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Autore: herestous    10/03/2012    1 recensioni
“Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Stiamo atterrando.” Aprii gli occhi e fui colpita dalla luce dei raggi solari che mi annunciavano che ci eravamo allontanati del tutto dalle nuvole grigie che caratterizzavano New York. Mi affacciai e, sospirando, vidi in lontananza quella che riconobbi la mia città: Montreal. Allacciai velocemente la cintura di sicurezza mentre, chiudendo gli occhi, ripensavo a tutto quel tempo che avevo passato lontana da quel posto in cui ero cresciuta. Montreal, con quegli alberi, quei parchi, quei laghi, quei palazzi, quei quartieri, quelle scuole…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, davanti alla tv e con una birra in mano, mi sentivo tremendamente vuoto. Avevo riacceso il cellulare, nel caso Ashley avesse provato a chiamarmi, per non farla preoccupare e perché lei era davvero l’ultima persona che volevo sentire. Avrei davvero potuto chiamare Puck, ma non era ciò che volevo. Avevo bisogno di stare solo, riflettere, pensare… Chissà su cosa, poi. Forse la stavo facendo molto più grande di ciò che era. Rachel era liberissima di tornare a Montreal e stare quanto voleva, del resto non ero nessuno per privarla di quel beneficio. Ma non riuscivo a non pensarci, a ripensare a quella storia, al fatto che fosse stata il mio primo amore, quella che avevo considerato la donna della mia vita. Avevo avuto costantemente bisogno di lei per credere in me, mi bastava un suo sorriso, uno sguardo, una carezza e io ero felice, avevo tutto quello di cui avevo bisogno anche se fossi stato in mezzo al deserto.
Scossi la testa, cercando di allontanare il più possibile i ricordi. Spensi la tv e fissai il cellulare. L’orologio della cucina segnava le 21:00 precise ed io ero sdraiato sul divano come un malato terminale. Tenevo il telefono in mano, aspettando chissà cosa, chiedendomi se era o no il caso di chiamarla. Avrei potuto dirle “Ehi, ho saputo del tuo ritorno”, ma suonava ridicolo e patetico. Dovevo fregarmene. Lei era a Montreal, fine della storia. Decisi di chiamare Puck, avevo bisogno di distrarmi, anche se in fondo sapevo che chiamavo lui per rimanere attaccato a Rachel.
<< Finn! Sono tre giorni che ti cerco! >> Sorrisi nell’udire quella voce che mi era mancata da morire.
<< Lo so, scusami, ma sono partito con Ashley e.. >>
<< Si, mi hanno aggiornato sugli ultimi avvenimenti. Congratulazioni, amico! Ma potevi anche dirmelo di persona eh. >> Colsi una nota di amarezza nella sua voce, ma decisi di evitare quel discorso. Sapevo a cosa si riferiva e non volevo di certo affrontare quell’argomento, non in quel momento.
<< Senti, ti va di passare qui? Una birretta e qualcosa in tv, come ai vecchi tempi. >>
<< Sai sempre come farti perdonare, Finn Hudson. Cinque minuti e sono da te! >> Ringraziai il cielo di avere un amico come Puck. Non feci in tempo a rispondere che il mio migliore amico aveva già riagganciato. Sorrisi e tirai fuori dal frigo uova e del bacon per preparare una cena all’ultimo minuto. Forse avevo sbagliato a chiamarlo, avevo pregato in silenzio che accettasse e in parte mi sentii in colpa perché lo avevo fatto sperando di scoprire qualcosa su Rachel. Ma per quanto cercavo di rimanere indifferente a quella storia, rappresentava comunque il mio primo grande amore, e non riuscivo a non pensare che in quel preciso istante eravamo davvero sotto lo stesso cielo.
Il campanello suonò incessantemente per almeno venti secondi. Mi affrettai ad aprire e alla porta mi ritrovai il miglior amico di sempre. Lo abbracciai, riflettendo sul fatto che erano mesi che non ci vedevamo, e sorrisi nell’accorgermi che in fondo non era cambiato, era sempre il solito antisentimentalismo di sempre. Mi sorrise e si chiuse la porta alle spalle, mentre io mi dirigevo verso l’angolo cottura per finire di preparare le uova.
<< Uova e bacon con birra? Allora mi conosci davvero bene! >> disse sistemandosi sul divano come fosse a casa sua. Accese l’enorme televisore al plasma posizionato sul muro di fronte a lui e fece un giro per controllare la programmazione. Io gli porsi due lattine di birre e i piatti con le uova e il bacon cotti.
<< Partita di baseball? >> Aprii la mia lattina e bevvi un sorso. Mi fissò accigliato per poi afferrare il suo piatto e mangiare. << Cosa ho detto? >> Chiesi curioso.
<< So perché siamo qui, amico… E non certo per vedere una partita in tv. >> Mangiò velocemente le sue uova, fissandomi con quello sguardo che sembrava vedermi dentro. Lo guardai, tenendo stretta la lattina di birra. << Rachel è tornata, si. E ci siamo visti l’altra sera, da Kurt, perché è lì che si trova. Ma non so nulla. So solo che in quel momento era molto… strana, diversa. E’ spaventata, non so da cosa o da chi. E si sta rifugiando qui. Non chiedermi niente, perché non so niente. >> Lo fissai incredulo. Aveva colto al volo le mie intenzioni e questo non faceva che aumentare i miei sensi di colpa. Abbassai lo sguardo, torturandomi le mani, incapace di aprire bocca e spiccicare parola.
<< Puck, io… >>
<< Non devi dire nulla. >> Scosse la testa, e dopo aver sorseggiato un po’ della birra, la posò sul tavolo e continuò a parlare. << E’ normale che tu voglia sapere qualcosa. Sappiamo benissimo chi è per te Rachel Berry. Ma perché chiederlo a me? Chiamala. Incontratevi. Le farà sicuramente piacere, almeno tanto quanto ne fa a te. >>
<< E’ complicato. Lei sta con Jessie, io sto con Ashley… >> Mi lasciai sprofondare nel divano.
<< Non ti ho detto che devi incontrarla per portarla a letto, eh! Ma siete stati insieme, ed è inutile negarlo. Prima o poi dovrete anche affrontare la realtà. Per quanto doloroso sia stato, entrambi siete andati avanti. Perciò, perché ignorarvi, odiarvi e via dicendo? Avanti, Finn. L’hai amata, ma ciò non vuol dire che l’amerai per sempre. >> Non avevo il coraggio di affrontare lei, me, Ashley e tutto quello che ci riguardava. Aveva ragione Puck, eravamo andati avanti, anche se io, Rachel, non avevo mai smesso di amarla. Fissai il cielo blu notte illuminato dalle stessa al di fuori della finestra e decisi che la mattina seguente avrei chiamato Rachel. 

  
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