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Autore: AlexisLestrange    06/03/2012    4 recensioni
È nostra, lo sai?
È nostra. Mia e tua. E lo sarà per sempre.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Supernatural - Season ½'
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Dean si gettò sulla bambina, che stava per terra, gli occhi chiusi, apparentemente
priva di coscienza.

«Jane, svegliati, svegliati!» fece, prendendole il volto tra le mani.

La bambina spalancò gli occhi e urlò.

«Jane!» Dean non aveva idea di cosa fare. Stringeva tra le braccia il corpicino della
bimba, che sembrava aver perso totalmente il controllo di sé: gridava e si contorceva,
gli occhi spalancati, fuori dalle orbite, come impazzita.

Sentì Sam avvicinarsi e chinarsi al suo fianco, anche lui pallidissimo, anche lui
sconvolto e senza nessuna idea su come comportarsi: poi, prima che uno dei due
potesse fare qualcosa, rapido com'era iniziato, finì.

La bambina si voltò di lato, rabbrividendo: tossì, e sull'erba comparvero delle macchie
rosse.

«Jane, come stai, cosa hai fatto?» domandò Sam, scrutandola in ansia.

Lei scosse la testa, come per dire che non riusciva a parlare, e tossì di nuovo. Le
chiazze sull'erba si allargarono.

Poi venne ripresa di nuovo dai conati. Jane si rannicchiò su sé stessa, stringendosi
febbrilmente il corpo, e ricominciò a contorcersi dal dolore: si mordeva le labbra per
non gridare, e aveva la pelle più bianca che mai.

Dean avrebbe voluto solo sapere come fare per allievare il suo dolore, e l'impossibilità
di fare qualcosa -qualsiasi cosa- lo fece sentire solo peggio. Strinse a sé la bimba,
accarezzandola rapido, e guardando il suo volto pallido, teso da una sofferenza che
sembrava insopportabile, e non poté che pregare che finisse presto.

Ma non fu così. Per un attimo sembrò che, di nuovo, il peggio fosse passato: Jane alzò
lo sguardo, gli occhi che brillavano, e aprì la bocca esangue quanto bastava per
mormorare: «Dean... aiutami...». Non passarono un paio di secondi, che le fitte
ricominciarono, e Jane strinse il viso in nuove smorfie di dolore, tremando tutta.

La bambina non riuscì più a trattenersi, e scoppiò di nuovo in grida, che echeggiarono,
terribili, nel silenzio tutt'attorno: si mise di nuovo carponi, e sbiancò ancora: sembrava
dovesse cedere da un momento all'altro.

Tossì di nuovo sangue, si contorse, riprese a tossire e a sputare: ebbe un'altro conato,
e tra l'erba comparve una poltiglia di un rosso scuro, mentre Jane sembrava dover
vomitare anche l'anima.

Dean le accarezzò la fronte, ghiacciata, la sostenne, ma più di questo non poteva fare,
e la cosa lo fece impazzire.

Passò anche questo: Jane si rialzò dall'erba, le labbra sporche di sangue, gli occhi
lucidi; lo guardò per un istante, e sembrò sul punto di parlare, poi perse del tutto
conoscenza e cadde.

«Jane!»

Dean le tastò frettolosamente il polso, e sentì il battito che arrivava debole, quasi
impercettibile, e per la prima volta ebbe paura.

«Jane!»

Si avvicinò alla bambina, a quel corpo sottile che sembrava non avere più forze, né
vita dentro di sé, e l'avvertì respirare piano. Pensò che ognuno di quei rapidi soffi
poteva essere l'ultimo, e capì che non ce l'avrebbe fatta a sopportarlo.

«Sam, fa qualcosa, maledizione!» ringhiò, voltando lo sguardo verso il fratello, che
stava a sua volta guardando ancora più in là, sulla linea dell'orizzonte.

Un'auto. Proprio là. E si stava avvicinando.

Dean era, forse, troppo sconvolto, e tutto quello che successe da quel momento in poi
lo visse a velocità raddoppiata, come in un sogno.

Vide la macchina avvicinarsi, e ne vide scendere una donna, che corse da Sam a
chiedere spiegazioni.

La vide avvicinarsi a Jane, allarmata, scansandolo, e poi prenderla in braccio, gridando
qualcosa su un ospedale.

Solo allora riprese la sua lucidità, e, di fretta, senza pensare, corse dalla sua auto,
parcheggiata a pochi passi, vi fece salire Sam e la donna, che teneva in braccio Jane,
e un paio di secondi dopo era già in strada.

Di nuovo, di quel viaggio non ricordava molto.

Era stato senza dubbio molto lungo, e molto pericoloso. Per quanto il suo sguardo
rimase fisso sull'asfalto, si accorse fin troppe volte di non vedere le macchine che
arrivano, e rischiò più di una volta di finire fuori strada.

Premeva sull'acceleratore, mentre dietro di lui sentiva le voci di Sam e della donna
confondersi, senza d'importanza: poi, una costruzione bianca, il parcheggio, e fu tutto
una corsa rapida e priva di dettagli.

Solo quando Jane fu coricata su un lettino bianco, immersa tra i macchinari
dell'ospedale e le lenzuola candide, e quando ebbe la certezza che lei era viva, e che
sarebbe sopravvissuta, si accorse di star tremando.

Si lasciò cadere sulla sedia e chiuse gli occhi, esausto.
   
 
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