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Autore: herms    05/03/2012    1 recensioni
Sesto anno, due ragazzi che si trovano in un'assurda e improbabile reciproca comprensione. Il dolore che li porta ad avvicinarsi.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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D'accordo, so di essere estremamente masochista. Non ho idea del perchè di questa storia, ma solo della speranza che è nata con lei: che io senta ancora il bisogno di scrivere. Ho tutta la storia in mente, tutti i momenti più importanti, ma non ho idea se riuscirò davvero a scriverli. Ci proverò, comunque. E spero mi aiuterete a farlo.

Questa storia sarà ben diversa dalla mia Dramione precedente, più dark se verrà fuori come la desidero. Scrivo in modo diverso, sono molto cresciuta e rispetto a "l'Errore più grande", ritengo che il mio stile si sia evoluto. O almeno lo spero, perchè rileggendo i primi capitoli mi sono messa le mani tra i capelli, veramente.

Detto tutto ciò, vi lascio al primo capitolo.

 

Herms.

 

Ps: negli avvertimenti ho deciso di inserire l'OOC, non perchè mi piaccia, anzi, ma ho realizzato che è pressochè impossibile scrivere una dramione senza OOC. Ah, troverete all'inizio Draco un po'... stanco, debilitato. Calcolate che siamo al sesto anno e capirete il motivo. Buona lettura.

 

Draco/Hermione, once again.

 

 

 

DE IMPOSSIBILIA.

 

 

 

But I set fire to the rain,
Watch it pour as I touched your face,
Let it burn while I cry,
Cause I heard it screaming at your name,your name!

 

Set fire to the rain, Adele.

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1: Magno cum maerore.*

 

 

Pioveva, fuori dalla vetrata. O forse no, forse era solo il suo malumore che contagiava tutto ciò che la circondava, lo permeava. 
Stava tentando in ogni modo di calmarsi, di riprendere il controllo, ma fino a quel momento non c'era riuscita.

Una cascata di ricci biondi che copriva il volto di quel ragazzo, che per molto tempo aveva sperato di poter considerare il suo ragazzo. Il boato della Sala Comune che festeggiava a suo modo quella nuova, strana, impensabile coppia. Ginny che lo guardava con aria di rimprovero e uno sguardo vagamente disgustato nei confronti della compagna.
Harry perplesso ma con una scintilla di orgoglio negli occhi.

Non era un semplice pugno nello stomaco, era qualcosa di più, sembrava che qualcuno continuasse a colpirla anche allora che era rintanata in quell'aula sconosciuta.
Non poteva lasciarsi andare così, non era da lei mostrarsi così fragile. Debole.
Era una coraggiosa erede di Godric, non avrebbe messo da parte il proprio orgoglio per una delusione. Una grande, dolorosa, rovente, delusione.
Spalancò i vetri, accogliendo con sollievo la ventata di aria gelida che le sferzò il viso. Sentì le ultime lacrime seccarsi sulle sua guance, e inspirò profondamente, passandosi le mani tra i capelli nel vano tentativo di calmarsi.

Sentì la voce di Harry che la chiamava nel corridoio e spaventatasi, si gettò in una porticina laterale. Non era ancora pronta, non aveva la forza di parlare con Harry, o peggio di ascoltare Harry, che coi suoi goffi tentativi di rassicurarla l'avrebbe forse fatta sentire anche peggio.
Chiuse il battente delicatamente, sperando di non far rumore. Attese qualche momento, e una volta sicura che Harry fosse passato oltre quell'aula, si lasciò scivolare contro la parete accovacciandosi per terra.

- Non pensavo che persino i suoi amici evitassero Potter – sibilò una voce dal fondo della stanza.
Hermione saltò in piedi sfoderando la bacchetta, strofinandosi gli occhi nella speranza di liberarsi di quello strato di lacrime che le appannava la vista.
- Malfoy – constatò con tono stanco. Per qualche ragione abbassò la guardia, sentendo scemare la sensazione di pericolo. In condizioni normali, trovandosi in una stanza da sola con una delle persone che più l'odiava al mondo, non avrebbe certo riposto la bacchetta. Probabilmente era lo sguardo stanco, quell'aria vagamente trasandata che mai aveva visto sul ragazzo a convincerla.
Lui la guardò con aria sorpresa, ma non accennò a spostarsi dal suo angolo. Aveva delle profonde occhiaie attorno agli occhi, lo sguardo spento.
- Allora? Stai tentando di liberarti di Potter una volta per tutte? -
- Non è come pensi -
- Non mi devi spiegazioni, a lui e all'altro magari sì. -
- Non sai di cosa stai parlando, io non voglio evitarlo. Sono solo … -
Non terminò la frase vedendo il giovane che cominciava a muoversi nella sua direzione, senza staccare gli occhi dai suoi, come se stesse tentando di leggerle dentro.

- Stanca? Stufa delle pressioni, delle aspettative? -
Erano vicinissimi, ed ebbe la netta impressione che non stesse più parlando di lei, ma di se stesso.
Stava per ribattere quando sentì nuovamente Harry che la chiamava con tono preoccupato lungo il corridoio. Vide che Malfoy stava per parlare, e senza pensarci gli mise una mano sulla bocca, spingendolo contro la parete laterale della stanza. Lo pregò con lo sguardo di far silenzio, rodendo per l'occhiata sarcastica e divertita che le stava rivolgendo.
Passò qualche minuto prima che si decidesse a lasciarlo andare, anche se era perfettamente conscia del fatto che se avesse veramente voluto liberarsi avrebbe impiegato meno di un secondo.
Abbassò lentamente la mano, sentendo il suo respiro infrangersi sul suo volto.
Lesse uno strano sguardo nei suoi occhi, e si accorse di essere ancora appoggiata contro di lui. Scostatasi velocemente uscì dalla stanza, correndo verso la Torre di Gryffindor.
Forse era il momento di andare a rassicurare Harry che non aveva intenzione di tentare il suicidio.

Ancora nella stanza, Malfoy fissò con sguardo turbato la porta.

- Buonanotte anche a te, Granger. -

 

 

***

 

 

And guess what,
I'm having more fun,
And now that were done,
I'm gonna show you tonight,
I'm alright,
I'm just fine,

 

So what, Pink.

 

So what, Pink.

 

 

 

- Sicura di star bene? - le domandò per la miliardesima volta una Ginny Weasley eccessivamente apprensiva.
- Sì, te l'ho detto -
- Sai che mio fratello è un imbecille, cambierà idea! E lei è una tale.. sciacquetta -
- Sto bene –
Non era vero. Non stava per nulla bene, ma sapeva di non potersi lasciare andare, nemmeno con la sua migliore amica. Temeva che se avesse mollato i freni, sarebbe finita con l'accennare all'incontro con Malfoy, e ne era rimasta già abbastanza turbata.
Non l'aveva attaccata, insultata, derisa.
L'aveva capita in un secondo. E questa era senza dubbio la cosa peggiore.
Il dolore andava e veniva a ondate, meno forte della sera prima, ma ancora aveva la sensazione costante che qualcuno si divertisse a prenderla a calci negli stinchi.
- Ma sei sicura di star bene? -
- Sì, tranquilla -
- Potrei schiantarlo. O magari fargli una bella Fattura Orcovolante, è tanto che non mi esercito. -
Normalmente quella affermazione le avrebbe strappato un sorriso, oltre ad un rimprovero per il rischio di una punizione, ma in quel caso non la toccò nemmeno.
Raccolse il libro di Antiche Rune, sperando, inutilmente, che la giovane Weasley la lasciasse sola almeno per un po'. Probabilmente era troppo preoccupata per lei per allontanarsi più di qualche passo, come se temesse di vederla esplodere da un momento all'altro.

La porta si spalancò accompagnata da un eccesso di risate e dalla brillante chioma di Lavanda Brown.
Calì entrò con lei, gelando sulla soglia alla vista di Hermione e della luce omicida negli occhi di Ginny.
- Hermione! - esclamarono entrambe con voce leggermente stridula – pensavamo foste già scese a colazione, noi andiamo subito -.
- Noi stavamo giusto andando – sospirò Hermione in direzione di Calì, ignorando con tutte le sue forze la presenza di Lavanda e l'impellente desiderio di maledirla in almeno dieci modi diversi.
Sbattè la porta dietro di sé, respirando a fondo.
- Ammettilo -
- D'accordo, ora vorrei ammazzarla -
- Ora ti riconosco! Bene, possiamo andare a colazione -
Quello fu il primo sorriso che riuscì a strapparle in più di ventiquattrore.

***


I want you to want me,
I need you to need me,
I'd love you to love me,
I'm beggin' you to beg me,
I want you to want me,
I need you to need me,
I'd love you to love me ,

I want you to want me, Letters to Cleo.

 

 

 

 

 

L'aria della Sala Grande era invasa dal dolce profumo delle frittelle mattutine, mischiato solo a quello di gelsomino, segno che Cho Chang era a caccia di una nuova conquista. Aveva sempre trovato quella ragazza ben poco interessante, e il fatto che fosse uscita con Potter (fingendo di non sapere che lui sarebbe finito sposato con tanti bei bambini assieme alla Weasley) le precludeva ogni possibilità con gli Slytherin.
Si passò la mano tra capelli biondi con fare distratto, richiamando su di sé gli sguardi adoranti di una folla di primine Hufflepuff, che a malapena avevano il coraggio sufficiente a guardarlo.
Dal tavolo Ravenclaw si alzavano acuti cinguettii e urletti entusiasti per le notizie odierne del Corriere di Hogwarts, maledetta rivista dalla recente nascita, che per una volta era riuscita a migliorare persino l'umore di Malfoy.

Problemi in Paradiso? Il Trio dei Miracoli si spezza” titolava in quel giorno assai lieto per lo Slytherin.

Si accomodò accanto a Zabini, qualche posto di distanza da Tiger e Goyle, spalle fedeli, pronti a seguirlo sempre e comunque.
Guardò con disgusto l'enorme pila di torte e assortimenti vari di dolciumi, chiedendosi come diavolo fosse possibile che non si trovasse un semplice tè, ma almeno cinquanta diversi gusti di succo di frutta. Erano pur sempre in Inghilterra, che problemi aveva quella scuola?
Zabini si voltò verso di lui con la consueta area annoiata che indossava ogniqualvolta si trovasse in presenza di un soggetto di sesso femminile che potesse anche solo vagamente trovare intrigante.
- Quelle occhiaie non ti donano affatto. Condivido i capelli spettinati, ma il viola è ben poco sexy. - Se non l'avesse conosciuto bene, gli avrebbe forse ricordato il suo cugino rinnegato di cui gli aveva parlato Andromeda l'unica volta che l'aveva vista in vita sua.
- Blaise, qualcuno di noi non ha bisogno di preoccuparsi di essere sexy, alcuni hanno la fortuna di questo dono innato. - replicò con un ghigno stanco.
L'altro parve sufficientemente soddisfatto da quella risposta, e riportò la sua attenzione su una Ravenclaw dai grandi occhi verdi, che frequentava il quarto anno. Draco scosse la testa, esasperato.
- Pedofilo -
- L'età è solo un numero, mio caro, e io non ho mai amato la matematica -
Cassandra Hamilton si sedette al suo tavolo, sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso con aria timida, del tutto inconsapevole dei due sguardi posati su di lei – uno predatorio e l'altro perplesso.
Portava i capelli biondi ramati raccolti in un precario chignon fermato da una piuma, un velo di trucco suggeritole dalle compagne e degli occhiali verdi abbinati ai suoi occhi.
Draco poteva anche ammettere che fosse almeno in parte carina, forse per i tratti delicati del viso o il fisico atletico.
Era co-direttrice del neonato giornale scolastico, Il corriere di Hogwarts, e dava la costante impressione di non avere un minuto per vivere.
Si voltò verso il compagno, vagamente preoccupato per quell'interesse. Zabini era uno di quelli che si innamorano nei giorni pari, e si dimenticano della cosa nei giorni dispari, e questo era noto a tutti. E sì, il fatto che da due lunghissime settimane si dedicasse a quella ragazza - non solo a lei, sia ben chiaro – era quantomeno strano.
- Blaise, non hai speranze. -
- Mamma, non sono io quello che da anni è ossessionato - in maniera alquanto morbosa se permetti - da qualcuno che senza dubbio lo annovererebbe tra le persone più odiate al mondo -
- Non ho idea di cosa tu stia parlando – ribattè con nonchalance mentre si versava del banalissimo succo di zucca, che in realtà avrebbe preferito versate in testa al compagno. Dopotutto era abituato a quelle frecciatine buttate lì, per quanto lui non avesse mai espresso nemmeno una sillaba a conferma delle bizzarre teorie di Zabini, anche se – come l'altro amava ricordare – non si era mai nemmeno espresso contro.
Non l'aveva mai fatto perlopiù poiché pensava che fosse inutile sprecare il fiato per esprime un'opinione piuttosto palese, e le sue idee raramente venivano taciute.
Ingoiò a malavoglia un paio di biscotti reprimendo il senso di nausea che da giorni non gli dava pace, mentre allungava due bicchieri verso Tiger e Goyle.
- Andiamo – intimò loro senza bisogno di spiegazioni, scostandosi dal tavolo e dirigendosi verso l'ingresso della Sala.
- Vengo anch'io – dichiarò Zabini affiancandosi ai tre – così passo a dare il buongiorno a Cassandra. -
Draco alzò gli occhi al cielo, come se non avesse cose più importanti, più urgenti di cui preoccuparsi.
- Certo, adoro vedere questi tuoi sfoghi di umiliante autolesionismo. -
L'altro sbuffò con stizza, incenerendo con gli occhi il giovane Gryffindor, Seamus, che si era avvicinato alla ragazza, scompigliandole scherzosamente i capelli.
Malfoy osservò divertito l'amico che con estrema noncuranza ignorò completamente il Gryffindor, mentre salutava con sorriso felino una piuttosto perplessa Cassandra. la ragazza raccolse i libri allontanandosi dalla sua tavola, mentre lo Slytherin continuava a parlarle imperterrito, apparentemente ignaro dello sguardo infastidito della Ravenclaw.
Uscirono a passo di marcia, fornendogli uno dei rari svaghi che si poteva concedere in quegli ultimi mesi.
- Uscirò con te quando l'inferno gelerà, Zabini -
- Mai dire mai, tesoro -




***


 

 

 

- Non mi importa per niente, può baciare chi vuole per quanto mi riguarda – bisbigliò mandando al loro posto, con una strana violenza, alcuni dei libri che si era finalmente decisa a riconsegnare alla biblioteca, almeno per passare un po' di tempo.
- Sicura? Guarda che è una cosa da nulla, è solo arrabbiato con Ginny per quello che gli ha detto... sei sicura.. -
- Sì, sto bene! - esclamò con tono stranamente acuto, mettendo con forza eccessiva un puntino sulla i.
Sapeva di apparire tutt'altro che a posto, ma quel continuo preoccuparsi per lei la faceva impazzire, le faceva più male del fatto stesso. Prima Ginny che tentava di convincerla a fare cose che non avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà, come uscire da Hogwarts di nascosto per andare a Mielandia – e poi finire certamente espulsa -, e Harry che la trattava come una bomba sul punto di esplodere.
Tutti coloro che la incrociavano la guardavano con aria di comprensione, di compassione, come davanti a un cucciolo perso per la strada. Come se non fosse in grado di trovare nessun altro che la volesse a parte Ron. Come se non valesse nulla più. Era uscita con Victor Krum per la miseria! Poteva sopravvivere tranquillamente senza Ronald. O comunque poteva sopravvivere in qualche modo.

Ignorò, facendo appello agli ultimi brandelli di pazienza che ancora possedeva, lo sguardo preoccupato di Harry, decidendosi a trascinarlo fuori dalla Biblioteca.
Quegli ultimi giorni erano stati impossibili. Non ne poteva più di essere costantemente controllata dai suoi amici, come se credessero veramente che stesse così male. Sì, stava male. Ma in effetti meno di quanto si sarebbe aspettava, ed era quello che la preoccupava più di tutti. Ogni tanto si sentiva sconfortata, triste, ma la sua vita proseguiva normalmente e a volte si dimenticava perfino della cosa.
- Senti Harry, ho scordato di fare una cosa per... Aritmanzia, ci vediamo a pranzo, d'accordo? -
Lui la guardò sospettoso, ma certo non poteva proporsi di aiutarla.
- Va bene, a dopo – si allontanò circospetto, dandole un ultimo sguardo triste.
Hermione si diresse a passo lento verso la Biblioteca, ma appena lo vide scomparire dietro l'angolo cominciò ad aumentare il passo. E dopo poco si ritrovò a correre, senza pensare dove stesse andando, perchè lo stesse facendo.
Si sentì chiamare, un paio di volte.
Luna la salutò allegra con la mano, sostenendo che senza dubbio stava inseguendo una qualche inesistente creatura di sua invenzione.

Arrivata dalla parte opposta del castello rispetto alla torre di Gryffindor si infilò nella prima aula vuota che trovò, e rimase di stucco nel vedere chi ci fosse già dentro.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

 

* il titolo significa: con grande dolore/tristezza. Il cum è posposto per seguire lo stile degli autori latini.

   
 
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