Fumetti/Cartoni americani > X-men
Segui la storia  |       
Autore: Saeko_chan    04/03/2012    1 recensioni
Passare i primi 17 anni di vita conoscendo pressoché tutti i propri parenti, da quelli in Giappone a quelli in Italia o in Spagna, ma non il proprio padre non é affatto il massimo, soprattutto se come me poi se obbligata da forze superiori a conoscere colui che per 17 anni hai pensato avesse semplicemente abbandonato tu e tua madre al vostro destino.
Io sono Tomoko Nakamura, ho 17 anni, sono stata allevata come una ninja e sono stata obbligata a raggiungere mio padre negli Stati Uniti contando solamente sulle mie forze.
Sapete, certe vole mi chiedo se davvero ci sia qualcosa di utile nell' essere una mutante...
[Attenzione: Il rating é variato! Dal verde é passato al giallo perché in futuro ci saranno quasi di sicuro delle scene un pochino più violente di ciò che avevo previsto all' inizio e pure più serietà in determinate occasioni.]
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charles Xavier, Nightcrawler/Kurt Wagner, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Roma.

 

-Ok, é ufficiale: Facciamo concorrenza all' Area 51 e alla NASA.- Costatai mettendomi a sedere in uno dei posti per i passeggieri -più precisamente accanto a Kurt-chan-, mentre il sensei si sedeva con noi dopo aver sistemato i nostri bagagli ai loro posti e mentre mio padre si accingeva a mettere in moto il Blackbird e quindi a partire.

-Tomoko, lascia che io entri nella tua mente, é l' unico modo che abbiamo perché io sappia dove dirigermi una volta giunti a Roma.

Io sospirai, presi la mano di Kurt-chan che teneva nascosta sotto il lungo e strano vestito che lo copriva interamente -probabilmente un estraneo avrebbe pensato che quell' uomo fosse in realtà una donna musulmana con addosso un burqa o qualcosa di simile- e quindi lasciai che mio padre vagasse dentro la mia mente per poter scoprire dove viveva mio cugino assieme alla sua famiglia.

-Quanto manca, Rotelle?- Chiese il sensei dopo diverso tempo, ma non riuscì ad ottenere nessun tipo di risposta da mio padre in quanto quell' uomo si stava appena accingendo a parcheggiare il Blackbird in un immenso giardino comunicante con un modesto bosco. E quindi, ci affrettammo a scendere tutti quanti mentre prendevamo una borsa a testa e i bagagli più presanti li portava proprio il sensei.

Una volta a terra ci trovammo in un giardino enorme ed io osservai compiaciuta le espressioni meravigliate di Wolverine e di Kurt-chan.

-Sembra quasi la tenuta della scuola!- Osservò Kurt-chan anche se poi improvvisamente si zittì in quanto ci ritrovammo davanti tre persone appena uscite dalla porta del retro della villa che si trovava proprio in quel giardino.

Due di esse erano adulte, poco più che trent' enni e dai tratti tipicamente giapponesi, mentre l' altra era una ragazzina sui tredici anni dai lunghi capelli rossi, gli occhi verdi e un cappello di lana a coprirle la testa.

-Tomoko! Da quanto tempo! Oh, che bell' elicottero! Da dove viene fuori?- Sentendo la mia cugina di secondo grado domandarmi ciò mi voltai verso il jet e rimasi spiazzata, ricordandomi che avrei dovuto pensare a un modo per spiegare a loro tale arnese, ma comunque adesso il mio dubbio numero uno era come mai quella ragazzina vedesse un elicottero e non il Blackbird, però, nel preciso momento in cui mi girai e vidi mio padre sorridermi e parlarmi telepaticamente compresi tutto quanto.

Sono sotto il mio controllo mentale e non solo loro tre, ma anche gli altri tuoi due cugini di secondo grado che sono dentro casa e pure tutte le altre persone che sono dentro assieme a loro due, fidati, é meglio se non vedono il jet ma vedono semplicemente un elicottero.” Io annuii e quindi venni preceduta d amio padre nella risposta riferita alla piccola Nana.

-L' elicottero é mio, sai, avere molti soldi ha i suoi vantaggi... tu devi essere Nanako, vero?

-Sì, sono io, lei é...?

Solo in quel momento mi accorsi dell' accento molto forte di Nanako nel parlare in inglese e quindi sorrisi appena, mentre Kurt-chan e il sensei mi si avvicinavano.

-Charles Xavier, piacere. Lei dev' essere il cugino di Tomoko, vero? Mentre lei é la moglie, giusto?- E quindi mio padre strinse le mani ai presenti per poi girarsi leggermente verso di noi e lasciare che io presentassi gli altri due.

-Lui é Logan-sensei e lui é Kurt-chan, scusate se si é coperto in questo modo ma temo che non possa fare altrimenti, visto che soffre di una strana allergia che non so descrivere neppure io... ah, l' allergia lo impossibilita pure ad avere contatti fisici con le altre persone, ecco perché non dovete stupirvi se non vi può stringere la mana.- Alla conclusione della frase mi sorpresi di me stessa per essermi inventata tutto così, su due piedi, senza neppure ragionarci su, ma pultroppo Logan-sensei se ne uscì con una frase delle sue e ciò rovinò il mio entusiasmo per la aver scoperto di possedere una grandissima dote d' improvvisazione.

-Io non credo che Kurt non possa avere tutti questi contatti, sai?

-Crepa, sensei...- Però, per fortuna, proprio in quel momento mio cugino c' invitò a entrare dentro casa, ma mentre camminavamo si lasciò passare una delle tre valigie che aveva fra le mani Logan-sensei.

-Ah, più che altro questa é una riunione di famiglia, quindi non preoccuparti se alcuni parenti neppure li riconosci, lo sai che ogni tanto ne facciamo una o due... ah, tu sai perché tua madre é introvabile?

Io mi bloccai e abbassai lo sguardo, per poi essere affiancata da Kurt-chan che mi passò un braccio coperto lungo la vita, mentre mio padre mi guardò senza dire una parola e il sensei si accendeva l' ennesimo sigaro, quindi, alla fine dopo aver sospirato e alzato gli occhi al cielo mi decisi: Dovevano saperlo.

-Ormai é giunto il momento. Dovete sapere tutto quanto.- A quelle parole il sensei mi guardò e alzò un sopracciglio, mentre mio padre si limitò a un telepatico “Sei sicura di quel che fai?” e dopo aver annuito e guardato Kurt-chan, il quale sembrava quasi impaurito, avergli sorriso e averlo rassicurato con una semplice mano sulla spalla mi avviai sin dentro la villa di mio cugino, il tutto mentre Nanako scuoteva la testa probabilmente preoccupata a sua volta.

-Vi spiegherò tutto quando molti dei nostri parenti se ne saranno andati via.

-I nostri nonni, i nostri zii e i miei genitori resteranno per qualche giorno, davanti a loro puoi parlarne di questa cosa?- Mi domandò mio cugino per poi vedermi annuire e varcare il portone d' ingresso senza dire una sola parola in più del dovuto.

Una volta dentro casa andai a salutare un po' di gente e mi ritrovai costretta il più dlele volte a tradurre molti discorsi al sensei, a mio padre e a Kurt-chan, visto che i miei parenti venivano praticamente da ogni parte del mondo e le persone cresciute quasi interamente in Giappone erano ben poco, quindi mi ritrovai a parlare in diverse lingue, dal giapponese all' arabo, o dal cinese al russo, insomma, parlai in quasi tutte le lingue possibili e inimmaginabili, mentre la moglie di mio cugino, Nanako e mio cugino sistemavano le valigie mie, di mio padre, di Wolverine e di Kurt-chan in tre stanze differenti, visto che io non mi ero fatta scrupoli a dire a mio cugino della relazione fra me e il tedesco, il tutto mentre io continuavo a parlare con i miei vari parenti e spiegavo un po' a tutti il fatto che Kurt-chan non potesse avere contatti umani di nessun genere.

Dopo di ché andammo a cenare e solo allora mi accorsi degli sguardo omicida che i miei nonni riservavano a mio padre e che pure i miei zii riservavano per lui, probabilmente lo avevano riconosciuto.

Comunque, alla fine ci sedemmo a tavola, alla mia sinistra Kurt-chan, alla mia destra mio padre, accanto al primo il sensei e a capotavola c' erano rispettivamente il padrone -cioé mio cugino- di casa e mio nonno e via discorrendo, praticamente in totale non sapevo neppure in quanti eravamo.

Mentre mangiavo la mia porzione di sushi assieme a delll' insalata di cavolo bianco mi accorsi che davvero alcuni dei miei parenti neppure me li ricordavo, dopo tutto avevo quattro zii, di cui il più anziano aveva nove figli, un altro ne aveva sette, un altro cinque e un' altra tre e questi miei cugini erano tutti sposati tranne tre, dei quali uno aveva comunque un figlio di un anno pur convivendo e basta con la madre del bambino, senza contare i tre prozii con rispettivi mariti e mogli -tranne uno che era vedovo da non sapevo quanti anni- e così via.

-Tomoko, come mai tua madre é pressoché introvabile?- Sentendo lo zio Haruki chiedermi ciò mi pulii le labbra e quindi appoggiai il cucchiaio sul tavolino, abbassai lo sguardo, strinsi i pugni senza farmi vedere e sentii mio padre posarmi una mano sulla spalla e Kurt-chan accarezzarmi dolcemente un braccio senza farsi vedere

-Te lo spiegherò dopo cena, quando saremo rimasti solo io, quelli che sono con me, coloro che vivono in questa casa, tu, gli altri miei zii e i nonni.- Conclusi per poi tornare a mangiare sotto lo sguardo incuriosito di un po' tutti i presenti.

Alla fine della cena molta gente cominciò a salutare e ad andarsene, insomma, alla fine restammo piuttosto in pochi e il sensei si accese uno dei suoi tanti sigari mentre la moglie di mio cugino spalancava le tre finestre che davano sul giardino.

-Allora Tomoko? Di che cosa volevi parlarci?

Io mi sedetti sul divano situato nella stanza dove ci trovavamo in quel preciso istante -cioé nel soggiorno- e quindi guardai i presenti, passando lo sguardo prima sui miei zii, poi sui miei nonni, poi su mio cugino e sua moglie e poi sui miei tre cugini di secondo grado.

-Beh, inziamo dicendo che immagino che voi, nonni, e voi, zii, abbiate già riconosciuto chi sia quest' uomo...- E quindi indicai mio padre.

-Charles Xavier, giusto? Il codardo che ha lasciato nostra sorella dopo due anni dalla tua nascita, giusto Tomoko?- A sentir pronunciare quelle parole da mia zia io scossi violentemente la testa, per poi guardare mio padre che si trovava poco più in là del divano dove mi ero seduta con accanto a me Kurt-chan e il sensei in piedi intendo a fumare e con la schiena appoggiata contro un muro.

-No, o meglio, non proprio. Non é stato lui a lasciare mia madre, ma il contrario. Sì, é stata mia madre a lasciare lui e quindi a portarmi via con sé.

-E tu che ne sai? Te l' ha raccontata lui questa versione die fatti? E tu gli hai persino creduto? Non ti credevo così ingenua, piccola mia...- Era stato mio nonno a parlare e a quel punto Nanako si mise in mezzo alla conversazione, comprendendo come mai io fossi così sicura di ciò che dicevo.

-Non le ha mentito, non potrebbe mai farlo ed é proprio questo che dovete sapere.

-Cioé? Come mai non può mentirti in nessun modo, Tomoko?

Io sospirai e guardai Kurt-chan.

-Kaito, pensaci un attimo, negli ultimi due anni non ti sei mai domandato come mai tua figlia abbia cominciato a coprirsi perennemente la testa? E poi, prima ti ho detto della relazione fra me e Kurt-chan, mi spieghi come si può parlare di vera e propria relazione se uno dei due non può avere nessun tipo di contatto con gli altri esseri umani?- A tali parole vidi il volto di mio cugino farsi pensieroso, mentre mia nonna prendeva la parola.

-Vuoi spiegarci che cosa intendi dire?

-Che io non faccio parte della razza “homo sapiens”, nonna. Ah, non ne fanno parte neppure il sensei, mio padre, Kurt-chan e la figlia Nanako del qui presente mio cugino ah sì, e che mia madre é morta.

 

Angolo autrice:

Sto peggiorando capitolo dopo capitolo... Kami, era tutto meno assurdo all' inizio...

Comunque, Nanako fisicamente é Lucy di “Elfen Lied” versione infantile, quella col cappellino di lana e compagnia bella, adesso vi posto l' immagine che facciamo prima xD

 

Lucy é la bambina col cappello ^_^

In tutit i casi, al prossimo capitolo ^_^

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > X-men / Vai alla pagina dell'autore: Saeko_chan