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Autore: Querthe    09/10/2006    1 recensioni
Esseri che non dovrebbero esistere se non negli incubi, misteri e un po' di sano spargimento di sangue durante una caccia in cui i ruoli non sono mai definiti e di cui non sembra essere visibile una fine... Una quest per la salvezza di due razze, dell'umanità ignara e di un'anima marchiata da un'eredità non richiesta.
Ringrazio Alyssa85 per avermi prestato alcuni tratti del suo personaggio (Alyssa Morville) che usa in un gioco di ruolo e mi scuso per averne stravolto la psicologia, il passato e il futuro.
Alcuni riferimenti ai clan dei vampiri sono prese dalla mia poca esperienza con il gioco di ruolo "Vampiri the masquarade".
Il mondo in cui è ambientata la storia è praticamente il nostro, se non per pochi particolari che mi servivano per la trama o per l'ambientazione.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
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- Non l'ha presa bene.
- Chi? - chiese la vampira senza spostare gli occhi dalla strada. La tangenziale era ancora abbastanza congestionata da impedire di viaggiare speditamente. - Tua sorella o Rose?
- Rose. - rispose Markus, seduto accanto a lei nella berlina di grossa cilindrata su cui stavano viaggiando. - Perché le hai impedito di venire? Poteva esserci utile.
- E tu perché non hai voluto portare la gattina? A parte che, essendo la Preda, l'avrebbero riconosciuta immediatamente e non è quello che voglio.
Il licantropo sorrise sommesso, una sorta di smorfia triste e un sordo sbuffo dal naso.
- Le vuoi bene? Non come a una sorella, intendo.
Lei annuì gettando l'occhio nello specchietto retrovisore.
- Siamo legate. Non so nemmeno io perché, ma siamo unite da qualche cosa.
- Sa di Servitore, ma non l'hai mai morsa. Non ha quel particolare odore che ho sentito centinaia di volte.
- Mi ricorda... - Si bloccò, come per cercare le parole più adatte. Sospirò. - Mi ricorda che ero umana un tempo.
- Non sei nata vampira?
- Impossibile. Non procreiamo. La Morte ci toglie questa possibilità, al contrario di voi. Ma questo lo sapevi già, vero?
- Beccato. So molte cose, ma mi devo ricredere su alcuni punti.
- Lo stesso vale per me. Anche se ciò che so di voi l'ho letto. Non vi avevo mai incontrati prima.
- Sono lusingato della buona impressione fatta.
- Mai detto questo. - ribatté gelida lei. - Siamo quasi all'uscita. E quella macchina ci sta seguendo.
- Amici tuoi?
- Dubito. Ma ho una mezza idea. Panni sporchi. Come tu sai si lavano in famiglia... Nel sangue.
- E poi le bestie siamo noi. - rise Markus mentre imboccavano una via poco dopo il casello e si gettavano nell'inizio di una marcescente zona industriale che sopravviveva col nero, l'evasione e i denti di alcuni vecchi artigiani troppo stanchi per mollare tutto. - Bel posto. Ci aprirei un villaggio vacanze...
- Se ti piace la tranquillità. Ci siamo solo noi e il nostro angelo custode.
- Non amo i pennuti. Troppe ossa e il sapore delle piume tra i denti mi fa vomitare. Quanto dista? - chiese slacciandosi la cintura e levandosi la maglietta che gettò sul sedile posteriore, appena sopra le due automatiche calibro nove.
- Cosa vuoi fare?
- Una buona impressione. - sorrise l'essere mannaro, mettendo le mani sull'apertura della portiera. Appena dopo una curva in cui la macchina sparì alla vista del misterioso inseguitore, Markus si buttò fuori. - Ci vediamo tra un minuto! - gridò rotolando a terra.
- Che diavolo? - frenò bruscamente Alyssa sterzando.
La macchina fece un testacoda lasciando abbondanti segni sull'asfalto, fermandosi vari metri dal punto in cui l'uomo era caduto e si era trasformato, tendendo allo spasmo le cuciture della particolare ecopelle dei pantaloni che Rose gli aveva dato.
- Non crederà mica di essere in grado di fermare un'automobile... - pensò mentre lo osservava, ma sgranò gli occhi ricredendosi nel momento in cui i fari allo xeno dell'Audi illuminarono la possente figura del lupo mannaro, gli artigli piantati nell'asfalto, le gambe piegate, i muscoli tesi. - Lo crede davvero!
La macchina frenò. Un lampo passò negli occhi inumano di Markus mentre balzava verso l'automobile, sollevandosi a circa sei metri di altezza prima di cadere con una parabola che si schiantò sul cofano, deformando le lamiere e distruggendo il motore. Il contraccolpo riempì l'abitacolo di airbags, mentre la parte posteriore si sollevava quasi in verticale con un muggito simile a quello di un toro ferito.
- Cazzò! - gridò l'autista schiacciato tra il sedile e il volante.
Il mostro scattò indietro con un altro salto, godendosi le scintille del cofano contro l'asfalto. L'ammasso ormai inservibile di metallo completò la sua corsa a pochi centimetri da dove si era accucciato il lupo mannaro. Le ruote posteriori ricaddero al suolo e gli airbags si sgonfiarono.
- Esci tu o vengo a prenderti io? - ringhiò Markus all'uomo all'interno, ferito leggermente alla tempia destra, un sottile filo di sangue a scendergli verso il mento.
- Vaffanculo mostro... - mormorò dall'interno lui allungando la mano destra verso il sedile come in cerca di qualche cosa.
- Ho capito, vengo io.
Un pugno che suonò come una granata sbriciolò il finestrino e aprendosi artigliò la portiera strappandola dalle cerniere con un suono stridulo. La zampa destra prese per il collo il Servitore estraendolo e sollevandolo in modo che il suo volto fosse alla stessa altezza del muso di lupo dell'essere. Una sottile striscia di bava colò dalle fauci parzialmente aperte a mettere in mostra gli acuminati denti.
- Uccidimi. Preferisco morire che vivere con l'onta del fallimento.
- Tranquillo. Vivo non rimani... - ringhiò stringendo il collo, che scricchiolò pericolosamente.
- Fermo. - lo bloccò Alyssa.
Markus alzò lo sguardo verso la vampira, che era scesa dalla macchina e si era avvicinata.
- Provì pietà?
- No. Ma può esserci utile.
- Non ho fame. Quindi è inutile.
- Considera che si possono sapere molte cose anche se non parla. Può dirmi per chi lavora. O darmi una conferma, per meglio dire. Io so già chi si sta divertendo a fare questi giochetti...
Il lupo mannaro mugugnò lasciando l'uomo, che subito allungò la mano nella carcassa della sua auto, avendo individuato la pistola sul pavimento vicino al sedile del passeggero.
- Fermo! - disse in modo stentoreo Alyssa, facendo fremere ogni singolo pelo del mostro, che capì che non era un semplice ordine, ma qualcosa d'altro.
Il Servitore infatti si bloccò come congelato. La vampira sorrise mostrando i canini allungarsi, quindi li infilò nella spalla destra dell'umano, chiudendo gli occhi e suggendo. Cinque secondi dopo staccò la bocca e ritrasse i canini.
- Spuntino serale?
- Più o meno. Ho la conferma. Non ci serve più. Fido, è tutto tuo.
Markus chiuse a pugno la zampa destra e colpì con un manrovescio il Servitore, che si accasciò al suolo con il collo un una posizione innaturale, il sorriso inebetito del Bacio ancora sul suo volto misto al dolore più puro.
- Fido? - ringhiò mentre si dirigevano all'auto.
- Preferivi Briciola?
- Lasciamo perdere. - scosse la testa l'essere tornando normale e risalendo in auto dopo aver preso la sua maglietta. - Devi aver preso un po' dell'umorismo di Rose... - sibilò mostrando la maglietta.
- Tipico.
- Panni sporchi, allora?
- Già. Ma una questione alla volta. Prima le bisce infernali, poi un vermetto fighettino che gioca alla spia. C'è un telefono nel portaoggetti di fronte a te. Chiama Rose e dille di andarsene, se ci hanno seguito sanno dove mi trovavo, e loro con me. Altra cosa da sistemare.
- Sei piena di impegni. - ghignò preoccupato mentre armeggiava con il cellulare e aspettava la comunicazione.
- Allora? - chiese lei dopo un minuto.
- Telefono a vuoto. Ho già fatto tre tentativi... - si bloccò. - E' caduta la linea.
- Riprova! - c'era una vena di paura nella sua voce.
- Niente. Telefono non raggiungibile. Sento puzza di guai.
- Idem, ma ormai siamo dalle vipere. Chiudiamo velocemente, poi caccia al vampiro! - ringhiò lei. - Igor, se la tocchi solo con un dito...
- Misha la proteggerà, ne sono sicuro.
La donna non disse nulla e parcheggiò l'auto. Scese, arraffando le due pistole e infilandole nelle fondine dietro la schiena. Si sistemò due foderi contenenti dei pugnali alla vita e chiuse la macchina. Entrambi si avviarono verso l'entrata del bar, ma a pochi metri dallo stesso la figura della vampira, vestita con dei pantaloni di cuoio nero, anfibi e una canottiera nera tremò, perdendo consistenza, per poi svanire del tutto.
- Ricapitoliamo. Io entro, faccio in modo di darti il tempo di trovare il grande capo, quindi quando sento sparare ti raggiungo facendo il più possibile casino e poi vediamo cosa succede. Giusto?
- Esatto Markus. - rispose Alyssa vicino a lui.
L'uomo aprì la porta ed entrò, sedendosi al bancone. C'erano una decina di persone nel locale, tre delle quali affaccendate ad un biliardo e due a giocare a freccette usando dei piccoli stiletti invece che i dardi solitamente utilizzati. Tutti, a partire dal barista, un uomo massiccio con una barba sfatta molto curata e bicipiti tatuati come un marinaio lo osservarono, fermando quello che stavano facendo.
- Cosa vuoi?
- Una birra, per cominciare. - rispose Markus, individuando subito che sia il barista che almeno un paio dei presenti erano degli affiliati al clan, identificati dal tatuaggio. - E magari qualche informazione.
Una bottiglia di Beck's stappata gli venne piantata davanti, letteralmente sbattuta sul bancone di legno che aveva visto anni migliori.
- La birra. Devila alla svelta. Poi vattene.
- Quanta fretta. Sapevo che i baristi amavano parlare e ascoltare.
- Sono sempre stato la pecora nera della famiglia... - rispose allontanandosi.
- Aspetta... - lo bloccò il licantropo stringendogli il braccio appena sotto il gomito.
- Ti ha detto di muoverti con quella birra, cucciolo. - disse una voce dietro di lui.
Si voltò. Un uomo che superava tranquillamente i due metri di altezza e con una massa di muscoli non indifferente gli era arrivato alle spalle, abbandonando il gioco preferito dagli irlandesi ma non i coltelli.
- Non hai letto tutta la maglietta, direi... - sorrise Markus. - Dietro c'è "...cucciolo!", ma davanti vedi quello che dice? "Non chiamatemi mai..."
- E allora, cucciolo?
- Sai, tendo a incazzarmi.
- Che paura... - mormorò l'uomo crocchiando le dita delle mani e muovendo il collo, che crocchiò anche lui. - Vuoi uscire con le tue gambe o preferisci che escano prima di te dalla finestra?
- Che ne dici invece se non la pianti di sparare cavolate e mi lasci a parlare con il tuo amico? Sono sicuro che abbiamo tante cose da dirci?
- Brutto... - urlò il delinquente facendo partire un pugno deciso con il braccio destro.
L'essere mannaro non dovette nemmeno ricorrere a tutta la sua forza sovrannaturale per bloccare il colpo, intercettandolo a mezza corsa frapponendo il suo avambraccio sinistro. Nello stesso istante l'altro pugno scattò deciso appena sotto la cassa toracica, colpendo la bocca dello stomaco e facendo piegare dal dolore l'attaccante.
- Ora che abbiamo finito di discutere, che ne dici se ti bevi una birra alla mia salute? Offro io. Hai l'aria di uno che ne ha bisogno una... dimmi grazie...
- Gra... grazie... - mormorò a singulti l'uomo, aiutato dagli altri a sedersi poco lontano, gli latri compagni fermati da un gesto del barista.
- Cosa vuoi?
- Un'altra birra, per il mio amico dalle poche parole.
- Davvero, cosa sei venuto qui a fare?
- Mi piace il tuo tatuaggio. Quello col serpente, intendo. Se me ne volessi fare uno anche io?
- Liberissimo di fartelo.
- Uguale uguale? Ho visto che siete un po' di persone a portarlo. Una sorta di gruppo, direi. O un clan. Una banda. Ecco, una banda.
Lo sblocco di varie sicure di pistole e il barista che imbracciava un fucile a canne mozze gli fece capire che erano arrivati a un punto morto della discussione.
- Hai un secondo per dirmi chi cazzo sei prima di morire.
Una serie rapida di colpi provenienti dalla porta su cui era stato scritto con un pennarello indelebile la parola "privato" distrasse un istante gli uomini. Abbastanza per Markus. Si trasformò, strappando la maglietta mentre i muscoli si gonfiavano e si rafforzavano, la pelle si ricopriva di pelo, il volto si trasformava in uno scricchiolio di ossa nel volto affilato di un lupo umanoide e gli arti si allungavano come gli artigli.
- Sono la vostra Morte! - ringhiò saltando addosso al barista che si ritrovò la testa separata dal collo senza nemmeno rendersene conto.
Lo shock fu tale che per riflesso le dita si flessero, e un colpo prese in pieno lo stomaco del licantropo, facendolo ululare di dolore. Si rialzò, gli occhi di tutti, come le pistole, puntate su di lui, le menti degli uomini in preda allo sgomento della visione delle sue budella recedere nella cavità provocata dalla fucilata mentre la carne e gli addominali si ricostruivano come la pelle.
- Sparate! Sparate! Si può ferire, quindi si può uccidere! - gridò uno, mentre iniziava a svuotare il caricatore, imitato dagli altri.
Markus fu più veloce di loro, e si diresse alla porta dove immaginava dietro Alyssa stesse completando l'opera di uccisione. Due o tre pallottole lo raggiunsero, ma non ci fece caso, sapendo che il suo corpo millenario non poteva rimanere troppo danneggiato da delle semplici pallottole di piombo. Corse a quattro zampe lungo un corto corridoio, vedendo la porta aperta all'altro lato, i bagliori degli Spari a fare da illuminazione momentanea dell'ufficio dove la vampira e il suo nemico stavano lottando.
- Non entrare! - gridò lei appena lo vide. - non entrare!
Tentò di frenare, ma lo slancio e il suo stesso peso lo portarono dentro la stanza. Immediatamente notò un intricato disegno fatto con cera, cenere e altro che occupava tutto il pavimento e parte delle pareti, e sentì un conato di vomito.
- Che cosa...
- Merda! E' un Dorian. Vattene, finché sei ancora cosciente.
L'uomo che era con loro nella stanza sorrise e lanciò una sorta di piccolo globo luminoso verso la porta, chiudendola. Markus si accorse che sebbene crivellato dai colpi di Alyssa, l'uomo non pareva affatto debilitato, i fori a richiudersi pochi secondi dopo la loro formazione.
- Due piccioni con una fava. Il mio padrone sarà felice... - ghignò l'essere avanzando.
Il licantropo si accorse che stava tornando alla forma umana, e si sentiva sempre più debole. Anche la vampira sembrava molto pallida, un rivolo di sudore misto a sangue le scivolò dalla fronte lungo la guancia. Si accasciò a terra, ansimando a bocca spalancata, un sapore dolciastro e marcescente in bocca. La testa gli girò. Chiuse gli occhi scuotendo violentemente il capo. Respirò nuovamente a fondo, ma non riuscì a sentire nessun miglioramento.
- Magoi... - la sentì dire prima di perdere i sensi.
   
 
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