Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: IamShe    04/03/2012    6 recensioni
Sono passati cinque lunghissimi anni dalla lotta all'Organizzazione. Shinichi è un detective di successo ed ormai, uomo, all'età di 23 anni avrà il compito di affrontare altri problemi. Che siano di carattere sentimentale o no, è certo di una sola cosa: le emozioni che ha provato, al di là del tempo passato e delle sofferenze patite, rimarranno per sempre in lui. In lui, come in lei.
~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~
"La fissava instancabilmente, tanto che la ragazza si perse nell’azzurro di quegl’occhi che tanto le ricordavano il mare e che tanto le piacevano. Non poté fare a meno di arrossire quando le labbra del ragazzo s’incurvarono in un bellissimo sorriso, che gli illuminava il volto, e che risplendeva in quella sala privando le lampade della loro luminosità." [Estratto del 7° capitolo]
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Una vita d'emozioni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
Quattordicesimo Capitolo
Do you know Conan?
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•

 
Con gli occhi rossi di lacrime, l’umore a pezzi e lo sguardo fisso nel vuoto circostante, Ran si diresse verso l’appartamento, in compagnia di Eisuke e delle sue acquisite certezze, che si divertivano a travestirsi da dubbi.
Confidarsi e sfogarsi con il giovane non aveva portato agli esiti sperati, o perlomeno a quelli voluti.
Non serviva un indovino per cercare di capire gli atteggiamenti e le emozioni che l’animavano, aldilà della sua volontà o dei suoi doveri. Per quanto cercasse di ignorarlo, quel problema le si presentava sempre avanti, e non esisteva modo per raggirarlo. La confusione aveva preso potere nel suo cervello, impedendole di comprendere, e di scegliere chiaramente.
“E non è finita qui, giusto?” le domandò Eisuke, interrompendo il suo viaggio mentale. Voltandosi verso di lui, Ran capì che probabilmente il ragazzo aveva intuito qualcosa, e che era riuscito a leggere nei suoi occhi lacrimanti, il dolore che scioccamente cercava di reprimere.
“Beh, dopo non ci siamo più visti. Sono partita per l’America e sono tornata solo due settimane fa” dichiarò, nel tentativo di deviare la domanda.
“Non intendevo questo” replicò Hondo, avvicinandosi a lei, rimasta leggermente dietro durante la passeggiata.
“Credimi non voglio giudicarti... vorrei solo esserti d’aiuto” continuò, poggiando le mani al petto, a mo’ di preghiera.
“Però mi sembra che tu stia un po’ troppo male per una cosa accaduta quattro anni fa.”
Ran si bloccò di scatto, abbassando il capo e stringendo le mani in pugni. Il suo corpo attutì la domanda come un prato che cerca di frenare una tempesta. Stupido era quello che lei provava, voleva e reprimeva. Quello che soffocava, e che inutilmente rinchiudeva.
Ma come può un uragano in piena tempesta essere trattenuto in una rete di costrizioni?
“Che staresti insinuando Eisuke?” cominciò, con sguardo malevolo.
“Ehi, no Ran, non arrabbiarti” le sorrise dolcemente lui, poggiandole una mano sul braccio.
“Solo che penso, anzi sono convinto, che un’emozione non può essere contenuta, e non vi sono modi per trattenerla” continuò ancora, nel tentativo di calmarla.
“Non devi preoccuparti per quello che s-”
“NON SO NEANCHE IO COSA Mi SUCCEDE, OK?!” sbraitò, lacrimante. Aveva gli occhi spalancati e impauriti, pieni di incertezze e dello stress accumulato in quei giorni.
Doveva ricordarsi di metterlo come post-it sul frigorifero, bello grande e giallo come il Sole, lucente ed impossibile da dimenticare. Cose da evitare per rilassarsi: Shinichi.
“Io... io... sto con Richard, però...” deglutì forzatamente, sospirando, nell’attesa di prendere il coraggio di ammettere l’unica cosa certa fino a quel momento, l’unica cosa che aveva capito.
“Però... non so perché, ma stare vicino Shinichi... non mi è indifferente, ecco.”
Ci era riuscita finalmente, e adesso si sentiva addirittura meno pesante. Più leggera, e meno pesante.
Non mi è indifferente, non lo è mai stato, non lo sarà mai.
“RAN!” urlò una voce bianca in lontananza, dalla quale riconobbe la piccola Ayumi che frettolosamente si avvicinava a lei.
“Finalmente ti abbiamo trovata” continuò, quando alle sue spalle comparvero Richard, Sonoko e Shinichi. E Shinichi con Shiho. Stava sognando o era un incubo, allucinazione o realtà quei due camminavano abbracciati, stretti, avvinghiati l’uno all’altro. Il detective poggiava il suo braccio sulle spalle della giovane che, a sua volta, lo teneva stretto a sé circondandogli la schiena. Non riuscendo a trattenere una smorfia di disgusto, mista ad un pizzico di gelosia, girò lo sguardo verso il suo fidanzato, che si mostrava infastidito dall’intera situazione.
“Ero andata a fare un giro per il campus...ci sono dei bei prati” mormorò, cercando di essere convincente, ostentando un sorriso.
“Ma voi che ci fate con quegli zaini?” chiese ai presenti, quando vide le borse che portavano con loro, straripanti di oggettini e accessori.
“Andiamo in campeggio notturno!” esclamò felice la piccola, svolazzando con le mani.
“Ho già preparato la tua borsa Ran, possiamo già partire” le disse il compagno, tendendole con il braccio lo zaino giallo che tanto adorava, regalatole da Shinichi anni prima.
“Ed Heiji e Kazuha? Non vengono?” domandò in seguito, incuriosita dalla loro assenza.
“No, Kazuha si sentiva male ed Heiji è voluto rimanere con lei” s’intromise nel discorso Shinichi, con un insopportabile sorriso stampato sulla faccia ed una fastidiosa, quanto intollerabile, espressione di superiorità. In Ran crebbe la voglia di prenderlo a calci, o magari a pugni, lottando ed annientandolo come solo una vera karateka sa fare. Non riusciva a spiegarsi il suo comportamento, tanto che riuscì solo a maledirlo, dandogli del meschino e del doppiogiochista: prima Shiho, poi lei, poi nuovamente Shiho. Ma che aveva nel cervello, oltre a cadaveri e deduzioni? Gli avrebbe voluto far capire che di mezzo vi erano i sentimenti e la sensibilità di una persona, ma si fermò, bloccata da un atroce senso di colpa. Volente o nolente, lei, stava giocando proprio al suo stesso gioco.
“Ah ok, allora andiamo” sentenziò la giovane, prendendo a braccetto Richard, e stampandogli un bacio sulle labbra, così, come per ripicca.
Tanto lungo fu il tragitto quanto le maledizioni che Ran indirizzava al detective. Durante la camminata, diretti su in montagna, nel luogo stabilito per il campeggio, la giovane non riusciva a staccare gli occhi da quei due, che vedeva indietreggiare sempre di più cercando di isolarsi dal gruppo. Non poté fare altro che stringere forti le mani in pugni quando il detective avvicinava il viso di Shiho per stamparle un bacio sulla guancia, quando le camminava dietro avvinghiandosi a lei con le braccia, o quando la torturava dolcemente con piccoli spintoni alle spalle facendola saltellare di qualche metro. Avrebbe potuto fare lei lo stesso con Richard, sfruttarlo per fini personali ed emozionali ma gli risparmiò quest’ennesimo torto, dando ascolto alla sua coscienza.  
“Dovremmo esserci, è lì!” disse la piccola Ayumi, salutando con frenetico gesto della mano i suoi amici già sul posto, Mistuhiko e Genta. Gli altri si affrettarono a scendere, arrampicandosi tra le rocce che sporgevano e rendevano difficoltoso il passaggio. Ran si voltò verso Shinichi, osservandolo prendere in braccio Shiho ed aiutarla a saltare giù per quegli enormi sassi, sorridendole dolcemente.
Ma non sa scendere da sola...
“Conan?” esordì Genta, con voce ingenua “hai portato quello che ti avevo detto?” domandò a Kudo, avvicinandosi a lui, curioso. A Ran scappò un sorriso, mentre nella sua mente si facevano spazio immagini di tempo prima, donandole per assurdo un grande senso di nostalgia.
“Non mi chiamo mica Genta!” disse Shinichi, poggiandogli una mano sulla testa, dondolandogli il capo.
“Conan puoi venire un attimo qui?” chiese in lontananza Mistuhiko, intento a montare le ultime tende rimaste. Shinichi si staccò da Shiho per avvicinarsi al piccolo amico, chinandosi verso di lui con la schiena, annullando le loro disparità d’altezza, proprio come erano un tempo.
“Perché lo chiamate Conan? E’ un nomignolo?” chiese a voce alta Richard, attirando l’attenzione dei presenti, nonché di Shinichi. Il gruppo si stava chiedendo se svelare il mistero o no, essendo una questione abbastanza privata e quantomeno segreta; ma ci pensò Kudo a risolvere l’enigma, con grande abilità.
“Sì, adoro Arthur Conan Doyle. Conosci?” gli chiese quasi sarcastico, mettendo alla prova le sue conoscenze letterarie.
“Strano, solo questi ragazzini ti chiamano così” dichiarò l’americano, sostenendo lo sguardo del detective che, nel frattempo, sistemata la tenda, si era riavvicinato al gruppo.
“E perché è come se per loro fossi stato una sorta di Holmes, sono dei piccoli detective” replicò ancora, con tono sicuro, deciso a sostenere ancora una volta quelle sfide verbali che l’americano si divertiva a lanciargli.
 “Ed io che pensavo vi riferisse a Conan Edogawa” sentenziò Richard, sogghignando.
“Conoscete?” continuò imitando il tono di voce di Kudo pochi istanti prima.
Calò il silenzio in quell’aria fresca di montagna, tanto che gli unici suoni che si udivano furono il frusciare delle foglie e il cinguettio degli uccellini che svolazzavano di albero in albero. I presenti mandarono lo sguardo a Shinichi, nella speranza di sapere cosa rispondere all’americano. I tre ragazzini sapevano bene che quella storia doveva rimanere celata, e che nessuno sarebbe dovuto venirne a conoscenza. Ran e Shiho si ammutolirono, chiedendosi come era possibile che l’americano conoscesse la versione rimpicciolita di Shinichi, che intanto, lasciando andare sul prato il martello che aveva tra le mani, si avvicinò a Richard, con sguardo indagatore.
“Tu come lo conosci?” gli chiese, con stizza.
“Tempo fa era molto famoso per le sue imprese con Kid, è impossibile non conoscerlo.”
“Lo è per un americano.” Sentenziò il detective, incrociando le mani al petto.
“Mi sono sempre chiesto come tu possa conoscere così bene il giapponese, Richard...”
“Sono venuto parecchie volte in Giappone e poi...” guardò Ran, quasi per ottenere conferma, sollecitandola ad intervenire nella discussione “mia madre è giapponese.”
“Tua madre?” chiese ancora Shinichi, cominciando a perdere la pazienza e il freddo razionalismo che lo distingueva.
“Sei sicuro? Il tuo cognome non mi sembra americano” gli rivelò di scatto, riportando a galla quella sensazione di stranezza avvertita al suono di quel nome. Richard Nekaie. Gli suonava fin troppo bene, quel nome. Richard si mostrò innervosito, ma seppe mantenere il controllo.
“Ho preso il cognome di mia madre e poi...” si avvicinò a Shinichi, distanziando i loro visi da una manciata di centimetri, carichi di scosse che si facevano padroni nell’aria come navi nell’oceano.
“E poi questo non è un interrogatorio, posso confermare” s’intromise Ran, spazientita da quel dibattito.
Shinichi fece una smorfia di stupore, per poi dare le spalle a Richard, allontanandosi dai presenti. Il pomeriggio passò tranquillo e silenzioso, e mentre Kudo e Nekaie evitavano di proposito di scontrarsi, per non dare vita ad ulteriori lamentele, Ran continuava a lanciare occhiate nei confronti di Shinichi e Shiho, vedendoli ridere e punzecchiarsi nel montare la loro tenda, fin troppo piccola per due persone. Per dormire avrebbero dovuto stringersi l’uno all’altro, e ciò non le andava per niente a genio, sebbene nella sua mente era convinta della loro relazione. Le tornò in mente il viso di Shinichi che lentamente si avvicinava al suo, in quell’insolita sera dopo il caso, quando il detective si era mostrato sfacciato e superbo nei suoi confronti, provando a baciarla.
“E non mi dai neanche un bacio?” Ancora quelle parole, ancora quelle labbra e quel profumo. Come poteva quel ragazzo attrarla in tal modo, rimaneva un mistero al quale mai avrebbe potuto trovare spiegazione. Era bello, bello da far male a chi gli stava intorno, ma non bastava. Era intelligente, un genio delle deduzioni e un’enciclopedia portatile, consultabile in qualsiasi momento. Era coraggioso, non conosceva il prezzo del pericolo e non si tirava mai indietro di fronte a date situazioni. Ma forse, ciò non bastava per spiegare. Forse non esistevano spiegazioni a quell’eterna attrazione provocatole dal quel ragazzo. Da quel Shinichi. Abbozzò un sorriso, mentre il vento le scompigliava i capelli, fermandosi a fissarlo per istanti interminabili.
Era Shinichi, era lui con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti, a stregarle gli occhi e l’intera anima.
Calò così la sera, accompagnata da un fresco venticello che si posava sulla pelle, raggelandola. Ran e Genta accesero il fuoco, aiutandosi con piccoli pezzi di legno che avevano recuperato nel bosco poco distante, aiutati da Shinichi che sistemò grandi tronchi d’albero a mo’ di panchina intorno al falò.
“Non sapevo che il tuo ragazzo mi conoscesse rimpicciolito” le sussurrò Kudo, ormai vicinissimo a lei. Ran sussultò, non accortosi della presenza del giovane alle sue spalle e portò lo sguardo a Richard, ricercandolo. Non vedendolo, riuscì a rilassare i muscoli, inebriandosi del profumo del detective, così dolce e forte allo stesso tempo.
“Neanche io, ma non mi sembra il caso di litigare” gli disse, portando gli occhi nei suoi.
“Non stavamo litigando, vorrei solo sapere qualcosa in più su di lui, tutto qui.”
“E perché ti interesserebbe?” gli domandò Ran, inarcando un sopracciglio.
“Mi sembra ovvio. E’ il mio successore” disse sorridendo “sarà all’altezza?”
Ran arrossì leggermente, mentre il detective le regalò un occhiolino. Decise di sostenere il gioco, mettendosi a ridere.
“Oh, Kudo, sono tutti alla tua altezza.”
“Mi stai sottovalutando piccola” continuò a lui, ghignando.
Piccola... pensò Ran, arrossendo mi ha chiamato piccola...
“Shinichi puoi venire un attimo qui!?” si girarono entrambi, portando lo sguardo verso Eisuke, che impacciato, stava litigando lui ed il legname, tentando invano di domare il fuoco. Shinichi sorrise, staccandosi da Ran, rimasta immobile al suono della parola ‘piccola’.
Suonava così bene, così dolce, così maliziosamente. Piccola...
“Aspetta, aspetta!” disse Kudo, frenando Eisuke “Stai mettendo troppo legno, la fiamma è già alta.”
“Non sei cambiato di una virgola eh?” gli disse Shinichi, alludendo alla sua eterna natura impedita nel compiere qualsiasi cosa.
“Nella CIA mi hanno istruito abbastanza, ma non ci sono riusciti a rendermi più spigliato” ammise sorridendo, portandosi la mano nei capelli. Il detective ancora non riusciva a spiegarsi come la CIA aveva potuto prendere Eisuke Hondo come loro agente. Gli voleva bene sì, ma non ce lo vedeva proprio con una pistola in mano.
“A proposito, ancora non mi hai detto perché sei tornato” continuò il detective, prestando massima attenzione al falò. Hondo si avvicinò a lui, in modo tale che la conversazione non fosse ascoltata da nessuno tranne che da Kudo, che aprì bene le orecchie, dedicandosi alle parole dell’amico.
“Sono qui per un’indagine” gli rivelò, con sguardo preoccupato.
“Indagine?”
“Abbiamo rilevato in America ingenti spostamenti di denaro, e siamo abbastanza preoccupati che si possa trattare di traffici illeciti” continuò ancora, facendo incuriosire il moretto.
“Avete nomi?”
“Sì” si fermò un attimo, sospirando un attimo “Toichi Kemerl.”
Shinichi serrò le palpebre e spalancò la bocca, incredulo. “Cosa!?!”
Toichi Kemerl?! *

 
*Per chi non lo ricordasse... Capitolo 11: Crepe e luci
 
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
Ho aggiornato! Ce l’ho fatta!!!!! :DDDD
Non potete immaginare che fatica in questi giorni! Compiti, interrogazioni, simulazione terza prova! Ahhhhh, si salvi chi può!!! :S Cooomunque, alla fine tra ieri ed oggi ho avuto un po’ di tempo libero e mi sono dedicata alla mia adorata fanfiction! Siamo al quattordicesimo capitolo e... immagino... non capiate niente più! XDDD No dai, effettivamente questo capitolo lascia un po’ così: O___O però dai, sopportatemi! xD
Ma cosa ne pensate del fatto che i Detective Boys chiamino ancora Shin Conan? A me sembrava dolce come cosa, quasi come se mai volessero dimenticare quel loro amico occhialuto! :)
Ok, ditemi le vostre impressioni e commentate, recensite, quello che volete!!!
 
Naturalmente devo ringraziare i recensori dello scorso capitolo:
Il Cavaliere Nero, Dony_chan, M e l y C h a n, frangilois, Martins, ciccia98 e Yume98!!!
Ma quanto vi amo? ♥
Ringrazio anche chi l'ha aggiunta tra le preferite/seguite.  
Va bene, ora vi lascio.
Alla prossima!
Tonia =DDDDD
 
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: IamShe