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Autore: ZetaDreams    04/03/2012    3 recensioni
Tre momenti del rapporto tra George e Angelina. Perché non credo che George fosse un ripiego. Perché credo che loro fossero qualcosa di più già ai tempi di Hogwarts. Perché, forse, il loro amore era scritto nel destino.
[cit. dalla seconda One-Shot]
Si sentì di nuovo un codardo, chiuso in quel rifugio mentre il resto del mondo combatteva, ma se stare con Angelina significava rimanere lì, allora non voleva essere da nessun’altra parte.
George chiuse gli occhi, stringendo più forte Angelina contro di sé, e l’odore di bruciato e paura che riempiva il castello fu sostituito dal profumo di cioccolato e zenzero.

[Terza classificata al "Chocolate contest" indetto da Polvere_di_stelle e giudicato da CassandraClare]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Perhaps, it was fate.


RITROVARSI

Erano gli ultimi giorni di ottobre e il cielo terso era illuminato da un sole pallido. Il vento soffiava forte tra le case, trascinando con sé le foglie cadute dagli alberi. Diagon Alley era un vortice di colori, profumi e voci. La vita sembrava scorrere in ogni sorriso, in ogni parola, in ogni singolo suono che riempiva l’aria. La semplicità circondava i gesti quotidiani, ma dietro quella naturalezza si celavano i residui di una guerra che li aveva distrutti. I maghi e le streghe più giovani si guardavano attorno con sospetto, come se temessero di veder crollare l’equilibrio appena ricostruito, ma erano pieni di speranze e di progetti; chi di guerre ne aveva vissute due, invece, cercava un motivo valido per continuare la vita di sempre, camminava curvo e parlava poco, perché aveva visto morire così tante persone da sentirsi fuori posto a essere sopravvissuto.
Angelina attraversava spedita la via, cercando di non guardare in faccia nessuno, per non ritrovarsi davanti al proprio passato. Tra le mani stringeva due bicchieri fumanti che emanavano un profumo dolciastro e pungente. I capelli erano legati in una coda disordinata e nessun braccialetto d’oro tintinnava intorno al suo polso. Arrivò davanti a una serie di vetrine nascoste da spessi teli grigi e si fermò per sbirciare oltre un piccolo spazio scoperto. Dall’interno proveniva una luce soffusa e Angelina intravide alcuni scatoloni sparsi sul pavimento di legno. Si morse il labbro inferiore, si guardò intorno e infine bussò alla porta.
 
La luce delle candele illuminava appena la stanza, ma era sufficiente per vedere lo spesso strato di polvere che ricopriva ogni superficie. George si fece strada in mezzo al disordine che riempiva il negozio e raggiunse il bancone. L’odore di chiuso era opprimente, non riusciva quasi a respirare. Si abbandonò sulla sedia, sollevando una nuvola grigia, e si prese la testa tra le mani. Si era sbagliato: non poteva ricominciare da solo. Pensare di inventare scherzi e di far ridere la gente era difficile, quando lui riusciva a stento a sorridere. I suoi occhi caddero su una bottiglia di Whisky Incendiario abbandonata su uno scaffale. Fred aveva detto che l’avrebbero stappata alla fine della guerra, quando la paura sarebbe stata solo un brutto ricordo. Adesso la guerra era finita, quindi era suo dovere aprirla e berla da solo, dal momento che non aveva nessuno con cui condividerla. Con un colpo di bacchetta tolse il tappo e lasciò che l’odore dell’alcol coprisse quello del tempo. La gente lo compativa, ma non comprendeva davvero il suo dolore. Loro non potevano capire, il Whisky Incendiario sì.
Stava per bere il primo sorso quando si udirono dei colpi secchi. George lanciò un’occhiata alla porta e considerò l’ipotesi di far finta di niente, ma quel suono deciso l’aveva distolto dal pensiero dell’alcol. Lasciò la bottiglia sul tavolo, attraversò il negozio e fece scattare la serratura.
 
Angelina sorrise mentre gli ultimi raggi di sole li illuminavano. George la guardò sorpreso per un attimo, si passò una mano tra i capelli e si fece da parte perché lei potesse entrare. La precedette fino al bancone, dove si sedettero uno di fronte all’altra, tra le mani la cioccolata calda che aveva portato.
Si osservavano di sottecchi, in silenzio, abbassando lo sguardo non appena l’altro lo alzava. Gli occhi castani di Angelina si soffermarono sulla bottiglia di Whisky aperta e, oltre il liquido che ondeggiava all’interno, vide fino a che punto la solitudine poteva condurli. Sospirò e George si affrettò a chiudere la bottiglia. Lei emise un suono a metà tra uno sbuffo e una risata e lui arricciò il naso. Si guardarono per un momento, sul punto si scoppiare a ridere, ma bloccati da qualcosa di molto simile al senso di colpa.  
-Sembra sbagliato, no? Essere sopravvissuti, intendo- disse George stringendo più forte il bicchiere caldo.
-Sì-
Trascorsero diversi minuti di silenzio, durante i quali aleggiarono nell’aria ricordi e pensieri di un passato che sembrava appartenere alla vita di altre persone, ma che non avevano il coraggio di lasciar andare.
Angelina aprì la bocca per dire qualcosa, ma George la precedette.
-Perché sei qui?-
Lei lo guardò per un attimo, poi chiuse gli occhi e si abbandonò contro lo schienale della sedia, mordendosi piano il labbro inferiore. George continuava a fissarla interrogativo.
-Avevo bisogno di qualcuno che fosse in grado di farmi ridere, di dimostrarmi che è valsa la pena di perdere la mia migliore amica. E ho pensato a te. Hai sempre avuto fiducia nel futuro, eri in grado di ridere della vita anche quando lei si prendeva gioco di te, ti ho visto preoccupato, arrabbiato, ma mai abbattuto. Avrei dovuto immaginare che questa guerra ha cambiato anche te, forse più degli altri-
-Cosa ti aspettavi, Angie? Che distribuissi Cioccorane e Burrobirre?-
-Non lo so. Forse non mi aspettavo nulla, non sapevo neanche se ti avrei trovato, ma  speravo che potessi aiutarmi come hai sempre fatto, anche e soprattutto quando non te lo chiedevo. Ora ti sto quasi implorando di tirarmi fuori da questa… questo dolore- rispose Angelina a denti stretti, con gli occhi che bruciavano per le lacrime trattenute.
-Non riesco ad aiutare me stesso, come potrei aiutare te? Senza Fred non sono niente, Angie-
-No, non è vero. Molti vi vedevano come un’unica persona, ma io ti conosco da quando avevo undici anni e so che eravate diversi, molto più di quanto avreste mai voluto-
George aggrottò la fronte.
-Tu, rispetto a lui, eri più… coerente… No, coerente non è il termine giusto… Eri più… più tranquillo, ecco. Eri esuberante, caotico e chiassoso, ma non esageravi mai, al contrario di tuo fratello…-
-Molto profonda-
-Sono seria, George. Ti ho sempre detto che con lui ridevo così tanto da dimenticare ogni genere di stress o preoccupazione, ma appena mi allontanavo da tutta quell’allegria, la testa si affollava di nuovo. Per questo avevo bisogno di rimanere sola ogni tanto, sperando di riuscire a chiarirmi le idee. Lo sai, mi sedevo davanti al camino e cercavo di fare i conti con me stessa, cosa che non riuscivo a fare in altre condizioni. Ho pensato che fosse merito del calore del fuoco, della familiarità della Sala Comune, del cioccolato…-
Invece era lui, ogni volta che si sedeva al suo fianco, anche quando lei, per orgoglio, lo cacciava via, sostenendo di non aver bisogno di aiuto. Era il suo tono calmo, la sua capacità di sdrammatizzare senza perdere di vista l’importanza della situazione. Angelina se ne accorse solo in quel momento,  ma era sempre stata più simile a Fred che a George e forse proprio per questo non aveva mai funzionato con Fred.
George sembrò cogliere almeno in parte le parole lasciate in sospeso, ma non disse nulla. Si passò una mano tra i capelli e notò quanto fosse cambiata, anche fisicamente, dalla ragazza di cui si era innamorato ai tempi di Hogwarts. Le candele creavano giochi di luci e ombre sulla sua pelle scura e alcune ciocche di capelli erano scivolate fuori dalla spessa coda, incorniciando il volto affilato e pieno. Si trovò a pensare che, nonostante avesse perso la muscolatura soda dovuta agli allenamenti di Quidditch,  era ancora una bella ragazza e si sentì in colpa. Non poteva sognare quella che era stata l’amore, se così si può definire, di Fred: era un torto nei confronti del fratello. Si disse che Angelina era solo un modo come un altro di aggrapparsi a ciò che aveva perso, ma sapeva che, almeno a livello fisico, c’era molto di più.
-E’ come essere colpiti da un Bolide: la Pluffa ti sfugge di mano, perdi il controllo e ti fai male-
-Questa perla di saggezza è il frutto di lunghe meditazioni? Perché se così fosse, sappi che creare aforismi non è il tuo forte- disse George con un’espressione di finto compatimento.
Come battuta era piuttosto banale e neanche tanto divertente, ma Angelina scoppiò a ridere. Era una risata repressa troppo a lungo, che uscì dai suoi occhi castani prima ancora che dalle sue labbra. Era molto tempo che George non sentiva qualcuno ridere così sinceramente e gli venne naturale unirsi a lei. Il suono della loro fragile allegria scacciò le parole e le risate che erano rimaste nel negozio. L’odore fresco dello zenzero, che saliva dai bicchieri ormai vuoti, allontanò i giorni cupi durante i quali il negozio era rimasto chiuso.
L’eco delle risate rimase a lungo sospesa nella stanza, il muro che avevano alzato intorno a se stessi, per difendersi dal passato e dal futuro, si riempì di crepe. Una delle candele poste a mezz’aria si spense, attirando la loro attenzione.
-Devo tornare o i miei si preoccuperanno- Angelina si alzò dalla sedia –non sono più abituati a non vedermi in casa per tutto il pomeriggio-
George sorrise e la accompagnò alla porta.
-Grazie, mi ha fatto piacere vederti- si passò una mano tra i capelli rossi –Se… se hai bisogno di una chiacchierata…-
-Magari verrò a darti una mano con il negozio-
Angelina uscì sulla strada ormai buia e si avviò verso il Paiolo Magico. Non si voltò indietro, ma sapeva che lui la stava osservando. Aveva capito, dopo anni passati a non voler vedere, che era sempre stato George.
George la guardò sparire tra le ombre della sera e chiuse la porta del negozio. Cominciò a mettere in ordine il negozio con la sensazione di aver ritrovato, se non quella parte di sé che aveva perso nella battaglia, almeno una metà nuova del suo cuore.

 * * *

La cioccolata presa in negozio fu la prima di una lunga sequenza. Trovarsi davanti a una tazza fumante era diventato il rituale di tante loro serate. Dovettero imparare a conoscersi come se si fossero incontrati per la prima volta; erano cambiati molto dai tempi di Hogwarts e soprattutto dalla battaglia, ma con il passare delle settimane riscoprirono le persone che erano state e l’amore che avevano allora. Il tempo permise loro di guardarsi senza pensare a Fred: lo avevano lasciato andare, non era più un fantasma opprimente che li separava, ma un ricordo vivo e comune che li univa.
Quel mercoledì erano ai Tre Manici di Scopa, a Hogsmeade. e avevano ordinato due cioccolate allo zenzero, come quella volta di tanti mesi prima.
-Secondo te, quanti anni ha?- chiese George.
-Chi?-
-Madama Rosmerta-
-Intorno ai cinquanta- rispo
-Di più, era già qui ai tempi dei miei genitori-
-Allora saranno circa settanta, perché?-
-Li porta molto bene, dovresti farti dare qualche consiglio, hai già le zampe di gallina intorno agli occhi-
Angelina gli tirò un calcio da sotto il tavolo e gli fece una smorfia.
-Ok, scusa, ma non c’è bisogno di essere così violenta-
-Ti sembrano cose da dire a una ragazza?- sgranò gli occhi, fingendosi offesa.
-Per farmi perdonare pago io-
-Ci mancherebbe-
Lui le tirò una delle treccine e si allontanò verso la cassa, mentre lei indossava il cappotto. Uscirono sotto la neve di gennaio, Hogsmeade era affollata di famiglie che si godevano gli ultimi giorni di vacanza e si respirava ancora l’aria del Natale appena trascorso. George estrasse dalla giacca un bracciale d’oro che brillava sotto le luci della strada. Lei lo guardò perplessa e lui si affrettò a spiegare.
-Lo ha trovato mia madre nella tasca dei pantaloni che indossavo la notte della battaglia. Ricordo di averlo raccolto da terra prima di portarti nelle cucine. Credo sia giusto che tu lo abbia indietro-
Porse il bracciale alla ragazza, che lo infilò al polso e lo osservò piacevolmente sorpresa: era bello vedere di nuovo il contrasto tra la sua pelle scura e l’oro luccicante. Angelina strinse la mano di George, che sorrise in risposta. Le guance della ragazza erano arrossate e la neve candida si fermava sui suoi capelli castani.  George si chinò su di lei e la baciò, assaporando le sue labbra, che sapevano ancora di cioccolato e zenzero.

~ ** ~


Angolo autrice
Ed ecco l'ultima one-shot. 
Questa è forse quella che mi ha creato più problemi. Il dolore di George per la morte di Fred è una storia trita e ritrita e la paura di descriverla in modo banale mi ha accompagnato durante tutta la stesura. Su queste quattro parole ho praticamente versato sangue, ma sono abbastanza soddisfatta del risultato. Sicuramente qualcun altro avrebbe fatto di meglio, ma non credo di essermela cavata tanto male, no? 
In fondo, mi sono affezionata a questa storia. Amo il personaggio di George e ho amato scrivere questa raccolta (anche se a volte ho insultato il foglio bianco che non ne voleva sapere di darmi ispirazione XD). 
Spero che vi sia piaciuta ;)
Alla prossima,
-Zeta

p.s. ecco la valutazione della giudiciA CassandraClare, che ringrazio davvero infinitamente per aver salvato il contest *-* 
Grammatica e punteggiatura: 9,8/10
Stile e forma: 9/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione: 10/10
Uso del prompt obbligatorio: 2/3
Uso dei prompt facoltativi: 1,5/2
Gradimento personale: 15/15
Totale: 57,3/60

Innanzitutto complimenti, perché in una storia così hai fatto soltanto due errori stupidi, cioè hai scritto due volte E’ al posto di È... dettagli! 
Sinceramente ho amato il tuo stile, è pulito, scorrevole, senza inceppi e molto approfondito , con tutti i pensieri dei personaggi. 
Ho soltanto un appunto da farti: non mantieni sempre lo stesso punto di vista. 
Mi sembra di aver capito che tu voglia tenere la focalizzazione interna, ma quando scegli il punto di vista di un personaggio, non puoi cambiarlo, anche essendo in terza persona, perché può creare dei fraintesi, in quanto certe volte sembra che si parli di George, altre di Angelina... 
La morte di Fred, il dolore di George... sappiamo che è un tema visto e rivisto, eppure sei riuscita a renderlo in maniera veramente splendida e mai banale, complimentoni! 
Vogliamo parlare della caratterizzazione? È semplicemente perfetta! 
Hai reso benissimo la differenza che c’è tra i due gemelli, ho adorato il George che c’è all’inizio, come cerca di essere ironico in una situazione imbarazzante... è semplicemente perfetto! 
Angelina è proprio come me la immagino quindi... punteggio pieno! 
Mi è dispiaciuto non averti potuto dare il punteggio pieno nel campo del prompt obbligatorio perché, diciamocelo, non era molto centrale nella storia anche se appare in tutte le one-shot, anche se mi piace il modo in cui l’hai inserito, l’ho trovato molto... dolce! 
Per quanto riguarda i prompt facoltativi ne hai inseriti tre - ho tenuto conto anche dei prompt che non hai menzionato, perché compaiono anche quelli, non capisco perché tu non abbia segnalati, alla fine secondo il bando bastava anche soltanto nominarli. 
Be’, dire che questa storia mi è piaciuta è veramente troppo poco! 
Mi hai fatto venire i brividi, alla fine, sul serio. 
Non ho mai letto qualcosa su questa coppia ma devo assolutamente riempire questa mia mancanza, cavolo! 
Complimenti, veramente, ottimo lavoro!

  
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