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Autore: jaejae    05/03/2012    4 recensioni
»INFINITE »Pairings: non li elenco onde evitare spoilers; la fanfiction è puramente slash.
Sungyeol conduce una vita all'insegna della musica e del divertimento, ha buoni amici e un posto di lavoro fisso, eppure ha sempre come la sensazione che sia impossibile fuggire da quella gabbia di apatia che lo intrappola. In un giorno di pioggia, senza rendersene conto, uno strano ragazzo su un autobus, un lettore mp3 abbandonato e una canzone sconosciuta gli apriranno quella gabbia...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! Aggiornamento abbastanza veloce e puntuale, infatti è passata una settimana esatta... spero di riuscire a continuare così e postare un capitolo ogni lunedì!
Avviso già da ora che se inizierete a scorrere la pagina e non troverete mai la fine del capitolo è perchè è di... quattordici pagine secondo il mio computer. XD E credo che un po' tutti i capitoli d'ora in poi saranno mediamente di questa lunghezza, perciò preparatevi psicologicamente. ♥
Ad ogni modo, dato che ho seriamente bisogno di pareri e consigli per quanto riguarda la fanfiction, ricordo che le recensioni anche di critica sono davvero apprezzate. Commenti sullo stile di scrittura, sulla presentazione del capitolo, sulla trama e via dicendo, mi sarebbero davvero utili per migliorarmi. Anzi, se avete un account sul sito ma non vi va di recensire per motivi vostri, anche solo inserire la fic nelle seguite, facendomi così capire che la storia vi sta prendendo, mi sarebbe molto d'incoraggiamento. Grazie! E buona lettura!



Capitolo 2

«Cos'è, mi fai di nuovo la posta davanti a casa?»
Woohyun alzò lo sguardo: Sunggyu gli stava di fronte, occhiali grandi dalla montatura nera, giacca leopardata, una sportina del mini-market appesa alla mano sinistra, aria totalmente sciatta. Non aveva un granché l'aspetto di uno studente universitario che puntava a diventare insegnante, ma Woohyun gli sorrise, il miglior sorriso che gli riuscisse.
«Hyung, pensavo non tornassi più», si lamentò Woohyun alzandosi da uno dei gradini gelidi che portavano all'ingresso del condominio in cui viveva Sunggyu. Ormai Woohyun non avrebbe più saputo contare tutte le ore spese ad aspettare il suo hyung su quei gradini nel corso di quegli ultimi due anni, ormai c'era quasi affezionato. Perfino gli abitanti del palazzo ormai lo conoscevano e lo salutavano come se fosse un loro vicino di casa. Sunggyu diceva sempre che era imbarazzante, ma allo stesso tempo non gli aveva mai chiesto di non farlo, di non aspettarlo.
«Avresti almeno potuto chiamarmi prima di venire», commentò il più grande mentre tirava fuori le chiavi ed apriva il portone.
«Mh, sì, ma allora non sarebbe più stata una sorpresa.»
«Tu fai un po' troppe sorprese, piombando sempre qui senza avvertirmi.»
«Perchè, dici che una volta di queste potrei interrompere qualcosa di compromettente ora che hai la ragazza?»
Woohyun stava scherzando, in verità. Era certo che Sunggyu si sarebbe imbarazzato e avrebbe tirato fuori il suo solito lato burbero, invece rispose solo: «Anche...»
Era stata una sorpresa. Woohyun s'era immobilizzato un attimo su un gradino, mentre salivano le scale del condominio per raggiungere l'appartamento di Sunggyu che si trovava al terzo piano, e si sentì offeso. Si sentì ferito. E non era per quello che aveva detto l'altro, ma per il fatto che lui, il diritto di arrabbiarsi, non ce l'aveva proprio. Mandò giù il groppo che sentiva in gola e sorrise di nuovo: velocizzò il passo e sorpassò Sunggyu rivolgendogli uno sguardo di sfida.
«Chi arriva ultimo è un nonno!» annunciò, correndo sulle scale. Si voltò un attimo: il suo hyung se ne stava immobile sulle scale con il suo inconfondibile sguardo da "mi stai prendendo per il culo?"
«Yah! Ti sembra che abbia energie da spendere con queste idiozie?», gli gridò dietro Sunggyu e Woohyun rise.
«Eddai, hyung, se fai così sembri comunque un nonno!»
L'attimo dopo, Sunggyu lo stava rincorrendo sulle scale, ma perse comunque.
«Dove hai imparato a correre così veloce?» chiese Sunggyu a Woohyun qualche minuto più tardi, in casa, mentre preparavano la cena: Sunggyu sembrava ancora parecchio stravolto dalla corsa sulle scale, dopotutto lui non era uno particolarmente dedito all'attività fisica, anche se manteneva sempre un bel corpo. Woohyun aveva riso per dieci minuti dopo averlo visto arrivare sul pianerottolo con il fiato corto e l'aria di uno a cui stava per collassare un polmone.
«Sai com'è, i tempi in cui scappavo dalla polizia o dai brutti ceffi che volevano ammazzarmi di botte hanno avuto dei risvolti positivi, ora corro veloce come il vento.»
Sunggyu fece una smorfia e ironicamente disse: «Che bella cosa, potrei commuovermi.»
«Beh, se non avessi attraversato quel brutto periodo probabilmente noi non ci saremmo mai conosciuti e ora non saremmo qui a preparare Jajangmyeon*.»
«Davvero, smettila o mi metto a piangere.»
Woohyun lo guardò ad occhi assottigliati, risentito. C'erano delle volte in cui l'ironia acida di Sunggyu sembrava andare oltre lo scherzo, e allora sentiva l'impulso di picchiarlo, ma poi non faceva mai niente. Perchè Woohyun era follemente, totalmente, irrimediabilmente innamorato di lui, nel bene e nel male.
Sungyeol gliel'aveva ripetuto mille volte, finché era stato ancora in tempo per tornare sui propri passi prima di caderci completamente: "Non innamorarti di un etero". Woohyun però non l'aveva ascoltato, non aveva resistito, e c'era cascato come una pera cotta. Dato che era stato un colpo di fulmine, comunque, anche se avesse cercato di impedire il peggio, non sarebbe stato ugualmente facile. Woohyun era certo che se due anni prima avesse lasciato perdere sin dal primo "no", avrebbe continuato a pensarci e si sarebbe pentito di non aver continuato a provarci, o almeno di non aver goduto della sua amicizia. Era ormai da due anni che si ripeteva "va bene anche così, posso sopportare". Era una gigantesca balla. E quel che è peggio, lo sapevano entrambi: lo sapeva Woohyun come lo sapeva Sunggyu che la situazione non poteva andare avanti così per sempre, ma per Woohyun era bello illudersi. Prima s'era illuso che Sunggyu sarebbe rimasto single per tutta la vita, adesso s'illudeva che, anche quando hyung si sarebbe sposato e poi avrebbe avuto dei figli, lui avrebbe potuto continuare a presentarsi a casa sua quasi ogni giorno senza preavviso. Non per pretendere chissà cosa, ma solo un po' della sua attenzione. Impossibile, giusto?
«Sabato sera io e i ragazzi ci esibiamo al Catharsis, vieni a vederci?» chiese Woohyun mentre mangiavano, interrompendo quel silenzio confortevole che s'era creato. Sunggyu scosse la testa e rispose: «Non posso, sabato sono impegnato.»
Woohyun sapeva già il motivo. Sapeva che lo avrebbe fatto sentire una schifezza averne la certezza, ma lo chiese lo stesso. «Con Yeonjae?»
Yeonjae era la ragazza di Sunggyu, si frequentavano da qualche mese e sembravano andare particolarmente d'accordo, più che con molte altre ragazze che il suo hyung aveva frequentato nel corso degli ultimi anni. Sunggyu, alla domanda, sembrò pensarci su e poi emise solo un: «Mh.»
Anche se non poteva permettersi di dirlo apertamente, a Woohyun mancavano davvero i tempi in cui Sunggyu si prendeva l'impegno di venire a vedere i loro live ogni volta che ce n'era uno, anche se magari avrebbe avuto altro da fare o era stanco. Il solo intravederlo tra il pubblico, in disparte a fissarlo, gli aveva sempre dato la carica giusta. Ma adesso Sunggyu non veniva più a vederlo cantare. Non usava più mezzi improbabili per fargli i complimenti perchè si vergognava a dirgli apertamente che era un bravo vocalist. Semplicemente adesso Sunggyu non gli dedicava più tanto tempo e lui non poteva pretendere che lo facesse.
Woohyun emise un sospiro rammaricato e disse: «Peccato, è il nostro primo anniversario come band completa da quando Sungjong s'è unito ufficialmente a noi, perciò faremo una cosa in grande per festeggiare, speravo che venissi.»
«Cosa in grande? Tipo?»
Aveva proprio sperato che gli facesse fatto questa domanda. «Primo oneman live**, bello», annunciò con fierezza, mettendo su un sorriso sornione e puntandogli contro le bacchette sporche di salsa di soia.
«Sul serio? Congratulazioni!» Per la prima volta nel corso della serata, Sunggyu fece un sorriso sincero, ed era tutto dedicato a lui. Woohyun si sentì felice.
«Sungyeol ultimamente non faceva altro che lamentarsi che non avevamo più tante occasioni di esibirci dal vivo, così finalmente ha mosso il suo culo di leader ed è riuscito a convincere il proprietario del Cathersis a lasciarci l'intera serata. Sono abbastanza sicuro che verrà parecchia gente», disse Woohyun, grattandosi il naso, con studiata compostezza.
Sunggyu annuì e rispose: «Lo spero per voi.»
In realtà Woohyun era abbastanza certo anche di altre cose, come che tre quarti degli ipotetici partecipanti al concerto sarebbero stati senza ombra di dubbio suoi fans, perchè lui era il cantante, ed era molto figo, ma questo a Sunggyu preferì non dirlo per non incrinare il suo momentaneo buon umore. Ripensando ai suoi amati fans, Woohyun sentì un forte senso di completezza: al mondo non c'è niente di meglio che avere qualcuno che t'ammira per qualcosa, per quanto piccola possa essere. Poi, certo, si passava al lato materiale, come la discreta quantità di regali e biglietti che riceveva dopo ogni live.
«Quando vedo tutte quelle persone che ci acclamano, mi emoziono e mi viene voglia di abbracciarle tutte», ammise con aria sognante. Poi osservò l'espressione di Sunggyu: l'angolo destro della sua bocca si arricciò in un sorriso che in realtà aveva ben poco di allegro. Stava ricordando. No, stava rimpiangendo.
«Un giorno voglio fare un duetto con te, hyung. Tutti ne parleranno: "Sunggyu degli Ophelia che torna in scena". T'immagini?»
L'aveva detto per dire, allegramente, giusto per vedere la reazione del suo hyung... ma non s'era aspettato di ricevere un'occhiata così gelida.
«Scordatelo, io ho chiuso con la musica», rispose l'altro, serio.
Woohyun sapeva di aver toccato un tasto dolente, sapeva che continuare così avrebbe fatto seriamente arrabbiare Sunggyu, ma non esitò un istante.
«Hyung, hai una voce straordinaria, non puoi smettere di cantare. So che lo scioglimento degli Ophelia è stato un duro colpo per te, ma tu hai talento, non puoi abbandonare così il canto per diventare un insegnante di... non so neanche di cosa.»
Improvvisamente, Woohyun sentì le altre parole che avrebbe voluto dire morirgli in gola. Quello sguardo. Sembrava quello di un leone. A breve l'avrebbe divorato vivo se non si fosse messo al riparo, ne ebbe la certezza quando la voce forzatamente trattenuta di Sunggyu gli giunse alle orecchie così pericolosa: «Hai finito?»
Woohyun non cedette, non abbassò lo sguardo, non esitò. Sunggyu non gli aveva mai fatto paura quando si fingeva aggressivo.
«No. Sei stato tu che mi hai fatto davvero venire voglia di cantare, che mi hai fatto capire che vuol dire amare la musica... pensi che questo non significhi niente?»
Sunggyu si alzò da tavola e raccolse sbrigativamente le stoviglie sul tavolo, anche se non erano ancora del tutto vuote, poi disse: «Significa che se continui con questa storia ti butto fuori di casa. E non scherzo.»
Mise la roba nel lavello e aprì il rubinetto, facendo scorrere l'acqua. Woohyun restò fermo a guardarlo, mentre l'altro gli dava le spalle: in realtà non era affatto un leone, era solo una persona terribilmente infelice e delusa, che non era neanche capace di ammetterlo e di fronteggiare il nemico. Che non aveva il coraggio di ammettere di appartenere alla musica, perchè la odiava e la amava insieme, perchè lei gli aveva dato tutto e poi gliel'aveva strappato via. Woohyun avrebbe voluto dirgli di non temere, di non cercare di nasconderlo a tutti i costi, perchè lui avrebbe continuato ad amare tutto della sua anima, anche quel suo lato infelice.
Si alzò dalla sedia e raggiunse Sunggyu, abbracciandolo da dietro. Il suo odore, il suo calore, i vestiti, la pelle attraverso i vestiti...
«Sei arrabbiato?» gli sussurrò e prese un respiro profondo. Dio, che voglia atroce di scopare con lui. Non fare l'amore, proprio scopare ferocemente.
Sunggyu gli afferrò le mani e sciolse l'abbraccio, allontanandolo. «Non sono arrabbiato.»
Woohyun non cercò di insistere, sapeva che avrebbe solo peggiorato le cose. Si sedette sul ripiano della penisola della cucina e con totale nonchalance chiese: «Beh, come va con Yeonjae?»
«Bene.»
Perchè doveva per forza andare bene, perchè? Si sforzò comunque di sorridere. Continua a sorridere, Woohyun, non smettere di sorridere.
«Sì? A quando il matrimonio?»
«Ma quale matrimonio, ci conosciamo da troppo poco tempo.»
«Perchè? Io non vedo l'ora di diventare zio. Immagino già il momento in cui Yeonjae terrà tra le braccia un pargoletto e dirà: "Ommioddio, guarda Sunggyu, è uguale identico a te con quei grandi occhietti vispi!"» scherzò, imitando la parlantina della ragazza facendo la voce acuta e parlando pure con il suo stesso accento.
Sunggyu lo guardò minaccioso e sussurrò, serafico: «Vuoi morire?»
Woohyun rise e cercò di tenersi pronto a scappare in caso di attacco, ma in quel momento il cellulare di Sunggyu iniziò a squillare. Ancor prima che il suo hyung rispondesse, Woohyun sentì di sapere già chi fosse. Quando il più grande rispose alla chiamata con un sorriso, quando gli sentì dire "ciao" con quella voce dolce, Woohyun avvertì che c'era qualcosa di così immensamente doloroso, ingiusto, sbagliato in tutto questo... quando vide Sunggyu andarsene in un'altra stanza per parlare indisturbato, come se lo volesse escludere da tutto, Woohyun si guardò attorno silenziosamente. Quell'appartamento... quell'appartamento non era più casa sua. Non lo era da un pezzo e non lo sarebbe più stato. Anche se c'aveva vissuto per qualche tempo, anche se aveva trascorso lì il periodo più bello della propria vita, doveva smetterla di presentarsi a quella porta come se fosse il benvenuto, come se Sunggyu lo stesse addirittura aspettando. Decisamente, doveva smetterla.
Quando Sunggyu tornò in cucina dopo la fine della sua conversazione con Yeonjae, Woohyun non c'era più.

Sungyeol era completamente in fase di autodistruzione. Non c'era termine più appropriato. Completa, totale autodistruzione. Non poteva essere diversamente, siccome non dormiva e non mangiava più, e anche quando cercava di riposarsi c'era qualcosa che non andava, che lo disturbava, che gli impediva di dormire quietamente.
Tutti attorno a lui lo guardavano preoccupati, chiedendosi se non fosse stato colto da una qualche preoccupante e sconosciuta malattia che gli causava sintomi improbabili come: iperattività acuta in alcuni momenti che poi sfociava in distrazione totale nel compiere qualsiasi cosa che non comprendesse suonare una chitarra e infine sguardo perso nel vuoto. Cioè, no, ok, lo sguardo perso nel vuoto era praticamente una cosa normale per Sungyeol, ma il resto? I suoi coinquilini avevano definitivamente stabilito che in Sungyeol c'era qualcosa che non andava dopo la scena che li aveva fatti ridere fino a piangere di qualche sera prima: il ragazzo s'era addormentato in piedi mentre mangiava la propria cena, una spaghetto che gli colava dalla bocca aperta. Nessuno all'inizio se n'era accorto, tutti troppo presi dal guardare la televisione, ma improvvisamente il suono di un leggero russare nell'aria aveva attirato la loro attenzione. Risero talmente forte che Sungyeol si svegliò di soprassalto, l'aria stordita e infastidita come chi era appena stato svegliato da un sonno profondo. Era stato parecchio divertente, Woohyun aveva addirittura rimpianto di non avergli scattato una foto ricordo prima che si svegliasse, ma d'altro canto quello era stato anche un evidente segnale d'allarme: Sungyeol era impossessato da una cosa pericolosissima. Era impossessato dalla musica.
Tutti loro sapevano già che il problema aveva origine da quel lettore mp3 che Sungyeol aveva trovato sull'autobus. All'inizio, quando due settimane prima Sungyeol era tornato a casa con l'aria trafelata e farneticando riguardo ad una strana canzone sconosciuta che era perfetta per la loro band, nessuno gli aveva dato troppo peso... o almeno, nessuno avrebbe potuto immaginare che la cosa si sarebbe complicata a tal punto. Tutti e tre avevano ascoltato la canzone e avevano condiviso l'iniziale meraviglia ed entusiasmo di Sungyeol, ne avevano parlato per una notte intera, condividendo una scodella di ramen.
«Insomma, una canzone che nessuno di noi ha mai sentito, senza titolo e senza neanche il nome dell'autore, trovata nel lettore mp3 che un misterioso tizio incappucciato ha dimenticato sull'autobus», aveva riassunto Woohyun ad occhi assottigliati, completamente concentrato. Sospirò e concluse con profondo sgomento: «Wow, neppure nei drama.»
Nessuno si azzardò a rispondere.
«Vorrei riarrangiare la canzone ed adattarla alla nostra band. Potremmo inciderla in proprio e poi diffonderla come singolo digitale», disse Sungyeol dopo un po', dando voce a ciò a cui aveva pensato sin dalla prima volta che aveva sentito il suono di quella chitarra.
Hoya gli lanciò un'occhiata accigliata. «Non credo sia una buona idea, almeno finché non rintracciamo l'autore. Se la pubblicassimo e il proprietario uscisse allo scoperto proprio in quel momento potremmo avere dei problemi.»
«Ok, ma voglio comunque lavorarci su», continuò Sungyeol, e tutti sapevano che l'avrebbe fatto, con o senza il supporto e la collaborazione degli altri membri. «Hyung, nel frattempo potremmo mettere un annuncio sul nostro sito ufficiale e sul nostro cafè per trovare il proprietario dell'mp3. Dalla musica che ascolta sembra uno che s'interessa parecchio all'ambiente e alla musica indie, magari ci conosce», propose Sungjong e tutti si voltarono a guardarlo come se fosse un alieno.
Sungyeol lo guardò per un po' con aria totalmente persa, poi disse: «Oh. Può funzionare.»
«È una piccola possibilità che veda l'annuncio, ma si può sempre provare», concordò Hoya intanto che Sungyeol si buttava addosso a Sungjong per coccolarselo un po', come faceva ogni volta che Sungjong si rivelava particolarmente utile o particolarmente adorabile, perciò succedeva spesso. Sungyeol non aveva mai nascosto di provare una sorta di attrazione nei suoi confronti, aveva anche tentato di portarselo a letto, una volta, poco dopo essersi conosciuti, ma Sungjong quella volta l'aveva rifiutato categoricamente e così, passato l'imbarazzo iniziale, avevano finito per diventare come due fratelli.
Sungjong stava ridendo e si stava dimenando nel tentativo di fuggire dall'abbraccio di Sungyeol, quando la voce calma di Woohyun non immobilizzò tutti quanti, portando una ventata di sgomento: «Non è solo una piccola possibilità. Sungyeollie, non hai visto? Ha la registrazione di una nostra esibizione live nell'mp3.»
Tutti si immobilizzarono a fissare Woohyun che se ne stava a curiosare tra i brani del lettore indossando solo un auricolare, l'aria particolarmente assorta. Nel giro di due secondi, gli altri tre gli si radunarono attorno esclamando: «Sul serio?!»
«Sungyeol, come diavolo hai fatto a non accorgertene?» chiese Hoya. Sembrava sinceramente esterrefatto dalla cosa.
«Che ne so, non ho controllato proprio tutti i brani, mi sono bloccato dopo aver sentito quello senza titolo...» tentò di giustificarsi, mentre Sungjong continuava a dimenarsi tutto entusiasta nel suo abbraccio cantilenando: «Wow, un nostro fan!»
Sungyeol iniziò a dimenarsi anche lui, intanto che c'era, cercando di condividere la gioia generale, quando si bloccò e disse: «Strano però, sull'autobus non ha mai dato segno di conoscermi.» Cioè, non per dire, ma davvero difficilmente le persone avevano una blanda impressione di lui o scordavano la sua faccia.
«Magari non ti ha riconosciuto, non è che sei un idol o che», lo rimbeccò Woohyun dandogli una pacca sulla nuca. «Comunque vedo che ha molte registrazioni di esibizioni live, anche di altre band. Può essere che anche quella canzone sia stata registrata da un concerto?» chiese poi.
«Non so, mi sembra strano, non si sente quel rumore di fondo tipico dei concerti, poi si sente solo una chitarra. Alla fine potrebbe essere qualsiasi cosa: una canzone di qualche artista che noi non conosciamo, la cover di chitarra di un'altra canzone, magari il proprietario di questo aggeggo s'è registrato mentre suonava una sua canzone. Le opzioni sono infinite. Non facciamo mosse avventate finché non riceviamo risposta dal tipo dell'autobus», concluse Hoya e poi calò il silenzio. Tutti stavano pensando la stessa cosa che Woohyun, dopo un po', trovò il coraggio di formulare ad alta voce: «E se non rispondesse?»
Di fatti, il misterioso proprietario del lettore mp3 non rispose mai a nessun annuncio nel corso di quelle due settimane di ricerche, anche se Sungyeol e Sungjong s'erano tanto impegnati per scrivere quell'avviso: s'erano messi davanti al computer con lo stesso spirito di un bambino che doveva creare un attacco d'arte che avrebbe fatto disperare qualsiasi genitore, e alla fine avevano allegato la foto del lettore mp3 scrivendo di seguito queste poche righe:
"Buonasera, nostri cari fans! Stiamo cercando il proprietario di questo lettore mp3 che il nostro leader Sungyeollie ha trovato questa mattina sull'autobus della linea 87! Se sei il vero proprietario, per favore contattaci e dimostra di essere davvero tu scrivendo i nomi di almeno dieci artisti contenuti nel lettore mp3! Fatti vivo, dobbiamo parlare riguardo la 'No Title Track 001'!"
E niente. Zero. Vuoto totale. Sungyeol aveva pure diffuso la cosa su Twitter, ma a parte tante domande e interesse da parte dei suoi followers, Sungyeol non ottenne proprio un accidente. Evidentemente il famoso ragazzo incappucciato o non accedeva a internet o non frequentava le fonti ufficiali della band o semplicemente non voleva farsi trovare. Anche lì, le possibilità erano molteplici, anche se la terza era probabilmente la meno attendibile: perchè non farsi trovare se di mezzo c'era riottenere un oggetto perduto? Sempre ammesso che fosse davvero suo... un furto? Si chiese perchè si metteva pure a pensare a queste cose.
In quelle due settimane Sungyeol aveva portato con sé quel lettore mp3 ovunque andasse, come terrorizzato all'idea di separarsene. Certo, non aveva tenuto conto del fatto che un uso così frequente del lettore lo avrebbe portato a scaricarsi velocemente: prima che potesse rendersene conto, l'apparecchio aveva smesso di accendersi. Dopo un'iniziale crisi esistenziale, Sungjong gli aveva fatto notare con estrema calma che bastava andare in un negozio di elettronica e cercare un cavetto compatibile per ricaricarlo. Sungjong era in assoluto la persone più utile che conoscesse, l'aveva sempre detto.
Alla fine, dopo diverse indecisioni, Sungyeol aveva deciso di far ascoltare quel brano a Snake, attingendo al suo sconfinato sapere in fatto di musica e alle sue conoscenze. Il suo datore di lavoro gli aveva prestato alcuni CD di artisti dallo stile simile, indicandogli alcune ballad, ma non era affatto la stessa cosa. Aveva fatto sentire il brano anche ad altri suoi amici e musicisti con cui a volte la sua band collaborava o aveva concerti, ma nessuno sembrava in grado di aiutarlo concretamente.
Da dove caspita era sbucata quella stramaledetta canzone?
Era arrivato al punto di saperla suonare perfettamente, semplicemente andando ad orecchio. Si appuntava stralci di musica ovunque, perfino sulle mani quando non aveva altro su cui scrivere. Quella canzone gli aveva smosso qualcosa dentro, era strano. Aveva passato tanto di quel tempo nell'apatia più totale, sentendosi fiacco, svogliato, annoiato. In quel periodo strano gli era persino passata la vogla di fare musica e suonare la chitarra, quindi non aveva più avuto la grinta di fare l'unica cosa che l'avesse fatto sempre sentire vivo, e all'improvviso... all'improvviso quella voglia di mettersi alla prova era sbocciata di nuovo.
Quando ascoltava quella canzone a volte ripensava a sua nonna. Sua nonna era stata in assoluto la donna più orribile con cui avesse avuto a che fare, era certo che fosse stata lei a fargli passare l'interesse verso le donne, se mai ne avesse avuto anche solo un briciolo da quand'era nato. Essendo cresciuto sempre con sua nonna e non avendo mai avuto grandi e duraturi contatti con altre figure femminili, Sungyeol aveva finito col pensare che le ragazze, anche quelle più gentili, sotto sotto nascondessero un animo assurdo, incomprensibile e maligno esattamente come sua nonna. La cosa lo aveva sempre terrorizzato. Gli uomini invece no, loro per la maggior parte dei casi erano prevedibili, avevano una mente semplice, la cosa era molto più tranquillizzante.
Finché non morì, sua nonna gli insegnò solamente cosa non fare: non piangere, non lamentarsi, non suonare la chitarra e non commettere un peccato mortale e disgustoso come andare a letto con altri uomini. Sungyeol non aveva mai rispettato nessuna della sue proibizioni e questo gli era costato un sacco di litigate e di botte che la donna gli inferiva rincorrendolo con la scopa. Comunque non pianse quando morì: lei gli avrebbe sicuramente detto di non farlo. E non le portò mai fiori, perchè lei avrebbe senz'altro detto che era uno spreco inutile di soldi e di tempo... tanto poi appassivano. Ogni tanto andava sulla sua tomba e gliela sistemava, poi guardava la lapide e diceva: "Brutta vecchia, è un sollievo che tu sia morta". Ogni volta aveva come l'impressione che lei ghignasse attraverso la foto.

Sungjong aveva completamente marinato la scuola. In quei giorni aveva fatto gli straordinari al lavoro, perciò quella mattina non aveva proprio avuto la forza psicofisica di svegliarsi presto e andare a scuola. A volte capitava che si addormentasse nel bel mezzo delle lezioni e spesso veniva pure scoperto, ricevendo continue punizioni; una volta l'avevano pure spedito dal preside, senza contare che riceveva non poche contestazioni da parte degli insegnanti a causa dei suoi capelli biondo platino. Ma chissene, giusto? Aveva già pensato un sacco di volte di abbandonare gli studi definitivamente, tanto non l'avrebbero poi tanto aiutato nella vita: lui avrebbe avuto una carriera come musicista, prima o poi avrebbe debuttato sotto una grande e importante casa discografica. Tutti si sarebbero ricordati di lui, anche quando sarebbe stato vecchio o morto. Non voleva vivere di rimpianti.
Sungjong, in mutande e maglietta nel bel mezzo del soggiorno con una tazza di tè in mano, osservava il proprio basso riposto sulla parete di destra. Era incredibile cosa fosse disposto a fare per suonare un maledetto basso, non capiva se fosse la sua benedizione o la sua condanna a morte.
Guardò l'ora dalla radiosveglia riposta su una mensola della cucina: erano quasi le tre e mezza del pomeriggio, incredibile che avesse dormito così profondamente per tutte quelle ore. Si passò una mano sugli occhi e pensò che una volta finito il té sarebbe andato a farsi una bella doccia calda e poi si sarebbe preparato per il lavoro di quella sera. Magari per ingannare il tempo poteva andare a trovare Sungyeol al negozio di strumenti musicali di Snake e fare quattro chiacchiere... fece appena in tempo a pensare tutto questo che la porta d'ingresso s'aprì e Hoya rientrò in casa con aria tranquilla, finché non alzò lo sguardo e vedendo Sungjong a casa si accigliò leggermente.
«Sungjong-ah. Come mai a casa a quest'ora?» chiese al più piccolo mentre si toglieva le scarpe all'ingresso.
Sungjong si strinse nelle spalle e disse: «Oggi sono rimasto a casa a dormire, non avevo le forze di alzarmi. Tu, invece?»
«Ho staccato prima.»
Hoya si guardò in giro, come alla ricerca di qualcosa, poi il suo sguardo si fermò sulla figura dell'altro. Sulle sue gambe. Sui suoi fianchi, sulla linea della clavicola che si intravedeva dallo scollo della maglietta, sulle sue sottili braccia bianche. Sungjong le percepiva quelle piccole attenzioni, dopotutto non era stupido, non lo sarebbe mai stato, e a massimo poteva fingere di esserlo perchè spesso era la cosa più semplice da fare, fingere di non capire gli altri. Anche in quell'occasione decise di fingersi stupido di non accorgersi di quello sguardo. Non poteva ricambiarlo, accettare quella piccola sfida, anche se magari avrebbe davvero voluto farlo, perchè Hoya apparteneva già a qualcun altro, qualcuno che Sungjong rispettava. Dongwoo non si meritava certo un tradimento e lui si diceva e ripeteva che non ne sarebbe mai stata la causa. Non poteva e non voleva. Hoya e Dongwoo stavano insieme dai tempi del liceo, fare una cosa simile sarebbe stato da bastardi.
«A casa non c'è nessun altro?» chiese poi Hoya avvicinandosi al frigorifero. Lo aprì e tirò fuori una bottiglia d'acqua, svitò il tappo e ne bevve un lungo sorso. Sungjong si concesse di osservare la linea tesa del collo del suo hyung mentre beveva. Sexy.
«Mh. No.»
Hoya smise di bere e lo guardò, Sungjong distolse lo sguardo. Doveva scappare. Sbrigativamente appoggiò la tazza sul tavolo e annunciò: «Vabbhè, io vado a farmi una doccia.»
«Sungjong-ah, ultimamente mi stai evitando?» Hoya bloccò la sua fuga così, con una semplice domanda. Sungjong si sentiva a disagio, nervoso, come se fosse stato colto in flagrante. Era brutto venire smascherati. Si guardò in giro e temporeggiò un attimo: cosa poteva rispondere, in fondo? Ovvio che lo stesse evitando.
«No, perchè dovrei?» rispose invece, cercando di sorridere.
«Non lo so, mi sembri strano...»
«Sarà solo un'impressione.»
Bugiardo. Sungjong era abbastanza sicuro che Hoya gliel'avesse sussurrato alle spalle mentre si stava allontanando.

Era una di quelle due sere a settimana in cui Woohyun si degnava di lavorare e guadagnare qualche spicciolo per sé, per svagarsi e comprare qualcosa di non essenziale, ma per la maggior parte li metteva semplicemente da parte. Tutto ciò che guadagnava non lo condivideva mai con nessuno, neanche in piccola parte: non faceva regali e non offriva mai da mangiare agli altri. Tutti ripetevano che avesse il braccino corto, ma lui si difendeva tirando fuori la storia che quand'era piccolo la situazione economica della sua famiglia non era stata esattamente delle migliori, perciò sin da allora aveva imparato a risparmiare e ad utilizzare i soldi con criterio. Però era sempre felice di accettare se qualcuno gli offriva qualcosa. Alcuni lo etichettavano anche come uno scroccone, ma lui non ci aveva mai dato particolare peso, troppo innamorato di sé.
Woohyun terminò il proprio turno e uscì dal ristorante in cui lavorava ormai a sera tarda. Alzò lo sguardo e proprio lì, davanti all'uscita, vide Sunggyu. Quasi gli venne un colpo quando lo vide: incredibile che il suo hyung fosse realmente lì e non si trattasse di un'allucinazione... cioè, era sul serio venuto fin lì per vedere lui. Incredibile.
Sunggyu si guardava in giro con aria distratta, aspettando che Woohyun lo raggiungesse, probabilmente. Se ne stava con la mano destra in tasca, mentre in quella sinistra si rigirava una sigaretta spenta. Diceva di aver smesso col fumo, ma solitamente ne tirava fuori una quand'era particolarmente nervoso. Woohyun lo capì in quel momento, e ogni suo iniziale entusiasmo vacillò: stava per succedere qualcosa.
Preferì non farci caso e gli si avvicinò con un sorriso. «Yah... cosa ci fai qui?»
Sunggyu si voltò a guardarlo, e non sorrideva, sembrava più a disagio. Gli fece un cenno e disse: «Niente, ero di passaggio. Come stai?»
«Bene. Tu?»
«Anch'io.»
Momento di imbarazzo. Woohyun si guardò le punte delle scarpe. Era difficile non sentirsi imbarazzati dopo la figura che aveva fatto l'ultima volta che s'erano visti: era praticamente fuggito dalla casa di Sunggyu di nascosto da quest'ultimo, come un totale idiota. Dopo la sua sparizione, Sunggyu l'aveva chiamato e gli aveva scritto spesso, pretendendo una spiegazione per il suo comportamento. Woohyun s'era forzato di ignorare il proprio telefono ogni volta, d'altra parte si diceva che neanche lui avrebbe ben saputo dire il perchè di quell'azione assurda. Comunque non s'era aspettato che Sunggyu sarebbe sul serio venuto a cercarlo di persona.
Woohyun puntò lo sguardo verso la mano sinistra dell'altro. Continuava a giocare con quella sigaretta. Trovò il coraggio di sorridergli di nuovo e dirgli: «Sono felice che tu sia venuto, pensavo fossi impegnato. Volevi dirmi qualcosa?»
«Non proprio», rispose Sunggyu stringendosi nelle spalle, poi indicò un punto a caso alle proprie spalle. «Vieni, ti accompagno a casa in macchina.»
Mentre guardava fuori dal finestrino dell'auto di Sunggyu, Woohyun ripensava al fatto che ormai le cose fossero proprio cambiate. Almeno fino ad un anno prima, girare in macchina con il suo hyung era sempre stato divertente: litigare su che cosa ascoltare dallo stereo della macchina, cantare insieme, ridere, prendere in giro le persone per strada... tutte cose idiote che però avevano sempre fatto. In quel momento, invece, lo stereo era spento, nessuno parlava. Woohyun guardava le luci delle città sfrecciargli accanto, e sentiva dentro una malinconia profonda che si confondeva nella bellezza di Seoul illuminata tra la notte.
«Perchè te ne sei andato a quel modo l'altra sera?» chiese d'improvviso Sunggyu, interrompendo il silenzio.
Woohyun decise che dire la verità sarebbe stato sconveniente, perciò inventò una cosa a caso. «Mh... scusa, ma mi ero ricordato che avevo qualcosa da fare.»
Quando Sunggyu gli disse: «Non mentire», si sentì in trappola. Rise, una risata che non convinceva nessuno.
«Che vuoi che ti dica? Sinceramente quando ti vedo entrare in modalità "fidanzatino amorevole" mi vengono le coliche renali. Non per criticarti, eh, ma non ti si addice proprio.»
Sunggyu emise uno sbuffo infastidito. «La smetti?»
L'auto si fermò ad un semaforo rosso e così i due ebbero di nuovo occasione di guardarsi negli occhi. Il più grande dei due chiedeva sincerità, una sincerità di cui dopotutto era già a conoscenza. Alla fine il più giovane, orgoglioso, decise di concedergliela per metà: «Lo sai perchè sono andato via.»
Calò un leggero silenzio interrotto solo dal rumore prodotto dal ticchettio delle dita di Sunggyu sul volante. Sunggyu recuperò la sigaretta dalla tasca della giacca e se la infilò in bocca, però non l'accese. Guardava dritto davanti a sé mentre diceva: «Pensavo che ti fosse passata... quella cosa per me.»
Woohyun trattenne a stento una risata. «Ora sei tu che non devi mentire.»
«Lo sai come la penso sulla questione. Dovresti accettare la cosa e smetterla di fare queste scenate infantili, mi sono preoccupato quando non ti ho più visto», continuò Sunggyu mentre il semaforo tornava verde e l'auto riprendeva la sua corsa. Woohyun alzò gli occhi al cielo, sinceramente infastidito.
«Adesso non comportarti come se te ne fregasse realmente qualcosa, penso sia ridicolo», sibilò, irritato.
«Non sto fingendo, anche se non ti ricambio tu per me sei sempre un buon amico.»
«Sì, un buon amico che non ci pensi su due volte a mettere da parte appena sbuca una ragazza scopabile. Hyung, lo sai, io non ho mai preteso molto da te, ma speravo che almeno la sera del nostro primo vero concerto tu potessi esserci.»
Woohyun guardò Sunggyu. Era apparentemente impassibile, però riusciva a capirlo comunque che era nervoso.
«Ho già preso un impegno con lei, che cazzo pretendi che faccia?»
«Potresti provare a liberarti. No, anzi, sai cosa? Venite tutti e due, così non rinunci a nessuna delle due cose. Oh, ma non puoi farlo, perchè io a lei non piaccio, giusto? No, anzi, a Yeonjae non piace neanche la musica rock. Nonono, aspetta, mi correggo... a lei non piace un accidente di quello che piace a te!» Woohyun gliel'aveva sputato addosso, sapendo di star dicendo la verità, una verità scomoda che avrebbe colto sul vivo Sunggyu. Non voleva essere realmente cattivo, era solo spaventato a morte. Era terrorizzato, perchè sapeva che stava per succedere qualcosa di brutto, lo percepiva dal comportamento dell'altro. Semplicemente mai e poi mai avrebbe voluto sentirsi dire...
«Facciamola finita.»
Woohyun si immobilizzò. All'iniziò pensò di non aver sentito bene. Quasi si stava per mettere a ridere per l'assurdità della situazione mentre chiedeva: «Cosa?»
Sunggyu si sfilò la sigaretta dalle labbra e la rimise in tasca. Sembrava incerto nei gesti mentre incominciava a parlare.
«Qualsiasi assurdo rapporto ci sia tra noi, non ha senso continuare. Mi sembra di essere in mezzo a due fuochi e la cosa mi pesa. Dici che non pretendi niente da me, ma invece pretendi parecchio senza neanche accorgertene, Woohyun-ah. Pretendi che io non mi accorga di come mi guardi e di cosa provi davvero ogni volta che mi fai domande sulla mia vita privata. Io ti sono affezionato, lo sai, ma non sono così buono da amare un ragazzino che non ho neanche voglia di portarmi a letto.» Si interruppe un momento, poi proseguì: «Woohyun, credo... no, sono abbastanza sicuro di amare Yeonjae, perciò sento che finirla qui sia la cosa più giusta da fare, soprattutto per te. Lo sai anche tu che questa situazione non può durare in eterno.»
Woohyun era sommerso da sentimenti e sensazioni differenti. Provò a localizzarne alcuni: distinse dolore, infelicità, tristezza, rabbia, vergogna, gelosia... ma soprattutto, avvertì nitidamente la delusione. Era profondamente deluso. Si disse che non avrebbe pianto, non avrebbe gridato, non avrebbe deluso sé stesso. Guardò Sunggyu senza l'ombra di risentimento o esitazione. Lo fronteggiò a testa alta. Gli sorrise, quasi divertito, chiedendogli apertamente se fosse sul serio venuto fin lì in piena notte solo per dirgli questo. Per dirgli, fondamentalmente, che stava scappando. Dopotutto per Woohyun, Sunggyu era sempre stato un libro aperto, si accorgeva di ogni singolo dettaglio o sentimento che il più grande cercava sempre di nascondere, perciò in fondo sapeva già cos'era successo, cos'aveva spinto Sunggyu a prendere quella decisione.
Woohyun s'era detto che non avrebbe lasciato che gli altri sentimenti lo sopraffassero, ma improvvisamente la rabbia gli oscurò la mente.
«Aaah, è così. Ci scommetto che hai chiesto alla tua Yeonjae di lasciarti libero sabato per venire al nostro concerto e così avete litigato, perciò alla fine hai fatto due conti e hai deciso che sbarazzarti di me fosse la cosa migliore da fare, giusto?»
Sunggyu non disse niente. Woohyun rise: certo, ovviamente era andata così, era già successo che la coppietta litigasse per questioni simili, questioni così maledettamente stupide, ma sta volta la litigata doveva essere stata bella tosta per sconvolgere così tanto Sunggyu.
Woohyun s'era detto anche che mai e poi mai avrebbe pianto, ma la voce iniziava a tremargli terribilmente... non riusciva a controllarla mentre riprendeva a parlare, non riuscendo a fermarsi: «E poi hai pure il coraggio di dire che lo stai facendo per me? Non credevo fossi stronzo e codardo fino a questo punto, hyung. E sai un'altra cosa? Io penso che quello che provo per te in realtà non ti sia mai stato così tanto di peso, se no questo discorso me l'avresti già fatto un sacco di tempo fa... cazzo, hyung, sono passati due anni, e io sono sempre stato molto chiaro su ciò che provo, mentre tu non sei mai stato chiaro su un cazzo, non hai fatto altro che allontanarmi e riprendermi come e quando ti pareva!»
La macchina si accostò al marciapiede, arrestando la propria corsa. Sunggyu sospirò e rispose: «Pensala come vuoi. Siamo davanti a casa tua, scendi.»
Come se fosse in punto di morte, a Woohyun passarono davanti agli occhi milioni di scene, milioni di ricordi. Non poteva credere che Sunggyu stesse sul serio buttando nel cesso tutto quello che c'era stato tra loro in quei due anni, non poteva credere di contare davvero così poco. Le lacrime gli annebbiarono la vista.
«Non me l'avevi detto tu che io sono la tua musica, hyung? Non è comunque amore, questo?» sussurrò, ma Sunggyu non rispose.
Woohyun si perse a guardare l'altro per un attimo: le luci dei lampioni lungo la strada creavano delle ombre attraenti sul suo viso. Non poteva credere che una volta uscito da quella macchina, non avrebbe mai più avuto occasione di vedere quel viso. E non avrebbe più sentito la sua voce. Non avrebbe più potuto aspettare il suo ritorno su quei gradini. Non avrebbe più potuto preparare Jajangmyeon con lui. Non l'avrebbe più abbracciato. Non avrebbe più potuto sentirlo cantare, vivere, sognare, grato anche solo perchè stava respirando. Che senso aveva l'orgoglio? L'aveva già calpestato per Sunggyu una miriade di volte. Almeno quell'ultima volta avrebbe voluto uscirne a testa alta, sempre da perdente ma senza grosse ferite... e invece no, le ferite c'erano, e troppo vaste perchè non si decidesse ad implorare aiuto prima che fosse troppo tardi.
Si aggrappò disperatamente alla giacca di Sunggyu e pianse, lo implorò.
«Hyung, Siwoo è morto, ma tu sei ancora vivo. Noi siamo vivi, hyung. Siamo vivi. Ti prego, non buttare via la musica, non buttare via ciò che ami, non buttare via me!»
L'attimo dopo, una mano di Sunggyu scattò in aria, feroce. Woohyun si ritrasse e strizzò istintivamente gli occhi, aspettandosi di ricevere un colpo. Sunggyu però non lo colpì. Anche se il suo viso era una maschera inespressiva, la sua voce tremava mentre sussurrava: «Vattene. Ti prego.»
Woohyun non trovò né il coraggio né la forza di ribattere, di lottare. Sapeva comunque di aver osato un po' troppo tirando in ballo Siwoo, ma non si era pentito di averlo fatto. Almeno poteva dire che le aveva provate tutte prima di rinunciarci definitivamente. Dopo due anni, la storia del suo amore non corrisposto era giunta al capolinea... nessuno ci avrebbe mai creduto, neanche se avesse giurato che era andata così. Sunggyu era uscito dalla sua vita, per davvero sta volta. Assurdo. Ridicolo. Incredibile. Doloroso. Ingiusto.
Stava salendo le scale che portavano al proprio appartamento, quando improvvisamente si immobilizzò. Tornare in casa piangendo non sarebbe stata una buona idea, tutti avrebbero iniziato a fargli domande e in quell'esatto momento non se la sentiva di affrontare la cosa con Sungyeol, Hoya e Sungjong... soprattutto con Sungyeol, perchè sarebbe stato costretto ad ammettere che aveva sempre avuto ragione sulla sua relazione con Sunggyu. Lui alla fine aveva preferito lei. No, anzi, aveva semplicemente preferito una vita anonima, aveva preferito prendere la strada in discesa, perdendosi così tutto ciò che avrebbe potuto ottenere se avesse affrontato quella in salita. Woohyun si chiese se mai un giorno il suo hyung si sarebbe svegliato una mattina sentendo di non poter più vivere per i troppi rimpianti. Beh, a lui non sarebbe successo: si disse che il giorno dopo si sarebbe svegliato e avrebbe sorriso alla vita, ringraziando per ciò che aveva e dicendo addio a ciò che ormai non aveva più... ma solo per quella sera si sarebbe concesso di piangere e di sentirsi solo.
«Hyung. Cosa ci fai qui? Ma... stai piangendo? Che è successo?»
Woohyun alzò lo sguardo: Sungjong lo guardava preoccupato ai piedi della scalinata, doveva essere appena tornato anche lui dal lavoro.
«Sungjong-ah...» singhiozzò. «Non innamorarti mai di un etero», gli disse poi, ripetendo le esatte parole che Sungyeol gli aveva rivolto spesso in passato e che solo in quel momento gli apparivano così vere, un consiglio da seguire... ma forse avrebbe dovuto dire "non innamorarti di un codardo", perchè Woohyun non aveva mai creduto completamente nell'eterosessualità di Sunggyu, non dopo ciò che avevano condiviso prima che Sunggyu cambiasse radicalmente e abbandonasse tutto, non dopo quelle parole che suonavano tanto come una dichiarazione d'amore...
"Woohyun-ah, tu per me sei come musica. Sei la mia musica, non posso stare senza di te."
Quelle parole, quei ricordi, quegli stralci di vita passati insieme, ormai sembravano lontani anni luce. Il presente era una merda totale.
Sungjong restò a fissare Woohyun per un po', non sapendo bene che rispondere o cosa dire di utile. Spiccò una breve corsa sugli scalini e raggiunse il più grande, poi gli si sedette accanto dandogli una pacca solidale sulle spalle.
«Forza e coraggio, hyung. Anche se immagino che c'entri Sunggyu hyung, non so bene cosa sia successo, però non ha senso che ora tu te ne stia qui a piangere, ok? Non sei una ragazzina sfigata che è appena stata scaricato dal ragazzo strafigo dei suoi sogni.»
Woohyun lo guardò sbigottito: "ragazzina sfigata"? Ma che diavolo... si metteva pure a criticarlo in una situazione simile? Gli venne quasi da ridere.
«Yah... certo che fai proprio schifo a consolare la gente», commentò, piangendo ancora più forte. Sungjong restò lì immobile, non sapendo più bene cos'altro dire, perchè in realtà l'aveva fatto totalmente in buona fede, ma probabilmente non era molto bravo a ridare confidenza alle persone. In verità lo metteva un po' a disagio vedere qualcuno piangere, perchè poi veniva da piangere anche a lui. Sospirò e abbracciò Woohyun, avvolgendogli le spalle.
«Va bene, solo per stasera puoi piangere.»


Continua...




* Jajangmyeon = Un piatto a base di spaghetti cucinati con salsa di soia scura, carne, pezzi di patate e verdure.
** Oneman live = concerto in cui si esibisce un solo gruppo.

E ora tutti si staranno chiedendo: "Ma sta ff è appena iniziata e già le coppie invece di formarsi si sfasciano?". Ebbene. LOL Beh, sì, ma insomma... siamo solo al secondo capitolo e la strada verso la fine si prospetta bella lunga, perciò non allarmatevi! Mi spiace di aver reso Sunggyu così bastardo. T_T E so che molti si chiederanno anche: "CHI CACCHIO È SIWOO?!"... beh, non è quello di Dream High 2, ho solo scelto un nome a caso.
Detto questo, grazie mille alle meravigliose personcine che hanno recensito e inserito la fic nelle seguite/preferite! Alla prossima!
  
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