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Autore: TooLateForU    06/03/2012    28 recensioni
'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Fammi capire, sei in punizione per un’altra settimana?”
La voce stridula di Jude mi fece alzare gli occhi al cielo, mentre portavo alla bocca un altro cioccolatino.
“A quanto pare si..Non credevo che quella stronza della Truman avvisasse i miei! Ma proprio ieri doveva ricordarsi di essere una professoressa?” mi lamentai, afferrando bruscamente un altro Ferrero Rocher.
Jude sbuffò dall’altro lato del telefono “Sei un’idiota!”
“Anche tu sei la mia migliore amica.”
“Avevo intenzione di combinare un incontro per farti conoscere Harry, e tu mandi tutto all’aria per cosa? Per la troiaggine della Peters!” continuò, e sono sicura che stesse camminando avanti e indietro per la sua stanza, facendo ondeggiare bruscamente i lunghi capelli biondi.
“Un incontro? E come esattamente, dato che a malapena conosce te?” la provocai, scettica.
“Ah ah, simpatica.” Commentò acida “Il mio piano era quello di farti dormire a casa mia, così avremmo preso la stessa metro per arrivare a scuola e lo avresti visto!” mi spiegò.
Io ruotai gli occhi al cielo. Jude pianificava tutto. Per farvi un esempio, a sette anni aveva pianificato quale sarebbe stato il giorno del suo matrimonio (ventuno giugno), e a quindici il giorno in cui avrebbe partorito il primo figlio.
E poi sono io quella problematica.
“Bhè, potrei dire che vengo da te per studiare..” ipotizzai.
“Vuoi studiare con me?”
“Ma sei fuori? Neanche per sogno! Sarebbe solo una scusa.” Ribattei ovvia, prima di alzarmi e muovermi verso la mia camera.
“Prova e fammi sapere, allora! Senti, che ore sono?”
Cercai con gli occhi la sveglia, e la trovai vicino all’armadio, a terra. La raccolsi e lessi l’ora ad alta voce “Le cinque.”
Le cinque…Quell’orario mi ricordava qualcosa. Le cinque, le cinque, le cinque…
I miei occhi si posarono su una foto di Charlie neonata appesa al muro, e per poco non mi scivolò il telefono dalle mani.
“CHARLIE!”
 
Scivolai veloce tra le porte della metro, superai una famiglia di turisti giapponesi e mi avviai correndo sulle scale per uscire dalla metro. Salii gli scalini a due e due, rischiando di travolgere un vecchietto paraplegico.
Avevo il fiatone, ma se possibile accelerai il passo. Spuntai su Churchill Street, e con orrore lessi sull’insegna di una farmacia che erano già le cinque e un quarto.
Continuai a correre, mentre pregavo tutti i santi che Charlie si fosse ricordata le noiose regole che i miei le ripetevano ogni giorno: ‘Se non vedi me, tuo padre o tua sorella fuori dalla scuola non muoverti e non andare con nessuno.’
Ma perché mia madre dava me il compito di andarla a prendere a scuola?! Non mi conoscevano, dopo sedici anni?
Finalmente fui davanti all’edificio in mattoni rossi su cui era inciso ‘Garden Elementary School.’, e presi a guardare ansiosamente nel cortile.
Nessuno. Non c’era nessun fottutissimo bambino, né genitore. D’altronde l’orario di uscita era le quattro e mezza..
Sentii il cuore salirmi in gola mentre entravo nei corridoi imponenti della scuola, alla ricerca di Charlie.
Magari era rimasta in classe a..Che so, disegnare fiorellini! Cosa fanno le bambine di dieci anni?
Le bambine normali, intendo. Perché ciò che facevo io a dieci anni non rientrava nella categoria della normalità.
Cazzo, mi stava salendo l’ansia.
I corridoi erano deserti, fatta eccezione per qualche bidello annoiato. Arrivai davanti alla segreteria, dove una donna sulla cinquantina si stava infilando il cappotto, pronta ad andarsene.
“Mi scusi, mi scusi sono la sorella di una bambina che frequenta la scuola. Si chiama Charli..ehm, Charlotte Calder, la conosce?” chiesi, mangiandomi quasi tutte le parole.
Questa mi guardò dall’alto in basso, come se fossi una psicopatica “Non conosco tutti gli alluni di questa scuola.” Borbottò, tirando su la zip del cappotto e facendo per andarsene.
“No, no aspetti!” la fermai per un braccio, e lei mi incenerì con uno sguardo.
Oh, ascoltami brutta vecchia!
“Dovevo venire a prendere mia sorella, ma ho perso la concezione del tempo e..Charlie ha dieci anni, è alta più o meno così..” indicai con una mano circa un metro e quaranta “Ha un sacco di ricci biondi, e gli occhi azzurri..E’ sicura di non conoscerla?” le chiesi di nuovo, sull’orlo della disperazione.
La tizia fece un respiro profondo, e scosse la testa “Mi dispiace ragazzina, ma non ho idea di chi sia. Magari sono venuti i tuoi genitori a prenderla, chiama loro.” Ribattè, prima di voltarmi le spalle ed andarsene definitivamente.
Emisi un verso strozzato, passandomi una mano tra i capelli. Merda merda merda merda..
“MERDA!” urlai, sbattendo un piede a terra, e la mia voce rimbombò nel corridoio deserto.
“Ragazzina, non urlare!” mi gridò un vecchio bidello, lanciandomi un’occhiata di fuoco.
“Vaffanculo!” risposi sempre urlando, prima di uscire dalla scuola. Spalancai il portone brusca, e corsi fin fuori dal cortile.
Guardai a destra e a sinistra, sperando di trovare Charlie seduta da qualche parte, ma non c’era. Vedevo le macchine sfrecciare veloci per le affollate strade di Londra, e in un secondo mi tornarono in mente tutte le puntate di Criminal Minds dove dei pazzi da legare rapivano dei bambini per..
Scossi la testa, cercando di non pensare a quelle cose. Charlie era sicuramente da qualche parte a fare l’idiota come al solito, sicuramente.
Sicuramente.
Ricominciai a correre, e presi a guardare all’interno di ogni bar a cui passavo accanto. Starbucks, Coffee Maker, The Tiki’s Bar, Ice-CreamLand..
Niente.
Entrai dentro Milkshakes’, dove c’era una festa di bambini, e cercai con lo sguardo una familiare chioma bionda. Setacciai il locale intero, ma Charlie non c’era.
Uscii dal locale, e mi assalì un’improvvisa voglia di piangere. Dove diavolo era Charlie?
Perché sono così stupida?
E se qualcuno l’avesse veramente rapita, e fosse colpa mia, cosa farei?
Scivolai sul marciapiede, sedendomi come una barbona davanti alla vetrina di una profumeria. Mi asciugai bruscamente una stupida lacrima, e tirai su con il naso.
Presi a guardare il cielo scuro di Londra, e mi ritrovai a desiderare che Charlie piovesse dal cielo con la sua aria presuntuosa e le sue manie da perfettina.
Io mi butto nel Tamigi se non la trovo.
“Calder?”
Chiusi gli occhi, sperando di aver sentito male. Ma quando li riaprii e guardai la figura slanciata davanti a me mi accorsi che avevo sentito benissimo.
“Malik.” Risposi incolore, prima di tornare a guardare il cielo.
Non avevo tempo per il talebano.
Sentivo il suo sguardo addosso, ma cercavo di non farci caso. Che m’importava di Zayn Jawacoso Malik? Mia sorella era da qualche parte sola per la città.
“Stai elemosinando o ti pesa il culo?” mi provocò divertito, e mai come in quel momento ebbi voglia di spaccargli la faccia a suon di pugni.
“Lasciami in pace.” Soffiai, appoggiando la testa alla vetrina. Non ero in vena di litigare.
Calò un silenzio gelido, segno che l’avevo davvero lasciato senza parole. Wow.
“Ehi, ti senti bene?” domandò subito dopo, dandomi un calcetto leggero alla gamba. Finalmente mi decisi a guardarlo, e se non l’avessi conosciuto avrei detto che era quasi preoccupato.
Mi scrutava attentamente con i suoi occhi neri, e a me venne di nuovo da piangere. Ma da dove esce tutta questa emotività?
“Ho..” deglutii a vuoto, distogliendo lo sguardo “Ho perso mia sorella di dieci anni.” Dissi, e dirlo ad alta voce lo fece sembrare ancora più disastroso.
“Come sarebbe a dire che l’hai persa?”
“L’ho persa, okay?! L’HO PERSA!” urlai, e qualche passante si voltò verso di me “Mi sono dimenticata di andarla a prendere a scuola e ora non la trovo, contento?” conclusi sempre urlando, prima di mordermi un labbro e cercare di non scoppiare a piangere davanti a lui.
Perché sarebbe stato davvero patetico.
Malik mi guardò in silenzio per un attimo, poi prima che me ne accorgessi si sporse verso di me e mi afferrò per un braccio, facendomi alzare.
“Malik, che cazzo stai..”
“Andiamo a cercare tua sorella.” Disse semplicemente, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé e senza mollare la presa sul mio braccio.
Sbattei le palpebre, sorpresa, mentre mi lasciavo trascinare da lui.
Negli ultimi quarantacinque minuti, il mondo sembrava essersi capovolto.

 
 
 
 
TONIGHT YOU LOOK SO PRETTY, YES YOU DO
In ordine:
·         Questo capitolo è un macello e so che mi vorrete uccidere #peace
·         Sono in un super cosmico magico (?) ritardo quindi ho risposto solo a cinque o sei recensioni #sisenteincolpa
·         Quel pezzo di canzone è tratto da Hey There Delilah dei Plain White T’s (Looooooouis!)
·         Devo scappare. Ricordate che se uccidete l’autrice non saprete il seguito :D
   
 
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