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Autore: Castiel Who    05/03/2012    2 recensioni
Uno degli incontri fra Mycroft e Lestrade si rivela essere ben diverso dagli altri sotto molti aspetti. Dedicata con affetto alla carissima Lara. [Mycroft/Lestrade]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade , Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia batteva sugli ampi vetri dell’ufficio dell’ispettore. Solo, davanti alla sua scrivania , completava il rapporto relativo all’ultimo caso concluso e da archiviare, giocando con la penna fra le dita. Di tanto in tanto sorseggiò il suo caffè di Starbucks e si rigirò il bicchiere con fare annoiato.

A distrarlo dai propri pensieri fu un battito insolito alla sua porta; sebbene non fosse il famoso Sherlock Holmes, non gli era necessario un’attenzione particolare per riconoscere il suono di un oggetto compatto, sicuramente non di una mano. Alzò lo sguardo sul proprio visitatore, in piedi davanti a lui, l’aria autoritaria accompagnata da una postura dignitosa e sicura anche se curva sul sostegno di un ombrello ancora gocciolante.

«Buonasera ispettore, anche se buona non è forse l’aggettivo migliore che le attribuirei. »

Lestrade si appoggiò comodamente contro lo schienale della sedia e congiunse le mani in grembo. «Mycroft. » Lo salutò semplicemente, indicando la sedia davanti a sé con un cenno.

Il maggiore dei fratelli Holmes non accolse del tutto la muta richiesta, preferì appoggiarsi comodamente allo schienale. «Gregory. » Rispose con lo stesso tono secco, attendendo una qualche reazione differente, piuttosto che un comune invito a sistemarsi come un qualsiasi cittadino che varcava la porta di quell’ufficio per riporre le proprie speranze e preoccupazioni sull’ispettore.

Lanciò un’occhiata ai fogli su cui era impegnato qualche secondo prima, poi riportò l’attenzione sull’altro. «È stato risolto un altro caso disperato, vedo. »

L’argomento intrapreso fece arricciare il naso dell’interpellato che lo interruppe prima ancora che potesse continuare con calma. «Non abbiamo avuto bisogno di Sherlock, è stato un caso perfettamente fattibile. Mi spiace Mycroft, ma non ho informazioni su tuo fratello da due settimane, ormai. »

«Quel che ho appena detto ti ha irritato. Non ne vedo il motivo, dato che non avevo assolutamente intenzione di far cenno di Sherlock. » Ribatté con la solita flemma che lo accompagnava in ogni momento della sua vita. Come d’abitudine, giocò distrattamente con l’ombrello, spargendo gocce in giro come se fosse a casa propria.

«Strano, dal momento che sono il tuo miglior informatore. »

«Certo che lo sei, visto che il dottor Watson si rifiuta cocciutamente di aiutarmi. Ma non è per questo che sono qui questa sera. »

L’ispettore rimase impasse, girandosi le dita e osservando i lineamenti del suo visitatore, immutabili nonostante chissà quale pensiero che gli poteva attraversare la mente. «Ho sentito un soprannome, una volta. Non ricordo quale sia la fonte, ma a quanto pare a tirarlo fuori è qualcuno che potrebbe conoscerti, più o meno bene. » Rifletté a voce alta. «L’uomo di ghiaccio. A volte capisco il motivo di una simile attribuzione, altre volte no. Mi domando non di rado quale sia il vero Mycroft Holmes: quest’uomo di ghiaccio che non si lega a nessuno se non al proprio fratello, eccentrico come ce ne son pochi, o un uomo qualunque che ha solo paura di dimostrare cosa è capace di provare. »

Per un fugace momento la maschera di freddo distacco crollò lasciando scoperto lo spazio per un mezzo sorriso che gli curvò gli angoli della bocca. «Come ho già detto, non sono venuto fin qui per Sherlock, ma in questo caso mi trovo a doverlo chiamare in causa riguardo a una cosa che mi disse tempo fa; di tutti i poliziotti tu sei quello meno noioso. Spero che mi permetterai di aggiungere che ci sia molto di più in Gregory Lestrade di un individuo che si distingue dalla massa per il semplice “non essere noioso”, ma qualcosa che non riesco ancora ad afferrare. Non sono sicuro, però, parlando sotto una certa prospettiva, posso azzardare a comprendere quello che mio fratello trova nel dottor Watson. Capisci cosa intendo, Gregory? »

Lestrade faticò a seguire a pieno quel pensiero indubbiamente contorto, ma non si vergognò ad azzardare un tentativo. «Voi Holmes ritenete di avere una mente superiore a tutti gli altri e forse è così, ma in qualche modo trovate che alcune persone comuni possano essere considerate vostri pari senza bisogno di tener conto del QI. »

Questa volta il sorriso di Mycroft si manifestò indubbiamente e sincero. Lestrade se ne meravigliò tanto da rischiare di rimanere a bocca aperta come un ebete: mai si sarebbe immaginato di poter essere capace di tanto, era una consapevolezza che dava una certa soddisfazione e stupore. Paragonare il loro rapporto a ciò che poteva aver fatto iniziare quell’esotica amicizia e convivenza fra Sherlock e John di cui nessuno aveva ancora capito se effettivamente si trattasse solo di questo o d’altro, suonava un po’ strano.
Doveva pur significare qualcosa, seppure il ragionamento utilizzato non fosse dei più semplici; ci voleva tanta fantasia per azzardare un’ipotesi simile senza rischiare di fraintendere o dar l’impressione di ciò.

«Sei così normale, ispettore. Sono venuto qui perché lo volevo, eppure sei confuso come se non ti avessi dato abbastanza materiale su cui pensare e afferrare il concetto al volo. » Fece qualche passo verso la porta e tornò a guardarlo, deciso a salutarlo in modo più opportuno e comune. «Hai il mio numero, Gregory. Prenditi il tuo tempo per riflettere sulle mie parole, cercherò di capirti se tu cercherai di capire me. »

L’ispettore non ebbe la capacità di trovare una risposta in un così breve lasso di tempo, quel singolare saluto fu subito dal chiudersi della porta, lasciandolo solo come pochi minuti prima. L’uomo di ghiaccio, pensò fra sé e sé, finendo il caffè con un cipiglio soddisfatto.

 

Fine.

   
 
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