato con i buchi, sembreresti un formaggio stagionato, io odio il formaggio!, soprattutto quello stagionato" annuì e gli circondò il collo con le braccia.
"Sto per entrare!" urlò Tony, una mano sugli occhi. I due lo guardarono divertiti.
"Siamo presentabili" rise Abby, staccandosi da McGee. "Piuttosto, c'è il caffè pronto... cosa devo mettermi stasera?"
Tony e McGee si guardarono sconsolati, pronti ad una digressione senza fine sulla moda made in Sciuto.
Sono esattamente questi, i momenti che mi mancheranno.

La scena risultava quantomeno ironica, se saltava all'occhio di uno spettatore esterno e privo di tutte quelle dinamiche che intercorrevano nel gruppo.
Prima di tutto c'era Tony: elegantissimo nella sua camicia sportiva, i pantaloni dal taglio classico e i capelli, per una volta, voltati nel verso giusto. Teneva la mano di Wendy, la sua bellissima ragazza, e giocherelleva distrattamente col cellulare, nell'altra mano.
Qualunque psicologo, poi, avrebbe detto che la gestualità di Abby e DiNozzo Senior esprimeva difesa e le loro espressioni erano quantomai guardinghe: la ragazza aveva le braccia incrociate sotto il seno, tese e strette tra loro, mentre osservava con scetticismo misto a disgusto le mani intrecciate dei primi due; Senior, invece, non faceva che tenere il bicchiere sulla punta della labbra, cercando di non farsi sentire mentre borbottava tra sè e sè.
McGee, per contro, era in evidente difficoltà: si spostava da una parte all'altra sulla sedia, sbriciolava fette di pane e, contemporaneamente, nascondeva il viso di Abby mentre faceva smorfie poco carine nei confronti di Wendy. L'unica tranquilla era Kate, che mangiava come se non fosse realmente presente, si limitava a scherzare con Tony, beccandosi occhiatacce da Wendy, Abby e Senior, con l'eccezione di Tim.
"... e Tony mi ha regalato i biglietti per questa fantastica mostra di arte moderna per il mio compleanno" finì di parlare Wendy, mentre tagliava una fetta di carne particolarmente succosa. Rivolse un sorriso a Tony, che le fece l'occhiolino.
"Te lo meriti..."
"Ma davvero?!" Senior si schiarì la voce. Di fianco a lui, Kate alzò lo sguardo al cielo, esasperata. "Perchè se lo merita?"
"Aveva lavorato tutta la settimana" disse Tony, lanciando uno sguardo ammonitore a suo padre.
"Anche io. Inoltre studio. Nessuno mi da premi, però" aggiunse inviperita Abby. Sorrise in modo palesemente falso a Wendy, che preferì non dire altro.
"Ma, Abbs, tu lavori solo la sera" ghignò Tony. La sua amica gli lanciò uno sguardo di fuoco e, prima che potesse aprire bocca, Kate intervenne: "Devo andare al bagno. Abby, vieni con me? Ho un nuovo rossetto che vorrei farti provare..." si alzò e la prese per un braccio con più violenza del necessario e la fece traballare.
Wendy si imbronciò per non essere stata inclusa in quel momento tutto al femminile, ma capì che non era desiderata e si accontentò di mangiucchiare l'insalata.
McGee si schiarì la voce e si rivolse a Tony: "Bè, ehm... hai conosciuto lo studente con cui dividerai la stanza a Baltimora?" l'altro annuì e prese un sorso di vino.
"Si chiama Sam*, è una specie di figlio dei fiori con i dreds lunghi fino al pavimento" sorriso. "Simpatico. Suona la chitarra"
"Bene, ti passerà un pò di arte. Già immagino le serate che passerete a cantare le canzoni di Elvis" Senior alzò gli occhi al cielo, divertito. La tavolata scoppiò a ridere, mentre Tony sorrideva a stento.
"Voi scherzate, ma credo che le mie serate passeranno proprio così"
"Sei ancora in tempo, Tony" suo padre gli puntò contro la forchetta. "Sei sicuro di quello che fai? E' del tuo futuro, che si parla"
"Si, sono sicuro. Non sono mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia" Più o meno.

"La odio"
"Hai la matita sotto gli occhi sbavata"
"E' brutta!"
"Il lucidalabbra ti è quasi sparito"
"... arrampicatrice sociale!"
"Abby!" Kate l'afferrò per le spalle e la scosse violentemente. "Devi stare calma, ok? Ho la pistola in borsa, posso usarla" la ragazza la guardò sconvolta e prese un respiro profondo, guardandosi allo specchio. Aveva una smorfia terribile che le deturpava il viso e, effettivamente, il trucco era quasi sparito.
"Se non fossi sicura che ami il tuo ragazzo, oserei dire che sei gelosa" Kate diede le spalle allo specchio e si poggiò al lavandino con le mani, guardandola attenta.
"Già" si mordicchiò le labbra. "Forse faccio così perchè qualcun'altro non può farlo" piegò la testa e osservò la sua immagine allo specchio.
"Ziva" scandì Kate, annuendo leggermente. "Ti manca molto di più di quanto pensassi" la donna le accarezzò i capelli e Abby tirò su col naso, cercando di tirare indietro le lacrime che spingevano fortemente per uscire. 
"Sono questi, i momenti in cui mi manca di più. Stare insieme, prima di una decisione così importante per Tony... sai cosa mi fa più male? Non sapere dov'è, cosa sta facendo, se è viva. Israele non è esattamente il posto più sicuro al mondo e sappiamo tutte e due cosa fa suo padre" strinse le labbra. "Non mi ha nemmeno salutata, capisci? Da un giorno all'altro la mia amica mi è stata portata via"
"Abby" tentò Kate. "Perchè Ziva se n'è andata?" La ragazza la guardò con gli occhi ludici e prese a raccontare...






































Maia says:


Vorrei ricordare a tutti i lettori che se mi fate fuori non leggerete il continuo >.< Come avrete capito, dallo scorso capitolo sono passati un paio di mesi: Ziva continua a vedere Gibbs al parco, non incrociandosi con Tony (che sta per partire per Baltimora). Abby, invece, è nel bagno del ristorante, pronta a raccontare a Kate cosa è successo tre anni prima, visto che lei non lo sa.
-> Perciò, il prossimo capitolo sarà un flashback, tutto da punto di vista Tiva, che vi (spero) chiarirà tante cose. Molte cose. Troppe cose.
Vi ricordo che se mi uccidete non leggerete il continuo ^o^'''


*Sam: personaggio liberamente ispirato al mio AMATO Sam, vincitore del Glee Project :)




Me lo merito! D:



Alla prossima, squadra u.u

STASERA NON PERDETE LA NONA STAGIONE SU RAI DUE *W*


Semper Fi.
Amalia.

 
  
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