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Autore: LadyInDark    06/03/2012    3 recensioni
Questa storia era nata come una semplice one-shot, che ho deciso di continuare viste le recensioni positive.
Dal 3 capitolo:
Lui era li. Esisteva davvero, allora. L’aveva davvero baciata. A quel pensiero, le guance della ragazza si tinsero di un delicato rossore, rendendola agli occhi del vampiro ancora più bella di quanto ricordasse.
“Allora”, cominciò lui, senza smettere di sorridere. “Non sei contenta di vedermi?”.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti ^__^ Non credevo che questa semplice storia sarebbe piaciuta così tanto! È davvero una gioia quindi, poterla aggiornare con nuovi capitoli :D Colgo l'occasione per ringraziarvi per le recensioni e per avermi invitata a continuare :') In questo capitolo non ci sono molte sorprese, anche perchè ho deciso che avranno tutti più o meno la stessa lunghezza o almeno spero. Prometto comunque che il prossimo capitolo sarà più emozionante, perciò spero continuerete a seguirmi. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questo capitolo, ovviamente ^__^ Detto questo, credo di aver finito. Vi lascio dunque alla storia, Buona lettura!  

                                                        

                                                               Capitolo 2.

                                            Ansie e  Divertimenti.

 

L’abbagliante luce del sole, attenuata dalle tende accuratamente tirate, illuminò l’intera stanza. Leila giaceva nel letto, immobile, lo sguardo perso nel vuoto. Dopo la vicenda accaduta in terrazza, nel cuore della notte, non era più riuscita a dormire. Più e più volte aveva tentato di convincersi di aver sognato quel vampiro e, soprattutto, quel bacio. Ma non appena una parte del suo cervello accettava quell’ipotesi, le tornavano in mente tutte le sensazioni provate in quel momento, a ricordarle che no, non era stato un sogno. Aveva davvero incontrato quel vampiro sul balcone e lui l’aveva davvero baciata. Scosse disperatamente la testa, come a voler scacciare via quei pensieri. Nel farlo, notò che la sveglia sul comodino indicava che le sette erano passate da qualche minuto. Nonostante fosse stanca e provata dalla nottata insonne, decise di alzarsi per andare a scuola. Primo perché era venerdì, l’ultimo giorno di scuola della settimana, secondo perché non aveva senso crogiolarsi nel cercare disperatamente una spiegazione a quello che era successo. Si sarebbe limitata a nascondere in un angolo della sua mente l’intero accaduto, e con il tempo, sarebbe diventato un semplice ricordo dai contorni sfumati.
Si trascinò in bagno, per poi indossare un paio di jeans e una comoda felpa. Fatto questo, dopo aver preso un bel respiro, decise di guardarsi allo specchio per vedere quanto erano evidenti i segni della nottata appena trascorsa. Due grandi occhiaie scure e la pelle bianchissima, quasi cadaverica, la facevano sembrare una vera vampira. Si maledisse mentalmente per aver fatto un simile paragone. Senza attendere oltre, afferrò lo zaino e scese di sotto. Era piuttosto in ritardo, decise così di fare colazione con una semplice brioche.
Indossato il cappotto e con lo zaino in spalla, uscì da casa e cominciò a camminare verso la scuola. La sua casa si trovava nei pressi di un boschetto e l’abitazione più vicina distava qualche chilometro e poco più. Era lì che si trovava anche la fermata dell’autobus che l’avrebbe portata a scuola. Ogni mattina quindi, le toccava fare una bella camminata. “Almeno mi mantengo in forma”, si ripeteva ogni volta, nella speranza di trovare una magra consolazione.
Per l’intera mattinata, Leila si trascinò da un’aula all’altra, cercando disperatamente di mantenere gli occhi aperti. La stanchezza cominciava a farsi sentire, ma purtroppo sarebbe dovuta rimanere a scuola anche il pomeriggio. Questo perché aveva deciso di seguire un corso di approfondimento sulla matematica, materia in cui lei era profondamente negata. Finite le lezioni scolastiche, mangiò una merendina presa da un distributore automatico, per poi andare nell’aula in cui si sarebbe tenuto il corso di matematica.
Alla fine, tra uno sbadiglio e un altro, anche il corso terminò e Leila poté finalmente tornare a casa. Come la mattina, prese l’autobus, e quando arrivò alla fermata, fu costretta a percorrere nuovamente la strada per raggiungere casa. Nonostante la stanchezza le avesse ormai intorpidito mente e corpo, camminò velocemente, siccome il sole era tramontato da un pezzo e il cielo cominciava a scurirsi. Non le piaceva l’idea di essere da sola, al buio, in mezzo alla strada. Finalmente raggiunse l’abitazione, e solo dopo essere entrata ed aver chiuso il portone poté tirare un sospiro di sollievo. Trovarsi in casa, le dava, per quanto fosse possibile, un senso di sicurezza. Era abituata a stare da sola; i suoi genitori viaggiavano spesso per motivi di lavoro. Sua madre, infatti, in quel momento si trovava dall’altra parte del mondo, e non sarebbe rientrata prima di lunedì sera. Lo stesso valeva per suo padre che però, al contrario della madre, sarebbe stato fuori per l’intero mese. Non era mai stato un problema, quindi, dover stare in una casa isolata. Questo fino alla notte precedente. Nonostante avesse cercato con tutte le sue forze di scacciare i brutti pensieri, l’idea che il vampiro potesse tornare di nuovo quella notte le era venuta più volte. Se ciò che sapeva sul conto dei vampiri, e cioè che non potevano entrare nelle case altrui senza un invito, era vero, allora avrebbe potuto dormire tranquilla. Attingendo coraggio da questa supposizione, salì di sopra, per mettersi qualcosa di comodo. Optò per dei pantaloni vecchi di una tuta e una vecchia felpa. Andò in salotto ed accese la televisione; le sembrava di essere meno sola in compagnia di qualche programma. Dopo essersi preparata uno spuntino, si accomodò sul divano. Aveva intenzione di rimanere sveglia anche quella notte, troppo terrorizzata di dormire ed essere quindi vulnerabile, ma, nel bel mezzo di un film, gli occhi si fecero pesanti, e lentamente si chiusero, mentre il sonno l’accoglieva fra le sue braccia.

 
In quello stesso istante, qualcuno si trovava all’esterno di quella stessa casa ed osservava con evidente interesse, ciò che accadeva all’interno. La ragazza si era seduta sul divano, ed era stata una questione di minuti, prima che si addormentasse. Nonostante la larga felpa, che non lasciava intravedere nessuna di quelle splendide forme che aveva visto la notte precedente, lui la trovava attraente. Desiderava come non mai accarezzare i soffici capelli biondi, che ora giacevano sparpagliati sul divano, e la candida pelle, morbida e profumata. Ma soprattutto, desiderava baciare nuovamente quelle labbra, che avevano provocato in lui reazioni sopite da tempo. Non quella sera però. Avrebbe potuto svegliarla e costringerla ad invitarlo ad entrare, ma preferì evitare. Voleva fare le cose con calma, aveva intenzione di divertirsi con quella piccola e innocente creatura.
“Presto ci rivedremo”, disse ghignando, per poi sparire nel nulla.

  
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