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Autore: Anto1    05/03/2012    5 recensioni
Gabriel ha fatto la sua scelta ed è ormai a capo del Direttorio. Non risolve più casi sul paranormale e ha dei sottoposti che lavorano per lui. Ma cosa succederebbe se una persona a lui molto cara fosse direttamente minacciata? Perché continua a vedere in sogno Serventi? Cosa vuole davvero da lui? Ma soprattutto, cosa vuole dalla sua Claudia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Lasciami dare un’occhiata a quella ferita, Gabriel, sembra grave” disse Alonso, ispezionando il taglio dove fino a qualche ora fa era stato conficcato il pugnale.
“Non si preoccupi, signor Alonso, ci penso io!”
Alonso guardò perplesso Elisa “non per sminuirti, ragazzina, ma io ho un dottorato in medicina.”
Elisa sorrise “sì, ma io posso fare avverare tutto… quasi tutto solo prendendo una penna in mano, ricorda?”
Così, prese un foglio e una penna, concentrandosi bene sulle giuste parole.
“La grave ferita sull’addome di Gabriel Antinori guarì all’istante, senza lasciare alcuna traccia.”
Gabriel sentì che la pelle attorno alla ferita si richiudeva, vide addirittura i pezzi di carne che si riunivano come se fossero filamenti; dovette reprimere un gemito di dolore, perché il processo era alquanto doloroso. Ma ecco: il suo addome, seppure ancora insanguinato, era del tutto guarito.
“Grazie!” disse alla ragazza, sorridendo; Elisa arrossì.
Alonso controllò la pelle di Gabriel, per controllare se era davvero tutto a posto.
“Strabiliante! Davvero con questi poteri potete fare di tutto?” chiese, rivoltò più a sé stesso che a quei ragazzi.
“Quasi tutto” rispose Agatha “possiamo fare avverare degli avvenimenti, possiamo anche uccidere; ma non possiamo donare la vita, o ridarla a chi l’ha persa. Questo solo Gabriel può farlo, ecco perché lui è così speciale, ed è il più potente fra noi.”
Alonso sorrise; Claudia stava guardando Gabriel orgogliosa.

“Papà, grazie per avermi salvato oggi, non ce l’avrei fatta senza di te.”
Sebastiano sorrise “non devi ringraziarmi, mi trovavo nei paraggi e ho deciso di salutarti.”
“Ma… non sei finito nell’Inferno, vero?” chiese, preoccupato.
“Certo che no! Sono in Paradiso! Ma potevo mai lasciare mio figlio bruciare nell’Inferno? Oltretutto, le anime pie non possono essere tenute lì prigioniere. I diavoli se ne sarebbero accorti e ti avrebbero permesso di andare via, ma io non volevo correre rischi.”
“Grazie!” disse, guardando i suoi occhi scuri con rispetto e ammirazione.
“Un’ultima cosa, Gabriel: questo è un sogno, ma tu ricorda queste mie parole: quando tuo figlio nascerà, ci sarà un segno che annuncerà che la mia presenza, non dimenticarlo! Non potrò esserci quando lui nascerà e crescerà, almeno in carne ed ossa, ma ci sarò sotto un’altra forma. Io sarò lì quando lui nascerà!”
“Papà, non andare!” l’aveva detto nel sonno, e si era svegliato.
“Gabriel?” Claudia lo tenne stretto a sé.
Non avevano fatto l’amore; lui era spossato sia fisicamente che mentalmente dopo la battaglia, e la ferita mortale, seppur guarita, l’aveva indebolito molto. Semplicemente, lei voleva prendersi cura di lui, soprattutto dopo l’enorme spavento che aveva provato, alla vista del suo corpo esanime fra le braccia. Lui si era addormentato subito, spossato, quasi cadendo su di lei; ma con lei si sentiva protetto, al sicuro: lei sapeva essere più forte di lui, molte volte.
“Ho sognato di nuovo mio padre, ma non era un incubo. Lui mi diceva che sarebbe stato lì, quando nostro figlio sarebbe nato.” Le aveva detto in un sussurro.
Lei non aveva risposto, ma aveva preso ad accarezzarlo.
“Da oggi, niente sarà più come prima: ho visto anche io tuo padre nel limbo. Non so se è stato solo un sogno, ma ora la psicologa scettica non esiste più: io ti credo, ho sempre creduto in te, ora più che mai.”
Gabriel dette un gemito di dolore: aveva letto i suoi pensieri, e ora si sentiva ancora più spossato per lo sforzo che aveva appena fatto.
“No, no, no! Non usare i poteri della mente! Riposati! Hai combattuto una dura battaglia, oggi, e domani sarà una giornata lunga! Dormi, amore, dormi!” gli sussurrava, baciandogli i capelli. A quel sussurro, a quei baci, a quell’abbraccio, lui si abbandonò completamente, fiducioso, e di lì a pochi minuti si addormentò, cullato da quella nenia d’amore.

I loro passi riecheggiavano per il corridoio che portava alla grande sala dove si riuniva la Congregazione. Lei non si sentiva a suo agio fra quelle fredde mura di marmo, e il solo pensiero del perché fossero lì le faceva paura; ma Gabriel le aveva detto di fidarsi di lui.
“Devo comunicare la mia scelta definitiva alla Congregazione, una scelta che riguarda anche te. E anche voi” aveva aggiunto, guardando i suoi seguaci “quindi, vi prego tutti di accompagnarmi, domattina. Sta’ tranquilla, andrà tutto bene” aveva concluso, di nuovo diretto a lei.
Non le restava che fidarsi. E ora erano lì, davanti a quella porta di legno di mogano scuro. Lui l’aprì, e la condusse per mano, entrando, mentre gli altri li seguivano.
I sacerdoti erano tutti lì; Gabriel li aveva convocati; Isaia, nel solito abito scuro, era a capotavola, dall’altra parte della stanza, cosicché i suoi occhi si fissarono immediatamente in quelli del suo collega, con cui spartiva la direzione di quella congrega.
“Gabriel, perché hai convocato questa assemblea speciale, e soprattutto…” disse, guardando di sbieco prima Claudia, poi i ragazzi che li accompagnavano, infine…
“Padre Alonso! E’ da tempo che non mettete piede in questo palazzo!” disse Isaia, stupito; un sentimento condiviso anche dagli altri sacerdoti.
“E’ da tempo che non trovavo un po’ di tempo libero, fra tutti i miei impegni” disse lui, con un sorriso.
Isaia incassò il colpo: sapeva che Padre Alonso era un tipo giocoso, quindi decise di ignorare quella che lui pensava fosse una battuta, per tornare al problema principale.
Gabriel aspettò che alla battuta di Alonso seguisse il silenzio, anche se non dovette di certo aspettare molto: era difficile portare un po’ di risate in quell’ambiente serio, le facce scure di quei sacerdoti lo dichiaravano apertamente.
“Vi ho convocato per convocarvi la mia decisione: vi conviene ascoltarla, perché questa sarà l’ultima volta che prendo decisioni qui dentro.”
Fu in quel momento che il silenzio venne rotto da un brusio. I sacerdoti si guardavano circospetti, facendo facce, se possibile, ancora più scure; Isaia tamburellava nervosamente le mani sul tavolo. Notarono che Gabriel non portava la stoffa bianca al collo. Uno dei membri più coraggiosi, disse, con fare avventato e audace: “è per quella donna!”
“Sì, Padre Rossini, è per questa donna!” gli aveva rimbeccato Gabriel “ma non solo: è per questi ragazzi!” disse, indicando le persone allineate alle sue spalle.
“Per questo, Gabriel, devo darti torto: questa è un’Assemblea Speciale, una Congregazione Speciale, e gli esterni non possono entrare qui dentro, quindi mi dispiace, ma devo chiederti di cacciarli fuori, tutti, e di rimanere da solo con Padre Alonso. Scusa, avrei dovuto dirtelo prima.” Disse Isaia, con fare dispiaciuto, ma serio.
“E io ti dico una cosa ora: mi dispiace, ma non posso obbedire ai tuoi ordini, non adesso che sto per comunicarvi una cosa importante, e cioè” prese un respiro profondo: possibile che ci voleva più coraggio per dire una cosa del genere che per combattere contro Serventi? “io lascio la Congregazione.”
L’avevano già sospettato, ma ora che i loro sospetti si erano rivelati fondati, i monsignori trattennero il fiato: il coraggio che aveva trovato Gabriel per comunicare quella decisione, loro l’avevano perso, ascoltandola. Allibiti, scioccati, si guardavano negli occhi, mormoravano parole insensate, quasi incomprensibili, si voltavano verso Isaia, che era improvvisamente impallidito.
“Dunque, lasci la Congregazione, Gabriel? Devo dedurre che lasci pure la Chiesa? Solo per quella donna?” aveva detto le ultime due parole come disgustato. Gabriel colse quella disapprovazione nella sua voce, e si adirò.
“Sì, lascio voi per questa donna!” aveva detto, stringendo a sé Claudia “lascio questo posto fatto di toghe nere, d’incenso, di candele, di menzogne e di ipocrisie per vivere una vita vera, fatta di amore, di comprensione, di felicità; un mondo dove io non mi devo vergognare di amare, di amare questa donna e il bambino che nascerà dalla nostra unione!”
A quel punto, la disapprovazione strisciante si fece palese, e si trasformò in un incendio di disgusto e vergogna. Le parole “blasfemia!” e “peccato originale!” non furono più bisbigliate, ma addirittura urlate. Urlate, fino a che la rabbia di Gabriel non le divorò.
“C’è forse un peccato in tutto questo?! C’è forse una colpa?! Io e questa donna ci siamo uniti sotto la luce del Cielo! Siamo uniti di fronte a qualcosa che voi non avete mai compreso, anche se fate finta di conoscere: Dio! Anzi, per convincervi ancora di più della mia decisione” si inginocchiò davanti a Claudia; lei volle fermarlo, preoccupata. Si era esposto già troppo per lei, ma lui continuò, e fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata: le prese teneramente una mano, e disse a voce abbastanza alta da essere udito da tutti “vuoi sposarmi?”
Le sue grida di affermazione coprirono quelle di stupore di quella gente di toga, che ora guardavano come inorridite il loro capo che si alzava in piedi, e baciava quella che per loro era Eva, il Demone.
“E non è tutto!” li zittì “Non è tutto. Questi ragazzi” indicò i suoi seguaci, alle sue spalle “hanno bisogno di un posto nel mondo, non di persone che, facendo finta di risolvere i loro casi, giochi sottobanco con le loro vite. Non hanno bisogno di persone che, temendoli, li bruci sul rogo per la loro diversità! Pur vivendo nel mondo come persone normali, hanno bisogno di un posto che possono chiamare casa, hanno bisogno di qualcuno che non li giudichi come segnati dal Demonio, hanno bisogno di una guida spirituale: quella guida spirituale sarò io.”
“Ma sei sarai fuori dalla Chiesa” intervenne Isaia “non potrai fare loro da sacerdote! Sarai condannato come eretico per dettare legge fuori dal potere dominante!”
“E sia! Sarò condannato come eretico! Che male c’è? Voi avete condannato come eretici molte persone che invece erano nel giusto! Io sarò un sacerdote diverso: non indosserò più la toga, non predicherò più in una Chiesa; annuncerò le sacre scritture, certo, ma lo farò in un modo diverso: lo farò per la gente normale e per la gente diversa; sarò io a dettare la mia legge! Unirò due mondi, e ne creerò uno solo!”
“E quanti seguaci pensate possa avere questa vostra religione, Padre… signor Antinori?” chiese il cardinale Albino. Con quel “signore”, Gabriel capì che in quel momento era stato scomunicato, almeno ai loro occhi.
“Quanti vorranno seguire, io li accetterò. Sarò fuori dalla vostra Chiesa, ma dentro la mia, dentro il mondo, come dovrebbe essere ogni sacerdote, perché siamo votati a questo: non a coprire il mondo con un libro nero, ma ad accettarlo così com’è e ad essere felici per come è.”
Poi, voltò la testa per guardare i suoi ragazzi; c’erano pure i suoi nuovi acquisti, quelli che alla sconfitta di Serventi erano passati dalla sua parte.
“Voi non accetterete mai loro, non se pochi secoli fa li bruciavate sul rogo, una cosa che ora vorreste ancora fare. L’unica cosa che vi frena, ora, è che la gente non crede quasi più alle streghe. Non accetterete mai uno come me fra di voi, a guidare la vostra Chiesa!”
“E cosa te lo fa pensare, Gabriel?” il tono di Isaia era scettico, quasi provocatorio. Questo fece brillare gli occhi di Gabriel di una luce minacciosa.
“Questo! Ragazzi, si entra in scena!”
E allora, quegli uomini di toga si erano alzati, urlando, addossandosi alla parete, terrorizzati come se avessero visto gli spiriti contro cui loro avevano fatto voto di combattere: i demoni. Quelle persone… quelle persone… non era possibile!
Due ragazzini facevano ronzare api per la stanza; una ragazza bionda stava formando una palla di fuoco davanti a sé; un uomo alla sua sinistra una di acqua; un altro era improvvisamente scomparso, per poi riapparire dietro le spalle di due sacerdoti ammutoliti; il tempo fuori, dapprima sereno, era diventato improvvisamente temporalesco; qualcuno stava entrando nei loro pensieri, invadendo i loro spazi più intimi; un’enorme paura li attanagliava, tanta quanta non ne avevano mai provato in vita loro; piante spuntavano come dal nulla dal pavimento di marmo; l’aria era diventata improvvisamente gelida; un suono sinistro avvolgeva la stanza; numerosi serpenti strisciavano sul pavimento e sulle pareti. Era forse la fine del mondo?
“Basta!!!” aveva urlato Isaia, terrorizzato. Era sul pavimento, quasi in posizione fetale. “Gabriel, digli di smettere!”
“Basta, ragazzi! Avete dimostrato abbastanza!”
Le api se ne andarono; le piante svanirono; il tempo divenne di nuovo sereno; i due ragazzi fecero sparire come dal nulla i loro giochi da fachiri; i serpenti si ritirarono; il suono demoniaco cessò: l’aria si riscaldò, e tutto giunse finalmente alla normalità, come se niente fosse accaduto. I cardinali, spiazzati, non osavano muoversi, impietriti di paura più per l’effetto del comando autoritario di Gabriel, a cui tutti avevano obbedito all’istante, che per i poteri rivelati di quella gente. Se tutti obbedivano a lui senza discutere… allora, che poteri aveva, quell’uomo? Era forse il figlio del diavolo? O il diavolo in persona?
“Alcune persone che mi accompagnano dicono che state facendo cattivi pensieri su di me: pensieri di non accettazione. Temete che io sia il diavolo. No, non sono il diavolo, ma solo un uomo nato da uno di voi” disse, con disgusto “e una donna. Perciò, le uniche persone di cui la gente deve avere paura e di cui deve diffidare non siamo noi, ma voi!” disse, indicandogli con fare accusatorio.
Isaia, che nel frattempo si era alzato, disse “ma tu hai fatto quello che ha fatto Demetrio: ti sei innamorato di una donna e aspetti un bambino da lei, la storia si ripete!”
Gabriel venne invaso dalla familiare ondata di rabbia, che fece retrocedere Isaia, che ben ricordava il suo potere. Ma fu Alonso a fermare Gabriel, e non lo fece di certo con piacere.
“Tu sta’ zitto, verme schifoso che prima paghi gli studenti per scattare foto traditrici e poi fai rapire persone innocenti! Se dici ancora una cosa del genere, giuro che ti farò cose che faranno rimpiangere Dio stesso di averti creato! Te ne darò così tante che anche la tua anima sarà ammaccata! Loro due non sono come quei due traditori, mi hai capito bene?!” Alonso si era avvicinato al tavolo a passo svelto, e guardava Isaia con occhi pieni di odio. Gabriel poteva anche averlo perdonato, ma a lui quel topo di biblioteca ipocrita e malato di potere non era mai piaciuto. “Venderesti l’anima al diavolo se fossi sicuro di rovinare la vita a chi minaccia la tua scalata sociale!”
Isaia rimase ammutolito, e abbassò la testa, sconfitto e umiliato.
“Ho anch’io una cosa da dirvi” continuò Alonso, avvicinando una mano alla gola e staccandovi la stoffa bianca, che depose sul tavolo “mi ritiro anch’io. Sono stufo di stare in un ambiente che considero sempre più bigotto e privo di anima. Seguirò Gabriel.”
“No, Alonso, non devi sentirti costretto a farlo!” disse Gabriel, preoccupato.
Alonso fece una smorfia “costretto? Non vedevo l’ora di fare quello che ho appena fatto!”

Passeggiavano per strada, fuori da quella prigione di marmo. Parlavano fra di loro, ridevano, scherzavano, felici come non mai, leggeri come il giorno prima, quando la battaglia si era conclusa: ora avevano una guida, un re, una persona su cui potevano fare affidamento, che non aveva paura di loro e che non li avrebbe schiacciati: un amico. Alonso camminava con un braccio intorno alle spalle di Gabriel, Claudia al fianco di quest’ultimo.
“E così, hai finalmente preso una decisione!” disse felice il vecchio Gesuita, che ormai aveva rinunciato a quell’ordine.
“Già.” Rispose Gabriel, sorpreso perfino di sé stesso: sorpreso, ma felice.
“Due eretici che fonderanno una nuova Chiesa. Io che ruolo avrò in tutto questo?”
“Non so… il diacono?” chiese, ridendo, scansandosi per non incassare la sberla scherzosa che Alonso gli stava tirando.
“Sono eretico, non stupido! Scherzi a parte, tu potresti continuare ad allenare i tuoi ragazzi, e nel frattempo impartirgli messe quando vogliono, e io potrei aiutarti nell’impresa. Ma ti avverto, non indosserò più una talare: da questo momento in poi, se posso avere voce in capitolo, le messe si faranno con lo smoking, o in jeans e maglietta!”
Sia Gabriel che Claudia risero “non è una cattiva idea, in effetti” disse lui. Poi, si fermò all’istante, e per poco la gente che li seguiva non andò a sbattere contro di loro.
“Ma prima di qualunque altra cosa, c’è una cosa che devo fare, una cosa che ho lasciato in sospeso.” Guardò Claudia così intensamente che lei ebbe una scossa elettrica “comincia col fare il mio segretario, Alonso: cancella tutti gli appuntamenti della settimana.”




Ecco a voi il penultimo capitolo! Un po’ strano, ma spero vi piaccia! Ho cercato di scrivere quella che a parere mio potrebbe essere la scelta di Gabriel, e come lo avrebbe comunicato alla Congregazione. Per quelle che si aspettavano un capitolo incentrato tutto su Claudia e Gabriel, mi dispiace avervi deluso, ma non tarderà ad arrivare: il prossimo, che sarà l’ultimo, è proprio su di loro! Mi ci vorrà del tempo per scriverlo, perché voglio farlo al meglio!
  
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