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Autore: Kodamy    10/10/2006    12 recensioni
Sakura ormai si era rassegnata al vederlo tornare a casa da morto.
C’era voluto tanto per convincersene…
… non tornerà più, vero?
… ma ce l’aveva fatta. A malincuore, ma ce l’aveva fatta.
Mai più.
Allora perché…?
Perchè lui aveva deciso di infrangere quella convinzione, così tenacemente costruita?
Perchè l'aveva tentata con un ritorno a lieto fine, per poi...
… Non era giusto.
Non era affatto giusto.
[SakuSasu]
Conclusa.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N: Questo capitolo è corto, perché è previsto che lo sia.
Comunque si, ho una vaga idea di quanti capitoli saranno.
Oltre questo ne avrò altri 6-7. [Eeeeeeh?!? O_O] Beh si, secondo una stima approssimata, dovrebbe andare così. Poi sono incerta se metterci un epilogo o meno, si vedrà. Più si che no, mi diverte fare epiloghi XD Quindi, in tutto, saranno più o meno 13 capitoli… [O_O nonsonoio nonsonoio nonsonoioooo. Passo dalle oneshot ai papiri °_° Sparatemiii! °_°].
Ehm… suppongo sia un mio record personale, a questo punto o_o Vedrò di unirne un paio, ma penso lascerò così. Meno carichi sono, più li scrivo in fretta. Spero di finirla entro l’anno XD
… Itachi… lui non dorme maaaai °_°” La faccenda verrà approfondita in questo capitolo. In cui si può dire che Itachi ha un ruolo abbastanza importante. Insomma, devo pur chiarire la faccenda da qualche parte XD
Canzone per oggi: “By my side” – Three Doors Down.
Ho notato che nei capitoli di Sakura ci sono canzoni dolciose, per Sasuke scelgo sempre qualcosa di più duro.
Scelta a livello intuitivo, suppongo. Ehm siii. Quello insomma.
Per finire, penso che Itachi sia semplicemente psicopatico. Quel ragazzo ha un serio problema. >_>  Deve essere un problema che scorre nella famiglia Uchiha, presumo. La psicopatia, intendo. Cioè, se Sasuke è normale… l’unica normale là in mezzo è Sakura, davvero.
Suppongo abbia un certo fascino proprio perché normale tra gli anormali. [
Masashi Kishimoto scrisse in un data book che Sakura e Lee dovevano rappresentare la “debolezza umana”, i limiti dell’uomo. Ehm, sinceramente Lee non mi è mai sembrato rispondente a tale definizione >_>]






Bruciava.
 Il braccio bruciava, e l’odore della carne che bruciava avrebbe dovuto asfissiarlo, soffocarlo, disgustarlo.
Inv
ece... invece no. Non gli importava che odore avesse. Non gli importava che aspetto avesse.
Gli importava che funzionasse – ed in quel momento funzionava. Male, ma funzionava.
Dolore, dolore nel più piccolo movimento. Ma poteva muovere la mano, poteva piegarlo. Faceva male.
Ma l’altra era rotta, ormai. L’altra era inutile.
Ed in quella mano ormai mezza bruciata, quindi, teneva stretto il kunai.
Gli occhi rosso sangue fissi in quelli dell’uomo per terra.
L’uomo con lo squarcio all’altezza della spalla, l’uomo a cui per poco non mancava una gamba,
 l’uomo che grondava sangue.
Non pensava in quel momento. Non pensava.
Guardava gli occhi di quello uomo, occhi neri, che per la prima volta lo guardavano dal basso.
Poi, lo vide sorridere. Quasi fosse contento di quell’epilogo per la sua vita.
Quasi fosse soddisfatto del suo fratellino minore.
[ridammi mio fratello perché tu non sei lui non lo sei, sei entrato nel suo corpo e finirai per morire al posto suo]
Non il sorriso di un assassino. Il sorriso di suo fratello.
”Hai paura?” gli domandò Itachi, poco più d’un sussurro.
La mano di Sasuke tremava. Cercò di convincersi fosse rabbia.
Non lo era.
Perchè per un attimo, in quello sguardo pacato, saccente, tranquillo, aveva visto suo fratello.
Non l’uomo che aveva giurato di uccidere. Non l’uomo che aveva sterminato la sua stessa famiglia.
Suo fratello, che non manteneva mai le promesse. Suo fratello…
Ma suo fratello era... era morto, no? Perchè era lì? Perchè doveva ucciderlo di nuovo?
Lui voleva solo uccidere l’assassino del suo clan... e di suo fratello.
Quello che aveva preso il suo posto in quel corpo.
[ridammi mio fratello perché tu non sei lui non lo sei, sei entrato nel suo corpo e finirai per morire al posto suo]
Strinse le labbra, strinse il pugno. Era davvero… suo fratello, quello?
Dietro quella maschera di sangue, alla fine, lo aveva visto.
E mentre il suo mondo crollava, non Itachi, ma suo fratello, lo guardava.
Ferito gravemente, di poco scampato alla morte, e tuttavia impassibile.
”Che delusione.”

 

 

IV – By my Side.

 

 

They blazed a trail I dared to run.
They built this world and I have come.

 

Sasuke cominciava a ricordare bene ciò che aveva provato nel sentire quelle voci circa l’Akatsuki. A ricordare bene l’adrenalina che aveva cominciato a scorrergli nelle vene, la rabbia che aveva accecato i suoi occhi con lo Sharingan.
Ricordava bene anche come quella rabbia si era spenta, improvvisamente come si era accesa.
Panico, si era fatto prendere dal panico. Nella sua testa, incredibilmente, tentava di rassicurarsi con quel pensiero.
Uchiha Sasuke avrebbe preferito credere di aver avuto un attacco di panico, piuttosto che credere alla realtà.
Realtà che conosceva fin troppo bene, e che non voleva accettare.
Ora, nel lettino dell’ospedale, quegli occhi neri – neri, e non rossi, non più rossi – lo perseguitavano. Quel sorriso era lì, stampato indelebile sul fondo degli occhi.
E se ne sentiva irriso, più di quanto mai se ne fosse sentito con tutti i commenti di Itachi. Quel sorriso lo prendeva in giro.

 

I need another, like a brother
For a cryin' shoulder...

 

Quel sorriso lo stava prendendo in giro.

[“Sorpreeesa! Indovina chi è? Ciao, sono tuo fratello – ti ricordi? Quello che ti ha fatto il lavaggio del cervello facendoti vedere la gente morta. Sono ancora un essere umano, e non un demone purtroppo per te - ci hai provato a convincerti, lode al merito - nonostante abbia ammazzato a sangue freddo la mamma, il papà, gli zii e qualche cugino di terzo e quarto grado. Prima di farmi fuori  e diventare quindi come me – assassino di famiglia, insomma - ti va di raccontarmi come ti è andata la vita in questi anni? Ce l’hai la fidanzata, uhm?”]

Gli piaceva pensare fosse stato il panico, a spegnere la rabbia. Il panico, a fargli cadere il kunai, a paralizzarlo a quel modo. La sua mente poteva concepire un attacco di panico – per quanto umiliante fosse ammettere un attacco di panico di fronte ad una persona ormai indifesa.
Ho imparato ad odiare il mostro che mio fratello era diventato. Poi, ho imparato ad odiare semplicemente il mostro. Infine, l’idea del mostro, ciò che rappresentava… - per colpa sua, sono solo.
Mio fratello, mio fratello che prometteva cielo e stelle, e non manteneva mai alcuna promessa… mio fratello, che mi aveva portato sulle spalle, che teneva a me più di quanto non facesse mio padre [illuso, quanto mi sono illuso]…
Mio fratello ormai non rientrava più nell’idea del mostro. Mio fratello era morto quella notte, con il clan.
Mio fratello era morto, questo è tutto.
Così… così era molto più facile. Vivere.
Respirare.
Andare avanti.
Era più facile, così. I demoni fanno certe cose.
Non gli uomini. Mai i fratelli.
Mai.

Quel sorriso aleggiava davanti agli occhi, più chiaro e messo a fuoco del mondo reale che lo circondava, mondo sfocato dal dolore e dai medicinali. Lo derideva, diceva “ero lì, ero ad un passo da te, e tu non mi hai preso…”.

Debole.

Se lo avessi… se fossi riuscito a…
Cosa… cosa avrei fatto poi? Cosa…
Non riuscì a domandarsi cosa ne sarebbe stato di lui. Non si costrinse a farlo, per paura della risposta.
Panico. Era stato panico.
Le certezze non esistono.
 Spostò lo sguardo sull’ombra rosa e bianca della composizione nel vaso. Poi, sull’ombra d’angelo caritatevole che gli era a fianco.

 

This could be the last time,
you will stand by my side.

 

Era ormai primo pomeriggio, i rimasugli del pranzo ospedaliero erano accumulati in un angolo del comodino. Il minimo indispensabile per tenerlo in vita.
Lei aveva la fronte appena crucciata, in compunta concentrazione. Mordicchiava il tappo della penna, nervosamente, mentre gli occhi silvani scorrevano sulle parole stampate, fitte fitte e minuscole, sul vecchio libro aperto sul letto, di fronte a lei. Accanto al libro, un rotolo di pergamena altrettanto vecchio, pieno di appunti disordinati, un disegno del corpo umano e dei canali del chakra.
Sasuke aveva provato a guardare cosa c’era scritto, mentre il suo corpo era addormentato, e la sua mente separata dal dolore per una di quelle poche fiale che gli concedevano.
Si annoiava, per l’amor del cielo.
Aspettare che coloro che hai tradito decidano la tua vita o la tua morte non è il massimo, comunque.
Non aveva capito una parola di quelle stampate. Sapeva di non essere stupido – quello era il compito di Naruto, lo era sempre stato. Ma il linguaggio era complicato, pieno di abbreviazioni, riferimenti scientifici.
Sakura prendeva appunti su una sua pergamena, piegata sulle ginocchia. La sua scrittura frettolosa, disordinata, e anch’essa piena di abbreviazioni.
Questo lo irritava, a dire il vero. Come lo irritava poter muovere solo il collo.
Il suo corpo avrebbe potuto anche essere in procinto di decomporsi, e lui non se ne sarebbe neppure accorto.
Sakura sembrò in quel momento intuire il suo sguardo, e sollevò gli occhi chiari su di lui, battendo ciglio.
Sorrise
.
Lui scostò lo sguardo ancora una volta, un po’ troppo velocemente, sulle cosmee. La sentì ridacchiare, come sentì la penna tornare a graffiare il foglio. Nascose lui stesso il sorriso, lievemente amaro, che si era andato formando sulle labbra.
Entrambi non avevano ancora detto una parola, dal giorno prima. A lui non dispiaceva.
La testa gli faceva male anche così, e il dolore stava già tornando.
Ed il silenzio non era il silenzio pesante che era calato quando, per la prima volta, aveva aperto gli occhi. Era un silenzio tranquillo, sereno.
Da tanto non si era più ritrovato ad amare un silenzio del genere. Lei gli era accanto.

[Konoha non lo vuole vivo, la Godaime non lo vuole vivo, il Consiglio non lo vuole vivo.
E lui non si vuole vivo.
Insomma, alla fine ci sono solo io?]

Probabilmente l’unica, che, fino alla fine, non l’aveva abbandonato.
Oh, no, non lo avrebbe mai detto ad alta voce. L’aveva
già ringraziata una volta, tre anni prima.
Lei sa.
Lei non ha bisogno di parole inutili. Non ha bisogno che lo ripeta.
E poi queste cose… questo genere di cose a Sasuke non piacciono. Non c’è bisogno di dirle.
E’ una
cosa stupida. Nel silenzio… nel silenzio si sta molto meglio.
E non si rischia di sbagliare. Parlare è cos’ difficile.
Lei è accanto a lui, e con lui sta abbastanza bene da star bene anche senza bisogno di parole.

 

I can feel my soul it's bleeding,
 will you fly with me this evening?

 

“E’ per te, Sasuke-kun.”
Come non detto. Forse il troppo silenzio a lei non era mai piaciuto davvero. Chiuse gli occhi, qualche attimo, prima di voltarsi verso di lei. L
entamente, battendo ciglio.
”… mh?”
”Questo.”
Sorrise lei, raggiante, sebbene dietro quel sorriso si poteva intuire preoccupazione. Tanta preoccupazione.
Sasuke, essendo il solito Sasuke incapace dal lato emotivamente umano della vita, non la notò.
Non è mai stato bravo con le persone, lui.
Si limitò a ricambiare lo sguardo, vacuo, senza comprendere esattamente di cosa lei stesse parlando.
Lei parve capire questa sua confusione e, con un sorriso accondiscendente, sollevò la pergamena che aveva sulle gambe. Incomprensibile, e sfocata, per di più. Sasuke inarcò un sopracciglio, altalenando lo sguardo fra lei ed il foglio. E viceversa.
”…mh?”
”Insomma…” la ragazza sospirò, indicando gli appunti. “Per te.”
”… non capisco una parola di quella roba.”
Borbottò lui, chiudendo gli occhi, riposando la vista.
”No, non in quel senso. E’ linguaggio medico, Sasuke-kun. Non si suppone tu lo debba capire. Ci ho messo mesi, io.”
Seguì qualche attimo di silenzio, in cui Sasuke non si degnò si sollevare le palpebre. Sakura, in qualche modo, sembrò interpretarlo come un incoraggiamento a proseguire.
”E’ per il tuo braccio. La Godaime e Shizune si stanno trastullando con le loro burocrazie, ma io non ne posso più di vederti così, davvero. Ti guarirò io.”
Questa affermazione gli fece aprire gli occhi, di nuovo. Per incontrare quelli della ragazza. Per un attimo da quelle finestre oscurate dell’anima fece capolino una vaga incredulità. Ma da esperto qual era, ed essendo il dolore non troppo acuto, riuscì a ricacciarla da dove era venuta.
… per me? Lei?
”Insomma, non guardarmi così! Sono una Chuunin, se non lo sai. So fare qualcosa, ora.”
Una Chuu… no, un attimo…
Aspetta. Io sono ancora…
Un attimo. Mi sono perso qualcosa.
”… cos’è quella faccia…?”
Non rispose.
”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più. Mi spiace averti deluso, in passato. Non accadrà più. Ho capito, ora.”
…lei…
”Per favore, Sasuke-kun. Non permetterò che ti accada più nulla.”
Concluse la kunoichi, con un sorriso tranquillo, prima di voltare pagina al libro. L’indice scorse sulla pagina, soffermandosi su un disegno appuntato. A Sasuke sembrò orribilmente simile alla maledizione sigillata che portava sul collo. Quel sigillo posto da Kakashi-sensei per evitare che gli divorasse il corpo intero. Rabbrividì appena, se possibile più confuso di prima.
”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
Deglutì ancora una volta, prima di smettere. La gola era secca, ma non aveva voglia di disturbare ancora una volta la ragazza. La ragazza che, lasciata da sola a se stessa, era ormai diventata una donna.
Senza che lui avesse avuto l’opportunità di accorgersene.

Più tardi, non la udì andar via. Quando Sakura si era ricordata di sua madre, la mente di Sasuke si era già arresa al dolore che aveva ripreso a serpeggiare nel suo corpo, optando per un più magnanimo sonno.
Se ne fosse accorto prima, l’avrebbe salutata. Almeno quello glielo doveva.
Ma non se n’era accorto. Non si era accorto neppure di star dormendo.

Sober mind, time now is gone.
They carved my body not of stone.

 

 

In quei giorni che seguirono, non accadde assolutamente nulla. Naruto non si fece sentire, ed una strana sensazione aveva piantato le tende all’altezza del petto, dei polmoni. Sakura gli aveva spiegato che Kakashi-sensei gli impediva di venire in ospedale, costringendolo in allenamenti estenuanti. Per timore che si venisse a sfogare lì.
La notizia e la mancanza di cambiamenti  non aiutarono l’amara rassegnazione che in quei giorni aveva colto il traditore di Konoha. La sua vita appesa ad un filo, e neanche nel migliore dei modi. Faceva male, tutto il suo corpo faceva male, e i medici non si sbilanciavano nella cure.
Quel tanto che bastava a tenerlo lì, in attesa.  A dire il vero, si era stufato di attendere. Quasi due settimane da quando si era risvegliato lì, e le ferite più gravi si stavano rimarginando da sole. Ma il braccio sinistro, il braccio sinistro continuava, da due settimane, a bruciare.
Si era stancato di aspettare. Per lui avrebbero potuto farla benissimo finita lì.
Ma lei…

”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
”Ti guarirò io.”
Aspettava. Nonostante tutto, continuava ad aspettare. Sakura ogni giorno entrava nella stanza ospedaliera, si sedeva accanto al letto, e studiava quel testo incomprensibile. Ogni tanto gli scopriva il braccio fasciato, vi tracciava sopra linee immaginarie con l’indice.
Quel tocco, lui non lo sentiva. Totalmente insensibile.
Lei sorrideva, e ripeteva che sarebbe andato tutto bene, perché lei era un medico e lui sarebbe stato il suo primo vero paziente. Lei sembrava esserne raggiante, ed in quei momenti Sasuke rivedeva in lei il fantasma della ragazzina di un tempo, cacciata via malamente dalla donna che era diventata.
Solitamente, Sakura lasciava l’ospedale verso l’ora di cena, quando andava ad assicurare sua madre di essere ancora viva.
Quella madre di cui tanto si è lamentata, sempre, arrivando ad invidiare chi la mamma non ce l’ha.

Povera madre, deve essere l’inferno, per lei. Avere una figlia che rischia volontariamente la vita ogni giorno. Non deve essere bello. Gli Haruno non sono una famiglia di Ninja, purtroppo.

Anche quella sera, Sakura era andata via da poco. Neanche dieci minuti prima che sentisse passi riavvicinarsi alla porta, la maniglia girare.
Si guardò attorno per quel che il collo poteva permettergli, pensando avesse dimenticato qualcosa. Gli occhi sfocati vagarono per la stanza, senza trovare nulla che confermasse quell’ipotesi.
Il battito accelerò appena.
Dallo spiraglio fece capolino la nobile testa bionda della Godaime, che fissò gli occhi color nocciola su di lui.
Mancò un battito, due, prima di tornare a respirare normalmente.
Chiuse gli occhi, volse il capo verso le cosmee, tirando appena le labbra.
L’ho salutata, oggi. Vero?

 

A pretty maze of emptiness,
I've said the hell with all the rest.

 

Sentì i passi spostarsi dal corridoio dell’ospedale all’interno della stanza, la porta chiudersi alle sue spalle. Il rumore di passi di in un solo paio di piedi. La Godaime era sola.
Quando si sedette al posto solitamente occupato dalla sua ex compagna di squadra, Sasuke sentì un lieve moto di irritazione. Nulla più. Sollevo lo sguardo dalla sedia al volto di donna, saltando cerimoniosamente tutto ciò che v’era in mezzo. La vide sorridere dello stesso sorriso sfacciato di Naruto.
”Come si sono ridotti, i grandi.” Cantilenò tranquilla, poggiando i gomiti sulle ginocchia, il mento sui palmi delle mani. Protesa appena in avanti, qualche ciocca bionda ricadeva sulla fronte.
Sasuke concluse che aveva preferito di gran lunga il Sandaime.

Il volti di lei diventò appena più serio, mentre tornava con il busto eretto sulla sedia laccata di bianco. Restò qualche attimo in silenzio, espressione vagamente inquisitoria sul viso.
”Hai da dirmi nulla?”
”Non ho nulla da dire.”
”Sasuke Uchiha, ninja traditore del Villaggio della Foglia. Ha abbandonato il villaggio per unirsi a quello del Suono, sotto previo invito del nostro caro Orochimaru. Ha ferito malamente un genin di Konoha che era stato spedito per riportarlo indietro. Ha privato il Villaggio dell’unica speranza che il Clan Uchiha ritornasse all’antico splendore, mettendo lo Sharingan a disposizione di un nemico giurato dello stesso Villaggio.”
Tsunade si interruppe, sorriso lieve sulle labbra. “Sasuke Uchiha. Sei tu, no?”

“… fino a prova contraria.”
”Prova contraria che abbiamo atteso, e non abbiamo ottenuto. Ergo, sei tu.”
”Lo sapevo anche da solo.
Ci sono altre cose che non so. E che mi piacerebbe sapere, piuttosto.”
”Sei tu, eppure non hai nulla da dire, Uchiha?”
”E lei? Lei non ha niente da dire? Sta solo sprecando il mio tempo, davvero.
O è un si, o è un no. Ecco una cosa che odio, di Konoha. “ La voce del ragazzo rimase a poco più di un sussurro, il solito timbro lievemente basso che lo caratterizzava.
”Uchiha Sasuke, condannato inizialmente alla morte per aver divulgato segreti di Konoha…”
Il cuore salì in gola. Allora è fatta. Bravo, alla fine ci sei riuscito, mh?
Ti sei annientato da solo.
”… finchè, dopo strenue dibattito iniziato dalla Godaime… non morirai, Uchiha.”
Mh?
”I tuoi occhi sono stati l’orgoglio del Villaggio nelle guerre passate.
E io so quanto Orochimaru possa essere convincente. E posso immaginare quanto la rabbia sia priva di raziocinio. E quanto la vendetta sia sbagliata in un ragazzino. Il Villaggio non può permettersi di perdere il Clan Uchiha per un errore d’infanzia, per quanto grave esso possa essere.”
”Lei…”
”Il Consiglio non è d’accordo con me, tuttavia. Ma non possono opporsi troppo al mio volere, non in questo caso. Sono certa che saprai sfruttare al meglio i favori che i capi Clan devono a tuo padre, Uchiha. Sono tanti, te lo posso assicurare. Il Clan dello Sharingan era il più prestigioso del villaggio, e ve ne sono di favori. Sono documentati, soprattutto quelli finanziari. Se li saprai cercare, li troverai. Serviranno a non far discutere troppo su questa situazione, sulla mia decisione.” Commentò semplicemente l’Hokage, con tanta naturalezza da far sembrar tutto così semplice. Sasuke era sicuro che questo, un tempo, si chiamasse ricatto.
”La condanna è stata diminuita, quindi, Uchiha.”
”Ha intenzione di girarci troppo attorno?”
”I canali del chakra nel tuo braccio sono bruciati dall’interno, ed ho una vaga idea di cosa l’ha procurato. Chidori, vero? In questo stato non saresti in grado di usare alcun ninjutsu, non potendo formare i sigilli. Da oggi, Sasuke Uchiha, non potrai più fregiarti del titolo di ninja. Perché il corpo medico di Konoha non ha intenzione di far nulla.  Ha l’ordine di non far nulla. Così ha deciso il consiglio, così ha concordato l’Hokage. Sarà questa la tua punizione, e mi sembra appropriata. Forse un po’ dura, ma appropriata.”
Il ragazzo non si accorse di star lievemente boccheggiando, senza riuscire a mettere insieme le parole che lottavano per uscire fuori. La fissava, mente momentaneamente andata in tilt.
… una vita così…?
Davvero… non era meglio morire?
”Usala bene, la tua vita, Uchiha. Ti è stata concessa, vedi di non sprecarla.”
Infine, si limitò ad annuire, serrando le labbra. Voleva staccarle la testa, a lei, a il consiglio. E quell’astio per Konoha fomentava, piano, dentro al cuore. Continuava ad annuire, quasi volesse affrettarla verso alla porta, farla andare via.
Ma la Godaime lo osservava.
Da oggi, Sasuke Uchiha, non potrai più fregiarti del titolo di ninja. Perché il corpo medico di Konoha non ha intenzione di far nulla. Ha l’ordine di non far nulla.”

”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
”Ti guarirò io.”



 

This could be the last time,
you will stand by my side.
I can feel my soul it's bleeding,
 will you fly with me this evening?

 

 

In quel momento Sakura, sdraiata sul letto, copiava gli ultimi segni sulla pergamena. Sollevando di tanto in tanto lo sguardo chiaro sui raggi di luna che filtravano dalla tenda. Sulle labbra, lieve sorriso di speranza.






 

A/N: capitolo corto, ma fa da ponte tra la prima parte della fic e la seconda. Finalmente la prima “medica” è finita. Sasuke torna a Konoha, si riavvicina a Sakura – ma non a Naruto. Sakura decide che si è stufata di aspettare il consiglio, e di curarlo lei studiando la tecnica medica. Il consiglio risparmia Sasuke, ma emette la sua condanna.
Il prossimo capitolo è la seconda parte del “ponte” verso la seconda parte della fic XD

Er... poca Sakura in questo capitolo, anche. Ed ha un atmosfera lievemente diversa dagli altri. Non riesco a capire cosa sia diverso a dire il vero.
Mah.
Ah, si, e chiedo scusa per la piccola parentesi dell'ipotetico discorso di irrisione del "sorriso". Dovevo scriverlo. Dovevo *_*. Me invasata.
Sinceramente Sakura nella seconda parte di Naruto, cresciuta, sta cominciando a piacermi. Chissà che la superforza non torni utile.
Solo io ho trovato vagamente divertente che la prima a diventare Chuunin fra Sasuke, Sakura e Naruto, sia stata proprio Sakura? XD

 

  
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