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Autore: Severa Crouch    10/03/2012    2 recensioni
Questo è un altro spin-off de l'Orizzonte degli Eventi e parte da una frase dell'epilogo: “Alice ricordava, come fosse ieri, l'estate dopo la fine della guerra magica, fu la prima estate di vacanze dopo tanti anni. Alice e Severus viaggiarono molto e trascorsero alcuni giorni nel Wiltshire, lì decisero di sposarsi.”.
Mi son detta perché non mettiamo i nostri due in giro per il mondo (o almeno per la Vecchia Europa) alle prese con qualche avventura -disavventura magica che possa cementare il loro rapporto? (come se 24 anni passati insieme non fossero stati sufficienti..). Dedicata ai lettori che hanno amato la mia Alice. :-)
Ho fatto qualche casino aggiungendo il prologo e spostando i capitoli.. spero che lo recuperiate dal menu!
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'orizzonte degli eventi'
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Ok lo so che se ho in corso una pseudo long e tutta una serie di contest non dovrei impelagarmi in queste situazioni con un'altra pseudo long (o raccolta di one-shot che dir si voglia), però avete presente il momento in cui siete a letto e vi viene in mente un'idea e voi per mettere a tacere la testa che stra frullando vorticosamente dite (e già qua c'è il primo segno di follia) “Va bene, va bene, mi segno l'idea sul taccuino e ci penserò più in là!”

Insomma uno vorrebbe pure avere il tempo di ripensarci, rileggere, limare, prendersi la libertà di modificare e persino di cancellare le sue creazioni. Invece, no. La mattina successiva ti trovi con il pc in mano a scrivere come una dannata sotto l'imperativo categorico del dover mettere tutto su file!!

La colpa (o il merito, sta a voi deciderlo) di questa catena di razioni che mi ha portato a iniziare questa follia è della mia super-lettrice fedelissima e fonte di ispirazione Austen95, che in un botta e risposta originato dalle recensioni di “Harry, ti presento Lily” ha detto qualcosa sulla tenerezza di Severus e allora le rotelle hanno iniziato a girare e no, non potevo limitarmi a una fluffosissima scena di serenità familiare della nuova famiglia Piton-Leroux, perché non sarebbe da Severus, insomma lo conosciamo bene, e conosciamo anche Alice (o almeno le mie lettrici la conoscono) e non sarebbe da lei. Perché lei in fondo è l'altra metà di Severus e, nonostante le diversità, sono estremamente compatibili.

Insomma, tutto parte da una frase (in realtà due) dell'epilogo de l'Orizzonte degli Eventi: “Alice ricordava, come fosse ieri, l'estate dopo la fine della guerra magica, fu la prima estate di vacanze dopo tanti anni. Alice e Severus viaggiarono molto e trascorsero alcuni giorni nel Wiltshire, lì decisero di sposarsi.”. Mi son detta perché non mettiamo i nostri due in giro per il mondo (o almeno per la Vecchia Europa) alle prese con qualche avventura/disavventura magica che possa cementare il loro rapporto? (come se 24 anni passati insieme non fossero stati sufficienti..). La storia-pilota (per usare il gergo dei telefilm) è ambientata in una città che amo particolarmente e che reputo magica per l'intreccio di arte, storia, culture, sapori e profumi: Istanbul.

Buon divertimento! :-)

Fatemi sapere cosa ne pensate e sgridatemi se maltratto troppo il mio amatissimo Severus! <3

Severa_Sha

PS: Se guardate nel menu a tendina c'è un prologo che ho aggiunto dopo la pubblicazione del primo capitolo, abbiate pazienza ma non riesco a far partire la storia dal prologo senza cancellarla e ripubblicarla

 

La magia di Bisanzio

 

In tutti quegli anni, nonostante il tempo trascorso accanto a colui che a quanto pare era diventato il suo fidanzato, Alice non si era mai domandata che tipo di compagno di viaggio sarebbe stato. Abituata a viaggiare in compagnia di suo padre, o al più da sola, non si era mai chiesta come avrebbe reagito Severus a contatto con mondi e culture diverse dal suo habitat. In qualche modo, era certa che lui si sarebbe divertito tantissimo, tanta era la viva curiosità che albergava in quell'uomo. Insomma, viaggiare è un po' come entrare in un'enorme biblioteca in cui prima ci si deve ambientare, si gira per gli scaffali e solo dopo si inizia a godere della sapienza messa a disposizione dei lettori. Ricordava che gli unici viaggi che avevano fatto insieme erano quelli sull'Espresso di Hogwarts, o al massimo qualche uscita a Hogsmeade, anche se definire viaggiare lo spostarsi da un punto all'altro era decisamente riduttivo.

L'antica Bisanzio, ribattezzata Costantinopoli, attualmente segnata sulle carte geografiche con il nome di Istanbul era una città che stordiva. Forse non era il caso di iniziare il loro giro europeo proprio da quella città; tuttavia, era una delle mete che più erano rimaste nel cuore di Alice e dall'entusiasmo con cui ne aveva parlato a Severus, lui si era convinto a visitarla.

Adesso, dopo una guerra, era strano giocare a fare i turisti inglesi che visitano il Palazzo di Top Khapi, in quelle giornate di fine agosto in cui il caldo era mitigato dalla perenne brezza del Bosforo e l'aria nel palazzo profumava delle note degli alberi di agrumi, del gelsomino e delle rose che adornavano quegli splendidi giardini. Le ceramiche di Izmir erano meravigliose, con i loro motivi geometrici e floreali decoravano le stanze del palazzo. Quello che interessava a Severus e Alice, tuttavia, non era l'arte, seppur bellissima, bensì le stanze dei sacerdoti e dei veggenti del sultano.

Nella storia, per mantenere lo stato di segretezza o per non subire ritorsioni da parte dei babbani insoddisfatti dei risultati ottenuti, spesso i maghi preferivano circondarsi dell'aura mistica della religione in modo da poter giustificare con la volontà divina l'eventuale insoddisfazione dei loro sovrani.

Le stanze dei sacerdoti interessavano poco ai comuni turisti, mentre l'occhio attento alla magia riusciva a vedere antichi meccanismi dietro le semplici ceramiche, che formavano delle bellissime descrizioni di filtri e pozioni le cui ricette erano andate perse nei secoli.

Severus fu estremamente affascinato da certe descrizioni e dalla genialità in cui tanta sapienza magica fosse esposta così impudicamente e così segretamente agli occhi dei babbani. Tuttavia, era impaziente di visitare la tappa successiva del loro giro turco.

Lasciato il Palazzo di Top Khapi, con moltissime fotografie delle ceramiche di quelle stanze, che si riservavano di studiare a casa con calma, Alice e Severus iniziarono a dirigersi verso il bazar delle spezie, dove avrebbero trovato numerosi ingredienti per i loro filtri.

Per quanto molte cose si potessero trovare anche a Diagon Alley, Alice adorava girare in quel posto e si era promessa di tornarci non solo per fare scorta di ingredienti, più economici rispetto a quelli inglesi, ma anche per comperare dell'ottima frutta candita da spedire via gufo al professor Lumacorno, che era certa avrebbe apprezzato il pensiero.

Seguirono la via principale che dalla piazza della Moschea blu e Haghya Sophia, costeggia il palazzo di Top Khapi e scende verso il mare, dove in lontananza risaltava il ponte di Galata. Le strade della città erano brulicanti di genti e piene di odori. La delicatezza dell'aria dei giardini reali aveva lasciato il posto a un forte odore di kebab mentre le vetrine delle pasticcerie splendevano di dolci dall'aspetto tanto meraviglioso quanto eccessivamente dolce per il palato europeo.

Sulle rive del Bosforo alcuni pescatori vendevano il pesce appena pescato che provvedevano ad arrostire e a servire tra due fette di pane. Tra tutte le cose abbaglianti che questa città offriva, fu questo spuntino semplice e frugale a conquistare l'animo essenziale di Severus.

Il bazar delle spezie era un crocevia di gente, pieno di minuscole botteghe ricolme di ogni genere di spezie: si andava dai tè orientali, fino alle spezie da cucina, quelle medicamentose, i rimedi naturali e ogni tipo di erba che si potesse immaginare ridotta in polvere, essiccata o conservata in mille altre varianti. Accanto a quello che sembrava il paradiso per un pozionista (mancavano solo gli ingredienti magici) vi erano botteghe ricolme di frutta secca, disidratata o candita e Severus poteva giurare di non aver mai visto tanta dolcezza e varietà neanche a Mielandia. In quel momento capì perché Alice pensava a Lumacorno ogni volta che metteva piede ad Istanbul: il vecchio Horace, goloso come era, avrebbe speso una fortuna tra queste botteghe.

Alice comprò una bella confezione di frutta candita, che aveva una predominanza di ananas, dato che era il frutto preferito di Horace, e si mescolava con tanti altri frutti, creando un delizioso gioco di colori.

Usciti dal bazar delle spezie entrarono in quella che sembrava una babele di altrettante botteghe, questa volta all'aperto, che esponevano di tutto. Severus rimase colpito dal venditore di corde, che possedeva ogni tipo di fune, da quelle in juta a quelle sintetiche, a quelle per stendere il bucato, il tutto in moltissime varianti. Questa estrema specializzazione e ricchezza di scelta era presente in ogni bottega che si caratterizzava per essere specializzata in un genere di mercanzia.

Salirono la collina che portava alla Moschea di Solimano ed entrarono in un café turco. Severus iniziò a riconoscere gli abiti da mago, anche se la foggia era diversa da quella inglese, in un certo senso si sentì a casa o, perlomeno, nel suo mondo. Esattamente come al Paiolo Magico, sul retro c'erano dei mattoni da toccare per avere l'accesso al quartiere magico della città.

L'effetto era simile all'ingresso a Diagon Alley e tuttavia la vista era profondamente diversa: il quartiere magico di Istanbul rifletteva la babele di botteghe della città babbana e i maghi erano allegri e chiacchieroni esattamente come i loro connazionali babbani. Raggiunsero l'ufficio per le spedizioni via gufo e presero un forte gufo bruno che partì immediatamente alla volta di Hogwarts per portare la frutta candita al professor Lumacorno. Alice aveva accompagnato il pacchetto con un biglietto in cui dava notizie del loro viaggio.

Fu sorpresa di trovare una bella lettera da parte di Aurora, che aveva saputo dalla professoressa McGranitt la loro meta. Nonostante tutto, Minerva scriveva di tanto in tanto a Severus per sapere come stesse e cercava invano di convincerlo a tornare ad Hogwarts.

La scuola adesso era pronta per accogliere gli studenti il primo settembre e Minerva si era impegnata tanto per rendere vivo lo spirito del professor Silente che ai professori spesso sembrava quasi di vederlo aggirarsi per i corridoi del Castello.

Entrarono in un café per riposarsi un po' dopo la lunga passeggiata e scrivere una risposta per la professoressa Sinistra, quando Alice vide seduta ad un tavolino la sua amica turca Farah che sorseggiava un caffè leggendo alcune pergamene.

Alice corse a salutare la sua amica, illustre pozionista persiana che da anni viveva ad Istanbul e che aveva conosciuto durante il suo primo viaggio in Turchia. Farah sollevò lo sguardo dalle pergamene e salutò Alice, ci furono le presentazioni con Severus e, visto che erano tutti pozionisti, propose loro di visitare il suo laboratorio dove stava lavorando ad alcuni filtri sperimentali. In omaggio alla tradizione turca, avrebbe offerto loro del tè alla mela, che era una specialità del posto.

Il laboratorio di Farah era completamente diverso da come se lo aspettavano, non aveva niente a che vedere con gli ambienti bui in cui lei e Piton avevano lavorato per anni ad Hogwarts: era pieno di luce, con un enorme tavolo da lavoro situato d'avanti una finestra che dava sul blu del mare. Severus chiese informazioni sugli ingredienti sensibili alla luce e Farah li guidò in un'altra stanza, attigua a quella di lavoro, dove erano conservati e lavorati gli ingredienti fotosensibili, il cui contatto con la luce, specie quella solare, faceva venir meno le proprietà magiche. In questa stanza regnava perennemente la notte.

L'elfa domestica portò il vassoio con il tè alla mela per gli ospiti e Farah disse di lasciar pure sul tavolo. Alice e Severus si guardavano intorno stupiti, entrambi pensavano che nella casa da ristrutturare a Spinner's End anche loro avrebbero realizzato qualcosa di simile, anche se con meno decorazioni in stile turco, in modo più consono al gusto anglosassone.

Alice parlava con Farah mentre sorseggiava il suo tè ed entrambe non si accorsero dell'errore di Severus. Lui era un pozionista e sapeva benissimo che in un posto ricolmo di fiale e pozioni, se proprio bisogna bere una bevanda, è meglio tenere gli occhi fissi sul recipiente che si sta prendendo e portando alla bocca, piuttosto che distrarsi a leggere le etichette delle fiale contenute in uno scaffale.

Se ne accorse Farah, che sorrise e sottovoce disse ad Alice: “Pare che abbia sbagliato bicchiere.” Alice si preoccupò: che cosa poteva aver bevuto Severus? Farah rise, tranquillizzò Alice dicendole: “Non ti preoccupare, non è niente di mortale, è solo un filtro afrodisiaco che sto sperimentando.”.

L'espressione di Alice non parve affatto tranquillizzata, anzi era ancora più preoccupata. Farah cercava di nascondere le risatine con una mano ed aggiunse: “Non funziona molto bene, i suoi effetti compaiono tardi e sono molto flebili. Al massimo il tuo freddo fidanzato si scalderà appena, approfittane per divertirti un po'.” concluse strizzando l'occhio in un gesto di intesa che Alice parve non apprezzare molto.

Alice scosse la testa, disse a Severus che per fortuna non aveva bevuto nulla di velenoso e lasciarono il laboratorio di Farah prima di combinare altri guai.

Le parole dell'amica turca risuonavano nella testa di Alice e no, non voleva approfittare dell'effetto di un filtro di dubbia riuscita, però avrebbe seguito il consiglio, si sarebbe divertita e avrebbe regalato una splendida serata a Severus.

Severus era stordito dalla bellezza e dal caos di quella città, abituato a trascorrere lunghi anni in posti bui o nebbiosi, non riusciva a credere che esistessero posti con tanta luce, in cui il bisogno di luce era ancora più evidenziato dalle cupole d'oro delle moschee che al tramonto rendevano la città meravigliosa.

Tra lo sfarzo dei palazzi e la decadenza delle strade aleggiava un fondo di malinconia e un desiderio di vita imperioso che continuavano a stordire i sensi di Severus. Sentiva troppi stimoli, visivi, olfattivi, tattili e lasciava che fosse Alice a guidarlo in quel labirinto, fidandosi per la prima volta di una persona che non fosse se stesso.

La sera scese presto e Alice organizzò una splendida cena a base di pesce del Bosforo, che tanto aveva deliziato Severus, su una delle splendide terrazze che i ristoranti usavano per servire la cena ai clienti offrendo loro lo spettacolo magico delle luci della città.

Dall'alto di quelle terrazze, qualsiasi fosse la prospettiva del tavolo, ovunque si posasse lo sguardo dell'avventore, il panorama lasciava senza fiato. La magia del posto invadeva anche gli spiriti dei babbani, sorpresi dal profilo delle cupole delle moschee, dai cui minareti i muezzin con il loro canto annunciavano la fine delle preghiere serali e dalle luci dello stretto.

Per contrasto, il ristorante era un trionfo di candele e tessuti bianchi che risaltavano nel buio della sera, creando tuttavia una luce soffusa che non abbagliava i clienti.

La cena fu piacevole e la serata proseguì con una camminata fino alle rive del Bosforo, dove si trovava l'hotel in cui pernottavano.

Severus era in bagno a rinfrescarsi dopo la lunga e faticosa giornata che aveva vissuto. Alice, già con la camicia da notte, ammirava ancora una volta il panorama, affacciata al terrazzo della loro camera. Sulla sinistra il ponte di Galata, con le sue splendide luci, i bar e i locali notturni in cui fumare il narghilè ricordava che la città viveva anche la notte, sulla sinistra, la quiete delle ville signorili era interrotta solamente dall'illuminazione del palazzo di Dolmabahçe, ultima residenza dei sultani.

Dopo aver visto la morte in faccia, dopo la sofferenza della guerra, sapere che esistevano posti in cui la vita scorreva come un fiume in piena, forte come la corrente del Bosforo, in cui l'orrore non era giunto, era confortante.

Dietro di sé sentì arrivare Severus, provato dalla lunga giornata, si appoggiò alla ringhiera del terrazzo accanto ad Alice.

“Anche a te fa un effetto strano questa città?” chiese Alice, curiosa di sapere se Severus, più forte ed esperto di lei avesse reagito in modo diverso, Severus guardò il panorama del Bosforo, le luci della città turistica e la quiete di quella residenziale e disse: “Stordisce e confonde i sensi, come sotto l'incanto confundus”, vide Alice annuire, anche lei provava il suo stesso stato d'animo.

Guardando ancora una volta il panorama, Severus abbracciò dolcemente la sua Alice, posò lo sguardo su di lei, le scostò i capelli dal volto e, lasciando alle spalle le rovine dell'antica Costantinopoli e le luci della moderna Istanbul, la baciò dolcemente.

Il bacio divenne profondo e intenso, la vitalità della città e dei suoi abitanti avevano impresso un desiderio di sentirsi vivo in Severus che fino a quel momento aveva ignorato. Del resto, la città viveva di forti contrasti e forse era necessaria la dolcezza della notte perché questo istinto vitale venisse fuori.

Entrarono in camera, continuando a baciarsi appassionatamente, non ci volle molto tempo prima che la camicia da notte scivolasse ed Alice si ritrovasse avvolta solo dal corpo di Severus e dalle lenzuola di cotone.

Fuori la città viveva la notte e in quella stanza, dopo un sonno durato anni, anche loro due si sentivano vivi, dannatamente vivi, in quella notte che sembrava un risveglio.

Le mani di Severus stringevano i fianchi di Alice, percorrevano la sua schiena, i seni, le gambe alla scoperta di territori inesplorati. Alice inarcava la schiena per il piacere e si aggrappava al corpo del suo fidanzato, che la guerra e le sofferenze avevano lasciato esile come quando era solo un adolescente, e che nonostante tutto sembrava forte come non mai. Quella notte si amarono, con una passione e un desiderio che non avevano mai provato prima di allora. Al colmo del piacere Alice si chiese se tutto ciò fosse merito della città, della loro intesa o della pozione di Farah.

Non seppe mai la risposta, infondo non le interessava neanche. Quella notte di fine estate Alice ignorava che Istanbul le stava facendo un altro regalo, che come un bocciolo di tè al gelsomino avrebbe avuto bisogno del suo tempo per fiorire, e che solo all'inizio della prossima estate avrebbe cambiato le vite dei due amanti.

   
 
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