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Autore: Sybeoil    06/03/2012    3 recensioni
E se Harry Potter fosse stato una ragazza? E se suddetta ragazza si trovasse a dover affrontare il nemico peggiore di ogni tempo: l'amore?
***
La vita di Charlotte Lily Potter è sempre stata complicata ma qualcosa, accaduto subito dopo la fine dell'ultima battaglia con il Signore Oscuro, la renderà ancora più caotica. Un bacio, un singolo unico bacio, sconvolgerà per sempre la vita sua e dei suoi amici. Un bacio dato da una persona della quale non ci si deve fidare, soprattutto se il nome di questa persona è Malfoy.
Cosa accade quando la Slavatrice del Mondo Magico, cade preda delle spire di una serpe come lui?
Quali conseguenze può portare l'amore di un magiamorte per una Potter?
Cosa accade quando il cuore di una Fenice si lascia intossicare dal veleno di una Serpe?
***
DAL SECONDO CAPITOLO
< Qualcosa di divertente Potter? > chiese con la sua solita aria di superiorità. < In effetti si, Malfoy > replicai io placidamente. < E mi renderesti partecipe del tuo divertimento? > chiese lui alzando elegantemente un sopraciglio. < Certo > risposi divertita < Si da il caso che il mio divertimento provenga da te >
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Capitolo 27

 

 

 

 

 

Mancavano pochissimi giorni al tanto atteso ballo di Natale, ore se proprio si voleva fare i fiscali, e Charlie ancora non aveva risolto il problema addobbi. Certo, quando era stata chiamata dalla preside nel suo ufficio per gli ultimi aggiornamenti aveva sostenuto con tutte le sue forze che praticamente fosse tutto pronto, ma adesso che si ritrovava sola nella Sala Grande deserta doveva arrendersi all’evidenza. Come organizzatrice di feste faceva schifo!

Sperava solo che nelle prossime trenta ore le venisse in mente una qualche idea o altrimenti si sarebbe ritrovata nei guai fino al collo. La situazione che si era venuta a creare con Malfoy di certo non semplificava le cose, anzi, non aveva fatto altro che peggiorarle dato che dal giorno del loro ultimo bacio rubato non si erano più rivolti la parola ignorandosi ogni volta che si incrociavano per i corridoi o a lezione.

No, la situazione era tutt’altro che facile.

Sconsolata per la situazione tragica e a tratti grottesca in cui si era cacciata con le sue stesse mani, si lasciò cadere pesantemente sulla panca di uno dei quattro immensi tavoli che riempivano la sala.

Stava giusto per arrendersi alla tragicità della situazione lasciando che il destino facesse il suo corso quando con un sonoro crac il suo Elfo Domestico le si materializzò davanti agli occhi.

< Padroncina > sussurrò con quella sua voce roca avvicinandosi alle gambe della ragazza.

< Kreacher > esclamò lei sorpresa di vederselo lì davanti < Cosa ci fai qui? > chiese cercando di sembrare gentile.

< Kreacher pensava che lei aveva bisogno di aiuto > rispose l’elfo chinando la grossa testa calva e facendo vibrare la pelle del collo.

< Oh, no ma ti ringrazio comunque > disse gentilmente la ragazza prima di tornare a concentrarsi sull’immensa stanza e sul modo in cui avrebbe potuto renderla speciale.

< Kreacher allora va via padroncina > disse ancora l’elfo prima di scomparire con un altro sonoro crac.

Charlie rimase così nuovamente sola in quell’immensa sala che a sua grande sorpresa sapeva essere tanto silenziosa da riportare a galla vecchi fantasmi del passato.

Fantasmi che avrebbe tanto voluto lasciare nel dimenticatoio, magari chiusi a chiave dietro una porta blindata stile Gringott e con una serie di incantesimi di protezione per impedire alla sua mente di soffermarcisi.

Invece eccoli lì, pronti ad attaccarla, a morderla e lacerarla solo per dimostrare di essere più forti del tempo e dei sorrisi. Fantasmi di morti e parole stroncate, di amori e vite spezzate, di gioie e dolori che nessuno, nemmeno il tempo, avrebbe lavato via.

Pensare a ciò che aveva amato e irrimediabilmente perso le metteva sempre una tristezza assurda. Era come se tutta la felicità del mondo sparisse e lei non potesse fare altro che ricordare le atrocità del suo passato.

Era un po’ come trovarsi in un sottoscale con un centinaio di Dissennatori affamati e desiderosi di succhiarti via l’anima.

Era qualcosa da cui chiunque sano di mente sarebbe scappato, ma non lei, non Charlie Potter che con il dolore ci era cresciuta.

Non colei che aveva accolto la morte come se fosse una vecchia amica andando incontro al suo destino in una foresta buia sola, senza amici a sostenerla e senza più le persone a cui teneva di più al suo fianco.

Lei era forte, lei poteva resistere a quei fantasmi famelici di lacrime. Avrebbe potuto sconfiggerli e con loro la colpa, il dolore, gli incubi e la sensazione di sentirsi sbagliati.

Fu per questo che chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente tornasse a quei giorni di giugno di un anno prima, per affrontarli una volta per tutte e potersi finalmente dichiarare vincitrice.

Rivide i corpi stravolti dalla battaglia appena sostenuta, i sorrisi di chi si ritrovava dopo attimi di terrore e la lacrime di chi in quella follia aveva perso un amico, un parente, un fratello.

Rivide se stessa sporca e sanguinante, sudata e stremata. Si rivide fiera e coraggiosa come mai si era sentita e sorrise.

Poi vide loro, i suoi amici, gli unici che l’avessero sempre sostenuta. Gli unici che erano rimasti con lei fino alla fine.

Rivide il volto di Ron straziato per la morte del fratello ma sollevato di vederla ancora viva e quello orgoglioso di Hermione. Rivide gli occhi di Ginny posarsi su di lei fieri come quelli di un leone, vide Neville parlare a Luna con dolcezza.

Vide la signora Weasley e il signor Weasley piangere il loro figlio perduto, la preside e tutti gli altri professori.

In loro rivide tutto ciò per cui aveva lottato durante tutti i suoi diciotto anni di vita e ciò per cui avrebbe lottato fino al giorno della sua morte.

In loro vide il coraggio che in quel momento sembrava averla abbandonata. Per loro avrebbe combattuto, per loro avrebbe sconfitto quei pazzi ancora un volta.

Lo avrebbe fatto per loro e loro soltanto.

Riaprì gli occhi e li puntò su una delle enormi vetrate che riempivano la sala decidendo che era inutile sprecare un pomeriggio intero a cercare di farsi venire in mente idee che non sarebbero mai arrivate.

Agguantò la cartella e si precipitò fuori dall’enorme stanza fiondandosi sulle scale che conducevano alla torre del settimo piano. Arrivata in sala comune lasciò cadere la cartella e corse a perdifiato verso la sua stanza stravolgendo lungo il tragitto, una povera ragazzina del secondo anno e mandandole per aria tutti i libri.

Qualche secondo dopo stava di nuovo correndo, questa volta in direzione contraria, con il suo manico di scopa in spalla e un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Senza curarsi degli sguardi stupiti che la seguirono fino fuori la porta della sala comune, scese i sette piani di scale arrivando nel giardino di Hogwarts col fiato corto per la corsa.

Ancora sorridente si mise a cavalcioni della sua scopa e con un poderoso colpo si staccò da terra guadagnando altezza. Ben presto si ritrovò sospesa a più di quindici metri dal suolo con il forte vento gelido di Dicembre che le scompigliava i capelli lasciati sciolti e la sensazione di essere finalmente libera.

Estremamente grata a chiunque fosse lassù di averle donato la magia chiuse gli occhi e partì zigzagando tra una torre e l’altra del castello, planando poi verso il campo da Quiddich per tornare poi a prendere quota a dirigersi verso i cancelli della scuola.

Volare era qualcosa che aveva nel sangue, qualcosa che suo padre le aveva lasciato e che lei avrebbe sempre apprezzato.

Presto però il vento aumentò d’intensità facendosi tanto freddo da graffiarle il viso secco, un banco di nubi grigie si addensarono proprio sopra i confini della scuola e in mene che non si dica, una pioggia leggera ma fitte cominciò a cadere bagnandola dalla testa ai piedi.

Si sarebbe sicuramente presa un malanno ma non le importava, adorava la pioggia, adorava il volo ma soprattutto adorava volare con la pioggia fredda che le picchiettava in testa.

Amava sentirsi i vestiti zuppi appiccicati alla pelle candida, sentirne la consistenza e la pesantezza. Le ricordava di essere umana, di essere una persona qualunque che ancora è capace di apprezzare quel poco che la vita è in grado di donare.

Quando finalmente si decise che era meglio rientrare e farsi una doccia prima di cena, il cielo stava cominciando a schiarire lasciando posto ad un tremulo raggio di sole che tutto fece tranne riscaldarla.

Gettò un’ultima occhiata all’orizzonte dietro cui si perdeva il resto dell’Inghilterra e poi virò bruscamente a destra dirigendosi verso la finestra della torre del settimo piano.

Sperando con tutto il cuore che in sala comune ci fosse qualcuno bussò alla piccola finestra accorgendosi solo ora di stare tremando per il freddo.

Pochi istanti dopo un ragazzo allampanato del quinto anno andò ad aprirle rimanendo leggermente sorpreso nel vedere lo stato pietoso in cui si trovava.

In effetti non doveva essere un bello spettacolo. Era bagnata dalla testa ai piedi, il trucco doveva sicuramente essersi sbavato e i capelli dovevano essere un tale disastro da sembrare finti.

< Grazie > disse scrollandosi buona parte dell’acqua come fosse un cane randagio.

< Figurati > fece il ragazzo alzando le spalle e tornando alla sua occupazione.

< Charlie! > L’urlo della riccia le perforò i timpani facendola sussultare tanto da rischiare di farla scivolare sulla pozza d’acqua che nel frattempo le si era formata ai piedi.

< Cosa diavolo è successo? > domandò poi sembrando ancora più sconvolta.

< Ho fatto un giretto > rispose lei sorridendo divertita dall’espressione dell’amica.

< Sei pazza? > la rimproverò < Così ti ammalerai e tra poco più di un giorno c’è il ballo > le ricordò puntandole il suo famoso dito accusatore al petto.

< Oh, dai Herm non mi ammalerò > rispose lei sicura che fosse la verità, peccato che dovette ricredersi.

Dopo cena infatti cominciò a non sentirsi bene, dapprima era solo una sensazione di sgradevole debolezza, poi però si trasformò in acuto dolore alle ossa e infine in febbre.

< Visto? > le disse la riccia < Che ti avevo detto? > la rimbottò andandole ad aggiungere un’altra coperta in modo che stesse al caldo.

< Ok > si arrese la ragazza troppo debole anche solo per controbattere i rimproveri dell’amica < Avevi ragione > ammise tra un colpo di tosse e l’altro.

< Vado da Madama Chips a prenderti qualcosa tu nel frattempo cerca di riposarti > le diede un bacio sulla fronte e poi lasciò la stanza.

La ragazza si ritrovò sola a ripensare, ancora una volta, a quanto potesse essere stupida. Tra poco più di un giorno ci sarebbe stato il ballo e lei era bloccata a letto con l’influenza, incapace di muoversi o di fare qualunque altra cosa, solo perché non era capace di resistere alle tentazioni.

Certo, quello era stato un volo davvero straordinario, però se quelli dovevano essere i risultati, ne avrebbe fatto volentieri a meno.

Ben presto però la stanchezza e lo stresso bussarono alla sua porta accompagnati dal sonno che in pochi secondi la trascinò nelle sue ombre scure placando i tormenti e i dolori.

***

La mattina della Vigilia passò rapida come un battito di ciglia e in men che non si dica Malfoy si ritrovò a dover assicurasi che tutti i dettagli per la festa di quella sera fossero pronti.

A colazione non aveva visto la Potter ma sperava vivamente che avesse risolto quei suoi problemi di addobbo oppure la preside avrebbe fatto il culo anche a lui e di sentirsi una ramanzina da quella vecchia megera, proprio non ne aveva voglia.

Ormai però era mezzogiorno passato e ancora non aveva ricevuto notizie da Charlie ne da nessuno che con lei si stava occupando dei preparativi, quindi decise di chiedere lui stesso a che punto fossero.

< Ehi, Mezzosangue > chiamò il biondo dal corridoio del terzo piano nel quale si era fermato ad aspettare la ragazza consapevole che sarebbe passata di li per andare a pranzo.

< Si, Malfoy? > domandò la riccia arrestandosi a pochi passi dal ragazzo e sfidandolo con lo sguardo.

< Che fine ha fatto la Potter? > domandò prima che potesse cambiare idea.

< E’ malata > rispose la riccia alzando le spalle < E’ in camera sua da ieri sera, non so se stasera potrà venire al ballo > aggiunse come leggendo nel pensiero del ragazzo.

< Non mi interessa quello > chiarì lui sprezzante < Voglio solo sapere a che punto è con i preparativi >

La riccia allora corrugò la fronte, era sicura che di quello se ne stesse occupando lui.

< Non te ne stavi occupando tu? > domandò infatti.

< Assolutamente no > rispose il ragazzo inarcando un sopraciglio < ero convinto lo stesse facendo lei > aggiunse poi come se fosse ovvio.

< Beh, non so magari ha incaricato qualcuno > ipotizzò la ragazza con espressione scettica.

< OK, va bene > si limitò a dire il biondo prima di voltare le spalle ad Hermione e scomparire lungo il corridoio.

Dannazione, ci mancava solo questa! Ora doveva anche occuparsi di quegli stupidi preparativi, la Potter non poteva ammalarsi in un altro momento?

Certo, come se fosse stato lei a volerlo!

Lo riprese la sua vocina interiore, quella saggia e realistica.

Magari dovresti mandarle un bigliettino, un invito per l’altro party…

disse ancora la voce.

Malfoy sapeva che quella era la cosa giusta da fare, per quello sbuffando si girò e tornò indietro.

Arrivò nella guferia una decina di minuti dopo, chiamò a se il suo Gufo Reale a cui affidò una busta dentro cui era contenuto l’invito per la Potter.

< Charlotte Potter, Grifondoro torre del settimo piano > sussurrò prima di liberare l’animale e osservarlo volare via diretto dall’unica ragazza che era riuscita a fargli battere il cuore.

***

Quella mattina Hermione le aveva portato una boccetta contenente uno strano liquido ambra che l’aveva obbligata a trangugiare in solo sorso affermando che con quello si sarebbe sentita come nuova.

In effetti si sentiva decisamente meglio, ma non così tanto da considerarsi rinata. Insomma sentiva ancora quel fastidioso dolore alle ossa e credeva ancora di avere qualche linea di febbre, ma quello non lo avrebbe detto alla riccia.

Voleva andare al ballo, anche se sapeva che sarebbe stato un fiasco totale data la sua mancata capacità di organizzazione.

Consapevole di non poter lasciare la sala così com’era ma dovendola rendere un minimo apprezzabile chiamò il suo elfo che con un sonoro crac le si materializzò accanto al viso.

< Mi ha chiamato? > gracchiò Kreacher profondendosi in un rispettoso inchino.

< Sì > trillò la ragazza tirandosi su a sedere < Mi serve che addobbi la Sala Grande per il ballo di stasera > spiegò perdendosi nelle sue fantasie riguardo gli addobbi < Deve essere qualcosa di delicato ma non troppo sofisticato. Capito? > chiese prima di congedare l’elfo.

< Sì, signorina > rispose l’esserino inchinandosi ancora una volta < Kreacher però ha ricevuto ordine di non fare niente > disse poi prima di scomparire.

< Come sarebbe a dire? > chiese la ragazza incredula. Chi mai avrebbe osato dare ordini ad un elfo di proprietà di qualcun altro?

< Kreahcer non può dire chi, Kreacher dispiaciuto ma non può dire chi è stato > sussurrò l’elfo afferrandosi le grandi orecchie e tirandole verso il basso.

< Va bene, va bene > fece la ragazza rassegnata a vedere il proprio ballo rovinato < Ora però smettila > ordinò notando le mani dell’elfo ancora strette intorno alle orecchie.

< Puoi andare > comunicò poi tornando a stendersi.

Quello sarebbe stato il ballo più brutta di tutta la storia di Hogwarts e sarebbe stata solo colpa sua. Bene, non poteva andare meglio.

***

Mancavano poche ore al ballo e l’eccitazione nell’aria era palpabile. Le ragazze era tutte un coro di “oh che bello” e “oh, non vedo l’ora”, mentre i ragazzi non vedevano l’ora che quelle ore passassero.

Gli addobbi natalizi sparsi per il castello quella sera sembravano risplendere di luce propria e i piccoli fiocchi di neve che cadevano fuori rendevano l’atmosfera ancora più romantica.

Dietro le porte chiuse della Sala Grande Malfoy si dava da fare per far si che tutto fosse perfetto, era da più di quattro ore che non faceva altro che incantare oggetti, intagliare ghiaccio e diamanti e distribuire ordini ai piccoli elfi che aveva costretto ad aiutarlo.

Voleva che tutto fosse perfetto, che lo fosse per lei. Mancavano ancora pochi dettagli e poi finalmente sarebbe potuto tornare nei sotterrai a prepararsi quando una delle ante dell’immenso portone della sala si aprì leggermente.

Avvolta nel suo solito mantello verdone scuro entrò la preside McGranitt che squadrò il biondo e il lavoro da lui svolto con la massima criticità per aprirsi poi in un sorriso sincero e soddisfatto.

< Ottimo lavoro, Malfoy > disse avvicinandosi alle grandi sculture di cristalli che ritraevano gli stemmi delle quattro casate.

< Sono venuta a dirti che voglio che tu e i tuoi amici apriate le danze insieme a Charli e i suoi amici > disse accarezzando con tocco delicato una piccola scultura di ghiaccio.

< Ma preside… > tentò di opporsi il biondo senza però avere molto successo.

< Non voglio sentire ma, Malfoy > esclamò perentoria la preside sorridendogli per poi voltarsi e lasciare la stanza in silenzio.

Il biondo, consapevole del fatto che non potesse stringere la Potter tra le braccia senza rimanerne ferito e soprattutto senza ferire lei, cercò un qualcosa che potesse impedirlo senza però trovare nulla.

Per un attimo aveva pensato di lasciarla a Blaise e di prendersi la Mezzosangue, ma poi capì che non avrebbe mai potuto sopportare l’idea di due braccia che non fossero le sue avvolte intorno al suo corpo esile.

Avrebbe fatto quello sforzo, sperando che tutto filasse liscio.

Il ballo era praticamente alle porte, tra poco meno di un’ora i ragazzi sarebbero venuti a bussare alla loro porta e loro erano ancora in ritardissimo.

Ginny era alle prese con la lampo del suo abito da sera blu, lungo fino alle caviglie che si era fatta spedire da chissà dove.

Il tessuto leggero l’avvolgeva dal petto alle gambe come una seconda pelle mettendo in risalto le sue generose curve. Appena sotto al seno si apriva una sottile cintura di paillettes argentee che le circondavano la vita sottile.

< Maledetta lampo > imprecò a mezza voce cercando di raggiungere il punto più alto della cerniera.

< Lascia faccio io > disse Charlie andandole in aiuto e chiudendo quei pochi centimetri di lampo rimasti aperti.

I lunghi capelli rosso fuoco erano stati elegantemente acconciati in un elaborata acconciatura che sembrava averli gonfiati a dismisura. Piccoli fiori di un bianco candido e delicato spuntavano tra un ciuffo e l’altro rendendola molto più simile ad un Dea che ad una semplice ragazza.

Il viso era un tripudio di bellezza, le guance rosa erano messe in risalto da un trucco leggero appena accennato mentre gli occhi castani erano stati accuratamente illuminati da uno spruzzo di ombretto grigio-argento.

Guardandola Charlie non poté non pensare che fosse bellissima, chi non lo avrebbe pensato vedendola quella sera?

Voltandosi dall’altra parte della stanza però si trovò costretta ad ammettere che anche Hermione quella sera aveva fatto un salto di qualità, trasformandosi da ragazza acqua e sapone a meravigliosa donna.

Il delicato vestito panna senza spalline che aveva scelto per l’occasione metteva in risalto il colorito pallido della sua pelle e il castano ramato dei suoi capelli che per l’occasione aveva trasformato in delicati boccoli.

Un ciondolo che sua madre le aveva regalato quando ricevette la sua lettera da Hogwarts era comodamente poggiato nell’incavo del petto su cui potevano intravedersi piccoli brillantini dorati che la rossa l’aveva obbligata ad usare.

Ai piedi un paio di sandali con un tacco vertiginosamente alto la rendevano slanciata ed elegante come mai era stata.

Il viso piccolo e delicato era messo in risalto da un trucco delicato e leggero volto soprattutto a risaltare la splendida tonalità dei suoi occhi.

Un caldo color caramello esaltato da un sottile strato di ombretto grigio scuro mischiato ad un oro cupo e profondo.

Nel complesso era bellissima, proprio come Ginny che Charlie ancora guardava ipnotizzata.

< Ehi, ti muovi? > le domandò la riccia schioccandole due dita davanti agli occhi per svegliarla dal torpore in cui era caduta.

< Io non vengo ragazze > disse la mora sedendosi sul letto < Non mi sento ancora bene > mentì.

< Oh, tu invece verrai > esclamò la rossa andandole vicino e obbligandola ad alzarsi < Oppure giuro che non sarò più tua amica > la minacciò afferrando la bacchetta per compiere la sua magia.

Una quarantina di minuti dopo Charlie era pronta.

Le due l’avevano obbligata ad indossare un lungo abito da sera nero come i suoi capelli che le andava rampicandosi su una spalla per ricadere poi morbido sotto la spalla opposta.

Sia l’orlo superiore che quello inferiore del vestito erano ricoperti da piccole paillettes argentee. Ai piedi un paio di decolté nere con la punta aperta la rendevano più alta di almeno quindici centimetri.

C’era da chiedersi come avrebbe fatto a camminarci sopra.

Il viso piccolo e orgoglioso era stato reso ancora più luminoso da un leggero strato di cipria rosa appena più accennato sugli zigomi e da uno strato di ombretto argento sugli occhi verde giada.

Fissandosi allo specchio davanti cui poco prima si erano fermate le altre due, stentò a riconoscersi. Quella che vedeva nello specchio non poteva essere lei, lei non era così bella e di certo non era così femminile.

Ginny ed Hermione aveva fatto un vero miracolo trasformandola da maschiaccio combattivo a seducente fanciulla.

< Grazie > sussurrò voltandosi verso le due ragazze con le lacrime agli occhi pronta per quell’assurda avventura.

< Figurati > rispose la riccia abbracciandola e conducendola poi verso la stanza e gli altri ragazzi.

***

Quando le tre ragazze uscirono dal dormitorio femminile Ron, Neville, Dean e Seamus rimasero letteralmente senza fiato.

Non le avevano mai viste in quel modo, non le avevano mai viste tanto belle. Ginny sembrava una ninfa delle acque con quei suoi capelli rosso fuoco inframmezzati da fiorellini bianchi e quel suo sorriso così sensuale. Hermione sembrava un angelo tanto era bella e delicata e Charlie, Charlie semplicemente sembrava essere uscita da un sogno.

Era elegante, bella e semplicemente meravigliosa in quel quo abito nero e argento che vestiva con un eleganza innata.

Anche i ragazzi però erano niente male nei loro smoking comprati apposta per l’occasione.

< Sei bellissima > disse il rosso lasciando un morbido bacio sulla guancia della riccia e cingendole la vita con fare possessivo.

< Grazie > rispose lei arrossendo leggermente. La emozionava sempre ricevere complimenti da colui che era sempre stato il suo migliore amico.

< Che ne dite se andiamo? > propose la rossa afferrando il braccio di Dean < La preside vuole che apriamo le danze > aggiunse in una smorfia.

< Cosa? > domandò Charlie che nel frattempo di era appesa al braccio di Neville.

< Già, la preside vuole che balliamo con le serpi > intervenne il rosso riprendendo a camminare < Su, andrà tutto bene > le sussurrò la riccia.

La mora prese un grosso respiro e poi si lasciò condurre da Neville verso la Sala Grande.

***

Draco la riconobbe subito. Come avrebbe potuto non farlo? Era così bella in quel suo vestito nero che ricordava tanto il colore dei capelli. Così dannatamente perfetta accanto a quell’idiota di Paciock.

Sto sognando,

pensò muovendo un passo nella sue direzione come a volerla strappare da quelle braccia che non erano le sue e stringerla invece al suo petto caldo. Perché lei era sua.

< Alla buon’ora > disse invece fingendo arroganza.

< Non rompere Malfoy > lo riprese la riccia staccandosi dal rosso per andare a posizionarsi accanto a Zabini che, seppur con riluttanza, le offrì il braccio.

Poco dopo erano tutti accoppiati, Zabini con Hermione, Pansy con Ron, Ginny con Nott… mancavano solo la Potter e Malfoy che per qualche strana ragione erano ancora fermi, distanti l’uno dall’altra di almeno un paio di metri.

< Vi volete muore voi due? > li incalzò Pansy stufa di dover toccare quel taccagno di Lenticchia.

< Certo > rispose in imbarazzo il biondo prima di offrire il braccio alla mora e portarsi in testa al gruppo.

In fila indiana gli otto ragazzi varcarono la soglia della Sala Grande rimanendo incantati dallo spettacolo che si trovarono davanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Bentornatiiiiiiiii!! Ringrazio chi ha commentato il capitolo precedente e chi invece segue in silenzio! So che questo capitolo è lunghissimo ma non ho potuto fare a meno di raccontare ogni singolo dettaglio! Bene, il ballo ormai è alle porte e sia Draco che Charlie sono piuttosto agitati... cosa accadrà quando le danze si apriranno e loro si ritroveranno a volteggiare al centro della pista? Restate con me e scopriretelo!
Alla prossima, Sybeoil!

  
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