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Autore: Lilmon    10/03/2012    3 recensioni
Chi è l'invasore? L'invasore è un personaggio ostile, malvisto da qualunque popolazione. Giunge sulla terra degli altri, imponendo il suo potere e sottraendo ogni possibile bene riutilizzabile. L'invasore è crudele, l'invasore è un mostro.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! E così state leggendo il fatidico secondo capitolo (dico così perchè per la sua realizzazione ho dovuto cambiare la trama una decina di volte), sono contento! Ma bando alle ciance, in queste poche righe vorrei spiegarvi com'è strutturato l'esercito del Pianeta Madre. Al vertice si trova il Gran Cancelliere Liam, che detiene il comando dell'esercito affiancato dal Consiglio dei Cento. Subordinati ad essi sono gli Ammiragli delle navi, con i loro sottoposti Contrammiragli. Sotto a costoro infine ci sono i Comandanti; in battaglia però vi è un unico comandante a cui tutti gli altri, di norma ad un pari livello, sono subordinati; costui prende il nome di Comandante Scelto. I soldati semplici sono smistati (secodno capacità fisiche ed intellettive) in quattro divisioni: le Avanguardie, gli Incursori, la Sicurezza e le Retrovie. Ci sono inoltre tre divisioni speciali che fanno uso di mezzi di trasporto bellici: i Raiders, divisione speciale di terra; i Jumbo, divisione speciale d'aria; i Meltin, divisione speciale di mare.
 

Io.
 
 
"Nei tempi più remoti il padre di tutti gli uomini, Giove, si innamorò della sacerdotessa Io. Costei infatti era solita recarsi alla reggia divina sulla cima del Monte Olimpo, per incontrarsi con la saggia e onnisciente Giunone, sua precettrice. Il padre degli uomini si innamorò presto di questa bellissima fanciulla e, avendola rapita, la nascose in una nube d'oro, affinché nessuno potesse farla propria. Migliaia di anni dopo, su Io, satellite gravitante attorno al pianeta Giove, due popoli avrebbero dato avvio alla Grande Guerra."
 
 
Il cadavere era ancora steso davanti a me quando i miei amici arrivarono, si erano incontrati a metà del viale alberato che portava alla piazza e lì, vicino alla fontana della Concordia, si erano fermati a riposare; uno di loro aveva dovuto affrontare tre Rosa, ma ne era uscito praticamente indenne. Alla vista del corpo tutti e tre inorridirono. Spiegai loro ciò che era successo e mi guardarono increduli. Syr, il più anziano (con cui non andavo molto d'accordo), disse -Hai avuto una bella fortuna ragazzo! Per avere poca esperienza sei stato bravo!-, mentre i due fratelli si guardavano l'un l'altro stupiti dalle parole del vecchio. Ringraziai. Jubatar (che d'ora in poi chiamerò Jub) chiese a suo fratello Lavhii che ora fosse e questi rispose che erano quasi le sette. Capimmo tutti che il convoglio sarebbe presto giunto per portarci alla stazione di decollo, in quelle poche ore rimanenti infatti sarebbe scoppiata la controffensiva che il Consiglio pianificava con il Gran Cancelliere ormai da dieci giorni: i Rosa dovevano essere spinti inizialmente al centro della capitale di Rougen, dove erano atterrati dodici giorni prima; là poi i Raiders avrebbero pensato a decimare le loro fila, costringendoli ad un decollo di fortuna. Noi della divisione sicurezza dovevamo imbarcarci e partire per la prima orbita.
Il convoglio arrivò a recuperarci alle sette in punto e ci portò nella caserma militare del distretto est della città. Mangiammo in silenzio. La tensione si percepiva persino a livello visivo: funzionari correvano avanti e indietro per i corridoi della struttura e meccanici logori e sudici spossati dal duro lavoro non avevano nemmeno il tempo di riposare. Syr fu il primo ad alzarsi -Vado a prepararmi- disse -manca poco alla morte di quei vermi- e sputò per terra il cibo che gli era rimasto in bocca. Quando si era allontanato, prese parola Lavhii dicendomi -Syr non imparerà mai la buona educazione... Ora andiamo anche noi, non voglio essere la causa del fallimento della missione-. Quando giungemmo in stanza, Syr era già pronto, noi ci cambiammo in pochi minuti. Il primo battaglione della divisione sicurezza era così riunito e armato fino ai denti; il nostro compito? Affiancare il comandante come ombre e proteggerlo.
Appena usciti dalla stanza, sentimmo la chiamata -A tutti i soldati delle divisioni designate, recarsi alla piattaforma di lancio 3A, ripeto, recarsi alla piattaforma di lancio 3A. Dieci minuti alla partenza, destinazione prima orbita, ammiraglio della nave: sua eccellenza Byar Grande, comandante scelto delle divisioni: Sylen Grande-. Ci recammo senza esitazione alla Stealt. La Stealt era il modello di nave militare più grande in dotazione all'esercito, poteva contenere cinquemila uomini tra soldati e inservienti, era poi dotata di cannoni su entrambi i lati e di due navicelle di salvataggio. Queste imponenti navi potevano superare di quattro volte la velocità del suono. In questo caso però la Stealt era stata allestita in tutta fretta e dunque non era pronta ad un combattimento in orbita, ecco perchè i Rosa dovevano essere annientai sul primo satellite dalle milizie terrestri dell'esercito, che, come noi, in quel momento si stavano imbarcando.
Saliti a bordo della Stealt, raggiungemmo subito la sala comandi dove l'ammiraglio Byar stava riferendo a suo fratello, il comandante scelto Sylen, gli ordini giunti direttamente dal Consiglio. -Mentre stiamo parlando- disse l'ammiraglio -i Raiders staranno già decimando quei bastardi costringendoli al decollo-, il comandante lo interruppe subito domandando -Dispongono di due navi 
vero?- e il fratello rispose -Esatto. Appena giunti i loro due battaglioni contavano settemila uomini, tutt'ora si stima che i superstiti ammontino a circa cinquemila unità. La nostra missione si dividerà in due parti: io sposterò la battaglia dallo spazio al primo satellite; una volta sbarcati, tu e i tuoi uomini dovrete annientarli. Su quel pianeta deserto potrete usare tutti i mezzi a vostra disposizione, senza alcun ritegno. Il Consiglio spera vivamente che tu possa concludere tutto in una giornata-. Sylen, sprezzante, rispose -Senza i civili d'intralcio mi basteranno tre ore-.
Avevamo assistito alla scena in silenzio, fuori dalla porta della sala comandi; Syr, schiarendosi la voce, prese la parola ed azzardò -Col permesso di sua eccellenza; primo battaglione della divisione sicurezza signore, siamo qua per salvaguardare la sua vita, anche a costo della nostra-. Il comandante borbottò stizzito -Ah! E così il Consiglio crede che io ormai sia così vecchio da non poter più badare a me stesso, mandandomi qui questi sbarbatelli; Bene! Su andate, fate aria!-. Ammutoliti, non potendo fare altro, lasciammo quella stanza per dirigerci al ponte da cui saremmo dovuti sbarcare una volta atterrati.
La nave decollò senza troppi intoppi, d'altronde l'ammiraglio Byar era famoso per la sua bravura e destrezza con qualunque modello di nave spaziale, e, senza neanche essercene resi conto, eravamo già nei pressi della prima orbita, in vista del satellite. Le navi dei rosa sarebbero dovute arrivare da lì a momenti. Stavo sistemando la borraccia nello zaino quando Jub gridò -Eccole!-. All'orizzonte si vedevano due navi, di medie dimensioni, non avendone mai viste di così bizzarre pensai fossero dei Rosa. La mia ipotesi venne confermata quando iniziarono a far fuoco sulla Stealt. Mentre la battaglia s'infiammava, giunse sul ponte il comandante che procedette subito ad un appello delle truppe -Dunque dispongo di quattromila unità. Tremila incursori e circa mille avanguardie. Poi ho il primo battaglione della divisione sicurezza ad intralciarmi i piedi-. Rapido, con gli occhi, cercò tra la folla le divise dell divisione sicurezza e, scorgendoci, aggiunse  -Voi, venite qua!-. Ci avvicinammo. -Io sarò pure stato costretto a farmi guardare le spalle da voi, ma vi avverto, mettetemi i bastoni tra le ruote e vi considererò come dei pezzenti Rosa. Chiaro?-. Il comandante Grande era famoso sia per la sua grande forza, che quanto a freddezza e spietatezza; lui e suo fratello formavano "La Coppia Invincibile", e proprio per questo il Consiglio aveva puntato su di loro per questa missione. Quando poi i Rosa furono costretti a ripiegare sul satellite e tutti si prepararono allo sbarco, Sylen ci incitò così -Non concedo a nessuno di morire. Ognuno di voi dovrà portarmi almeno due teste di quei fottutissimi Rosa, poi potrà decidere di crepare in santa pace. Andiamo!-. Salimmo sulle navette di sbarco che ci portarono di fronte alle navi nemiche, da quella postazione potevamo già scorgere i Rosa. Erano molti meno di quello che sapevamo dalle informazioni del Consiglio e sembravano demoralizzati e spossati. Il comandante rideva (ricordo che rideva a gran voce e di gusto, e più rideva, più m'inquietava l'animo) e le milizie contavano di sbrigarla in poco tempo per poter ritornare sul Pianeta Madre il prima possibile. Così la battaglia iniziò. Una mezz'ora dopo l'inizio dello scontro eravamo già in discreto vantaggio, anche perchè potevamo finalmente utilizzare le armi pesanti e a lunga gittata; avremmo quindi vinto in due orette, ma la terrà iniziò a tremare. Il primo satellite era sempre stato famoso per la forte attività vulcanica del suo sottosuolo ed era stato scelto come punto decisivo della guerra anche per quel motivo. In pochi minuti tutto esplose con un fragore infernale. Mi risvegliai molto lontano da dov'ero prima dell'esplosione, tutt'intorno a me non riuscivo a scorgere nulla per via delle esalzioni di zolfo che avevano riempito l'aria di fumo giallo denso ed irrspirabile. Inoltre la terra sotto i miei piedi era bollente e spesso lasciava il posto a pozze di magma bollente. Il mio braccio sinistro era in condizioni pessime, ero stato fortunato. Cercai Jub, Lavhii e Syr ma nulla; più gridavo i loro nomi, più il silenzio intorno a me si faceva pesante. "Forse" pensai "sono semplicemente stordito, forse non sono davvero tutti morti!". Sentii dei passi, le sofferenze del mio animo svanirono, ero così felice che qualcuno fosse rimasto in vita. Dovevo essere davvero stordito per non accorgermi che quello ritto davanti a me non era un mio compagno, bensì un Rosa, che accortosi della mia presenza mi stava puntando il fucile in pieno petto. -Stupido ragazzo!- e il Rosa crollò in ginocchio. Era Syr, che avendomi sentito gridare aveva proceduto in direzione del suono della mia voce e mi aveva così salvato la vita. Dopo quegli attimi di disperazione in cui avevo creduto di morire, gli saltai addosso felice di vederlo, non pensando a tutte le scaramucce che avevamo avuto in passato. -E sta calmo! Ne hai ancora di cose da imparare!- mi disse. Ci mettemmo sulle tracce degli altri. Arrivammo al cratere, epicentro dell'eruzione, da dove la lava continuava ad uscire a fiotti. C'erano cadaveri dappertutto, di entrambe le fazioni. Mi rivolsi a Syr, incredulo -Credi che Jub e Lavhii possano essere ancora vivi?-, e lui rispose -Lo spero figliolo, lo spe-. Un colpo. Sentii la faccia umida, era sangue. Era il sangue di Syr quello che mi scorreva in faccia. La sua schiena si incurvò e io me lo ritrovai addosso, morente. Dalla sua bocca uscivano gli ultimi rantoli. Credo che in quel frangente il mio corpo agisse per istinto e, mentre il mio pensiero era assente e lontano, presi l'arma di Syr e giustuziai il porco Rosa che aveva ucciso il mio compagno. Piangendo crollai in ginocchio, con in braccio il corpo morto del mio ex-compagno di camerata.
Il mio odio verso i Rosa era divenuto il mio credo; distruggerli, annientarli, cancellarli dall'universo, io ero nato per questo.
  
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