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Autore: rora17    04/03/2012    6 recensioni
Sherlock e John, dopo tre anni di allontanamento, si sono finalmente ritrovati e dopo aver portato scompiglio al matrimonio di John, fuggono per la loro personale " Luna di miele."
Come si comporterà Sherlock? E John riuscirà a lasciarsi andare?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Anche essendo gelosi si può amare.

 
 

Non era mia intenzione ferirti
Mi dispiace averti fatto piangere
Oh no, non volevo ferirti
Sono solo un ragazzo geloso
(Jealous guy- Jhon Lennon)

 
 
 
Questo posto è favoloso.
Penso di non aver mai visto nulla di più bello, considerando anche il fatto che non sono mai uscito dalla Gran Bretagna, escludendo l’Afghanistan.
Mary ha davvero un gusto notevole; Zacinto è un’isola meravigliosa.
Siamo scesi dall’aereo da neanche mezz’ora ed è in questo lasso di tempo che non sono riuscito a  fare a meno di fissare, inebetito, fuori dal finestrino del taxi, il panorama composto da mare blu cobalto, sabbia chiara e tantissimo verde.
Sherlock, invece, è impassibile e annoiato e mi risulta più inconcepibile del solito…
Quando mai avrà visto una meraviglia simile?!
Non mi soffermo troppo sulla noia del mio amico, sarebbe tempo sprecato e rischierei di perdermi qualche dettaglio.
Dopo pochi minuti arriviamo in vista dell’albergo, posto su un’altura in mezzo al verde.
Insomma, da lasciare senza fiato!
 
Entrati alla reception, veniamo accolti con il sorriso sulle labbra da un uomo alto e abbronzato.
-Voi dovete essere i signori Watson? Ho una bellissima suite matrimoniale che vi aspetta.-
Oh no! No, no no no!
-No guardi. C’è stato un cambio. Sono venuto con un mio…- Amico, collega, coinquilino, amante? Cosa diamine era diventato? – amico!-
Amico, si. Rimaniamo sul neutro.
Sherlock fa finta di non aver sentito, occupandosi di analizzare ogni centimetro della stanza.
L’uomo sembra sgonfiarsi davanti ai miei occhi.
-Ah, perciò niente suite matrimoniale?-
-No, grazie.-   -Si, invece-
-Sherlock?- chiedo, preso in contropiede. Cosa diamine gli è successo in questi tre anni? Dove è andato a finire l’uomo di ghiaccio che conoscevo?
Con molta eleganza si appoggia al bancone, inchiodando l’uomo con i suoi occhi di ghiaccio. Un po’ sono geloso. Di solito riservava a me quel trattamento…
Oh cielo, cosa ho detto… ritiro tutto, non sono affatto geloso!
- Vogliamo quella suite, ora!-
-Certo…certo, nessun problema signore- risponde l’uomo, in evidente difficoltà.
-Senta, no… niente matrimoniale… Sherlock?- balbetto, avvicinandomi anch’io al bancone, tentando in qualche modo di prendere in mano la situazione.
-Sherlock cosa stai facendo?-
Nessuna risposta, nemmeno si volta.
Ritento ancora, leggermente più incazzoso.
-Sherlock per l’amor di Dio!-
Quasi urlo e parecchi ospiti si girano a guardarmi. Ma ne è valsa la pena, adesso anche lui mi guarda, visibilmente irritato.
-John, per favore, la pianti di renderti ridicolo?-
-IO?! Tu piuttosto, si può sapere cosa ti è preso? Perché vuoi a tutti i costi una camera matrimoniale?-
-è irrilevante.-
Irrilevante?! È fuori di testa. Lo strattono per un gomito, allontanandolo dal bancone, abbassando la voce; Il concierge sembra fin troppo interessato.
-Cos’è questa novità? Non hai mai voluto che nessuno invadesse i tuoi sociopatici spazi e ora vuoi dividere un letto matrimoniale con me??-
Deglutisco un paio di volte a vuoto. L’idea di me e Sherlock, stesi uno di fianco all’altro, nello stesso letto, sta concentrando il mio sangue in zone sbagliate.
Strattona il braccio in malo modo, togliendolo dalla mia presa ed evitando il mio sguardo come la peste.
-Sono cambiate tante cose in tre anni.-
Afferra la chiave che il concierge gli pone e, mollandomi la valigia, se ne va, lasciandomi con trentamila punti interrogativi e due valige da sobbarcarmi.
-Che tipo interessante il suo ragazzo.-
Interessante?!Non è l’aggettivo che avrei usato, comunque…
-Già- affermo, impugnando i manici delle valige, ciabattando verso l’ascensore.
Oh no… aspetti un attimo. –Non è il mio…-
Ma dell’uomo neanche l’ombra!
 
                                          *******
 
I giorni passarono piuttosto velocemente, ovviamente senza contare i diversi drammi che non sarebbero mai mancati nella nostra convivenza, se così si poteva chiamare.
Voglio sottolineare che in questi giorni evitai accuratamente il letto matrimoniale che Sherlock aveva occupato, preferendo il divano del salottino adiacente.
Solo un pomeriggio, di ritorno dalla spiaggia, ebbi la brutta idea di lanciarmi a peso morto sul morbido letto a baldacchino, rischiando di morire soffocato dal profumo di miele che si alzò dalle lenzuola. Era impossibile che il profumo di Sherlock si fosse impregnato in quel modo nelle lenzuola; Anche il suo odore era egocentrico quanto il proprietario!
La cosa che mi scosse ancora di più nel profondo era la mia incapacità di staccarmi da quel letto che sapeva di lui…
Poi, per mia grandissima sfortuna, io adoravo il miele…
Non capitò più una cosa simile perché evitai ogni contatto con lo Sherlock-odore. Mi sarebbe piaciuto evitare anche il padrone, ma mi risultava impossibile…
 
-Joohn, per l’amor del cielo, mi annoio!-
Svogliatamente alzo il volto dal giornale che stavo leggendo. Mi fissa, in attesa…
-Che cosa vuoi da me Sherlock?!-
-Dammi qualcosa, qualsiasi cosa faccia lavorare la mia mente. Un pluriomicidio non sarebbe male.-
Ma senti questo! Dove lo vado a trovare un omicidio per tenerlo impegnato adesso?
Con uno sbuffo, mi metto seduto sullo sdraio e ricambio lo sguardo semi-disperato di Sherlock.
-Vai a farti un giro. Non so… qualcosa troverai, magari l’omicidio che ti serve!-
Il suo volto s’illumina di gioia.
-Bravo John! Hai ragione, vado!- esclama, allontanandosi a passo spedito. Fa uno strano effetto vederlo senza il suo immancabile completo elegante a due pezzi e il suo cappotto. Sotto il sole cocente, la sua pelle diafana sembra brillare. Penso che potrei rimanere a fissarlo per ore…
-SHERLOCK, NON HAI MESSO LA CREMA!- urlo, sentendomi parecchio scemo.
Alza una mano in segno d’indifferenza…
-Uomo avvisato…-
Alla sera…
 
-Jooohn, Dio fai qualcosa. Sei o non sei un medico.-
Alzo gli occhi al cielo. Come se stesse per morire il signorino…
-Ti sei solo ustionato le spalle, non è niente di grave…- dico, ben attento a non avvicinarmi al letto, dove Sherlock è disteso a pancia sotto, in diagonale. Gira il volto solo per lanciarmi un’occhiataccia. Non lo noto, sono troppo concentrato sui suoi riccioli, scompigliati sul copriletto…
Dio se è bello…
-Ti metto un po’ di dopo-sole!-
-Muoviti. Agisci invece di parlare. Fatti,fatti,fatti!- dice, sbattendo la mano a ripetizione.
Mi avvicino, parecchio turbato. Potrei non rendere atto delle mie azioni.
A carponi lo raggiungo, cominciando a spalmargli la crema sulle spalle, lentamente. Avverto i suoi muscoli rilassarsi sotto le mie dita. Faccio un po’ più di pressione in modo che si assorba meglio. Mugolii indistinti cominciano a salire dalla gola del mio coinquilino che si è fatto molto più docile rispetto a prima.
Mi sposto verso la zona lombare, distribuendo per bene la crema, in modo meticoloso e accurato. Mi azzardo a guardarlo in volto. È rilassato, gli occhi chiusi e le labbra a cuore semi-aperte, invitanti. Stacco immediatamente le mani dal suo corpo. O è la stanza, oppure sono io che comincio ad avere parecchio caldo.
Con un balzo felino, il mio coinquilino si alza, avvicinandosi in modo pericoloso al mio viso. Non intercorrono più di due centimetri…
Con un movimento impercettibile comincia a strusciare il suo naso sulla mia guancia, percorrendo tutto il mio viso.
Penso di essere del colore delle sue spalle visto e considerato che sono completamente in apnea.
-Ehm.. si.. ok!- mormoro, in panico, scendendo dal letto. L’idiota sorride, soddisfatto.
-Vado fuori un attimo…-
Porca miseria, ho bisogno di una bottiglia d’acqua da versarmi direttamente in testa…
-Va bene.-
Gli do le spalle e fuggo lontano da lui e dal suo Sherlock-odore.
Sto camminando da circa un’ora sulle stradine sterrate di Zacinto. Ho comprato da poco la terza bottiglia d’acqua.
Mancano ancora cinque giorni prima del nostro ritorno in patria ma penso che morirò molto prima, non riesco assolutamente a gestire questa situazione. Sono diviso in tre parti distinte: Il mio corpo mi dice di saltargli addosso e baciare quella labbra fino a farle sanguinare, la mie mente, più pacata, pensa che sia inutile resistere. Mi ha fatto notare che senza di lui ormai sono solo un corpo vuoto, -Buttati.- mi dice, perché non avrò un'altra occasione. Ma c’è anche la mia coscienza e i miei insegnamenti che mi dicono –è sbagliato, innaturale.- - Tu ami le donne, non sei gay.-
Insomma mi sento legato a una di quei strumenti di tortura medievali che ad ogni giro di vite, provocavano lo strappo o la rottura di qualche muscolo.
Una tortura per la mia anima.
I miei pensieri mi portano al centro dell’isola e mi ritrovo, inconsapevolmente a fissare l’interno di un bar. Una giovane ragazza si accorge del mio sguardo e lo ricambia. La vedo poi portarsi una mano alla bocca.
In un secondo mi è davanti.
-Oddio non ci credo.- afferma con uno spiccato accento italiano – Sei John Watson?-
Io sono parecchio allibito.
-Si sono io e tu??-
-Non ti ricordi? Sono Emma…-
Il mio sguardo è vacuo… Emma??
-Emma Ricciardi. Eravamo nello stesso corso di laurea.-
-Ah, oh si! Adesso ricordo! Come stai?- dico, baciandola sulla guancia. Adesso ricordo. Avevo avuto una tremenda cotta per Emma. Lei era la tipica ragazza italiana, dai capelli folti e scuri e dagli occhi profondi, bella da star male. Non mi ero mai dichiarato. Ero un tantinello sfigato all’epoca.
-Non sei cambiata di una virgola, sei ancora bellissima!-
Sorride e si nasconde il volto.
Oh si, è davvero bella.
-Smettila John, mi fai arrossire!- Mi prende per mano – Senti ti fa di prendere un caffè, sono qua con un paio di amiche…-
Sono lì li per accettare ma poi mi ricordo di Sherlock, abbandonato a se stesso…
-Mi dispiace, un amico mi aspetta.-
Vedo che è dispiaciuta e tento subito di rimediare.
-Però potremmo uscire stasera tutti insieme- propongo. Accetta immediatamente.
-Aspetta che ti accompagno al tuo albergo, così parliamo un po’ dei vecchi tempi.-
 
                                      ********
 
-Ahaha oddio Emma. Certe cose proprio non me le ricordavo sai-
- Che memoria corta che hai John.-
Siamo davanti al mio albergo, è ora di salutarci.
Rimaniamo un secondo in silenzio.
-Sai John, anche tu non sei cambiato.- mi accarezza una guancia, lentamente. –Sei rimasto un bell’uomo.-
Arrossisco, non posso fare altro, poi Emma torna a sorridere, dandomi un veloce bacio sulla guancia.
-A stasera John!-
-A stasera!-
Ritorno verso la suite ma a metà strada incontro Sherlock, evidentemente mi aspettava.
-è un’ora, 25 minuti e 30 secondi che ti aspetto. Chi era quella?-
Oh no. Perché mi sento in colpa?
-Era una vecchia compagna di scuola.-
Arriccia le labbra in segno di disgusto e la cosa mi da parecchio fastidio.
Perché si comporta come una fidanzatina gelosa?
-è volgare.-
Non rispondo, sorpassandolo e picchiando i piedi con furia sulle scale.
-Non mi piace.-
-Stasera usciamo insieme. Ci sono anche due sue amiche. Vuoi unirti a noi?-
So già che dirà di no, spero che dica di no!
-Va bene!-
Ok, sarà una pessima serata!

Ebbene, che ve ne pare?! Spero vi abbia fatto sorridere, almeno un pochino!
Alla prossima carissime! Un bacio!

  
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