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Autore: Leyton_Nenny    10/03/2012    0 recensioni
Non so bene cosa aspettarmi dalla storia, la sto scrivendo via via quindi non prometto nulla.
E' nato tutto da una "scommessa" con la mia best, una sera in cui parlavamo del nostro futuro. E dissi di voler fare una storia autobiografica. Ora non so bene cosa aspettarmi da questa storia, se sarà autobiografica o meno, però l' idea di base era quella. Più avanti deciderò.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Okay, vediamo... Cosa ti piacerebbe fare?”

“Sono giorni che ci penso chiusa in camera. E la risposta è: non lo so. Ho bisogno di agire, di sentirmi viva.”

“Okay, allora dimmi. Cosa ti piace?”

“I cani, lo sai. Potrei aprire un allevamento di animali.”

“Non credo funzioni. Insomma, è impegnativo. Non so.”

Perché devo essere io, l' eterna sognatrice, a spezzare le ali dei tuoi sogni? Non è giusto. Stai provando a volare, Marghe. E io dovrei incoraggiarti, dirti che ce la farai, perché so che qualsiasi cosa tu decida di fare, ci riuscirai. Sei determinata, Marghe. Lo sai anche tu. Sei così piena di vita che a volte mi spaventi. O forse t' invidio solo un po'. Sarà che a volte mi sento così morta, così sola. Forse t' invidio, forse vorrei essere perfetta come te. Perché anche se non lo sai, tu sei perfetta.

E farai grandi cose, questo te lo ripeto sempre. Farai grandi cose, ne sono certa.

Però alle volte penso che la tua scarsa pazienza sia quasi una sfida, una sfida per mostrare quanto sei determinata, quanto sei forte. Quanto davvero vuoi riuscire.

Mai provato a pensare alle farfalle?

Hanno una vita breve ma intensa.

Ovviamente, la durata vitale dipende dalla specie.

Però prendiamo il caso più comune, quello delle farfalle a vita breve.

Passano una vita come larve, o bruchi che dir si voglia, per poi trasformarsi in crisalide.

Ecco, questa è la loro vita.

Una vita da bruco, per pochi istanti di splendore.

Belle, irraggiungibili. Eteree nei loro mille colori.

Prede e predatori, vinte e vincenti. Queste sono le farfalle.

In un giorno riescono a fare ciò che a volte noi non riusciamo a fare in una vita intera.

Mai provato a prenderne una?

Ti avvicini, ma all' ultimo istante vola via. Non si lascia prendere, non si lascia stroncare. Se la tocchi, è solo perché sai che in realtà quell' esserino incantevole sta morendo.

E lo senti, lo percepisci. E vuoi che torni a volare, provi a farlo volare.

Ma la farfalla è così stanca, così stanca di volare, così stanca di provare a toccare le nuvole. Ormai sa che non arriverà così in alto, perché le sue ali sono piccole e deboli. Ormai sa che non arriverà così in alto come possono sperare di fare gli altri animali dotati di ali.

Conquistatrice e conquistata.

Questo è tutto ciò che sa la farfalla nella sua agonia.

Ha conquistato il cielo, ma sta per essere conquistata da quello stesso cielo che la proteggeva quando era una crisalide. Conquistata da quello stesso buio da cui si era liberata trasformandosi in farfalla.

E ora quelle ali che le avevano dato la forza di alzarsi in volo sono così pesanti, così maledettamente pesanti. E il baratro diventa invitante. Maledettamente invitante.

Volare ancora una volta, volare anche se sai di cadere.

E' questo ciò che fa la farfalla in punto di morte se la sollevi, sbatte debolmente le ali.

Però ci prova, ci prova con tutta se stessa.

“Ok, allora prova a non pensare.”

“Cosa vuoi dire?”

“Vieni con me, ti mostro un principio di congelamento.”

“Principio di congelamento?”

“Sì. Sai, quando ero piccola ed ero triste, mia nonna mi faceva uscire di casa, e percorrevamo tutta la via fino ad arrivare al paesino. Beh, lì mi portava dal S**** e mi comprava un budino di riso. Ora, ogni volta che sono triste, rifaccio quella strada e torno là, solo per quel budino di riso. E se non posso andarci, lo prendo ovunque mi trovi. E' una gesto irrazionale, lo so. Però aiuta a pensare. Ricordi quando ti chiamai perché avevo scoperto che Gianni stava per mettersi con una? Tu mi hai fatto arrivare in paese e abbiamo passato un' ora al bar a mangiare del cioccolato. E alla fine non abbiamo più parlato di quello, ma di tante altre cose. Questo è il principio di congelamento.”

“E quindi? Vuoi portarmi a prendere il cioccolato? Non ho un problema di delusioni amorose.”

“Lo so. Per questo ti porto letteralmente a un principio di congelamento.”

“Mi porti a prendere il gelato?”

Finalmente aveva capito. Un gelato a Febbraio, un' idea così folle ma che poteva funzionare.

“Esatto.”

Silenzio. Non ti lamenti, non parli. Forse hai capito anche tu.

Hai capito che quando si pensa troppo alle volte basta spegnere il cervello. E il gelato è la cosa migliore.

Forse sono solo ricordi. Però, quando ero piccola, e prendevo il gelato sentivo il freddo entrami nelle ossa lentamente, lo sentivo paralizzare la lingua, così da rendermi difficile parlare. Ogni parola, risultava deturpata, le “r” risultavano inesistenti. E con loro anche le “s”.

E mentre la sensazione di freddo cresceva, anche il mio cervello iniziava a bloccarsi, congelando persino il caos dei miei pensieri.

Principio di congelamento.

Ecco cos'è.

Come quando d' inverno tocchi la neve con le mani senza i guanti: diventano rosse, poi viola. E sono congelate. Lo stesso avviene ai piedi, e più stai fuori più il freddo sale, più il corpo si congela. Perchè il cuore è stanco e impigrito, perché la neve affascina anche lui, infondo. Ed è egoista, batte solo quanto serve a lui per mantenersi al caldo.

“Che si fotta il resto!” ecco cosa pensa.

Lui è al caldo, il resto può congelare e cadere, l' importante è che lui sia al caldo e protetto.

Principio di congelamento.

Forse è egoismo, forse è paura. Forse è solidarietà, forse è coraggio.

Entri nella gelateria, sembri così sicura. E sai esattamente che gusti vuoi.

Lo vedi? Allora non è vero che non lo sai. In realtà hai tutte le tue risposte, devi solo ascoltarle un po'.

Coppetta con limone, fragola e stracciatella.

Una scelta assurda, un po' come te.

Sono gusti che non si intrecciano tra loro ma che hanno come punto di collegamento solo la fragola. La fragola sta bene con il limone, la fragola sta bene con la stracciatella.

Ma la stracciatella e il limone non stanno bene insieme.

Fragola e Limone, i gusti che prendeva mio padre.

Fragola e stracciatella, i gusti che potrebbe prendere un bambino.

Tu li unisci, tu sei così forte e così debole insieme.

Tu sei il limone e la stracciatella, io sono la fragola.

Ora ho capito.

Hai bisogno di un mio appoggio, di un mio consiglio.

Servo io per unirti a te stessa.

Scusa se non l' ho capito prima.

Cono, con melone e mela verde.

Gusti colorati, vivaci. Gusti fruttati.

Mi chiedi perché il cono, perché preferisco il cono. Ti dico che non lo so. Anche se in realtà lo so perfettamente.

Quando ero piccola mio padre non mi permetteva di prendere il cono.

Mi chiedeva i gusti e aggiungeva lui “coppetta”.

E' quasi una ribellione, un dimostrare che sono grande, che so quello che voglio. Anche se in realtà non ne sono molto sicura. Lo vedi anche mentre scelgo i gusti del gelato: ho bisogno di tempo, devo scegliere cosa prendere. Ci sono sempre troppi gusti, troppe cose diverse.

Sono io l' indecisa, tu sei la decisa.

E forse il principio di congelamento serve a me, non a te.

E ho ragione, perché una volta uscite non ti arrendi.

“Cosa posso fare? Cosa mi vedi capace di fare?”

Sospiro. E vorrei dirti di non porre a me quella domanda, che mi stai solo facendo pressioni e io non ce la faccio, basta mia madre a mettermi sotto stress.

“Cosa ti piace fare? Intendo, quando esci cosa fai?”

“Non lo so. Voglio dire, esco con gli amici, bevo qualcosa. Cazzeggio insomma. Ma non posso non far niente nella mia vita.”

“Non ti ho detto questo.”

“E allora cosa volevi dire?”

“Crea un posto dove puoi permettere agli altri di cazzeggiare, apri un bar che la sera diventa pub. Ma ti prego, non mettere musica orribile.”

Sorridi.

“Cosa hai detto?”

“Come cosa ho detto? Ti ho detto di aprire un bar.”

Continuo a camminare non notando che ti sei fermata. Poi mi volto, non avendoti vista al mio fianco.

“No intendo, la frase del cazzeggio.”

“Ah, crea un posto dove puoi permettere agli altri di fare le cose che piacciono a te e dove anche tu possa farlo.”

“Mi piace.”

“E' deciso, visto? Non era così difficile.”

Sorridi. E inizi a parlare di come lo arrederesti.

Retrò, è così che vuoi chiamarlo. Mi piace.

Io ci andrei ogni sera. Musica Rock, musica anni sessanta. Un locale vintage. Mi piace.

Forse lo fai anche un po' per me.

“Beh, se creo il gruppo verrò a suonare una volta a settimana.”

“Musica Live? Mi piace.”

E io intanto penso ai Beatles.

Anche loro hanno iniziato così. Non che voglia che la mia band diventi una mera copia dei Beatles, per quanto io li stimi. Voglio dalla mia musica qualcosa di più, qualcosa di immortale come i Beatles, ma che non siano i Beatles.

Voglio un principio di congelamento come quello dei Beatles.

  
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