Capitolo IV
Going Under
Quando la regina della foresta incontrerà colui che
tentò Eva,
la ruota del destino non si potrà più fermare.
Minerva McGrannit si precipitò giù dalle scale, in direzione del
frastuono che sembrava provenire dall'atrio centrale. Urla e – almeno
così sembravano - incitamenti echeggiavano per tutta la scuola, e la
scena che si presentò ai suoi occhi non ebbe un effetto calmante sui
suoi nervi.
Un nugolo di studenti appartenenti alle diverse case stava gridando e - no,
non si era sbagliata - incitando qualcuno a combattere, e quel qualcuno, scoprì
con orrore, erano Hermione Granger e Pansy Parkinson. La prima, bagnata fradicia,
si stava divincolando dalla stretta della serpeverde che l'aveva atterrata e
ora la sovrastava puntandole la bacchetta alla gola. Una scena quasi comica
agli occhi di tutti i presenti, ma evidentemente non a quelli della professoressa
di trasfigurazione.
La Parkinson era livida di rabbia « Cosa diavolo hai fatto a Draco, lurida mezzosangue?! L'hai stregato? Parla! » le intimò premendo la bacchetta sulla giugulare della grifondoro mentre indicava il giovane Malfoy che giaceva svenuto tra le braccia di Goyle. Hermione precisò in maniera secca « Il tuo caro Draco è solo ubriaco! ». Ma Pansy ovviamente non le credette. Il suo Draco non avrebbe mai fatto una cosa tanto stupida come quella, era molto più ovvio che la Granger gli avesse scagliato una qualche fattura.
La Mc Grannit non attese oltre e zittì i presenti, prendendo le redini della situazione « Basta! Finitela immediatamente! Goyle accompagna il signor Malfoy in infermeria, e tu signorina Parkinson fila in Sala Comune, ci penserà il professor Piton a punirti. » ordinò con cipiglio severo. Pansy divenne rossa dalla vergogna, ma strinse i denti e cominciò ad avviarsi nei sotteranei non senza aver prima sussurrato ad Hermione « Me la pagherai! Non ti avvicinare mai più al mio Draco...sei solo una sporca mezzosangue. »
« Quanto a te, signorina Granger » continuò la professoressa di trasfigurazione non risparmiandole un'espressione contrariata, in cui Hermione fu certa di cogliere una nota di delusione « Seguimi nel mio ufficio, decideremo in seguito la tua punizione. »
* * *
La Mc Grannit, dopo qualche minuto di discussione con la sua alunna migliore,
fece il punto della situazione « E così il signor Malfoy era ubriaco,
e tu ti sei offerta di riaccompagnarlo ad Hogwarts, non è così
signorina Granger? »
Hermione annuì con un punta di soddisfazione. Aveva fatto il suo dovere.
« E poi? » incalzò la professoressa. Hermione si rabbuiò
« Poi ci siamo fermati per riprendere fiato qualche istante, mentre cominciava
a piovere. Ho tentato di usare un incantesimo che ci riparasse, ma non ha funzionato
» proseguì tenendo gli occhi bassi e vergognandosi immensamente
delle parole che fuoriuscivano dalla sua bocca, come se quello che era accaduto
fosse imputato alla sua negligenza. « Guardi » disse estraendo la
bacchetta « Accio libro! ».
Il libro che stava ordinatamente riposto nella libreria dietro la scrivania
dell'insegnante non si mosse.
« Sono senza poteri e non ho idea del momento in cui li ho perduti »
concluse amareggiata.
La Mc Grannit gemette, esasperata. In quella scuola non c'era verso di stare
tranquilli, doveva consultare Albus per decidere cosa fare per la signorina
Granger. Lui sicuramente avrebbe potuto dare una spiegazione logica ad un evento
che, di logico, aveva ben poco. « Andiamo dal preside » concluse
serafica, mentre Hermione giocherellava con le ciocche dei suoi capelli ribelli.
Sembrava una bambina appena scoperta a mangiare la marmellata di nascosto.
Si alzarono e si incamminarono in direzione dell'ufficio di Silente. La Mcgrannit
precedeva di pochi passi Hermione che teneva gli occhi bassi, mentre il suo
cuore sembrava diventare sempre più pesante. Un macigno di cui sarebbe
stato bello liberarsi.
* * *
Nella sala comune dei Grifondoro c'era un grande fermento, perchè nessuno
fino a quel momento sembrava intenzionato a voler andare a dormire. Il brusio
perenne che si era creato però, permetteva ad un gruppetto di studenti
il giusto spazio per chiacchierare indisturbati. Ron, Harry e Ginny, infatti
avevano preso posto su delle grandi poltrone rosso-oro finemente intagliate,
in cui spiccava il simbolo della loro casata. Il grifone, quell'animale leggendario,
ricordato soprattutto per il suo grande coraggio. Coraggio ecco ciò di
cui avevano maggiormente bisogno – si ritrovò a pensare Harry -
il coraggio, ma soprattutto la pazienza, di saper aspettare l'evolversi dei
fatti. La partita a scacchi magici tra Ron e Ginny si stava evolvendo in maniera
curiosa a favore di quest'ultima, mentre il ragazzo imprecava sonoramente e
proprio nel momento in cui Ron sembrava destinato a perdere la sua imbattibilità,
fece la sua comparsa Hermione. Ma non l'Hermione che tutti conoscevano, la ragazza
orgogliosamente intelligente, generosa, la mente del trio, colei che aveva sempre
una soluzione a portata di mano. No, ora i suoi occhi erano vitrei.
« Hermione! Dov'eri finita? » Ron si precipitò immediatamente
da lei, mentre Ginny seguiva il fratello con aria preoccupata. Harry alzò
lo sguardo e notò che occhi indiscreti stavano fissando la scena. Lavanda
e Calì in fondo alla sala stavano ridacchiando indicando Ron ed Hermione.
Inevitabilmente tutti coloro che ruotavano intorno a lui finivano al centro
dell'attenzione.
Si alzò, e raggiunse gli altri. Hermione, in quel momento, sospirò
e sprofondò in un divano. « Sono stata da Silente » cominciò,
mentre sentiva il suo stomaco chiudersi « perchè ho perso i miei
poteri da strega »
Sui volti dei suoi amici si dipinse un'espressione di puro stupore, ma mentre
Ron strabuzzò gli occhi e Harry si mostò sorpreso, Ginny dopo
un attimo di smarrimento, recuperò la sua aria tranquilla.
« M-ma Herm! Com'è potuto succedere? » balbettò Ron,
mentre il ragazzo sopravvissuto si toglieva gli occhiali con fare stanco e si
stropicciava gli occhi « Silente cosa ti ha detto? » chiese infine.
Lo sguardo della ragazza vagò per la sala. « Mi ha detto, che è molto raro che capiti...ma che in seguito a qualche trauma particolarmente doloroso, è possibile che un mago o una strega perda temporaneamente i suoi poteri » i suoi occhi non cambiarono espressione, come se in realtà la cosa non la toccasse nel profondo, ma Harry sapeva che questo era stato un duro colpo.
« Oh...Hermione! » Ginny si precipitò su di lei, stringendola forte. « Non ti devi preoccupare! Vedrai che i poteri ti ritorneranno presto, nel frattempo Harry e Ron impareranno benissimo i nuovi incantesimi in modo da poterteli poi insegnare! » concluse, girandosi verso i due interessati con uno sguardo di fuoco che prometteva un incendio nel caso in cui gli amici si fossero rifiutati. I due si guardarono spaesati ma poi annuirono convinti, ed Hermione vedendoli con quell'espressione così buffa non potè fare a meno di sorridere. Meno male che c'erano loro nella sua vita...
* * *
Molti giorni dopo su Hogwarts cadeva ancora un pioggia sottile ma che non sembrava
intenzionata a smettere. Le ultime foglie erano andate a fare compagnia alle
pozzanghere d'acqua che ricoprivano il terreno.
Dopo gli ultimi avvenimenti, la routine era ricominciata in modo pressochè
identico a quello di prima, soltanto Hermione aveva dovuto cambiare le sue abitudini,
ora, si vedeva costretta a saltare tutte le ore di lezioni che richiedevano
un approccio pratico alla materia, e in quel lasso di tempo si rifugiava in
biblioteca, già da tempo la sua seconda casa, per consultare antichi
tomi polverosi che le facessero capire come recuperare il suo potenziale magico,
ma fino ad ora le sue ricerche erano state completamente vane. Non un singolo
paragrafo accennava ad una cosa del genere e anche Silente era stato molto vago
a riguardo. I poteri ti ritorneranno da soli, aveva detto, ma non aveva accennato
a quando ciò sarebbe successo. Ed Hermione, come era nella sua natura,
era stanca di aspettare.
Nel frattempo la notizia della sua momentanea "babbanità" si
era diffusa, fino a raggiungere i sotteranei, il regno dei Serpeverde. La buona
novella l'aveva portata Pansy, qualche giorno addietro, e ora tutta serpeverde
sghignazzava alle spalle della migliore amica di Harry Potter che ora era completamente
babbana. Soprattutto Draco Malfoy provava un particolare diletto nel vederla
in questa nuova veste. In parecchi momenti l'aveva osservata, nei corridoi sempre
più ricurva sotto il peso di chissà quali inutili libri mentre
si affrettava a trovare qualche aula vuota in cui rifugiarsi, quando in sala
grande mangiava seduta al sudicio tavolo dei grifondoro circondata dalla sua
scorta, lo Sfregiato e lo Straccione, quando rideva, passandogli accanto e ignorandolo,
e la sua risata era falsa. Falsa come il suo sorriso, come le sue parole come
tutto di lei in quel momento. Doveva essere stato un brutto colpo per un'insopportabile
so-tutto-io non poter più eccellere. Incurvò le labbra in un sorriso
pericoloso, un sorriso che ricordava molto quello di Bellatrix Lestrange. Perchè
anche lui in quel momento era preda di quella follia insita nel sangue dei Black.
Il dubbio, quel maledetto dubbio, gli stava divorando ogni certezza. Eppure
lui si ostinava a non voler chiedere come stavano realmente le cose. Aveva paura
della risposta. Il coraggio si addiceva ai Grifondoro, non ai Serpeverde che
preferivano optare per la conservazione di se stessi. Perchè se fosse
stato come aveva detto Bellatrix...se fosse stato così...allora lui,
lui cos'avrebbe fatto?
Si alzò scostando Pansy che era comodamente seduta sul suo grembo e
gli stava accarezzando i capelli chiari, lei emise un grugnito di disapprovazione,
poi gli chiese « Dove vai? »
Lui rispose semplicemente « Esco. » e si affrettò a lasciare
la sala comune dei Serpeverde.
Quella rabbia cieca, che montava dentro di lui ogni istante che passava, ma
che non aveva un obiettivo, era solo un dolore – un ronzio assordante
– in un orecchio. Perchè le risposte che Draco Malfoy voleva, le
avrebbe trovate facilmente dentro di sè. Ma questo significava inevitabilmente
fare i conti con una realtà che non era così dorata e splendente
come avevano sempre amato fargli credere, una realtà fatta di sofferenza,
guerra, sangue e sacrifici.
Sapeva dove trovarla.
Sogghignò. Diamo il via all'operazione distruzione di Hermione Granger.
* * *
Scostò piano la porta dell'aula di trasfigurazione, a quell'ora deserta,
e la trovò lì, come si aspettava.
Era disarmata, indifesa. Debole. Avrebbe potuto fare di lei qualsiasi cosa...umiliarla,
distruggerla. Era lei, ora, l'anello fragile della catena che proteggeva Harry
Potter.
Se lei fosse stata fuori gioco magari avrebbe potuto avvertire suo padre, lui
sarebbe tornato indietro, l'avrebbe lodato...Ingenuo.
Hermione era ancora ricurva su un libro polveroso che aveva tutta l'aria di
essere ammuffito, con gli occhi cerchiati dalla stanchezza. Non si era accorta
della sua presenza. E lui storse il naso a quella scena, mentre con fare plateale
diceva « Guarda chi si vede, Granger...la babbana. »
La ragazza sobbalzò, e dopo aver dato un'occhiataccia al serpeverde ritornò
alla sua lettura. « Malfoy, vattene. Sono molto impegnata. » sibilò.
Draco si sedette sul tavolo che lei occupava, per nulla intenzionato ad andarsene
« Lo vedo Granger, lo vedo. Sei impegnatissima. E dire che stavolta non
devi salvare il culo a Potty. Ma dimmi » continuò con tono suadente
« com'è la tua nuova condizione di schifosa babbana? »
Hermione in quel preciso momento ebbe un istinto irrefrenabile di lanciargli
una fattura orcovolante, come molte volte aveva visto fare a Ginny, ma non poteva.
Finse di ignorarlo. Draco non si lasciò ingannare. La vide sfogliare
quelle pagine ingiallite nervosamente, poi un sottile pensiero gli attraversò
la mente. Sottile e infido come solo un pensiero malvagio poteva essere.
« Lì dentro non troverai niente » le disse senza guardarla
in viso, lei alzò gli occhi, interessata. « Cosa intendi dire?
»
Malfoy non potè tratenere un ghigno, poi dopo qualche secondo che ad
Hermione parve interminabile, soggiunse « Intendo dire, » una pausa,
mentre gli occhi di lei saettavano d'impazienza « Intendo dire che le
informazioni che cerchi, si trovano solamente nei libri proibiti dal ministero
»
Hermione assotigliò lo sguardo per cercare di capire cosa avesse in mente
Malfoy e con fare sospettoso replicò « E allora? »
Malfoy si alzò dal tavolo e osservò con molto interesse il legno
delle finestre « Allora, si dia il caso che la biblioteca della mia famiglia
sia piena di quei libri »
La Grifondoro fremette. Una possibilità. La speranza non era ancora
perduta. Certo, non sarebbe stato legale consultare quei libri, però
al di fuori di Hogwarts la guerra infuriava, anche se loro – dei semplici
ragazzi – non ne venivano messi a conoscenza. Harry era in pericolo dal
giorno in cui era nato, e soprattutto in quel momento aveva bisogno di tutto
il sostegno possibile. Lei doveva proteggerlo.
Scendiamo a patti con il diavolo.
« Malfoy non credo che tu saresti disposto ad aiutarmi per spirito di
compassione, quindi cosa vuoi in cambio? Sputa il rospo! »
Malfoy continuò a fissare la pioggia che scendeva implacabile e mentre
dentro di sè sorrideva compiaciuto, rispose « Ti farò sapere,
Granger, quello che voglio in cambio. »
Continua...