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Autore: Alpotter96    09/03/2012    0 recensioni
Hogwarts combatte,resiste..il male è insediato nelle viscere della scuola.
Ogni personaggio ha il suo ruolo nella storia! Ron e Hermione sono una contro le spalle dell'altro. Con tono vendicativo Harry è deciso a mettere fine al suo dolore.Gli scontri diventano sempre più cruenti. Una verità viene rivelata quando un lampo potrebbe cambiare il destino di tutti...
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Il trio protagonista
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Hermione  e Ron si erano appena lasciati dal loro trascinante bacio. Harry stava raccogliendo la bacchetta di lei per porgergliela. Lasciarono quel corridoio non appena la ragazza fu in grado di camminare dirigendosi verso la battaglia.
Il corridoio era lì; i corpi sparsi nel suo ventre come se un mostruoso essere li avesse travolti e mangiati, strappandoli alla loro vita: nessuna distinzione tra i buoni e i cattivi, tra i mangiamorte e gli studenti di Hogwarts. Così pensava Arthur, provando  un intenso ribrezzo verso quell’inutile guerra che già troppe vittime aveva provocato. Una dei carnefici era lui: ormai non aveva ricordo di quanti seguaci del Signore Oscuro aveva abbattuto solo quella notte. Stava passeggiando lì, furtivo, in attesa di una morte quasi certa, tra quei corpi che gli ricordavano tanto essere quelli dei suoi amici. Fu pervaso da un senso di oppressione e decise di abbandonare quello scabro corridoio di una volta felice Hogwarts, la sua scuola di magia e stregoneria che lo aveva ospitato da bambino. La balaustra era ormai ridotta in pezzi e su una parte di essa intravide delle gocce di sangue fresche. Qualcuno doveva essere lì, forse ancora vivo. La scia di sangue continuava ancora per pochi metri nascondendosi dietro un angolo che mai aveva visto; aveva una forma strana tuttavia, che gli ricordava…la torre dell’orologio. Era lì che si trovava ,da qualche parte nella torre dell’orologio. L’aria era fresca e pungente; i boati degli incantesimi non risuonavano più nelle sue orecchie: doveva essere successo qualcosa. Si affrettò verso l’angolo con molta cautela puntando la bacchetta verso un’anonima aura. Intravide una scarpa ed un pezzo di pantalone lacero. Il sangue era ormai troppo ed Arthur si rese conto che per quell’uomo, ne era ormai certo, non ci fosse più nulla da fare. Il cadavere era girato di spalle; una bacchetta era accostata a pochi centimetri da esso: la raccolse. La ciocco di capelli color carota che si intravedeva sotto tutto quel sangue gli fece perdere tutto il coraggio di scoprire ,forse, un’orribile verità.  Ma il tempo era poco, i rumori dei muri crollati e le grida erano terminati da qualche istante e lui doveva scoprire cosa era successo. Si diede forza e lentamente avvicinò la mano verso la spalla. La lasciò lì per qualche istante: il corpo era ancora caldo e poi lo voltò.  La voce di Voldemort risuonò chiara nella sua testa. Ad ogni sua parola era come se un incendio stesse scrivendo nella carne le parole dettate dell’ oscuro signore. Era un avviso, un tremendo ultimatum. La voce cessò. Inciampò in una pietra e tremando, strisciando si allontanò. Tutto avrebbe potuto accettare ma non quello, non la morte di un suo familiare. Le lacrime gli rigavano il viso; era pervaso da scossoni e brividi. Si alzò in piedi e corse con le due bacchette strette nel petto verso suo figlio. Il suo volto era ancora roseo, sereno e tranquillo con stampato un ghigno beffardo sulle sue labbra come se stesse ridendo in faccia al suo assassino e alla morte stessa. L’allegria, la risata era il suo marchio, il loro marchio. Non erano più in due, non era più un duetto che in diciannove anni, da quando ancora erano nel ventre di sua moglie Molly, lo avevano fatto penare. Ma in fondo a lui tutto questo piaceva. La loro famiglia non sarebbe stata più la stessa; quella notte aveva perso non solo un figlio ma una parte di sé. << Gli altri come l’avrebbero presa? >> si chiedeva. Pensava a loro, volendo credere fermamente che tutti fossero ancora vivi lasciando che le sue emozioni non fuoriuscissero dal suo cuore. Voleva soffrire dentro, senza lasciarlo vedere perché doveva essere forte per la sua famiglia ma soprattutto per George. George che aveva perso suo fratello, aveva perso una parte della sua anima e del suo cuore. Tutto era un offuscamento della realtà causato dal signore del male, da Voldemort. << Questo era il suo nome! Aveva ragione Harry >>, lo gridò con tutta la voce che aveva in corpo, dilaniata dal dolore che stava provando. Adesso aveva voglia di stare soltanto con suo figlio ancora per qualche istante e poi doveva combattere e vendicare suo figlio Fred, il frutto dell’amore di una famiglia che fino a poche ore prima, prima della perdita di un figlio era solida e che nessuno avrebbe mai potuto destabilizzare tranne, a questo non aveva mai pensato, la morte. Non sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando si era sdraiato accanto al corpo di suo figlio, ma ora doveva sbrigarsi. << Molly, Ginny, Ron staranno pensando che anch’io sono … >>, un altro singhiozzo non gli permise di completare la frase. Raccolse da terra il corpo di Fred e lo pose tra le sue braccia come se stesse portando un neonato, Fred ancora neonato non ancora conscio del suo destino. La strada verso la Sala Grande sperava non finisse mai. Non sapeva cosa dire per confortare gli altri a quella vista. Era sicuro che tutti sarebbero caduti nella disperazione e sarebbe dovuto stare lui a parlare per fare loro coraggio. Era arrivato il momento, il portone di quercia della Sala Grande, ancora intatto come simbolo di una porta verso la speranza, una finestra su un altro mondo, si spalancò. Ginny era seduta accanto a sua moglie ; George teneva la mano della sorella; Bill a Charlie dall’altro lato a confortare la madre rigata in volto dalle lacrime; mancava Ron. << Ron! Dove sei? >>, disse in cuor  suo e sperando con tutto se stesso che stesse per arrivare con Harry ed Hermione alle sue spalle. La prima a vederlo fu Ginny. Nascose il suo volto tra le mani come se avesse paura di scoprire la verità, assistere ad una realtà che neanche lui avrebbe voluto vivere. Molly , col peso degli anni sulle spalle, allarmata dalla reazione della figlia, corse verso di lui inginocchiandosi alla vista del corpo martoriato del figlio. Accorsero Bill, Charlie ed infine George. I Weasley si aprirono al suo passaggio temendo il peggio. Lui, George , vide il corpo e senza dire una parola prese il corpo di Fred tra le sue braccia e lo adagiò sul letto accanto ai corpi di Lupin e Tonks mano nella mano. Lo abbracciò continuando a pensare che suo fratello avesse potuto ricambiare l’abbraccio. Quella notte i fratelli Weasley, la “W” del loro marchio erano  finiti, spezzati dal filo che li legava. Ma ora George lo sapeva: erano un tutt’uno. Lui e Fred si erano uniti in una sola anima per essere più forti e combattere tutte le avversità della vita.
La battaglia stava per ricominciare.
   
 
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