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Autore: Ultimo Puffo    05/03/2012    1 recensioni
Nel bosco che Iuky stava percorrendo già da qualche giorno la luce filtrava dalle foglie prendendo i colori verdognoli della vegetazione riportandone tutte le sfumature.
Stava scappando…
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bosco scuro sembrava impenetrabile nella notte, ma riusciva comunque a mantenere un passo svelto nonostante varie radici e arbusti la facevano ruzzolare. Continuava comunque ad accelerare il passo e la sensazione di essere seguita aumentava sempre più man mano che il cielo diventa sempre più scuro e la luna sorgeva come un secondo sole. “Quella splendida luna deve essere proprio il mio necrologio?” Pensò. Il fruscio delle foglie, dell'erba e dei cespugli, era assordante; “è strano che si sia alzato un vento tanto forte in questa stagione”. Alzò per un istante gli occhi ed osservo il cielo limpido senza nessuna traccia delle nuvole, solo il bagliore argenteo della luna che rischiara a giorno tutto quello che la circondava. Solo allora si accorse di aver rallentato il passo. Lo accellerò sempre di più puntando lo sguardo solo sul terreno e concentrandosi sulla fuga.

Generale: -Tenebris, non hai ancora trovato nessun sopravvissuto?!-. - Non ancora Generale, sto ancora cercando-. - Sbrigati! Gli uomini hanno fame! Se non troverai nessuno sarai tu il loro prossimo pranzo!-. -Sì, signore!-. Era quasi il tramonto e gli uomini dei vari reggimenti lo guardavano come cani affamati a cui si mette davanti agli occhi un boccone di carne. Un brivido gli percorse la schiena. “Dal giorno dell'invasione tutto in quel pianeta era cambiato, ma di certo era molto meglio di quello della notte eterna”. Rifletté. Il pianeta della Notte eterna o Tenebra era solamente un insieme di materiali rocciosi formatosi dentro un buco nero che precedentemente era la stella che una volta era il sole di un sistema molto lontano dalla via lattea. “Tra qualche ora devo ricominciare la ronda, speriamo che trovi qualcosa questa volta”. -Andrò vero nord al confine, proverò lì questa volta-. -Fai attenzione, nessuno si è mai addentrato troppo oltre in quella direzione-. -Non preoccupatevi, ce la posso fare-. I due Demoni guardarono con occhi preoccupati il ragazzo. Tenebris, nonostante avesse tutte le caratteristiche tipiche di un potente vampiro, aveva ancora un'anima e un cuore puro. Gli occhi marroni scuro si avvicinavano ad una tonalità più nera che rossastra ma naturalmente nessuno ci aveva mai fatto caso. Era stato uno dei primi a scendere su quel pianeta e ad ambientarsi tra la sua popolazione; aveva vissuto pochissimi anni cercando di raccogliere più materiale possibile su quel pianeta e sulla quantità di cibo disponibile. All'inizio erano migliaia, poi con l'ingordigia della sua gente le risorse erano diminuite sempre di più, fino a sparire nel nulla. Quel pianeta non aveva più nulla che si potesse muovere autonomamente. Emise un sospiro, poi alzò gli occhi verso il triangolo di cielo che si tingeva d'arancio scorgibile dalla sua grotta. Quella notte sarebbe stato molto attento a qualsiasi odore avesse potuto percepire.

Uscita dalla folta massa d'alberi e rovi si ritrovò in un piccolo spiazzo poco più grande di una piazzetta di una decina di metri, simile a quelle che si vedono nelle varie cartoline. Rallenta. Cerca di farmi forza e di proseguire aumentando maggiormente l'andatura per poter tornare a ripararsi ancora una volta nel folto di quella vegetazione sibilante. Poco prima di riuscire a raggiungere i primi rami spinosi dall'altra parte dello spiazzo la sensazione di qualcosa che la insegue aumenta ancora di più, brividi le corrono svelti lungo la spina dorsale, e una forte folata di vento la travolge e la fa cadere a terra scompigliandole i lunghi capelli e facendo volare la mantella che aveva indosso per nascondere il volto.

-Generale, io mi incamminerei-. -Vai, scansafatiche e sbrigati-. Tenebris iniziò la sua corsa che ormai la luna d'argento era alta nel cielo in quella splendida notte d'agosto. Aveva rimosso, anche se per poco tempo l'ebrezza della velocità, la carezza del vento sul viso e le acrobazie per saltare ed evitare gli ostacoli; anche per questo cadde svariate volte, a testa in giù, a gambe all'aria o all'indietro questa volta per un burrone, quella per il terreno sdrucciolevole e per colpa di un ramo sospeso che non aveva visto in tempo. -Maledizione! Per fortuna che non ho portato nessuno con me altrimenti sarei condannato per aver ucciso qualcuno a forza di ridere.... grrr...-. Con uno sforzo ricominciò a correre stando attendo ad ogni odore, movimento, battito, che non era causato da lui stesso. “Diamine, eppure sono un vampiro, dovrei sapere destreggiarmi molto meglio di così in queste situazioni!”. Pensieri furibondi fecero accendere d'ira le sue iridi fino a farle divenire color borgogno. Il bosco in quel tratto si faceva sempre più difficile da percorrere, ma naturalmente una sfida era sempre bene accetta; era talmente concentrato su quegli esercizi che per poco non mancò il minuscolo spiazzo da dove proveniva un odore che aveva quasi rimosso dalla memoria. L'odore di un essere umano. Anche il suo battito era presente, forte e sano. Si bloccò di colpo e fece retro front entrando nella radura proprio dalla stessa direzione del vento aumentandone la potenza, e facendo cadere l'umano dietro di lui.

Il vento si placa pian piano e intorno a se sente solamente il lieve ed ovattato fruscio delle foglie sovrastato dal proprio affannoso respiro e dal cuore palpitante. Le orecchie ora sono piene del battito del cuore, non sente nient'altro e non è un bene, si è lasciata trasportare dal terrore. Respira profondamente, ultimamente le capita spesso di essere paranoica e di sentirsi osservata, seguita. Il vento si placa, si volta. Si volta. Riesce a vedere distintamente i lunghi capelli rossastri che svolazzano alla leggera brezza del venticello estivo. Prova a fare un passo, ma poggia il piede su un ramoscello secco e la schiocco rimbomba. Uno scricchiolio nella notte silenziosa, cala il più assoluto silenzio. Trattiene il respiro e i suoi sensi scattano in allerta. Si rialza, cerca disperatamente di non abbandonarsi ad un attacco isterico e riprende a correre inoltrandosi nella vegetazione ancora più impenetrabile ed irta di rovi; inciampa, si rialza, ricomincia a correre in modo frenetico, riesce a malapena a vedere dove poggia i piedi, ma anche volendo non avrebbe la forza di fermarsi.

-Maledizione!-. Il vento si rialza prepotente in quel minuscolo spiazzo, le zanne affilate avevano invaso la sua bocca ricordandogli la fame che aveva. “C'ero quasi, mancava poco”. Tenebris ormai sapeva che la sua preda non aveva via di scampo, la lasciò comunque correre e affannarsi ancora per qualche minuto sperando che così sarebbe stata più remissiva quando l'avrebbe catturata.

La rugiada le rigava il volto, ormai era notte fonda e doveva fare attenzione a qualsiasi mossa facesse. Un altro scricchiolio alle sue spalle la manda in agitazione, il cuore le riprende a battere freneticamente e le gambe accelerano ancora di più. Non ha quasi più fiato ed è molto lontana dal bungalow in cui si rifugia; accelera ancora un poco, svolta a sinistra. Si ritrova in un secondo spiazzo ancora più grande le primo. -Dove sono finita?-. Sussurra a se stessa e un terribile sospetto le attanaglia la coscienza come una pinza. “Ho girato in cerchio?”. Il pensiero le viene come un lampo e subito scompare. Ora trema, ha paura. Una figura le si staglia davanti, l'unica cosa che può distinguere nella tenebra sono gli occhi. Occhi color rosso sangue.

“Finalmente, si è fermata!”. Tenebris le passa velocemente di fianco e raggiunge l'altro lato dello spiazzo. Era ricorso a un trucco, cosa insolita per lui, ma aveva troppa fame e non voleva rimetterci la pelle al suo ritorno all'accampamento. Non aveva idea di come potesse apparire, ma a giudicare dallo sguardo dell'umana era sotto le sue spoglie vampiriche. Con un'agile mossa gli si mette alle spalle e le mette una mano sulla nuca non permettendole di muoversi.

“Ora sono spacciata, morta.... sepolta”. Iuky era ormai nel caos più totale, percepiva anche con troppa chiarezza la mano sulla nuca per non comprendere cosa sarebbe venuto dopo, per non poterlo anche lontanamente immaginare. Sente che la stretta stava aumentando come se l'essere le stesse cercando di impedire la fuga, cosa che nella mente di Iuky era comunque inconcepibile dato che ormai era nel panico e in trappola, bloccata. Non emise nessun suono quando sentì l'osso scricchiolare in un modo orribile sotto quella mano che si era poggiata sulla sua scapola. Odio, paura e disgusto. Iuky in quel momento non poteva provare altro per se stessa e per ciò che l'aveva condannata a vivere così, fuggendo da tutto ciò che la vita le avrebbe potuto far conoscere. La sua fantasia e la coscienza galoppavano insieme senza più freni; si ritrovò ad immaginarsi già morta, ormai cadavere, o peggio, una di loro. Chiuse gli occhi concentrandosi sul dolore acuto che sentiva alla spalla.

  
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