Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: takichan    07/10/2006    2 recensioni
Ancora una volta il giorno è tornato a disturbare la mia anima. La casa nella quale mi rifugio la notte è come sempre scomparsa, per lasciare il posto all’ospedale psichiatrico che è un ben misero rimpiazzo di quell’ambiente così confortevolmente buio e caldo.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

...e se le quelle nuvole nere in cielo offuscano una luna così splendente, io sono tranquilla perché so che a causa di quello che provo sono condannata a non poter godere della bellezza di questa mia luna, e se così non fosse dovrei provvedere io stessa a punirmi, rendendo la mia vita senza te ancora più umiliante. E così cercando di cogliere quei pochi raggi di luce siedo sul tetto della mia casa, mentre attorno a me tutto sembra rivoluzionarsi io ho ormai rinunciato a trattenere le lacrime di paura, perché so che se non sarò in grado di svegliarmi dal torpore nel quale mi sono adagiata perderò presto coscienza di me stessa. Oggettivamente, non credi anche tu che sia un ottimo modo per terminare coerentemente questa vita vissuta, sin da quando ero bambina, nel tentativo di compiacerti e mai contrariarti? Cercando invano di avere la tua confidenza, costruendomi l’illusione di esserti utile in qualche modo. Eppure non sono coerente con me stessa. Avrei abbastanza coraggio per morire, se solo tu me lo chiedessi. Ma ho paura, temo la pazzia della quale già spesso reco i sintomi. Mi rifiuto di credere che una creatura dolce, paziente, acuta, sensibile come te possa avere un effetto così negativo su chiunque.

La mia luna è ormai scomparsa definitivamente. Sarà meglio che io ritorni in casa.

 

 

Ancora una volta il giorno è tornato a disturbare la mia anima.

La casa nella quale mi rifugio la notte è come sempre scomparsa, per lasciare il posto all’ospedale psichiatrico che è un ben misero rimpiazzo di quell’ambiente così confortevolmente buio e caldo.

 

Ancora una volta sono costretta a ricevere visite da parte di persone che sono stata costretta a rimuovere dai miei ricordi, per il tuo bene e la mia ulteriore dannazione.

 

< Perché ti sei ridotta così? Non sembri più neppure umana >

 

Io non sono certo una di quelle persone che si rinchiudono nel mutismo. Perché io non sono pazza.

 

< Hai ragione. Non sono umana, se non riesco neppure a morire. Non posso ne vivere ne morire ora, ma se lei mi ordinasse di morire il mio corpo si piegherebbe al suo volere >

 

< Ma non ha senso. La ami, no? Perché dovresti desiderare di morire? >

 

< Io non desidero morire, neppure la amo! Non la amo perché, semplicemente per istinto,tendo a non prendere decisioni che possano farla soffrire. E lei non saprà mai niente, non mi vedrà mai più >

 

Il suo sguardo, a queste mie ultime parole, si fa quasi canzonatorio. Il mio inconscio mi grida di tacere, di mandare via quella persona, ma come sempre nelle ore di luce non posso ascoltarlo. E’ illogico.

 

< Ma perché no? Tu non sai minimamente cosa pensi lei. Se tu ti fossi dichiarata prima, forse non saresti qua >

 

A quest’affermazione, come sempre, non posso fare a meno di sorridere.

 

< Il mio destino è questo. Non mi devo dichiarare. Vivrò e morirò in eterno perché questo è il suo volere >

 

La mia sicurezza oggi non spaventa quella persona che, di fronte a me, mi lancia un sorrisetto ironico e si alza. E non capisco cosa stia pensando. Si allontana, va verso la porta e la apre. E da lontano, una figura entra nel mio ormai ridottissimo campo visivo. E sento il mio corpo tremare, mentre le mie vene si tendono ed il mio stomaco, del quale solo ora ricordo l’esistenza, sembra lottare per evadere dal mio corpo. Più la figura si avvicina, più la mia vista si fa annebbiata. Combatto disperatamente con me stessa per tenere gli occhi aperti, per scorgere il tuo sorriso, ma non ho abbastanza forza, ed involontariamente mi ritrovo sdraiata sul letto.

 

E mentre vedo le pareti ed il soffitto della stanza che si accartocciano lentamente come fogli di carta bruciati e si piegano su di me, da lontano sento la tua voce che sussurra, come un sibilo di vento mattutino “Ora puoi morire”

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: takichan