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Autore: Flaviuz    09/03/2012    3 recensioni
Il regno di Svervegia aveva bisogno di un erede al trono, e per questo il re decise di indire un torneo d'armi il cui vincitore sarebbe diventato il nuovo sovrano.
Una storia divisa in cinque capitoli, vagamente ispirata al film "Il destino di un cavaliere".
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giorno dopo giorno, i giochi proseguirono fino ai quarti di finale, con combattimenti con la spada, corse a cavallo e battaglie dei pollici. Goffredo riuscì a raggiungere i quarti di finale collezionando una vittoria dopo l’altra. Parallelamente anche Tito riuscì a vincere tutti gli incontri, avvicinandosi sempre più alla vittoria finale, e facendo accrescere i timori del re, il quale non era però l’unico ad essere teso riguardo le sorti del regno. Anche Manolo e Groucho erano preoccupati per le possibili conseguenze sul torneo causate dalle azioni della principessa Jenna. Notte dopo notte, i due rimanevano svegli a sorvegliare l’ingresso alle sue stanze, ma nonostante tutto l’impegno messo, la domestica trovò ancora un guanto, una cinta, un cappello, una spada e una sciarpa, tutti rigorosamente marchiati con le iniziali T.J.F.C.E.C.P.E.S.C.d.l.S.T.M.G.T., e come ultimo oggetto anche una foto di Pippo Baudo con la dedica “A Tito, con affetto”.
Il ritrovamento di quest’ultimo oggetto fu fondamentale nelle indagini, in quanto i due ebbero una volta per tutte la prova inconfutabile che l’intruso doveva certamente essere un tipo piuttosto distratto.
Quella notte Matusa era ospite nella residenza di sir McChicken, suo carissimo amico. Durante la permanenza ebbe non solo modo di approfondire le sue ricerche riguardo il regno di Qualunque, ma anche la possibilità di lavarsi i piedi. Prima andare a dormire, Matusa diede un ultimo sguardo al panorama che si poteva osservare dalla finestra. Era una notte nuvolosa, e la luce della luna era fioca e sbiadita. Matusa rimase lì ad osservare quei giochi di luce e ombra, fin quando una corrente allontanò per un istante le nuvole dalla luna, la cui luce sollevò il mantello di ombra che ricopriva il paesaggio. In lontananza, fu chiaramente visibile un castello diroccato, circondato da terre aride.
<A chi appartiene quel castello?> chiese Matusa, dopo aver svegliato il capo della servitù.
<Il caste… di grazia, quale castello?> rispose lui stordito.
<Quello oltre la collina> disse lui <Quello che cade a pezzi>
<Quello è il castello di re Pablo Ariba Ariba Gonzales Nacho Caramba Que Sorpresa, sovrano del regno di Qualunque, o meglio ex sovrano>
<Ex?>
<Il regno è caduto da anni ormai. Guerre interne, siccità, invasioni di cavallette, terremoti e lo spread a 500 punti l’hanno fatto cadere diversi anni fa>
<Devo ripartire subito. Devo portare la notizia al mio re. Preparate le mie valigie, sellate il mio cavallo, e per l’amor del cielo passatemi un altro strato d’ombretto> disse Matusa prima di ripartire per il regno di Svervegia, dove il giorno dopo si sarebbero disputati i quarti di finale.
   
 
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