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Autore: CarbonDioxide    07/03/2012    1 recensioni
-hai mai visto un cuore distruggersi solo perché non ha mai amato?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo sarà un capitolo di passaggio, comunque grazie a chi mi ha dato dei consigli e a chi ha letto.


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Il sole sorgeva, era domenica mattina e aveva smesso di nevicare, piovere o fare freddo. Sentivo il calore entrare tra le tende della mia piccola camera. Gli uccellini cinguettavano e c’era un odore di pancackes che proveniva dalla cucina.
Mia sorella era già sveglia e cantava qualche canzoncina inventandosi le parole. Era bellissima e così simile alla mamma da ricordarmela in ogni gesto anche se aveva solo sette anni. Aveva lo stesso sorriso, e giocava con i suoi capelli nello stesso modo: passandoli tra le dita.
Uscii dalla camera, Beck mi corse incontro e si catapultò tra le mie braccia baciandomi
-Buongiorno sorellina- disse con voce squillante.
-Buongiorno scimmietta!- risposi sorridendo.
-Tesoro, ho fatto i pancackes perché la peste se li è fatti promettere ieri a pranzo. Cosa ci vuoi sopra? Crema alla nocciola o succo d’acero?-
-Ciao zia, va bene la crema alla nocciola- risposi scompigliando i capelli a quel demonio di mia sorella.
Mangia con calma incantata dal cartone animato che aveva messo mia sorella al mattino, tutte quelle eroine che si trasformavano: classico manga giapponese. Lei che cercava di ripetere le mosse che facevano le protagoniste, ripeteva gesti, parole,tutto.
-Zia, sono brava vero?- chiese.
-Si tesoro sei bravissima- rispose mia zia dandole un bacio sulla guancia.

Mia zia Emily era la sorella di mia madre. Aveva lo stesso sorriso ma non si somigliavano molto. Mia zia aveva 10 anni meno di mamma, ma erano attaccatissime, forse proprio perché non si somigliavano tanto, nemmeno caratterialmente. Mia zia era introversa, mia madre estroversa. Mia zia aveva i capelli scuri, mia madre era biondissima. Mia zia era alta, mia madre era piccolina. Ma avevano lo stesso identico sorriso e alcune volte anche la stessa intonazione di voce.
Guardai l’orologio e erano le undici appena passate.
-Vado a farmi un bagno, che poi vado a pranzo da Bree-

Bree era la mia migliore amica, l’unica che non riuscii ad allontanare. Dopo la morte dei miei mi estraniai dal mondo perché ebbi un duro incontro con la realtà: capì che tutti se ne vanno, che nulla è per sempre e che chi ti è più vicino è il primo a farti male. Questo non dipendeva solo dalla morte dei miei genitori che effettivamente mi buttò a terra. Tutto questo dipendeva dal ragazzo che amavo che decise che ero diventata troppo triste per lui, questo era dovuto dalla mia migliore amica che decise di non starmi più vicino. Fortuna ci stava Bree, che mi è sempre stata accanto e che si è rivelata una grande amica.Ci conoscevamo da piccole, ma non approfondimmo mai l'amicizia fino a quando un giorno non venne a trovarmi. Da li iniziò la nostra amicizia. 

Andai in bagno e riempii la vasca. Mi spogliai e mi immersi nell’acqua calda. Amavo la sensazione di tranquillità che mi dava il bagno. Immersi la testa diverse volte prima di catapultarmi tra i miei pensieri.
Mi ricordai del sogno di qualche notte prima, del mostro marino che mi obbligò a buttarmi in acqua. Mi arrivò addosso un’ansia tremenda e andai alla ricerca di un pensiero che potesse abbatterla. Non ci misi tanto a trovare un sostituto: pensai al ragazzo che non vidi mai per diciassette anni, ma che in un giorno incontrai ben due volte: Dimitri.
Aveva degl’occhi inquietanti; mi scrutava come se mi conoscesse da sempre. Cercava di leggere i miei pensieri o semplicemente cercava di capirmi. La cosa mi metteva a disagio, ero una persona di poche parole ma non di pochi pensieri e il fatto che uno sconosciuto cercasse, a parer mio, di scrutarmi mi metteva a disagio. Ma era un ragazzo veramente bello. Pelle candida, ma un po’ più scura della mia, capelli neri un po’ lunghi e spettinati alla “mi sono svegliato dieci minuti fa”, occhi scuri e profondi, e un sorriso che era riuscito a farmi girare la testa o semplicemente a farmi venire la tachicardia.

Uscii dal bagno e corsi in camera a vestirmi. Mi preparai di corsa e uscii da casa baciando mia sorella e dando una carezza a mia zia.
Incontrai Bree in piazza, ci abbracciammo in modo affettuoso e ci dirigemmo al nostro solito caffè per pranzare.
-Maty ieri ho conosciuto due ragazzi, ci dobbiamo assolutamente uscire, sono carinissimi e poi vanno all’università- disse entusiasta.
-Bree, ti prego, sai quanto le odio queste cose.- risposi sbuffando .
-Ma quale odi e odi. E’ troppo che non esci con un ragazzo, devi cercare di uscire con qualcuno.- sorrise.
-Si, lo so ma non voglio.- abbassai lo sguardo timidamente.
-Dai, non dirmi che c’è qualcuno!-
-Ma quale qualcuno e qualcuno, non c’è proprio nessuno. Solo che non sono ancora pronta- dissi.
-Sarai pronta qua,ndo sarà troppo tardi- scoppiò in una risata.
Continuammo il nostro pomeriggio girovagando per la nostra città scherzando e guardando le vetrine. Era da tempo che non passavo un pomeriggio così spensierato. Ero felice, ero eccessivamente felice.

Tornai a casa che era buio pesto. Non tenni sotto controllo l'orario ma mi accorsi che era incredibilmente tardi. Misi la chiave nella serratura della porta quando sentii uno sguardo addosso, mi girai e vidi l'ombra che qualche sera prima mi spaventò a morte. Cercai di muovermi e di entrare subito a casa terrorizzata. Corsi per le scale, aprì la porta dell'appartamento e me la chiusi alle spalle. Mi appoggiai alla porta ed iniziai ad ansimare con gli occhi sgranati dal panico. Quando mi tranquillizzai un pochino andai in cucina a bere un bicchiere d'acqua. 
Andai in camera ma non accesi la luce per paura che l'ombra potesse vedermi.
-Soffri di manie di persecuzione, cazzo!- pensai. 
La vidi era ancora li, era illuminata da un lampione ma non riuscivo a distinguere se era un uomo o una donna. Non riuscivo nemmeno a distinguerla bene dal buglio. Quindi decisi di chiudere le tende lentamente e di mettermi a letto con il terrore fino alle ossa. 

  
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