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Autore: Dave1994    06/03/2012    4 recensioni
-Il portale si sta chiudendo,Dante.Farai meglio a sbrigarti.-
Genere: Avventura, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dante, Vergil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Perchè vuoi darla a me? - chiese Nero, stupito davanti a quella singolare offerta. Dio, quell'uomo aveva fatto l'impossibile per tornare in possesso della spada e adesso, voleva affidarla a lui?
Ma perchè?
- Sento che è la cosa giusta da fare - rispose l'acchiappademoni, porgendo la Yamato al giovane - tienila tu, considerala un regalo da parte mia. -
Nero non rispose, allungò il braccio destro per impugnare la spada e quando la toccò, la lama risplendette di una fulgida luce blu: nell'esatto momento in cui tutto ciò accadde, il ragazzo notò che Dante la impugnava per il manico.
Il volto dell'uomo fu solcato da uno sguardo di sincero stupore, ma fu l'unico particolare che Nero ebbe il tempo di memorizzare perchè all'istante sentì una forte sensazione di risucchio verso l'alto, come se qualcuno stesse aspirando il suo corpo con una gigantesca cannuccia. Carne e vestiti si fusero in un'indistinta macchia blu e rosa, mischiata al rosso di quella dell'acchiappademoni i cui pensieri ora vagavano senza forma e senza consistenza nella mente del ragazzo.

"Che diavolo succede? Sei stato tu? "

"Io? Ehi,ragazzo, è già tanto se riesco ancora a strimpellare qualche accordo sulla vecchia Nevan! Non ho la minima idea di cosa sia tutto questo. "


La personalità di Nero avrebbe riso, se avesse avuto ancora una bocca. I pensieri di Dante lo sfioravano come gli schizzi d'acqua di un fiume in piena: il giovane ne rimase affascinato. L'essenza dell'uomo era unica e rifletteva, come una pietra preziosa, innumerevoli fasci d'essere: solitario eppure socievole, riflessivo eppure istintivo. Tutti i contrari coesistevano in Dante armoniosamente e si cedevano il comando a seconda della situazione. Impressionante.

"Sono affascinante, non è vero? "

"Ehi, smettila di guardarmi nella testa! Quelli sono i MIEI pensieri! "

"Scusa, scusa, stavo solo...Ehi, certo che questa Kyrie non è davvero niente male. Ti consiglio di approfittarne, ragazzo: quelle come lei sono una su un milione. "

"Ora BASTA! "


Nero scacciò via dalla propria mente quella di Dante ed ebbe modo di rendersi conto che la loro separazione fu traumatica: si sentì improvvisamente incompleto, come se gli mancasse un braccio o una gamba. Dio, ci rimase davvero male.

"Il piccolo vuole la mamma. "

Il giovane non colse la provocazione, volgendo invece intorno il suo non -  sguardo intorno a sé: se avesse avuto degli occhi, sarebbe rimasto accecato dal fiume di luce in cui erano incappati dentro i due mezzidemoni. Mille colori si alternavano in un orgia di giallo, verde e blu, allungandosi a dismisura verso una luce bianca distante chilometri e chilometri e loro due ci stavano andando dritti incontro.

"Ehi, Dante, lo vedi quello? "

"Sicuro, sembra che un treno ci stia venendo addosso. "


Le due essenze si estesero fino a diventare sottili come fili d'erba e vennero risucchiate nel globo di luce alla fine del tunnel, che altro non era che un punto nero piccolissimo. Evidentemente là un qualche Dio aveva decisamente sbagliato la scelta dei colori.
Caddero entrambi all'unisono, in un tonfo fin troppo reale. Si alzarono e si accorsero di essere tornati in possesso del proprio corpo: capelli bianchi e spalle ampie erano di nuovo al loro posto, come anche le loro spade e le loro pistole.
Dante si guardò attorno: si trovavano su una sorta di istmo, una sottile striscia di terra che attraversa l'acqua.
Solo che anziché terra, non vi era altro che freddo metallo e al posto dell'acqua sottili rivoli di nulla, pigro e lento, lambivano i bordi della superficie come un bicchiere colmo fino all'orlo di acqua.
- Questo è strano forte. - disse l'acchiappademoni e subito rimase stupito dal fatto che anziché pensiero, aveva espresso suoni veri e propri con la sua solita voce.
- Ehi, Einstein, perchè siamo qui? -
- Non lo so. -
- Ma non hai detto che la spada era tua? -
- Ho detto che la spada era di mio fratello, non mia. -
I due rimasero in silenzio per un po', mentre il nulla liquido intorno a loro gorgogliava in bolle che si sollevavano fino all'altezza delle loro teste, scoppiando in mille schizzi di...nulla, assolutamente nulla.
- Tutto questo è frustrante! - sbottò Nero, mettendosi le mani nei capelli - non sappiamo perchè siamo qui e soprattutto, non sappiamo dove sia esattamente QUI! -
- Ehi, goditi il panorama. Guarda quel bellissimo rivolo di strana roba nera che fluttua a mezz'aria, non è affascinante? Sembra così innocente, così spensierato - disse Dante, sedendosi a gambe incrociate sul metallo gelido ai loro piedi - dovremmo prendere esempio da lui. -
Nero aprì la bocca per replicare a quell'immensa stronzata, ma proprio in quel momento avvertì qualcosa nell'aria
(dammi un secondo, devo prima fare una cosa)
- Ehi, l'ho sentito solo io? - chiese il ragazzo, guardandosi intorno. Quella strana voce sembrava provenire dalla sua testa, proprio come i pensieri di Dante fino a un attimo prima.
- Conosco questa voce. -
Nero si voltò verso Dante per cercare una spiegazione alla sua risposta, ma vide sul suo volto un'espressione di profonda nostalgia, una calda felicità come quella che si prova quando si riabbracciano i propri genitori dopo un lungo viaggio.
- La conosci? -
- Non l'ho mai dimenticata. - rispose l'acchiappademoni, mentre una lacrima solitaria rigava il suo volto.
Graduatamente, il nulla intorno a loro divenne colore: un blu di cui solo il cielo ha mai posseduto le tonalità li avvolse come un folto manto.
- Ehi,hai visto? -
Ma l'uomo in rosso non poté rispondere, perchè una sagoma si avvicinò a loro comparendo all'improvviso, come se fosse sempre stata lì. Per tutti gli anni a venire, Nero la ricordò come uno velo di nebbia che man mano si plasma da solo, come dotato di vita propria.
L'apparizione, diafana ed evanescente, portava una lunga tunica blu e un appuntito viso giovanile: i capelli color dell'argento erano tirati elegantemente all'indietro, mentre occhi del medesimo colore sembravano scrutare un punto fisso sospeso in aria tra gli altri due. Ma, per quanto fosse più simile a uno spettro che a una persona vera, Dante riconobbe all'istante la sagoma di suo fratello maggiore, Vergil.
- Fratellone. - disse, con voce quasi spezzata dal pianto.
Il Vergil - spettro si lisciò i capelli e, come se fosse stato insicuro sul quale parole usare, aprì più volte la bocca senza emettere suoni.
-...ecco, così dovrebbe andare. - disse. La sua voce sembrava parecchio distante e produceva una curiosa eco nel nulla blu intorno a loro.
- E' tuo fratell... -
- Prima di tutto, questa non è che la riproduzione di un ricordo. Non posso sentirvi né vedervi e a quest'ora sarò già morto da un pezzo, o confinato all'Inferno per l'eternità. Direi che fra noi due la sorte peggiore è toccata a me, fratello. -
Dante ebbe un sussulto, al sentir dire il suo nome.
- Oh, sì. So che ci sei, perchè ho stregato la spada in modo che, al momento in cui le due persone al mondo con il mio stesso sangue ne fossero venute in contatto, creasse una piccola singolarità. Pensatela così: in realtà tutto sta succedendo a una velocità spaventosa, ma le vostre menti scandiscono ogni singolo istante. Utile, no? -
A questo punto l'apparizione si voltò verso Nero. Se diceva il vero e non poteva vederli né sentirli, come faceva a sapere che il giovane era proprio lì?
- Figlio mio. -
Cadde il silenzio fra i tre. Pigri riccioli di materia blu fluttuarono attorno a Vergil mentre Nero cercava di assimilare l'entità di tale affermazione. Era talmente assurdo che non poteva crederci.
- So che ti sembra incredibile tutto questo, ma ti prego di ascoltarmi. Alla fine del racconto, sarai libero se credermi o no. Non ti nascondo tuttavia che spero sinceramente nella prima ipotesi. -
- Anni fa - iniziò a dire il ricordo di Vergil, allargando le braccia come un oratore che predica a una folla - incontrai una donna sul mio cammino. Il suo nome era Miranda, e preso sarebbe diventata tua madre. Purtroppo non posso mostrartela, perchè lei non sa di tutto questo: meglio che non lo sappia mai, del resto.
Ognuno di noi cercò la compagnia dell'altro lungo il difficile viaggio chiamato vita. Lei era alla ricerca del Senso, io alla ricerca della vendetta per la morte di mia madre. Ricordi, Dante, come scappai di casa quel giorno? -
L'acchiappademoni annuì con aria assorta, come se stesse rivivendo un sogno dimenticato da tempo. Dentro di sé il ragazzo scapestrato che era un tempo aveva ripreso vita, al ricordo di quell'episodio. Sentiva ancora le urla del fratello, sconvolto dal sangue e dallo sguardo vuoto di Eva, madre dei due mezzidemoni e moglie del grande Sparda.
- Ero furioso e scioccato, perciò fuggii. Percorsi miglia e miglia, vivendo come chi, non avendo nulla, si accontenta di poco. E fu in quel momento che incontrai tua madre. Dio, era così bella. Rimasi a bocca aperta mentre lei mi chiedeva la via più breve per la città di Fortuna e quando le risposi che non sapevo nemmeno dell'esistenza di un tale luogo, lei rise. Il suo sorriso era...era...cristallino. Non saprei descrivertela in altro modo. -
L'apparizione fece una pausa, socchiudendo gli occhi. Dante rimase stupito nel constatare che l'età del fratello doveva aggirarsi sui diciannove anni al massimo, un sole prima del loro incontro sulla cima di Temen - Ni - Gru.
Nero, intanto, era rapito dalla quantità di informazioni che quella sagoma così diafana gli andava via via comunicando. Il solo fatto che non avesse ancora aperto bocca era testimone del fatto.
- Ci avvicinammo sempre più, con il passare del tempo. Finché una sera, forse per il vino, forse per il senso di ineluttabilità che cominciavo sempre più a sentire...ci avvicinammo un po' più del dovuto. -
- Nove mesi dopo, nascesti tu. -
E qui Vergil ghignò, voltandosi verso il fratello.
- Non so te, Dante, ma ho la netta sensazione di aver fatto centro MOLTO prima di te. Sei sempre stato sfigato con le donne. -
Risero entrambi di una risata che attraversava il tempo e che affondava le sue radici negli anni trascorsi. "Davanti a un legame così forte", pensò Nero "non conta quanto il tempo trascorra: nulla viene mai dimenticato. "
La faccia di Vergil, tuttavia, si fece improvvisamente seria: dalla sua fronte aggrottata, Dante vi lesse un dolore indicibile e ne soffrì quasi per empatia.
- Tu nascesti come noi - disse, guardando il ragazzo dall'aria trasognata - metà essere umano e metà demone. Questo ti rendeva un paria per entrambe le specie e Miranda ne soffrì moltissimo. Ma non disprezzò né me, né te, anzi: ci amò ancora di più, perchè sopportavamo la nostra diversità con onore e con coraggio. Io, diversamente, speravo per te una vita assai migliore della mia e pian piano cercai di immaginare a come dovesse essere un'esistenza senza questo fardello. E in una notte di pioggia l'ispirazione mi colpì come un lampo. D'un tratto, sapevo cosa dovevo fare. -
Vergil si lisciò nuovamente i capelli, quasi con una punta di arroganza e narcisismo.
- Il potere di nostro padre era la chiave, Dante. Capii che una forza così grande poteva recidere qualsiasi legame con la natura diabolica insita in ognuno di noi e anche se ciò avesse dovuto voler dire cancellare una parte di noi stessi, volevo provare comunque. Volevo una vita migliore per te, Nero. Volevo una vita migliore per noi. -
Nero trasalì all'istante.
- Conosce il mio nome. -
- Devono averlo deciso prima che si imbarcasse nella sua folle impresa. - rispose Dante, assorto nei suoi pensieri. Ora riusciva a dare un significato alle parole del fratello e al suo comportamento solo apparentemente senza senso
(potere, voglio più potere)
poteva davvero un potere così grande come quello di suo padre
(recidere qualsiasi legame con diavolo dentro di noi)
far diventare normale un demone mezzosangue?
- Se però state guardando questo ricordo, allora significa che la mia impresa è fallita e che sono morto, o peggio. Non sono stato all'altezza del compito, figlio mio: potrai mai perdonarmi, per non essere riuscito a donarti un esistenza migliore di quella che hai ricevuto? - disse Vergil, con la voce rotta dal pianto. In Nero suscitò un misto di commozione e pena: all'improvviso, provò il desiderio di afferrare quell'anima che si proclamava suo padre e dirgli che era tutto ok, che la sua vita era stata ricca di avvenimenti e che aveva conosciuto persone splendide come Kyrie e l'uomo in rosso che stava in silenzio accanto a lui, in lotta con le lacrime che ora minacciavano di sgorgare sul suo volto. Incredibilmente, vinse. Non pianse, mostrando invece un sorriso addolorato e triste.
- Vieni qua, figlio mio. -
E a queste parole, la figura trasparente di Vergil allargò le braccia in modo che Nero potesse abbracciarlo: non vi fu contatto, ma al ragazzo bastò comunque. Era tutto ciò che serviva per farlo sentire in pace con sé stesso.
- Non commiseratemi. Siete la mia famiglia, le uniche persone rimaste al mondo a cui tengo davvero, insieme a Miranda. Non cercatemi là dove ogni speranza è vana, perchè l'Inferno non è posto per i vivi e soprattutto perchè i morti devono restare morti. Non si deve mai alterare l'equilibrio nel mondo. -
- Vi saluto, è ora di lasciarsi. -
Il ricordo di Vergil non sbiadì fin da subito: al contrario, parve acquistare sempre più colore e nitidezza con il passare dei secondi ("Come si fa a misurare il tempo, quaggiù?" pensò Dante, subito scacciando quel pensiero inutile) al pari di una stella morente.
Dopodichè, si disgregò davanti ai loro occhi in minuscole volute di fumo.
- Ehi, tigre - disse, rivolgendosi a Dante in un ultimo, esasperato tentativo di parola - ho appena fatto jackpot. -

***


Se ne andò, così come era venuto incontro a loro. D'un tratto, il nulla liquido attorno a loro si contrasse in uno spasmo di agonia e li avvolse in un baleno, scaraventandoli verso il basso.
Caddero a terra, battendo la testa contro il duro cemento della strada sotto di loro. Yamato, la spada di Vergil, cadde a terra con un clangore metallico.
Nero fu il primo a rialzarsi, sebbene vertigini occasionali lo assalirono ancora per qualche minuto. Si girò verso il Teatro di Fortuna e vomitò nella fontana davanti a lui.
- Ti ha voluto davvero un mondo di bene, per fare quello che ha fatto. - disse Dante, ripulendosi dalla polvere della strada. Cercò di guardare il ragazzo negli occhi, ma non ci riuscì.
- Era davvero mio padre? Ed è morto? -
- Sì. Non provare mai a cercarlo, Nero: lui non lo vorrebbe. E oramai, ciò che resta di lui non è altro che l'ombra di quello che fu un tempo. -
Il giovane non rispose, soppesando col pensiero un'idea a dir poco folle. Ma non la comunicò all'acchiappademoni, che a quanto pareva era nientemeno che suo zio. Non l'avrebbe neanche ascoltata, troppo impegnato a cercare di dissuaderlo.
Nero voltò lo sguardo tutt'intorno a lui, cogliendo il Rosso dell'abito di Dante e il Bianco dei suoi occhi. Vide in lontananza una donna, con un lungo abito bianco sudicio e dai merletti lacerati, che lo salutava. Nero sorrise a Kyrie e pensò che una famiglia felice era una famiglia unita.
E molto presto avrebbe ricambiato il tentativo del padre, lo giurò davanti a sé stesso.
  
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