Salve
a tutti ^__^ Non credevo che questa semplice storia sarebbe
piaciuta così tanto! È davvero una gioia
quindi, poterla aggiornare con
nuovi capitoli :D Colgo l'occasione per ringraziarvi per le recensioni
e per
avermi invitata a continuare :') In questo capitolo non ci sono molte
sorprese,
anche perchè ho deciso che avranno tutti più o
meno la stessa lunghezza o
almeno spero. Prometto comunque che il prossimo capitolo
sarà più
emozionante, perciò spero continuerete a seguirmi. Mi
piacerebbe sapere cosa ne
pensate di questo capitolo, ovviamente ^__^ Detto questo, credo di aver
finito.
Vi lascio dunque alla storia, Buona lettura!
Capitolo 2.
Ansie
e Divertimenti.
L’abbagliante
luce del sole, attenuata dalle tende accuratamente
tirate, illuminò l’intera stanza. Leila giaceva
nel letto, immobile, lo sguardo
perso nel vuoto. Dopo la vicenda accaduta in terrazza, nel cuore della
notte,
non era più riuscita a dormire. Più e
più volte aveva tentato di convincersi di
aver sognato quel vampiro e, soprattutto, quel bacio. Ma non appena una
parte del
suo cervello accettava quell’ipotesi, le tornavano in mente
tutte le sensazioni
provate in quel momento, a ricordarle che no, non era stato un sogno.
Aveva davvero incontrato quel
vampiro sul
balcone e lui l’aveva davvero baciata.
Scosse disperatamente la testa, come a voler scacciare via quei
pensieri. Nel
farlo, notò che la sveglia sul comodino indicava che le
sette erano passate da
qualche minuto. Nonostante fosse stanca e provata dalla nottata
insonne, decise
di alzarsi per andare a scuola. Primo perché era
venerdì, l’ultimo giorno di
scuola della settimana, secondo perché non aveva senso
crogiolarsi nel cercare
disperatamente una spiegazione a quello che era successo. Si sarebbe
limitata a
nascondere in un angolo della sua mente l’intero accaduto, e
con il tempo,
sarebbe diventato un semplice ricordo dai contorni sfumati.
Si trascinò in bagno, per poi indossare un paio di jeans e
una
comoda felpa. Fatto questo, dopo aver preso un bel respiro, decise di
guardarsi
allo specchio per vedere quanto erano evidenti i segni della nottata
appena
trascorsa. Due grandi occhiaie scure e la pelle bianchissima, quasi
cadaverica,
la facevano sembrare una vera vampira. Si maledisse mentalmente per
aver fatto
un simile paragone. Senza attendere oltre, afferrò lo zaino
e scese di sotto.
Era piuttosto in ritardo, decise così di fare colazione con
una semplice
brioche.
Indossato il cappotto e con lo zaino in spalla, uscì da casa
e
cominciò a camminare verso la scuola. La sua casa si trovava
nei pressi di un
boschetto e l’abitazione più vicina distava
qualche chilometro e poco più. Era
lì che si trovava anche la fermata dell’autobus
che l’avrebbe portata a scuola.
Ogni mattina quindi, le toccava fare una bella camminata.
“Almeno mi mantengo
in forma”, si ripeteva ogni volta, nella speranza di trovare
una magra
consolazione.
Per l’intera mattinata, Leila si trascinò da
un’aula all’altra,
cercando disperatamente di mantenere gli occhi aperti. La stanchezza
cominciava
a farsi sentire, ma purtroppo sarebbe dovuta rimanere a scuola anche il
pomeriggio. Questo perché aveva deciso di seguire un corso
di approfondimento
sulla matematica, materia in cui lei era profondamente negata. Finite
le
lezioni scolastiche, mangiò una merendina presa da un
distributore automatico,
per poi andare nell’aula in cui si sarebbe tenuto il corso di
matematica.
Alla fine, tra uno sbadiglio e un altro, anche il corso
terminò e
Leila poté finalmente tornare a casa. Come la mattina, prese
l’autobus, e
quando arrivò alla fermata, fu costretta a percorrere
nuovamente la strada per
raggiungere casa. Nonostante la stanchezza le avesse ormai intorpidito
mente e
corpo, camminò velocemente, siccome il sole era tramontato
da un pezzo e il
cielo cominciava a scurirsi. Non le piaceva l’idea di essere
da sola, al buio,
in mezzo alla strada. Finalmente raggiunse l’abitazione, e
solo dopo essere
entrata ed aver chiuso il portone poté tirare un sospiro di
sollievo. Trovarsi
in casa, le dava, per quanto fosse possibile, un senso di sicurezza.
Era
abituata a stare da sola; i suoi genitori viaggiavano spesso per motivi
di
lavoro. Sua madre, infatti, in quel momento si trovava
dall’altra parte del
mondo, e non sarebbe rientrata prima di lunedì sera. Lo
stesso valeva per suo
padre che però, al contrario della madre, sarebbe stato
fuori per l’intero
mese. Non era mai stato un problema, quindi, dover stare in una casa
isolata.
Questo fino alla notte precedente. Nonostante avesse cercato con tutte
le sue
forze di scacciare i brutti pensieri, l’idea che il vampiro
potesse tornare di
nuovo quella notte le era venuta più volte. Se
ciò che sapeva sul conto dei
vampiri, e cioè che non potevano entrare nelle case altrui
senza un invito, era
vero, allora avrebbe potuto dormire tranquilla. Attingendo coraggio da
questa
supposizione, salì di sopra, per mettersi qualcosa di
comodo. Optò per dei
pantaloni vecchi di una tuta e una vecchia felpa. Andò in
salotto ed accese la
televisione; le sembrava di essere meno sola in compagnia di qualche
programma.
Dopo essersi preparata uno spuntino, si accomodò sul divano.
Aveva intenzione
di rimanere sveglia anche quella notte, troppo terrorizzata di dormire
ed
essere quindi vulnerabile, ma, nel bel mezzo di un film, gli occhi si
fecero
pesanti, e lentamente si chiusero, mentre il sonno
l’accoglieva fra le sue
braccia.
In quello stesso istante, qualcuno si trovava all’esterno di
quella stessa casa ed osservava con evidente interesse, ciò
che accadeva all’interno.
La ragazza si era seduta sul divano, ed era stata una questione di
minuti,
prima che si addormentasse. Nonostante la larga felpa, che non lasciava
intravedere
nessuna di quelle splendide forme che aveva visto la notte precedente, lui la trovava attraente. Desiderava
come
non mai accarezzare i soffici capelli biondi, che ora giacevano
sparpagliati
sul divano, e la candida pelle, morbida e profumata. Ma soprattutto,
desiderava
baciare nuovamente quelle labbra, che avevano provocato in lui reazioni
sopite
da tempo. Non quella sera però. Avrebbe potuto svegliarla e
costringerla ad
invitarlo ad entrare, ma preferì evitare. Voleva fare le
cose con calma, aveva
intenzione di divertirsi con quella piccola e innocente creatura.
“Presto ci rivedremo”, disse ghignando, per poi
sparire nel nulla.