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Autore: Haruakira    07/03/2012    2 recensioni
"Gilbert... ho sbagliato tutto"
Una conversazione dolorosa tra due fratelli che idealmente si guardano attraverso un muro. La paura, il dolore, la rabbia, la colpa e infine un passato che non ci si può ancora lasciare alle spalle, portatore di gravi conseguenze per il presente.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Posso piangere?



-Mi senti... West?- la sua voce era un sussuro titubante.
-Non chiamarmi così, Gil.- Ludwing appoggiò la mano contro il muro di pietra gelida in quella giornata che sapeva di freddo e di pioggia. Non aveva mai pianto in vita sua, forse quando era bambino ma era passato davvero tanto tempo. Non lo ricordava.
E in quel momento non voleva ammettere che a rigargli le guance non era la pioggia ma lacrime.
E in fondo erano lacrime sporche perchè in quel baratro c' era caduto da solo, perchè aveva aperto le braccia alla guerra.
Ma non pensava che avrebbe perso.
Tutto.
Si fece stretto nel giaccone:- Gil? Ci sei?
-Sì-
Gilbert si era afflosciato contro il muro, il sedere contro la strada bagnata:- Qui piove- ridacchiò un po' amaramente- e lì?
Ludwing sorrise, sospirò:- Anche. E' ovvio.
-Non tanto, Lud.
Non era ovvio che piovesse da tutte e due le parti, affatto. Ora le due parti erano posti diversi. Si può dividere un paese con un muro?
E' stupido.
Ma sì, si può.
Gli esseri umani credono di potere fare tutto.
Gilbert si alzò:- Ora scavalco. Vengo.
-Che diavolo dici, idiota?! Non si può, ti ammazzano! No, ti prego- le ultime parole furono solo un sussurro. Ludwing aveva appoggiato la fronte contro il muro, poi aveva guardato in alto sperando di non vedere la zazzera chiara di suo fratello fare capolino dall' altro lato.
Sentì la voce di Gilbert e abbassò gli occhi come se potesse vederlo di fronte a sè, era lamentosa:- Sono una nazione... ah no, già... mi hanno cancellato nel '47- una risata isterica, il tono di voce che si alzava- hanno cancellato la mia magnifica persona!
-Tu sei qui...
-Gilbert è qui. Non Prussia.- puntualizzò stizzito- non sono più niente.  Come si fa a cancellare una nazione? E'... è assurdo. Non è incostituzionale, Lud?
Silenzio, scosse la testa, poi:- Non lo so.
E in effetti non lo sapeva davvero.
Ma Gilbert non lo ascoltava:- Ridisegnare la carta dell' Europa. Ma chi si credono? Dio? Bastardi, ecco cosa sono. E guarda cosa ci hanno fatto ora... un muro, un muro. Un fottutissimo muro. Sono sempre loro, sempre loro.- iniziò a dare calci alla cortina.
-Gilbert... ho sbagliato tutto.
E Ludwing pensò con orrore al Reich e al Furher e a tutto quello che aveva rappresentato. Pensò agli ebrei e non solo a loro.
Quanto male, quanto dolore.
Troppo sangue, davvero troppo. Erano stati un tunnel tutti quegli altri, un pozzo buio e viscido in cui strisciare, anche se a ben vedere all' epoca non la vedeva proprio così, nel pozzo all' epoca non c' era lui. Lui era in una superficie lucente -di follia. Ma ora non può fare a meno di guardarsi indietro -senza ombra alcuna nella mente- e vederla proprio così.
-Siamo nazioni, no? Cioè, siete.
Non si voleva rassegnare Gilbert, non c' era più traccia del suo egocentrismo, quel suo sentirsi migliore al centro del mondo, era stato tutto distrutto sotto i tacchetti degli stivali nemici, la sua magnifica persona e la risata sguaiata che perforava le orecchie di Ludwing ogni volta che lo prendeva in giro o gli tirava qualche brutto tiro, o più semplicemente parlava di sè.
-Siamo delle volontà. Tutto qui. Forse è per questo che non sono ancora finito all' altro mondo- stava dicendo- Esistiamo e inevitabilmente facciamo quello che vogliono i nostri capi. Non lo trovi patetico? In fondo siamo sempre stati delle marionette.
-Siamo troppo umani, Gilbert.
-Burattini viventi-
-Burattini senzienti, con un' anima, Gil.- lo corresse il minore attaccando le mani sul muro- abbiamo un nome e un cognome e a quanto pare soffriamo e gioiamo, non certo a comando, ma a volte... a volte la volontà del nostro popolo...-
-Dei nostri capi- si oppose Gilbert
Ludwing sbuffò:- Non sempre coincidono, la volontà dei capi e del popolo, intendo.
-Spesso... sì-
-E le rivoluzione, le rivolte, le proteste?- si inalberò il biondo
-Ehi... - Gilbert ridacchiò- stai andando fuori argomento.
Ludwing arrossì:- Idiota. A volte la volontà del nostro popolo o di chi per lui -concesse- ci sopraffaà e cancella il nostro nome e il nostro cognome, e diventiamo solo macchine da guerra.
Gli venne un brivido e chiuse gli occhi con orrore. Si toccò le guance. Ovviamente erano lacrime sporche. Aveva il diritto di piangere, lui?
-Gil?
-Mh?
-Scavalco.
-Forse dovremmo aspettare
-Che fai, ci ripensi?
-Mi sono accorto che è una cosa stupida. Prima o poi crollerà. Lo butteremo giù.
-E se non dovesse accadere?
Silenzio.
-Non lo so, Lud. Però anche se ho paura preferisco saperti vivo, non vederti ma saperti vivo.
-Gilbert? Anche io ho paura di non rivederti mai più.
-Sì, ma non facciamoci distruggere. Ci vediamo domani- sbuffa.
-Hai scelto delle brutte parole lo sai?
-Me ne ero accorto. Allora ci sentiamo domani.
Sentiva i passi allontanarsi del fratello allontanarsi, con quel muro che li divideva avevano dovuto imparare ad aguzzare i sensi, vista per tenere d' occhio le guardie che li fissavano e udito per potersi sentire - e per poter sentire i loro carcerieri.
Iniziava a ingrigirsi di più, il cielo, e a piovere più forte.
Se lo chiese di nuovo.
Poteva piangere, lui?







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HARU DICE: Ciao a tutti, prima storia nel fandom di Hetalia, semplicemente un piccolo esperimento per quanto su questo si sia scritto molto. Spero che la storia sia stata di vostro gradimento e di non aver OOCzzato (???) troppo i personaggi, sarebbe bello sapere cosa ne pensate, mi piacerebbe scrivere ancora su questo fandom e mi piacerebbe farlo nel migliore dei modi, quindi sono aperta a critiche, chiarimenti e consigli.

Ovviamente qui si parla del muro di Berlino e della conseguente divisione della Germania, qualche accenno al terzo Reich e infine all' eliminazione della Prussia come stato.

DISCLAIMER: Axis Powers Hetalia e i suoi personaggi non mi appartengono ma sono degli aventi diritto. La storia non è scritta a scopo di lucro.
   
 
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