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Autore: ManuBach96    05/03/2012    1 recensioni
Anno 58 a.C., Gallia. Accursio è solo un ragazzo eduo quando il suo villaggio viene ripetutamente attaccato dal malvagio Ariovisto, condottiero suebo a capo dei Germani, proclamatosi re della Gallia e nemico di Roma, con la quale gli Edui sono da tempo alleati. Il ragazzo si ritrova così a dover affrontare con suo padre e uno sparuto gruppo di altri intrepidi guerrieri un futuro a cui non era stato preparato, un futuro che lo vedrà al fianco delle legioni di Caio Giulio Cesare ma che lo porterà un giorno a dover compiere una terribile scelta.
A tutti voi la possibilità di scoprire queste intense vicende.
Recensite numerosi!
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Quarta Puntata. Un nuovo inizio

Thusnelda guidò Accursio attraverso il suo villaggio, mostrandogli le abitazioni delle persone più importanti, persone che vi erano anche nella tribù di Accursio, ma che adesso non esistevano più.
- Ascoltavo, sai, quando tuo padre parlava al mio. - disse la ragazza. - Ho sentito tutto... mi dispiace molto per ciò che è accaduto ai tuoi amici... e a tua madre. Anche la mia è morta, molto tempo fa, mentre mi partoriva. Ma sono ferite che il tempo guarirà, non ti preoccupare.
Accursio le si avvicinò e la abbracciò con affetto.
- Sei molto gentile a rincuorarmi, - disse egli - ma credo che adesso sia solo necessario pensare ai vivi. Tuo padre Segimero ha detto che una guerra è ormai alle porte.
- Già. Anche se non vorrei fosse così.
Un momento di silenzio nel quale i due ragazzi si guardarono negli occhi. Sorrisero entrambi.
- Sai... io... credo di volerti bene. - disse Accursio, quasi senza rendersi conto di ciò che diceva. - Vorresti accettare la mia amicizia?

I giorni passarono in una serenità turbata da un cattivo presentimento, proprio quel cattivo presentimento che aveva Segimero. E più il tempo passava, più questo presentimento si faceva cupo e spaventoso.

I due ragazzi ormai si conoscevano, e avevano stretto una solida amicizia reciproca, cercando di non rivangare in alcun modo nel passato e di essere ottimisti per quanto riguardava l'avvenire. Accursio prendeva ogni tanto il suo carnyx e cominciava a suonarlo, ricevendo spesso molti complimenti da parte di tutti. Stimolato dalla curiosità di Thusnelda, un giorno egli la prese da parte per evitare la folla e la portò vicino a un laghetto con il suo strumento musicale. Per molte ore stettero lì, seduti su di un grande masso, a scambiarsi profondi sguardi.
- Ti ammiro molto, Accursio. - disse la ragazza. - Nonostante tutto ciò che ti è accaduto...
- Per favore, Thusnelda, - rispose egli - ci eravamo promessi di non parlarne più. Ma devo dire che anche io ti... ti... voglio bene, e non solo per lo stesso motivo. Tu sei... quando ti guardo io... non so... sei una ragazza molto carina e simpatica.
Un lungo e imbarazzante silenzio prese il sopravvento.
- Ah!, quanto è romantico questo tramonto. - disse a un tratto Thusnelda. - Il sole che lentamente annega nella gelida acqua di questo lago.
Quasi senza avvedersene, la ragazza chinò il suo capo e lo adagiò sulla spalla del suo vicino, con un sognante sorriso inciso su quel tenero volto. Accursio, a quel sorprendente gesto, rispose cingendo il collo di Thusnelda con un delicato e affettuoso abbraccio.
- Accursio, - lo nomò poco dopo - tu sai mantenere una promessa?
Egli non proferì parola: si limitò a un tenue accenno affermativo della sua testa. La giovane intese senza guardarlo.
- Allora promettimi che non ci separeremo mai, qualunque cosa dovesse accadere.
- Entrambi abbiamo già perso troppe persone amate, - rispose Accursio - e non voglio perdere anche te. Ti giuro su questo tramonto che non ti lascerò mai da sola, e ti difenderò sempre... qualunque cosa dovesse accadere.
- Davvero qualunque?
- Davvero qualunque. E... vorrei tanto che, un giorno, il mio cuore appartenesse a te, e il tuo a me. Quando questo improvviso momento buio e triste sarà terminato... ecco, io spero che le nostre due vite possano diventare una sola vita, e che da questa se ne possano generare molte altre. Sento di provare un affetto particolare nei tuoi confronti.
- Anche io. Che questo sia amore?
Accursio e Thusnelda si guardarono profondamente negli occhi. Così piccoli, così ingenui... così innamorati. Il ragazzo sorrise.
- Un giorno mi insegnerai a suonare il carnyx? - gli disse la fanciulla.
- Ne sarei felice. La musica mi aiuta a dimenticare il passato, mi aiuta ad affrontare il presente e mi aiuta a sperare un futuro, per me, per te, per le nostre famiglie, per il nostro popolo meraviglioso.
- Sei una persona affascinante, Accursio. I tuoi pensieri sono molto dolci e profondi.
Accursio non ribatté, anzi cambiò espressione. Sembrava essere quasi spaventato. Si guardò attorno e subito dopo si levò in piedi, scrutando tra gli alberi del bosco adiacente a quel romantico lago.
- Che cosa succede? - domandò la ragazza, inconsapevolmente contagiata dalle emozioni dell'altro.
- Zitta. Non senti anche tu questo rumore? - rispose.
Thusnelda si acquietò e si concentrò.
- Sì, hai ragione. - commentò. - Che cos'è?
Comparvero, in lontananza, delle sagome scure che celermente si avvicinavano. Anche la ragazza si alzò lentamente, tra lo stupore e lo spavento, osservando. Quell'immagine un poco sbiadita ora si faceva più nitida. I ragazzi distinsero dei cavalli al galoppo; erano una dozzina. Ma essi non erano cavalli liberi: a poco a poco distinsero la presenza di uomini che li cavalcavano. Per pochi secondi Accursio rimuginò tra sé e sé, poi, forse capendo, prese per mano Thusnelda e cominciò a guidarla di corsa al villaggio. Intanto quei misteriosi uomini al galoppo si muovevano rapidamente, e più si avvicinavano più davano l'impressione di non essere di fretta per compiere azioni diplomatiche. Primo fra tutti, alla testa di quello sparuto frammento di cavalleria, era un uomo terrificante, con una lunga barba nera e due occhi infuocati.
 

  
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