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Autore: lightoftheday    15/04/2004    34 recensioni
Una pausa di riflessione e un progetto si fondono insieme sotto i cieli della Scozia
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billy Boyd, Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Leggete Dominic Monaghan e Billy Boyd  e pensate che siano nomi qualsiasi. Una  pura convenzione. Ovviamente non li conosco affatto e non voglio offendere né loro né nessun altro con le mie divagazioni.

 

Note: Data la mia scarsa conoscenza della geografia della Scozia, è molto probabile che abbia scritto diverse cose sbagliate. Mi sono documentata molto e ho fatto tutto quello che potevo perché tutto risultasse il più veritiero possibile, ma l’esperienza mi insegna che sulla carta tutto rimane sempre un po’ vago. Siate comprensivi!

 

Nota del 23-5-2005: Se volete inserire questo racconto in forum, blog e quant’altro potete farlo. Ma non con il copia/incolla… Credo sia più opportuno, e soprattutto gradito per me, riportare il link di questo sito! Grazie!

 

(A Miss Rigth…per i tempi andati e perché non ne potevo proprio fare a meno! Arf… perché ci sta sempre bene! *_^)

 

Per colpa di Nessie

 

Capitolo uno - La partenza

 

Elena si era imbarcata all’aeroporto di Pisa e sua sorella Rachele aveva preso la mattina libera al lavoro per accompagnarla. Prima che s’imbarcasse le aveva fatto mille raccomandazioni sul viaggio.

Ma che c’era tanto da preoccuparsi? L’aereo faceva scalo a Londra, poi sarebbe partito per Edimburgo. Da lì Elena avrebbe preso un taxi per la stazione ferroviaria e poi il primo treno che trovava per Aberdeen, una cittadina scozzese che si trovava lungo la costa est della Gran Bretagna, affacciata sul Mare del Nord. La avrebbe trovato suo padre ad aspettarla, e avrebbe avuto un altro bel po’ di viaggio per arrivare a Loch Ness. Facile.

Secondo Rachele non era una cosa così semplice, ma lei non sapeva l’inglese bene come lo sapeva Elena che aveva passato tutte le estati precedenti tra Londra e Dublino.

Finalmente arrivato il momento di imbarcarsi, Elena aveva sentito dentro di se un misto di sensazioni: da una parte era contenta di partire, erano quasi tre mesi che non vedeva i suoi genitori e voleva riabbracciarli, in quel momento era contenta di imbarcarsi per sottrarsi a quel fuoco di fila di raccomandazioni idiote, dall’altra parte però le dispiaceva anche il fatto che non avrebbe visto sua sorella per cinque settimane. In linea con i suoi pensieri, dando il biglietto aereo alla signorina della compagnia aerea al momento dell’imbarco, aveva abbracciato forte Rachele dicendole:- Sei una gran rompipalle, ma mi mancherai!-

In aereo, quando il volo era già partito da non più di dieci minuti, si era soffermata a pensare agli avvenimenti degli ultimi giorni.

Aveva finito il liceo, finalmente, dopo sei anni di tormentata adolescenza, ed era piuttosto soddisfatta del risultato ottenuto. Ottanta.

Era indubbiamente una parola che riempiva la bocca, ottanta. Tre semplici sillabe, Ot-tan-ta, avevano decisamente un bel suono, come un bel pensiero era quello di aver finalmente finito il liceo e di aver definitivamente chiuso con l’adolescenza. Appena era arrivata a casa, tre giorni prima, dopo essere stata a scuola a vedere i quadri con i risultati, aveva telefonato a sua sorella Rachele, che a quell’ora era in ufficio, al colmo dell’entusiasmo.

- Ma perfetto! Sei contenta?- aveva commentato l’altra dall’altro capo del filo.

- Si, abbastanza. Più del voto sono contenta che è finita! Uff!-

- Puoi dirlo forte sorella! Stasera sbronza, immagino…-

- Sbronza, non so… Con Chiara ho già fissato, andiamo in un locale, ancora non so di preciso quale. Tu vuoi venire?-

- No, tanto so che starei in un angolo a pensare ai fatti miei e poi non voglio finire come per il tuo compleanno, dietro a voi due mezze ubriache a dire stronzate! Nossignore!-

Elena aveva riso:- Come sei noiosa! Ammetti che ti sei divertita anche tu…!-

- Un divertimento allucinante, sentire te e quell’altra matta di Chiara dire cazzate molto alcoliche! Parliamo di cose serie, ricordati oggi di andare in agenzia per il biglietto aereo, dato che parti fra tre giorni!-

- Sì, sì, non preoccuparti. Ora vado subito.-

 

Elena all’apparenza poteva sembrare una ragazza come ce ne sono tante: una brava studentessa, nonostante i molti problemi che le erano capitati lungo la strada e che le avevano fatto perdere un anno, una con la testa sulle spalle, posata ma alla quale non dispiaceva divertirsi, una ragazza normale.

Eppure aveva un qualcosa che la contraddistingueva dalle persone della sua età, che non era sempre e comunque qualcosa di positivo, anzi. Era a causa di questo che si era spesso sentita un po’ un’estranea rispetto ai suoi coetanei, mentre invece si sentiva a suo agio con persone di diversi anni più grandi di lei.

La sua famiglia, in seguito ad una drastica decisione che avevano preso i suoi genitori, si era separata un anno e mezzo prima, quando suo padre e sua madre avevano deciso di cambiare vita e trasferirsi in Scozia, per occuparsi direttamente dell’albergo che anni prima avevano preso in cogestione con altre persone. Suo padre era stato un industriale, si occupava di un’industria tessile ereditata dal nonno di Elena, alla cui successione era quasi stato obbligato dato il fatto che era figlio unico. Eppure quella vita non l’aveva mai voluta davvero, tant’è che, all’età di sessantacinque anni, aveva convinto la moglie a seguirlo nell’impresa di gestire loro stessi quell’albergo nelle vicinanze del celeberrimo lago di Loch Ness. Così aveva venduto l’azienda rilevando tutto l’albergo e dopo le ristrutturazioni necessarie si era trasferito con la moglie.

Inutile dire che quel progetto all’inizio aveva spiazzato molto sia Elena che Rachele, che si erano però convinte del fatto che quella decisione era del tutto giusta vedendo come erano pieni di entusiasmo i loro genitori a quell’idea. Specialmente la madre, che per tutta la vita non aveva mai lavorato per dedicarsi solo a crescere le figlie, era entusiasta di cominciare ad occuparsi di un lavoro concreto a fianco del marito. Ed Elena e Rachele erano grandi abbastanza per cavarsela da sole, a diciannove e trent’anni. Anzi, quell’anno era stato molto divertente, si erano sentite come se fossero in colonia estiva, quando ci andavano insieme da piccole.

 

***

 

Non se l’aspettava, ma il viaggio era stato più faticoso di quello che pensava. Ad Edimburgo, alla stazione centrale, Elena quasi si era persa nella grandezza della struttura e aveva anche perso il treno che doveva prendere, cosa che la costrinse a rimanere un’ora ferma in quella stazione. Arrivata ad Aberdeen aveva subito trovato suo padre, al quale era corsa incontro per abbracciarlo forte. Premuroso, lui le aveva chiesto come fosse andato il viaggio, se avesse bisogno di qualcosa. Anche se era un po’ stanca, Elena non aveva bisogno di nulla, tanto era contenta di stare con lui di nuovo, dopo tanto.

Aveva un compito in quelle cinque settimane: innanzi a tutto riposarsi dopo le fatiche dell’esame di maturità, anche se non era certo lo scopo principale di quel periodo di tranquillità che si era presa. Infatti, quello che l’atterriva di più, era che a questo punto avrebbe dovuto seriamente pensare che fare della sua vita, decisione decisamente non facile a prendersi.

Erano molte le cose che la interessavano, ci sarebbe stato l’imbarazzo della scelta, il problema di fondo però era un altro, il fatto che Elena non si sentisse veramente all’altezza dei suoi progetti. Del resto un buon alibi era fornito dal ministero dell’istruzione italiano, non è che l’Italia con le sue istituzioni scolastiche le permettesse una vasta gamma di scelte per assecondare la sua grande passione, il cinema. Stava seriamente valutando l’ipotesi di cercare lavoro, magari anche in Scozia, non le sarebbe dispiaciuto confrontarsi con una realtà lontana dalla sua Firenze. Tutti questi pensieri le avevano affollato la mente durante il viaggio, e non l’avevano completamente abbandonata nemmeno durante il tragitto in macchina con suo padre.

Era stata già in Scozia l’anno precedente, quando i suoi si erano trasferiti, ma quel breve periodo durato solo una settimana non le aveva permesso di curiosare molto in giro. Ovviamente aveva visitato il famoso lago, dove alcuni dicevano di aver visto l’altrettanto famoso mostro. Elena non capiva perché si ostinassero a chiamarlo mostro, dalle foto che aveva visto su internet, per quanto sfocate fossero, le  sembrava un esserino simpatico, tutto sommato. E poi, lei non credeva affatto a tutti quegli avvistamenti, né tanto meno alle presunte prove fotografiche. Tutto quello che vedeva era una bella trovata pubblicitaria, che però non poteva che approvare, dato che aveva trovato i suoi genitori davvero soddisfatti della loro vita attuale. Senza Nessie, il simpatico mostriciattolo, tutto questo non ci sarebbe stato.

Appena arrivata, dopo aver chiacchierato a lungo con sua madre, Elena era andata a riposarsi un po’. Aveva intenzione di fare solo un sonnellino prima di cena, ma quando si era svegliata aveva notato che il sole era già alto. Si stupì di aver dormito quasi tredici ore consecutive, non aveva nemmeno telefonato a sua sorella e a Chiara per avvertirle che era arrivata sana e salva, appena entrata in cucina infatti chiese subito a sua madre se aveva sentito Rachele.

- Si, ha chiamato lei ieri sera. Dormivi così bene che non ti ho voluta svegliare, quindi non preoccuparti.-

Una era risolta almeno, restava Chiara. Elena prese una mela e tornò in camera sua, per collegare il suo portatile ad internet e scriverle un e-mail.

Il resto di quella giornata passò in fretta. Elena conobbe la maggior parte delle persone che lavoravano nell’albergo, era veramente un sacco di gente anche se quella stagione non era esattamente la più ricca in affluenza, almeno per quello che sostenevano suo padre e sua madre. Poté notare con i suoi occhi che quel posto era frequentato soprattutto da famiglie e da persone anziane, di una fascia d’età media proprio non se ne parlava.

- Ti annoierai un po’, tesoro…- le aveva detto sua madre quella sera mentre Elena le faceva compagnia in cucina, mentre finiva le ultime faccende prima che la cucina chiudesse.

- No, non credo… avrò tempo per dedicarmi ad un sacco di cose. E poi già lo sapevo che non sarei venuta a passare una vacanza stile “tutta vita”, mi sono portata dietro dei libri che mi sono comprata e che poi non ho mai avuto il tempo di leggere… mi divertirò, tranquilla!-

Con disappunto di Elena, sua madre aveva cominciato a fissarle la pancia. Era una cosa che lei odiava, e se anche aveva cercato di dire a sua madre molte volte che le dava fastidio quell’atteggiamento lei sembrava non averlo mai capito. Si, era grassa, che ci poteva fare più di quello che già faceva?

- Mamma, per favore, smettila…-

- Di fare cosa?- chiese l’altra senza capire quello che la figlia voleva dire.

- Di guardarmi la pancia, il fatto che tu mi guardi fissa così non cambia le cose.-

- Scusami amore, ti guardavo perché noto che sei dimagrita, dovresti essere contenta, no?-

- Certo che lo sono, ma lo sai che mi da fastidio che mi guardi...-

- Stai diventando così carina Elena!-

Lei rise, poi rispose:- Si, parla la voce dell’affetto!-

Sua madre scosse leggermente la testa e prestò per un momento attenzione solo a quello che stava facendo, distogliendo lo sguardo dalla figlia. Dopo un po’ continuò.

- Babbo mi ha detto che fra un paio di giorni dovrebbero arrivare un paio di ragazzi giovani…-

- Ah si?- rispose distrattamente Elena osservandosi le mani. - Vengono a farsi una dormita?-

- Oddio, tanto giovani non credo che siano, non quanto te. Credo che siano sulla trentina, più o meno.-

- Comunque sempre strano per la media dei visitatori.- disse Elena. – E da dove vengono?-

- Non ne ho idea, chiedi al babbo.-

Proprio in quel momento il padre di Elena era venuto a cercare la moglie per vedere se avesse finito ed Elena colse la palla al balzo chiedendo di questi due giovanotti che venivano a farsi quella “dormita” in quel posto sperduto. Il padre di Elena ridacchiò sotto i baffi, scatenando la curiosità della figlia, che si appoggiò al suo braccio chiedendo:- Che ti ridi, babbo! Vuoi far ridere anche me?-

Suo padre allora le prese un braccio trascinandola con se.- Vieni, vieni che ti faccio vedere, voglio vedere se quei nomi ti dicono qualcosa.-

Suo padre quindi le fece strada verso la reception e le mostrò il registro cartaceo degli ospiti in arrivo. Sfogliò un po’ quell’enorme librone e si soffermò su una pagina chiedendo ad Elena di leggere. Intanto era arrivata anche sua madre che stava dietro a loro incuriosita, dato che non aveva minimamente idea di cosa stesse architettando il marito.

- Allora, piccola Morandini, - suo padre un po’ per prenderla in giro, spesso la chiamava con il cognome di uno dei più celebri scrittori di dizionari cinematografici, - li conosci?-

Elena rimase un momento in silenzio, con un’espressione decisamente sorpresa.

- E’ una presa in giro o cosa?!- disse Elena ridacchiando. - Avete idea di chi siano queste persone?-

- Beh, no…- rispose incerta sua madre che si era sporta per leggere anche lei.

- Mah! - rispose Elena. - Aspetta che lo racconti ad Chiara! Ci faremo un paio di risate di cuore!-

- Insomma, ma chi sono?- incalzò la madre.

- Hai presente il film sul Signore degli Anelli che tu ti sei ostinata a non vedere? Hanno una parte in quel film.-

La donna si rivolse al marito e disse:- Ma tu lo sapevi?-

- Si, certo che lo sapevo, me l’ha detto Natalie della receptions, io non l’avrei saputo altrimenti.- rispose tranquillo come se niente fosse.

La madre di Elena guardò prima il marito, poi la figlia, per poi esclamare:- Mai possibile che sia sempre l’ultima a sapere le cose?-

Risero tutti e tre per quella domanda, ma Elena, nonostante quel bel momento, non aveva più voglia di stare ancora con loro. Dette la buonanotte a tutti, dicendo di essere stanca.

In effetti un po’ lo era, ma non così tanto da mettersi subito a letto appena alle dieci e mezza, collegò il suo portatile ad internet e controllò se Chiara, la sua migliore amica, era in rete. Costatando che non c’era decise subito di scollegarsi e di mettersi a leggere uno di quei libri che aveva portato con se.

Spogliandosi per andare a letto, si mise davanti al grande specchio dell’armadio osservandosi con aria critica. Era dimagrita, come aveva giustamente osservato sua madre, e nemmeno poco. Dall’anno prima aveva perso più di venticinque chili, cosa che aveva giovato molto al suo aspetto fisico, ma Elena non si sentiva molto diversa da come era prima, forse perché ancora si vedeva brutta, quando invece non lo era, e non lo era mai stata nemmeno con quei venticinque chili in più.

Il suo viso non aveva dei lineamenti comuni: i suoi grandi occhi color nocciola s’intonavano perfettamente con i lunghi capelli mossi che le cadevano sulle spalle, la curva delle labbra si disegnava con armonia sotto il suo nasetto regolare, la piccola cicatrice sulla destra del labbro superiore, ricordo di un piccolo incidente stradale di alcuni anni prima, non infastidiva la visione d’insieme, anzi, forse la arricchiva di un particolare malizioso.

Elena si sedette sul bordo del letto togliendosi i pantaloni e la felpa, rimanendo con addosso solo una canottierina e le mutandine. Buttando un po’ indietro la testa e portandosi indietro i capelli, si osservò attentamente la pancia e le cosce, che a lei sembravano essere enormi, come del resto il seno, ma quello in genere, quando era abbondante, non dava mai fastidio, a tutti tranne che a lei. Nei suoi piani c’erano almeno altri venti chili da perdere, cosa che l’avrebbe fatta rientrare pienamente nel suo peso forma. Forse, come diceva il suo dietologo, a quel traguardo non ci sarebbe mai arrivata, ma lei voleva provarci ugualmente.

Lesse per poco, la stanchezza arrivò tutta insieme. Elena posò il libro con un po’ di rammarico, si consolò pensando che, del resto, non avrebbe avuto molto da fare là, avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per leggere

   
 
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