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Autore: Laleith    06/03/2012    6 recensioni
Se le guance solitamente pallide di Remus avevano raggiunto lo stesso colore dei capelli di Dora, c’era solo un motivo: Dora stessa.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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A mio Maritoh, perchè
è il mio Remus xD
A Yamane, perchè
è lei
A TheGhostOfYou, perchè
lei mi ha regalato l'ispirazione.




Potremmo essere perfetti.

Made a wrong turn
Once or twice

 

« Dove mi stai portando?»

« Zitto.»

« Dora, non correre. Tre giorni fa c’è stata luna piena.»

« Allora risparmia fiato e stai zitto.»

« Stai passando troppo tempo con Malocchio.»

« Remus.»

« Ok, sto zitto.»

Lo strappo della smaterializzazione arrivò all’improvviso, nello stesso istante in cui la donna si fermava e lo afferrava.

Riapparvero nel mezzo di Hogsmeade. La morte di Silente sembrava aver portato la vita lontana da quel luogo. Ed era passato un solo giorno.

Remus si ritrovò senza fiato e costretto a piegarsi sulle ginocchia. La licantropia portava con sé diversi svantaggi. Esclusa la parte della dolorosa trasformazione in un essere ricoperto di peli ispidi, i giorni immediatamente successivi alla luna piena erano i più terribili. I muscoli sembravano non rispondere più e la debolezza rendeva difficile persino respirare.

Quando ebbe ripreso abbastanza fiato per parlare, iniziò a sbraitarle contro.

« Ma sei impazzita? Potevi almeno avvisarmi!»

La donna lo stava guardando davvero male, si rese conto.

Lupin chiuse un attimo gli occhi, passandosi una mano tra i capelli. Aveva sbagliato per l’ennesima volta?

Avrebbe pagato oro per dirle che era stato uno stupido, che aveva ragione a essere arrabbiata e che l’unica cosa che voleva era passare il resto della sua vita con lei. Ma non l’avrebbe fatto.

Come poteva rovinarla in quel modo?

« Ninfadora, non ri-»

« NON chiamarmi “Ninfadora”», lo interruppe lei, voltandosi e marciando verso un negozio dall’insegna colorata.

Remus la rincorse, riconoscendo all’improvviso la vetrina davanti cui si erano fermati.

Mielandia.

La dolcezza del nome del negozio era ambivalente, per lui.

Era lì che se ne era reso conto.

 

Mistreated, misplaced, misunderstood
Miss “no way it’s all good”
It didn’t slow me down

 


Quell’uomo iniziava a farla imbestialire.

Come osava affermare che lo faceva per lei?

Con le braccia strette al petto, Tonks aveva tutta l’aria di una che sapeva il fatto suo, e anche quelli di tutte le persone che la circondavano.

« Entra», ordinò a un Lupin improvvisamente cianotico.

Lo vide respirare a fondo, mentre con passo incerto varcava la soglia.

Lo conosceva talmente bene che aveva già pensato a cosa stesse pensando in quel momento.

Avrebbe voluto fuggire da quel luogo, avrebbe voluto raderlo al suolo e al tempo stesso renderlo indistruttibile.

Ma lei era così stanca di fingere che andasse tutto bene. Era semplicemente arrivata al massimo punto di sopportazione.

Non avrebbe più accettato un “no” come risposta.

Mistaken
Always second guessing
Underestimated
Look, I’m still around…

 

Ricordavano entrambi.

 

Il negozio quel giorno era affollato come non mai.

Il Torneo Tremaghi aveva riempito Hogsmeade così tanto che anche i prati attorno al villaggio erano stati improvvisati a campeggi.

Remus aveva insistito per andare a incontrare Harry, ma la Terza Prova era alle porte e doveva prepararsi. Dal castello a Mielandia, il passo era stato breve. Il cioccolato che vendevano lì era decisamente il migliore del mondo magico. E tutti conoscevano la sua fissazione per quella dolcezza.

Nell’entrare non aveva potuto non notare una chioma rosa nascondersi dietro uno scaffale, mentre, goffa come sempre, osservava di nascosto un cugino ignaro della sua presenza.

Un Draco Malfoy, estremamente divertito, strappava delle piume di zucchero filato dalle mani di un ragazzino.

Vide la strega stringere i pugni, ma restare in silenzio.

Era brillante, onesta e maledettamente buona. Era ovvio che desiderasse conoscere la sua famiglia, nonostante quella non volesse nemmeno ammettere la sua esistenza.

Sapeva che il suo lavoro da Auror andava davvero male. La sua sbadataggine la faceva spesso finire nei guai e il Ministero, in vista del Torneo, aveva deciso di mandarla a pattugliare le strade del villaggio.

In pratica era una missione inutile, la classica tappezzeria.

Ninfadora lo sapeva, ma non se ne curava. Era sempre sorridente anche quando si sentiva sottostimata.

« Cosa stai facendo?»

Inutile dire che la strega, colta di sorpresa, rovesciò a terra qualsiasi cosa non fosse a distanza di sicurezza. Remus compreso.

 

« Ti prego, non farmi questo.»

Stava implorando, Remus.

La donna strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.

« Devi capire.»

 

 

You're so mean,

When you talk, About yourself, You are wrong.

Change the voices, In your head

Make them like you Instead.

 

 

La prima cosa che notò furono i capelli rosso fragola di Tonks. Quasi dello stesso colore delle sue guance e delle sue orecchie.

Poi, la consapevolezza che le era cascata addosso.

« Scusa! Io… Io non volevo!», iniziò a balbettare. Improvvisamente il rosso fragola divenne molto più scuro, mentre la rabbia si mostrava con un cazzotto sul suo petto.

« Mi hai spaventata cretino!»

 

 

« So già tutto, Dora. »

« Ma continui a non capire

 

L’imbarazzo sembrava essere diventato contagioso. Se le guance solitamente pallide di Remus avevano raggiunto lo stesso colore dei capelli di Dora, c’era solo un motivo: Dora stessa.

La ragazza, ancora sconvolta dalla caduta e dallo spavento, continuava a sostare sul povero Lupin, a dir poco paralizzato dalla vicinanza di lei.

Era sempre stato così, e sempre aveva finto indifferenza.

A volte il “Sono un licantropo” non basta a impedirgli di fantasticare. E allora trovava altre stupidissime scuse.

È la nipote di Sirius. È più giovane di te. E giù a inventare.

Ma anche in quel momento, con Tonks che si rendeva conto della posizione compromettente e gli occhi di tutti puntati addosso, non poteva negare di sentirsi bene. E inutile negarlo: era maledettamente perfetta.

Nel modo in cui saltava in piedi, i capelli di nuovo rosso fragola. Nel modo in cui faceva cadere le cioccorane dallo scaffale. Nel modo in cui le inseguiva scusandosi. Lo era addirittura mentre tirava fuori il distintivo e ordinava a tutti di curarsi dei propri casi.

La raggiunse mentre si nascondeva dietro una colonna, pregando Merlino, Morgana e tutta la Tavola Rotonda affinché si dimenticassero di lei.

 

 

«Dora, ti prego ne abbiamo già parlato a sufficienza…»

«No, TU hai parlato a sufficienza. Adesso tocca a me.»

 

 

«Mi stanno ancora fissando?»

«Tra poco la smetteranno», le disse porgendole un sorriso e un cioccolatino.

«Sono così maledettamente goffa.», si lamentò afferrando entrambi. «Sono senz’altro il peggior Auror del Ministero.»

«Non essere così dura. Le parole che ti rivolgi sono sempre le più cattive e false. Tu sei molto di più.»

 

 

It's enough, I've done all I can think of

Chased down all my demons, I've seen you do the same

 

 

«Quel giorno ho segnato la nostra condanna.»

«Quindi è così che la vedi?»

La sicurezza di Tonks sembrò frantumarsi. L’uomo spalancò gli occhi, fissando il pavimento, mentre rielaborava il suono di quelle parole.

 

 

Sirius era morto.

Erano passati tre mesi, e ogni giorno doveva scendere a patti con quella consapevolezza. Era come andare a dormire avendolo ormai compreso e risvegliarsi senza i ricordi del giorno precedente.

Non appena varcava la porta della cucina, però, non trovava la classica figura dai capelli arruffati a cucinare una qualche ricetta che si sarebbe rivelata un fiasco.

Sirius era morto.

Trovava solo dei capelli grigio topo sparpagliati sul tavolo, mentre la testa che li ospitava fissava i fornelli in cerca di qualcosa.

I giorni si erano succeduti in quel modo quasi senza che se ne rendessero conto.

Era poi arrivata la mattina.

Il grigio topo era diventato nero. I fornelli erano stati coperti. E Tonks lo aspettava con indosso un cappotto e il suo miglior sorriso.

«Oggi mi porti fuori.»

E come poteva dirle di no?

 

 

Why do we do that? Why do I do that?

 

 

«Sai, è anche per questo che dovresti lasciar perdere. Ho l’inspiegabile capacità di dire sempre la cosa sbagliata al momento giusto.»

Gli voltò le spalle e raggiunse uno scaffale. Remus si mosse automaticamente, seguendo quel filo invisibile, dotato quasi di vita propria, che gli impediva di farla allontanare troppo.

Non l’aveva ancora accorciata quella distanza, quando lei lo guardò di nuovo. In mano un lecca-lecca al sangue.

 

 

«Ma Hogsmeade non era interdetta?», chiedeva sconcertato mentre si fermavano davanti la vetrina del loro negozio di dolci preferito.

«Sono un Auror, no?»

E ne andava fiera.

«Sì, sei un Auror. E anche uno dei miei preferiti.»

Sorrise, Lupin. Forse i muscoli cigolarono un po’, ma ce la fece.

Erano entrati quasi involontariamente, dirigendosi automaticamente verso il reparto cioccolato.

Avevano parlato, comprato, mangiato e riso. Era stato tutto troppo naturale. Remus se ne rese conto quando il danno era già fatto.

La sua mano non poteva essere così morbida. Era sicuramente uno sbaglio. Era per questo che continuava a tenerla nella sua, ancora protesa nell’atto di afferrare un lecca-lecca al sangue. Se esisteva qualcosa di così caldo e morbido doveva essere studiato. Era per questo che non le lasciava la mano.

 

Osservava quella mano, che sapeva essere calda, morbida e delicata a causa dei numerosi studi a cui l’aveva sottoposta, da più di un minuto.

Quando vide il tremolio che iniziava a scuoterla, decise.

 

«Dora…è meglio se torniamo a casa.»

L’aveva lasciata andare all’improvviso.

Quella mano era più calda di quanto avesse pensato, per avergli lasciato sulla pelle quella sensazione di freddo non appena si erano separati.

«O forse è arrivato il momento di parlare.»

La calma della voce di lei era la conferma che non desiderava. Lo aveva previsto.

Per un attimo si sentì tradito. Ma poi comprese.

Era stato il primo a pugnalarla alle spalle, la stessa sera in cui entrambi avevano perso una persona cara. O forse la mattina dopo, quando senza dirle niente si era alzato e aveva finto che nulla fosse accaduto.

Quando si erano scambiati il dolore, la morte e le speranze.

«Se ne parlassimo, diventerebbe tutto vero. E se lo diventasse, non potrei più fingere che tu mi sia indifferente.»

Non l’aveva nemmeno guardata in faccia. Non poteva. Perché se lo avesse fatto, gli occhi avrebbero aiutato la voce spezzata che rivelava la menzogna.

«Ma è tutto vero. E io sono stanca di fingere.»

Il freddo che aveva sentito alla mano venne meno. La morbidezza del suo tocco fece svanire ogni tentativo di fuga. La strinse, voltandosi lentamente.

L’altra mano di Tonks gli porgeva un lecca-lecca al sangue.

Un groppo si formò nella gola di Lupin.

Groppo che si ingigantì, non appena la ragazza portò il dolce alle labbra di lui.

Remus la fissò negli occhi, scorgendovi una fiducia così grande da farlo sentire minuscolo.

Le tolse il dolce dalle dita, prendendolo lui stesso in mano e gustandolo.

Gli sorrise, quasi commovendosi, prima di togliergli la caramella di bocca e sostituirla con le sue labbra.

Lo assaporò con cura, rincorrendo il gusto di sangue che ancora si aggirava nel suo palato.

Quando si staccò, Remus capì che si era rovinato. E che aveva rovinato anche lei.

Quella ragazza gli aveva appena dimostrato che accettava quello che era.

Non era perfetta?

 

Pretty, pretty please

If you ever, ever feel

Like you’re nothing

 

 

«Dimmi, Remus: hai capito?»

L’uomo sospirò, movendo un passo verso di lei.

«Che sei maledettamente perfetta per me?», chiese, osservando le mille emozioni che attraversavano gli occhi scuri della donna.

«No.»

Lo sguardo serio che gli rivolse lo fece tentennare.

«Che vuoi passare il resto della tua vita con me.»

Entrambi avvertirono chiaramente il rumore sordo del cuore di Remus che sbatteva contro la cassa toracica, prima di fermarsi un attimo.

Mentre alzava la mano per prendere quella di lei, che ancora stringeva il lecca-lecca, capiva che era inutile mentirle ancora.

«L’ho sempre saputo.»

 

You're fuckin' perfect to me.

 

 

 

Fin.



*Fucking Perfect- P!nk
Lecca Lecca al sangue: sono un tipo di dolciume che si può comprare a Mielandia. Ricordo una battuta di Lupin riguardo la nuova condizione di Bill Weasley: "Ricordati solo che adesso ama la bistecca al sangue" Beh, ho giocato un po' su questo aspetto dell'essere un licantropo, spero mi sia perdonata e passata come licenza poetica XD



Angolo Autrice
Questa storia è stata scritta per il contest "The Magic in the Music" indetto da TheGhostOfYou e, com'è giusto che sia, avendo aspettato troppo per inviarla, il giorno della scadenza ho avuto problemi a internet. Quando si dice il karma...
Comunque, dimenticata nei file, l'ho ripresa e leggermente modificata. Sostanzialmente la storia è rimasta quella. Nessun cambiamento di trama o di finale. Solo qualche piccolo accorgimento che non potevo non inserire.
Insomma... Questo angoletto delle chiacchiere era alquanto inutile, escluso il ringraziamento che comunque voglio porgere a TheGhostOfYou perchè, grazie a quel contest in cui mi era stata affidata la coppia Remus/Ninfadora e il luogo Mielandia, ho avuto l'occasione di mantenere una promessa.
Grazie a chiunque abbia letto.
Un bacio,
Laleith
   
 
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