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Autore: kbinnz    11/03/2012    14 recensioni
Un ragazzino solo. Un sarcastico, irritante bastardo. Quando la salvezza dell'uno è affidata all'altro, tutti sanno che non finirà bene... oppure sì?
Segue "Harry's First Detention".
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Remus andò a recuperare il Pensatoio ed Harry lo accompagnò per un giro della casa.
Piton prese un respiro profondo e si costrinse ad avvicinarsi a Black. Aveva un favore da chiedergli, ed avrebbe fatto meglio a farla finita subito. Anche se sarebbe stato ragionevole cominciare con un argomento piacevole, prima: “Che cosa avete fatto per torturare i Babbani, ultimamente?”
Sirius si illuminò. “Abbiamo parlato con quelli della Compagnia di Bertie Bott – sai, quelli che fanno le Gelatine Tuttigusti + 1?” Piton annuì. “Essere una celebrità rende tutto molto più semplice. Ho dovuto semplicemente spedire loro un gufo e si sono sbracciati per aiutarmi. Comunque, ci hanno mostrato gli incantesimi che usano per ottenere i gusti veramente disgustosi, e noi abbiamo corretto il cibo dei Babbani. Più o meno tutto quel che mangiano sa di vomito, cacca di maiale, cipolle andate a male, carcasse di animali investiti da settimana, ratti morti, cerume di orecchie, marmellata di piede... Anche quei due piccoli ciccioni stanno perdendo peso. Dursley deve essere calato di più di sei chili, ormai.” Il sorriso malvagio di Sirius era un po' troppo simile all'espressione che aveva avuto mentre inseguiva Piton per i corridoi di Hogwarts. Piton dovette combattere l'impulso di estrarre la bacchetta.
Tuttavia, era una punizione brillante per quei golosi. “Piuttosto inventivo. Forse potrei darvi un paio di suggerimenti per i gusti tratti dal mio lavoro con gli ingredienti di Pozioni?” offrì.
“Sì, sicuro.”
Incoraggiato dal tono piacevole di Black, Piton decise di richiedere il suo favore. Dubitava che il Malandrino avrebbe acconsentito, ma non poteva correre il rischio di non chiedere: se Black fosse stato maggiormente un Serpeverde, come il resto della sua arretrata famiglia, Piton avrebbe potuto contrattare – nell'universo dei Serpeverde tutto aveva un prezzo, perciò tutto era negoziabile – ma i Grifondoro non pensavano a quella maniera. Loro ghignavano davanti agli accordi. Se gli piacevi, avrebbero fatto qualunque cosa per te; se non gli piacevi, avrebbe nevicato nell'Ade, prima che anche solo sputassero sul tuo cadavere in fiamme.
Piton forzò la sua voce a rimanere fretta e indifferente mentre diceva, “Desidererei chiederti di rimandare l'azione legale fino alla fine dell'anno scolastico.”
Ecco fatto. L'aveva detto. Molto educatamente, anche: nessuno avrebbe potuto sostenere che avesse cercato di inimicarsi il bastardo.
Black parve confuso. Stupido Grifondoro. “Quale azione legale? Pensavo avessi detto che il punto di trovare un accordo con Caramell ed accettare le sue scuse fosse evitare che le cose finissero ad impantanarsi con il Wizengamot.”
Piton riuscì a non alzare gli occhi al cielo. “L'azione legale per la custodia, Black. Quello per ottenere la tutela del ragazzo.
“Quale ragazzo? Harry?”
“No, Weasley. O magari Malfoy? Non avevo idea che tu considerassi i mocciosetti tanto interscambiabili.”
Black aggrottò la fronte. “Molto divertente, Mocc – er, Piton. Di cosa stai parlando? Non sto cercando di avere Harry.”
Sì, certo. Ora Piton non poté resistere all'impulso di alzare gli occhi al cielo. “Perciò hai semplicemente intenzione di lasciare il figlio orfano del tuo migliore amico negli untuosi artigli del tuo peggior nemico? Sparane un'altra, Black.”
Ah! Sapeva che si trattava di uno stratagemma. Black, ora, pareva imbarazzato: ovviamente non si era aspettato che il suo piccolo trucco fosse così trasparente. “Ehm, tu non sei untuoso. Non più, comunque.”
Piton mise da parte quell'incoerente balbettio. “Black, il primo anno di Harry non è certo iniziato nel migliore dei modi. Ha dovuto adattarsi ad una nuova scuola, ad una nuova cultura, ad un nuovo tutore, a nuovi amici, tutto dovendo contemporaneamente avere a che fare con attentati alla sua vita, scontrandosi prima con un troll e poi con il Signore Oscuro... Dargli un poco di stabilità aggiuntiva per il resto dell'anno scolastico andrebbe a suo vantaggio, mentre coinvolgerlo in una battaglia per la tutela che sarebbe sicuramente sbattuta sulla prima pagina del Profeta non -”
“Piton!” Suonava come se Sirius stesse digrignando i denti. “Mi vuoi ascoltare, dannato pipistrello? Non ho intenzione di richiedere la custodia di Harry!”
Severus si limitò a lanciargli un'occhiata di gelida incredulità, prima di continuare: “Come stavo dicendo, una battaglia per la tutela lo distrarrà dagli esami e lo spingerà a preoccuparsi riguardò al luogo dove trascorrerà le vacanze estive.” Non sapeva cosa Black stesse sperando di ottenere con i suoi ridicoli dinieghi, ma era un dilettante di basso livello in simili giochi mentali. Piton era stato manipolato dai migliori – Silente, Voldemort, il suo stesso padre... Anche durante i loro anni a scuola Sirius non era mai stato tipo da sottili complotti e torture: in contrario a gran parte dei suoi antenati, avrebbe disprezzato un'irrintracciabile pozione ad azione lenta; il suo stile era il faccia a faccia puramente Grifondoro. Black aveva sempre voluto vedere il sangue e il dolore che i suoi tormenti stavano causando, e non aveva avuto nessuna pazienza di aspettare per questo. Nei loro giorni ad Hogwarts non aveva mai giocato con la mente di Piton come stava facendo ora: ovviamente aveva appreso qualche nuovo trucchetto ad Azkaban.
Piton sospirò e proseguì, desiderando farla finita con questa farsa prima che il moccioso tornasse. “Può non sembrare così, ma Harry è ancora molto preoccupato di essere rimandato da quei Babbani, ed una mancanza di stabilità percepita porterà-”
“PITON! Mi vuoi ascoltare, imbecille?! Inalare i fumi delle pozioni ti ha reso stupido? Ti ho DETTO che -”
“Ohi!” Harry e Remus erano tornati in tempo per afferrare l'ultimo commento, ed un Harry dall'espressione minacciosa marciò verso il suo padrino. “Non insultarlo!”
Sirius si passò le mai tra i capelli con esasperata irritazione. “Mi sta facendo diventare matto, Ramosino1! Non vuole ascoltarmi!”
“A me dà ascolto,” replicò Harry fieramente, dando a Piton ragione di pavoneggiarsi. Poi Harry fece una pausa. “Come mi hai chiamato?”
“Ramosino. O Piccolo Ramoso. Il nome da Animagus di tuo padre era Ramoso, perciò, quando sei nato, abbiamo tutti cominciato a chiamarti Piccolo Ramoso e Ramosino...” Sirius sorrise. “Ti piace?”
Harry sorrise in risposta, la sua irritazione dimenticata, con grande fastidio di Piton. Sleale piccola vipera.
“Sì.” Poi sollevò un dito ammonitorio. “Ma solo finché non avrò una forma tutta mia. Perché io potrei avere le zanne,” osservò speranzoso.
“Su che cosa stavate urlando?” chiese Remus, sempre la voce della placida ragione.
“Oh!” Sirius si girò verso Harry. “Ehi, Ramosino -” ignorò i furiosi segnali di Piton, che gli intimavano di chiudere il becco “- vuoi venire a vivere con me?”
Harry aggrottò la fronte con l'aria di qualcuno che non capiva. “Uh? Io vivo con il Professor Piton ora. Quando non sono ad Hogwarts, cioè. Cioè, quando non vivo nel dormitorio con gli altri ragazzi e tutto il resto.”
“Sì,” assentì Sirius pazientemente, “ma non preferiresti vivere con me? I tuoi genitori mi hanno nominato tuo padrino.”
Harry parve combattuto, e lanciò un'occhiata al suo professore. Piton era riuscito a riguadagnare la propria compostezza, ma stava ribollendo di rabbia dietro all'espressione gelata. Si poteva contare su Black per fare esattamente quel che lui aveva sperato di evitare, ossia coinvolgere il ragazzo. Il bastardo non aveva alcuna discrezione o – piuttosto probabile – nessuna funzione cerebrale di livello superiore.
Harry si morse il labbro nervosamente. Non voleva offendere nessuno, e pensava che il suo padrino potesse rivelarsi davvero divertente, ma tutto questo parlare di portarlo via dal suo professore lo stava rendendo nervoso.
Piton vide il labbro masticato e sentì una sensazione nauseante farsi strada nel suo stomaco. Ovviamente il ragazzo stava cercando di pensare a come dirgli che voleva vivere con il suo maledetto padrino. Bene, ottimo. Non era come se lui si fosse aspettato qualcosa di diverso.
“Be',” disse Harry cautamente, accostandosi al Professor Piton nel caso in cui il suo piuttosto eccitabile padrino reagisse male a quel che lui stava per dire, “Non mi dispiacerebbe visitarti, sai, come con i Weasley.”
“Ma non vuoi vivere con me? Invece che con Piton?” insisté Sirius.
Piton serrò i denti. Ovvio, Black stava cercando di farlo dire ad Harry a chiare lettere e di fronte a lui. Costrinse le sue fattezze a rimanere prive d'espressione. Non avrebbe dato loro la soddisfazione di vedere quanto quella rinuncia l'avrebbe ferito. Era colpa sua, comunque: avrebbe dovuto sapere che non era una buona idea permettersi di provare sentimenti per qualcuno, meno ancora per un altro Grifondoro. Non aveva imparato niente dall'agonia della sua relazione con Lily? Questo era ciò che accadeva quando lasciavi bassa la tua guardia: era stato un idiota sentimentale e adesso ne avrebbe pagato il presso. Si preparò quando il ragazzo cominciò a parlare.
Harry aveva provato. Davvero, ci aveva provato. Ma ovviamente Sirius non aveva intenzione di lasciarsi distrarre da educati giri di parole. Sii un Grifondoro, Harry! Mostra loro che hai del coraggio! Anche se il suo padrino si fosse infuriato e non avesse mai più voluto rivederlo non sarebbe stato poi così male, giusto? La professoressa McGranitt l'avrebbe probabilmente aiutato a diventare un Animagus, se lui glielo avesse chiesto. E, anche se non per lui, lei l'avrebbe probabilmente fatto se fosse stato il Professor Piton a chiederglielo.
Harry sentì una fitta di dolore al pensiero di perdere questo legame con i suoi genitori: ma adesso aveva sentito così tante storie che li riguardavano da Hagrid e dalla professoressa McGranitt e dalla zietta Molly e dallo zio Arthur e dal professo Vitious... Non appena il suo professore li aveva informati che i suoi parenti non gli avevano mai raccontato niente, le persone avevano cominciato a condividere i loro ricordi e a spedirgli fotografie e... Harry sospirò felice. Era solo un altro esempio di quanto bene il professor Piton si prendesse cura di lui. Si assicurava che Harry sapesse precisamente quante persone si preoccupavano per lui: era così circondato di amore, adesso, che perdere una o due persone – anche se era il suo padrino – non faceva poi tanta differenza. Perciò si preparò e parlò. “No, signore. Non voglio vivere con te. Preferirei vivere con il professor Piton.” C'era uno strano rumore ruggente. Piton si domandò debolmente se ci fosse un oceano nelle vicinanze, ma erano in Svizzera, giusto?
“Oh, per – ACCHIAPPALO!” Sentì Black gridare a qualcuno: cercò di guardarsi intorno, ma c'era una mano solida sul retro del suo collo, e tutto quel che riusciva a vedere era il pavimento.
Gli occorse un momento per realizzare che era seduto sul divano e che qualcuno gli stava tenendo la testa tra le gambe. Si divincolò per liberarsi e si trovò naso a naso con un Harry molto pallido.
“Stai bene, professore?” chiese il ragazzo ansiosamente. “Sembravi proprio strano, per un minuto.”
“Ha solo bisogno di una tazza di tè,” disse Remus in tono confortante. “Vieni ad aiutarmi a chiamare gli elfi domestici.”
Black si lasciò cadere a sedere accanto a lui, con un sorriso a quarantotto denti, ma Piton era così confuso, al momento, che tutto quel che riuscì a fare fu sbattere le palpebre verso di lui. “Visto?” disse Black, allegramente. “Ti avevo detto che eri un imbecille. Perché dovrei cercare di ottenere la tutela? Harry vuole stare con te.”
“Ma – ma – ma -” Piton si sentiva come se qualcuno l'avesse colpito con un Confundus. Aveva davvero sentito il ragazzo scegliere lui piuttosto che il suo padrino? E Black non era in preda ad una furiosa crisi isterica per questo?
“Diamine, Piton, a sentir te sembrerebbe che fossimo ancora ragazzini e ci odiassimo,” disse Black, ridendo un po' a disagio. “Voglio dire, ti aspettavi davvero che ti portassi via Harry dopo tutto quel che hai fatto per noi? Che razza di bastardo pensi che io sia?” Poi aggiunse in fretta, “No, non rispondermi.”
Si passò di nuovo le mani, nervosamente, attraverso i capelli. “Ascolta, so che non ho precisamente dei buoni precedenti, per quanto ti riguarda, ma io pensavo veramente quel che ho detto ad Azkaban. Mi dispiace per tutte le cose che noi – che io – ti ho fatto, e ti sono davvero grato per esserti preso cura di Harry e per avermi tirato fuori di lì e... be', anche se fossi abbastanza bastardo da ignorare tutto quel che hai fatto, non sarei comunque nelle condizioni adatte per occuparmi di Harry.” Per un momento l'espressione negli occhi di Black ricordò a Severus il rottame che aveva visto nella cella ad Azkaban. “Ho ancora un sacco di incubi e mi arrabbio davvero in fretta, e la mia memoria fa schifo...” Black sorrise, improvvisamente e selvaggiamente. “Ma i Dursley sono una cosa spettacolare per aiutarmi a sfogare quelli che Remus chiama i miei 'problemi di rabbia', ed io sto facendo del mio meglio per divertirmi e per rimediare al tempo perduto in altri modi – è davvero sorprendente cosa riescono a fare queste pollastrelle Svizzere con la cioccolata – ma non sono in grado di essere un papà per Harry, adesso, e questo è ciò di cui lui ha bisogno. E, dal momento che ha già trovato un padre, certo non ho intenzione di fare niente per distruggere la felicità di Remosino. Oltretutto, se io fossi abbastanza stupido da pensare di farlo, James ritornerebbe dalla tomba per prendermi a calci nel sedere. E Lily sarebbe proprio dietro di lui.”
Piton aveva onestamente creduto che niente potesse scioccarlo quanto il fatto che il ragazzo avesse preferito lui a Black, ma sentire Black riferirsi a lui come al padre di Harry ci riuscì. Si ritrovò con la testa dritta tra le ginocchia, mentre Black gridava a Remus di sbrigarsi con quel tè.
“Stai bene, professore? Magari dovresti mangiare un biscotto,” propose Harry, sporgendosi preoccupato su di lui. “Vuoi che vada a chiamare Madama Chips? O... hanno dei dottori maghi qui in Svizzera?”
L'orgoglio di Piton riapparve. Non aveva intenzione di starsene seduto lì come un troppo emotivo Tassorosso! Riuscì a raddrizzarsi, ignorando i punti di luce che danzavano davanti ai suoi occhi. “Sto bene, signor Potter, e non pensare che fossi così sopraffatto da non vederti intascare quelle tortine alla crema. Cortesemente, toglile immediatamente.”
Harry arrossì con aria colpevole. “Non erano per me,” protestò, tirando fuori le tortine ora schiacciate. “Le avevo messe da parte per Ron ed Hermione.”
“Hmf.” Piton sorseggiò il suo tè e fece una smorfia. Il lupo mannaro aveva svuotato la zuccheriera nella sua tazza?
“Lo zucchero fa bene allo choc.” Remus interpretò correttamente la sua espressione. “Accelererà la tua ripresa. Fidati di me.”
Piton sbuffò ancora, ma stava cominciando a sentirsi un po' meglio. Gli eventi erano semplicemente stati... inaspettati.
Harry era seduto sul divano accanto a lui: non precisamente sulle sue ginocchia, ma definitivamente più vicino di quanto il decoro suggerisse. Assestò al moccioso una gomitata, ma questi rimase ovviamente inconsapevole di fronte ad un tanto sottile suggerimento. Piton si arrese con un sospiro. Ci sarebbe stato molto tempo, poi, per qualche lezione di etichetta, e – se doveva essere sincero – in quel momento gradiva molto avere il ragazzo così vicino.
Harry si assicurò di sedere molto vicino al suo professore, così da poter tenere d'occhio l'uomo. Non gli era piaciuto per niente vedere il professore diventare così strano, ma Remus aveva insistito che sarebbe stato bene e che si trattava probabilmente solo di qualcosa che aveva mangiato. Tuttavia, Harry aveva intenzione di restargli vicino per il resto della visita. Il suo professore doveva averlo notato, perché gli diede un'amichevole piccola gomitata quando Harry gli si sedette accanto, come per dirgli “grazie per essere qui”. Harry scivolò ancora più vicino. Sapeva quanto fosse terribile stare da soli quando si stava male, e certo non voleva che il suo tutore si sentisse così. “Se hai bisogno di qualcosa, dimmelo,” disse a Piton, severamente. “Resta seduto e riposati, d'accordo?”
Piton cercò di comprendere cos'era appena accaduto mentre sorseggiava il suo tè troppo dolce. Black era stato... gentile. Aveva appoggiato l'affetto del moccioso per Piton (per quanto insensato) ed era apparso piuttosto sincero nelle sue intenzioni di non assumere la custodia del bambino. Piton non avrebbe potuto essere più sorpreso se un elfo domestico l'avesse preso a pugni nel naso.
Certo, Black l'aveva chiamato “imbecille”, ma per Black questo era praticamente un vezzeggiativo.
Sirius riuscì finalmente a trascinar via Harry, che continuava ad incombere su Piton, e cominciò a tirar fuori ricordi dalla sua testa e a lasciarli cadere nel Pensatoio, mentre il ragazzo lo guardava con affascinato disgusto. Remus si sistemò accanto a Piton, e che il Serpeverde non si ritraesse dalla vicinanza del lupo mannaro diede la misura di quanto sconvolto si sentisse.
“Sembri un po' confuso,” disse Remus, la voce quieta.
“Black ha recentemente sofferto di un trauma cranico?” chiese Piton seriamente.
Remus soffocò una risata. “No, ma mi stavo chiedendo se non fossi stato tu a soffrirne. In genere sei molto più svelto ad afferrare le cose.”
“I meccanismi delle menti Grifondoro – quali che siano – sono un mistero per me,” replicò Piton, lanciandogli un'occhiataccia.
Remus sorrise. “Meglio che ti abitui. Vivi con uno di essi, adesso.” Lanciò un'occhiata verso il punto in cui Harry stava cautamente sbirciando nel Pensatoio. “Ma non vedo cosa ci sia di così poco chiaro.”
“Non ci vedi niente di strano nel fatto che Black – Sirius Black – abbia acconsentito a permettere al suo figlioccio, l'orfano di James Potter, di essere cresciuto da un untuoso Serpeverde la mera esistenza del quale è offensiva?”
Remus ebbe il buon gusto di arrossire. “Merlino, Severus, quanti anni avevamo, sedici? Avrei pensato che tu avessi dimenticato, dopo tutto questo tempo.”
“E tu hai la memoria tanto corta per quelli che ti insultano, lupo?”
Remus sospirò. “Touche. Era inescusabile allora e adesso, ma Sirius rimpiange veramente di averlo fatto, sai. Come me.”
“Lui si è scusato,” commentò Piton, con riluttanza.
Remus percepì quel che Piton non aveva, consapevolmente, inteso dire. “Per cortesia, lascia che io faccia lo stesso. Severus, mi dispiace sinceramente per le mie azioni. Ti abbiamo trattato in maniera abominevole e non siamo mai stati propriamente puniti per questo. Il modo in cui hai trattato Harry prova che tu sei – ed eri – l'uomo migliore.”
Questo non giovò alla salute mentale di Piton. Grifondoro che si scusavano? Ripetendo le stesse frasi che il suo sé stesso adolescente aveva desiderato sentire? Forse non c'era bisogno che lui si preoccupasse di Voldemort, dopotutto – certamente l'Apocalisse era prossima. Di quanti altri Segni della Fine del Mondo avevano bisogno?
Remus percepì la sua confusione. “Severus, io posso essere quello che ha il lupo dentro di sé, ma Felpato ha sempre mostrato una fedeltà canina per i suoi amici. La sua lealtà, una volta data, è così forte che avrebbe fatto di lui un buon Tassorosso, se non fosse stato necessario tanto ovvio coraggio per tagliare i ponti con il resto della sua famiglia ed unirsi alla Luce.”
“E si suppone che questo abbia qualcosa a che fare con il fatto che non mi ha lanciato una maledizione o non si è preso Harry?” domandò Piton, caparbiamente.
“Qual è la cosa più importante nella vita di Sirius?” chiese Remus, apparentemente senza una ragione.
“Il sesso occasionale,” replicò Piton prontamente.
Remus si strozzò, prima di ridere deliziato. “In realtà, quella è la seconda. La prima è Harry – è tutto quel che ci è rimasto di James e Lily, ma, ancor più, Felpato aveva giurato di occuparsi di Harry se qualcosa fosse accaduto loro.”
“Ed ha fatto proprio un buon lavoro, finora,” ghignò Piton.
“E' precisamente questo il punto, Severus. Una volta che Sirius ha realizzato cos'era accaduto ad Harry ed ha visto quel che avevi fatto per lui – e per Sirius stesso – ha compreso quando malamente ti avessimo giudicato. Tu l'hai fatto uscire di prigione quando hai appreso che era innocente: non sei stato fermato dal fatto che lo odiavi – o dal fatto che lui non ti poteva sopportare; hai fatto la cosa giusta a prescindere dai tuoi sentimenti personali. E' ovvio che ti sia grato. E poi, realizzare che, quando hai scoperto la situazione di Harry, hai fatto lo stesso per lui? Severus, tu hai salvato l'unica cosa a questo mondo della quale Felpato si curi veramente. L'hai fatto quando Silente non l'avrebbe fatto, e Sirius non poteva farlo, e -” Remus inghiottì a fatica, ma costrinse le parole fuori, la voce carica di colpa, “- ed io non l'ho fatto2. Tu sei stato il solo ad essere lì per Harry, anche se non gli dovevi nulla e avevi solo odio verso la sua famiglia. Sirius ed io sappiamo quanto ti dobbiamo e che sei – nonostante tu sia un 'untuoso Serpeverde bastardo' – una persona molto buona. Molto migliore di noi, infatti... Che ti piaccia o no, Severus, sei un Malandrino anche tu, ora. Sei parte del nostro Branco.”
Che ignominia. Piton rifletté tetramente sul fatto che questo era terribile tanto quanto essere un Weasley onorario. Quale altra umiliazione il moccioso avrebbe avuto in serbo per lui? Tutto quel che voleva fare era impedire al Signore Oscuro di assassinare il ragazzo: ma, a questi ritmi, sarebbe stato un fottuto Grifondoro prima che Harry fosse al suo terzo anno.



Note alla traduzione:
(1): Pronglet nell'originale. Prongs sarebbe, in teoria, rebbi o punte, ma nella traduzione italiana è stato reso come Ramoso. Perciò ho deciso di usare il diminutivo della traduzione italiana, non quello del termine originale.
(2): "[...] You did it when Dumbledore wouldn't, and Sirius couldn't, and [...] I didn't.: Sfortunatamente la traduzione non può rendere giustizia a questa linearissima costruzione. Il wouldn't, in particolare, è pressoché intraducibile nel giusto modo senza mutare la proposizione: non è precisamente un non avrebbe voluto, e pertanto non ho voluto tradurlo come tale (non era che Silente non volesse, era che non credeva fosse giusto). Spero che la resa sia comunque piacevole.

Oggi non avrei avuto il tempo di pubblicare... ma avete risposto al mio appello con tanto entusiasmo che non me la sono sentita di deludervi. Spero di ritornare presto con un nuovo aggiornamento della traduzione: oggi formatto il pc, e questo comporta sempre - sempre - difficoltà che sorgono nel mezzo dell'operazione.
In compenso, il capitolo 38 è tradotto e pronto. x°D

Un grazie a tutti voi che vi fermate sempre ed a chi si premura di farmi sapere quando commetto degli errori nella traduzione. Cercatevi nelle Note, se dovessi dimenticarmi di segnalarvi la cosa di persona, siete lì!
  
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