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Autore: paffywolf    08/03/2012    1 recensioni
Quinn Fabray era convinta che la sua vita stesse prendendo la giusta piega dopo la sua ammissione a Yale. Ma basterà diventare la damigella d'onore al matrimonio di Rachel Berry per far sì che ogni cosa che Quinn conosce di se stessa sia destinata a cambiare. O forse no? Leggete e lo scoprirete...
[Faberry] - Gli eventi della trama non tengono conto degli avvenimenti successivi all'episodio 3x13.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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1. Fitting


“Quinnie, c’è Rachel al telefono!” esclamò mia madre dalla cucina.
“Cavolo.”sussurrai, chiudendo il libro di trigonometria. Sospirai appena prima di alzare la cornetta del mio vecchio telefono a disco, comprato a un mercatino dell’usato qualche giorno prima.
“Pronto, Rachel?” dissi al telefono, titubante.
“Quinn, è arrivato!”gridò lei, estasiata.
“Arrivato? Cosa è arrivato?”
“Il mio vestito, Quinn! E’ finalmente pronto e ho qui il pacco! Aspetto solo te per aprirlo!”
Stupido maledetto vestito per quelle stupide maledette nozze. Mugugnai appena, infastidita. “Rachel, domani ho una verifica e devo ripassare…”
“Ti prego vieni, ho bisogno di te… I miei papà non potrebbero mai darmi un parere oggettivo!”
“Perché devo sempre essere io la cattiva di turno? Uff… e va bene, sto arrivando.”dissi, prima di riagganciare il telefono. Lanciai un’occhiata ai libri di trigonometria, sui quali probabilmente avrei passato l’intera nottata e sbuffai di nuovo all’idea di trascorrere un pomeriggio con una Rachel tutto zucchero e miele per il suo matrimonio in arrivo. Matrimonio. La sola idea di Rachel Berry sposata con Finn Hudson mi dava i brividi. Come diavolo avevo fatto a trovare Finn attraente? Vederli baciarsi nei corridoi ormai mi dava il disgusto.
Aprii l’armadio e rassettai il vestito che indossavo, infilai un paio di ballerine e scesi al piano di sotto.
“Vai da Rachel, tesoro?” chiese mia madre, impegnata a riempire di fiori i svariati vasi che avevamo in soggiorno.
“Sì mamma, probabilmente rimarrò il pomeriggio da lei. Ma studierò stasera dopo cena, non preoccuparti.”le dissi, afferrando il cappotto e la borsa dall’armadio nell’ingresso.
“Non hai nulla di cui giustificarti tesoro, mi fido di te.”mi disse con un sorriso, dandomi le chiavi dell’auto.
“A stasera.”dissi, schioccandole un bacio sulla guancia.
Inserii nel lettore uno dei CD che conservavo in borsa e mi avviai a casa Berry, canticchiando sulle note di alcune canzoni che stavamo preparando per le Regionali in arrivo.
Non appena arrivai sotto casa sua, la vidi corrermi incontro con un sorriso, i lunghi capelli che svolazzavano intorno al suo viso mentre veniva nella mia direzione.
“Quinn!”gridò, abbracciandomi all’improvviso.
“Ehi, vacci piano!” ridacchiai. Vederla così felice rendeva anche me di buon umore.
“Dai entra, abbiamo un mucchio di cose da fare!”disse, afferrandomi la mano e invitandomi a entrare.
“I tuoi dove sono?” le chiesi, notando l’assenza dell’immancabile musica in sottofondo a casa Berry. Se i suoi papà erano a casa, il gigantesco stereo in soggiorno non aveva pace.
“A fare la spesa, la dispensa è praticamente vuota dopo la cena con i genitori di Finn. Ti va una limonata?”mi chiese, versando il liquido in un bicchiere.  
“Come l’ha presa Carole? E Burt?”le chiesi, accomodandomi su una sedia.
“Tutto sommato bene, direi. Volevano addirittura che rimanesse a dormire qui. ”disse, passandomi il bicchiere e sedendosi al tavolo insieme a me.
“A dormire da te? In camera degli ospiti?”le chiesi.
“No, in camera mia. Insieme.”
Strinsi il bicchiere tra le mani. Rachel Berry e Finn Hudson insieme in uno stesso letto, con i genitori di lei al piano di sotto. Trattenni a stento un brivido. “E?”
“E siamo stati un po’ insieme, poi siamo venuti alla festa di Sugar. E lui è tornato a casa sua con Kurt.”
“Quindi non avete dormito insieme…”constatai, quasi sollevata.
“No. In realtà abbiamo litigato prima di raggiungervi alla festa.”
“Litigato? Come mai?”le chiesi tranquilla, sorseggiando la bibita.
“Finn voleva usare il mio bagno per… quelle cose. I rifiuti…solidi. Il mio bagno è sacro, nessuno può toccarlo.”
Trattenni a stento una risata. Quella situazione era così assurda!
“Ti prego, dimmi che non è vero. Tu non gli hai lasciato usare il bagno?”
“No, te l’ho detto. Il mio bagno è il mio bagno, punto.”ribattè, risoluta.
Ridacchiai sotto i baffi mentre finivo la limonata. “Allora, questo vestito?”le chiesi, cambiando argomento.
“E’ su in camera mia.”disse, prendendo i bicchieri e poggiandoli nel lavello in cucina. “Ti va di vederlo?”
“Sono qui proprio per questo.”


La gigantesca scatola bianca troneggiava sul letto, avvolta da un vistoso nastro bianco.
“Eccolo qui. Ho aspettato te per aprirlo ma adesso non voglio perdere nemmeno un secondo!”disse entusiasta, afferrando le forbici poggiate sul comodino. Tagliò frettolosamente il nastro e aprì la scatola, al cui interno c’era un vaporoso vestito bianco.
“Oh mio Dio, devo provarlo subito!”squittì, battendo le mani. “Aiutami a spogliarmi, Quinn!”
Sgranai appena gli occhi, convinta di aver sentito male. “Cosa?”
“Ehi, sveglia! Come faccio a provarlo se non mi spoglio prima?” Si girò di spalle ridendo, con una mano raccolse i capelli e li portò avanti, lasciando la nuca scoperta. Un lieve tremore accompagnò le mie mani mentre afferravo la chiusura della zip del suo vestito e la lasciavo scivolare piano lungo tutto la sua schiena. Rimasi a guardare la sua schiena nuda per diversi istanti prima di decidermi a parlare.
“Ma tu non… tu non porti il reggiseno?”biascicai, mentre una Rachel Berry seminuda si nascondeva il petto con il braccio sinistro.
“Ma no, l’ho tolto prima che arrivassi così potevo provare subito il vestito. Furba, vero?” mi disse con un sorriso, ma io non le stavo prestando attenzione.
Per la prima volta vidi il corpo di Rachel senza vestiti e mi sentii in imbarazzo come mai mi era accaduto prima. Avevo condiviso lo spogliatoio delle Cheerios con tante ragazze, avevo visto tante volte i corpi nudi delle mie compagne di squadra mentre si concedevano una doccia rilassante dopo gli allenamenti e non mi avevano mai fatto alcun effetto. Vedere il corpo nudo di Rachel invece mi lasciò stupita, imbarazzata e tanto confusa.
La sua pelle chiara riluceva appena alla luce del sole che filtrava dalla finestra e i capelli lasciati sciolti sulle spalle diffondevano nell’aria un dolce profumo fruttato. Le braccia e le gambe erano snelle ma toniche, frutto di tante dure prove di balletto e di danza classica a cui si sottoponeva. Ma era la curva delicata dei fianchi e del seno a rendere il suo corpo minuto incredibilmente attraente, oltre ai piccoli slip di pizzo bianco decorati da un piccolo motivo floreale. Provai una leggera fitta di invidia mentre la osservavo avvicinarsi al letto: il suo corpo era decisamente molto più formoso del mio. Mi ritrovai a fissarla in silenzio, incapace di parlare mentre mi voltava di nuovo le spalle e indossava il vestito.
Un lieve sorriso le affiorò sul volto mentre il lucido tessuto bianco le scivolava sul corpo e aderiva alle sue forme alla perfezione. Si avvicinò di nuovo a me e con lo stesso gesto si alzò di nuovo i capelli, lasciandomi inebriata da quel nuovo profumo che mai avevo notato prima. Deglutii appena mentre allacciavo i piccoli bottoni di tessuto, sfiorando accidentalmente con le dita la sua pelle calda, morbida e setosa al tatto. Sentivo le mani e le dita andare a fuoco mentre tentavo di concentrarmi su quel tanto semplice ma altrettanto difficile compito, seguendo la linea della colonna vertebrale dal basso verso l’alto.
In quel momento avrei voluto abbracciare Rachel dolcemente da dietro, cingere le mani attorno alla sua vita e inspirare ancora il suo profumo, sfiorando delicatamente il suo collo con le labbra e…
“Quinn?”
Trasalii nel sentirla pronunciare il mio nome, una lieve nota di apprensione nella voce.
“Ehi, tutto ok?”ripetè, voltandosi nella mia direzione. In quel momento fu come se vedessi il suo viso per la prima volta: i suoi caldi occhi castani incorniciati da fitte ciglia, le sue labbra morbide tinte appena dal rossetto rosa chiaro, il suo naso un po’ troppo pronunciato che però ben si stagliava all’interno del suo volto, i suoi denti perfetti che si aprivano in un sorriso imbarazzato mentre mi parlava.
“Allora, come sto?”disse, facendo una piccola piroetta davanti allo specchio per farsi ammirare.
“Sei da favola” le risposi distrattamente, cercando di mantenere la lucidità. “Finn svenirà quando ti vedrà vestita così.”
“Sei sicura? Non mi sembri molto convinta…”
“No, è solo che…”biascicai, alla ricerca di una buona scusa per andarmene via di lì il prima possibile.
“Avevi molto da studiare?”mi chiese, preoccupata.
“Studiare? Ah sì… ”le risposi, grata che mi avesse involontariamente offerto la via di fuga più rapida. “Devo ancora finire di ripassare diversi capitoli e tu sai quanto il professor White ci tenga. Insomma, sono entrata a Yale ma non posso mica adagiarmi sugli allori, no?”
“Ma secondo te riusciremo a vederci ogni tanto quando saremo entrambe al college?” La vidi rabbuiarsi appena mentre parlava. “Mi dispiacerebbe perderti di vista proprio adesso che siamo diventate amiche. In fin dei conti New Haven e New York non sono così lontane, no?” mi disse, quasi speranzosa.
“Beh… Magari non riusciremo a vederci tutti i giorni ma almeno nei finesettimana potremo uscire ogni tanto insieme, impegni universitari permettendo. Ti andrebbe?”
“E me lo chiedi? Io e te sulla East Coast!” disse ridendo, passandosi una mano tra i capelli.
“Però adesso è meglio che io vada o rischio di dover passare la notte intera sul libro di trigonometria.”dissi, cercando di mantenere un tono disinvolto.
“Certo, ti accompagno alla porta allora.”disse, aprendo la porta della stanza e scendendo le scale a piedi nudi. Percorsi i gradini in silenzio, le scarpe che calpestavano la soffice moquette.
“Beh, allora ci ve...” Le sussurrai, ma Rachel non mi diede il tempo di concludere la frase.
“Grazie mille.” Mi disse, abbracciandomi forte. Inspirai ancora il suo profumo, decisa a tenerlo a mente più a lungo potessi. Sciolse l’abbraccio sorridendo e mi salutò con la mano mentre percorrevo il vialetto diretta alla mia auto.
Non poteva immaginare quanto quei pochi minuti trascorsi insieme mi avessero sconvolto. Accesi l’auto quasi meccanicamente, la mente impegnata sul cercare di comprendere cosa fosse accaduto in quella stanza.
Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo. Ero sempre stata capace di mantenere il controllo di me stessa e avevo giurato di non lasciarmi andare mai più dopo la nascita di Beth, ma in quel momento sentivo di non avere più nulla cui potermi appigliare. Percorsi la via in silenzio ma non potei fare a meno di notare il cartello: Holy Nativity – Anglican Church.
Forse il pastore Roche avrebbe potuto aiutarmi.


Continua...


   
 
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