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Autore: Cyborg22    11/03/2012    3 recensioni
Killua e Gon stanno cercando un nuove sfide dopo la terribile battaglia contro le Formichimere, e sembrano averle trovate nel momento in cui diventano gli allievi di Ainne, una Double Hunter.
Quest'ultima però non esiterà ad usarli spesso e volentieri come cavie su cui provare i suoi poteri, dando così vita a situazioni quantomeno.....imbarazzanti!
Ma ben presto anche altri particolari personaggi si aggiungeranno alla cerchia di allievi della bizzarra hunter, personaggi come Kurapika, Leorio ed i fratelli Dreide e Dante.
Ognuno di loro ha un obiettivo a cui non vuole rinunciare e scheletri ammuffiti nell'armadio.
A guidarli tra sconosciuti, amici e nemici ci saranno gli invadenti consigli della loro sensei ed una leggenda a cui Ainne sembra essere morbosamente attaccata, quasi quanto sembra attaccata all'idea di far cadere Kurapika tra le braccia di un uomo di cui egli credeva di essersi definitivamente liberato....
(Attenzione: spoiler!)
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Parole bugiarde

Essere immersi tra le nuvole al tramonto era un'esperienza magnifica, tuttavia Killua Zaoldyeck, un metro e cinquantotto di astuzia criminale e abilità omicida, non l'aveva mai trovata particolarmente interessante.
Durante la sua vita aveva visto decine di tramonti nei posti più diversi, ma l'idea di fermarsi a guardare la lenta discesa del sole non lo aveva mai sfiorato.
Però c'era sempre una prima volta, o per lo meno era quello che suo nonno gli aveva ripetuto per anni quando, con un espressione scocciata, ignorava le sue proteste riguardo le torture "educative" che gli toccava subire ogni giorno.
E quella particolare prima volta si rivelò parecchio deprimente per Killua.
Infatti, mentre osservava quella sfera infuocata, che sembrava così assurdamente vicina, i suoi pensieri iniziarono a scorrere senza controllo.
I suoi dubbi sull'umore di Gon erano stati i primi su cui si era trovato ad arrovellarsi per interi minuti.
Il suo amico sembrava felice, apperentemente dimentico dei rischi corsi durante il terribile periodo appena trascorso e del rifiuto di suo padre di parlare con lui.
Sapeva bene che il moro era stato colpito in qualche modo da quell'avvenimento, ma si rifiutava categoricamente di parlarne con lui.
Sia padre che figlio erano due idioti, uno più dell'altro, si era ritrovato a pensare un'esasperato Killua, davanti all'euforia esagerata di Gon.
Aveva capito subito che, per quanto fosse contento di aver trovanto un indizio su Van Roel, quella sua entusiastica felicità era decisamente fasulla.
Che fosse solo un modo per sublimare ciò che stava realmente provando?
E poi aveva visto quella nuova consapevolezza brillare in fondo alle iridi castane dell'altro, dopo la loro ultima avventura.
Gon era cresciuto, maturato in qualche modo, ma lui non riusciva a capire in quale.
E tutta l'inaspettata razionalità che aveva sfoggiato nel momento in cui avevano dovuto scovare la loro prossima sensei ne era una prova.
Il Gon di pochi mesi prima avrebbe sicuramente pensato di andare a chiedere un aiutino a qualche pezzo grosso dell’Associazione Hunter, magari trovandosi di fronte anche un bel pò di battaglie contro chissà quali potenti guardie del corpo.
Invece il Gon attuale aveva cercato la soluzione più rapida e meno plateale.
Che nervi! Di questo passo avrò una fotocopia di quello psicopatico di un Kuruta come amico. Insomma un represso sempre calmo ma soggetto poi a momentanei attacchi di follia.
Arrivato a quel punto morto le sue riflessioni avevano quindi bruscamente cambiato soggetto, riportandogli alla mente perchè stava appoggiato ad una ringhiera di un aerostato a guardare il sole.
Ovviamente la loro prossima maestra non si era presa il disturbo di abitare vicino alla bese principale dell'Associazione, ma si trovava ad un continente di distanza.
Killua sospirò, cercando nelle tasche il foglio su cui aveva stampato i dati della donna scritti nel sito.
Lo aveva letto almeno una decina di volte, e si era subito accorto che in realtà non diceva nulla di così importante da poter costituire un pericolo per la donna, non c'era una foto e l'unica informazione di una certa rilevanza era l'indirizzo.
Una parte di lui si era quasi sentita presa in giro nel momento in cui insieme a Gon avevano trovato così facilmente ciò che stavano cercando.
Come se il messaggio che si celava dietro quella scheda fosse: "Visto che siete così cretini da non avere ancora uno straccio di indizio su di me dovrò aiutarvi io".
L'albino sospirò di nuovo, accartocciando distrattamente il foglio e riponendolo di nuovo nella tasca destra.
Non era il caso di continuare a rimuginare su ipotesi campate in aria.
Quello era il momento di pensare alle cose serie.
Per esempio, dove accidenti era finito Gon?

*** 

Personalmente Gon non aveva mai visitato Saitre, ma gli era bastato trascorrere lì pochi minuti per capire che non gli sarebbe piaciuto molto viverci.
Saitre era un piccolo borgo frequentato quasi esclusivamente da persone in cerca di oggetti antichi, reperibili in maniera assurdamente facile da quelle parti poiché i paesini che si trovavano in quei luoghi costituivano il cosiddetto “Asse degli Antichi”.
Più di dieci anni prima un gruppo di archeologi avevano rinvenuto antichi templi e villaggi perfettamente allineati nello spazio, tanto da costituire una lunga linea densa di costruzioni che sembrava spaccare a metà il territorio per quasi otto chilometri.
Ed in mezzo a queste antiche costruzioni c’erano alcuni piccoli paesi sconosciuti ai più, tra i quali Saitre e Valdes sarebbero diventati i più famosi.
Valdes, distante non più di un paio di chilometri da Saitre, era sorto cinquant’anni prima su una parte di quello che era stato un monumentale cimitero
Le lapidi che ne facevano parte erano costituite da enormi statue lavorate in maniera squisita, e le enormi cappelle in pietra smaltata erano state incise con degli incredibili bassorilievi.
La maggior parte di queste incredibili costruzioni era ancora intatta, come se il tempo stesso si fosse commosso davanti ad un così toccante esempio di affetto verso i propri familiari deceduti, ed avesse deciso di non scalfire con il suo lento avanzare quelle opere d’arte.
Diametralmente opposta a Valdes c’era Saitre, luogo che una volta era stato invece di vita.
Uno dei più grandi villaggi si trovava poco distante da essa, e nonostante l’architettura delle case non potesse lontanamente reggere il confronto con quella delle tombe, anche queste si erano conservate in maniera eccezionale, rendendo possibile la comprensione delle abitudini di vita ed anche delle classi sociali di coloro che un tempo erano vissuti lì.
Ma né a Gon, né tantomeno a Killua interessava la storia di quel posto.
Il loro obiettivo era trovare il luogo a cui corrispondeva quel maledetto indirizzo, che a quanto sembrava era intenzionato a farli perdere nella cittadina.
Nonostante avessero incontrato una donna del luogo che parlava la loro lingua, nessuno era stato in grado di dirgli a che cosa corrispondesse la sigla “Cancpa 17”.
L’idea che non fosse un indirizzo aveva iniziato a sfiorare le menti dei due ragazzi quando si erano ritrovati a girare per ore tra le strette vie di quella cittadina, confusi dalle indicazioni contraddittorie degli abitanti e dal caldo del sole, che rifletteva impietosamente i suoi raggi sui muri giallastri delle case.
- Gon, penso proprio che siamo già passati di qua- sbottò Killua osservando con attenzione l’incrocio che si erano trovati davanti dopo aver percorso l’ennesima, anonima stradina.
L’odore secco di terra bruciata gli riempiva le narici nauseandolo, mentre i vestiti, bagnati di sudore gli si appiccicavano addosso infastidendolo.
Il suo amico però non se la stava passando meglio, aveva il respiro mozzato a causa dell’opprimente calura di quel luogo, e l’unica cosa che lo spingeva a cercare ancora era la sua ostinazione.
- Penso che tu abbia ragione Killua, e comincio a credere che ci siamo persi-
- Questo è sicuro, non ricordo nemmeno da dove siamo passati per arrivare fin qui. Eppure abbiamo un indirizzo accidenti, non può essere  così difficile trovare questo stupido posto!-
- E se l’indirizzo fosse falso?- ipotizzò il moro, rivelando infine la teoria che ormai avevano elaborato entrambi parecchi minuti prima ma di cui nessuno dei due aveva ancora parlato.
La risposta di Killua fu un ringhio che prometteva vendetta ed un’occhiataccia verso quello stupido foglio che teneva in mano.
- Se così fosse questa tizia dovrà preoccuparsi per la sua salute perché noi Zaolyeck siamo lenti a dimenticare e prima o poi ci prendiamo sempre la nostra rivincita-
- Però questo non ci sarà molto utile adesso- si lamentò Gon, sentendo la stanchezza iniziare ad attentare alla sua lucidità mentale.
- Concentriamoci Killua. Scommetto che quelle parole corrispondono a qualcosa. Solo che noi non sappiamo cosa-
L’occhiata esasperata dell’albino gli comunicò chiaramente quanto anche lui fosse arrivato a quella conclusione ma non riuscisse ad andare oltre.
- Vediamo un po’. Cosa potrebbe essere “Cancpa 176” se non un indirizzo?-
- Forse una sigla?- buttò lì Killua, appoggiandosi ad uno di quei muri così troppogialli e cercando di vincere quell’improvviso desiderio di dormire che si stava impossessando del suo corpo.
- E di che cosa? Se non di un luogo…..forse di una persona?-
- Questa ipotesi è decisamente inverosimile. Mica stiamo cercando un robot-
- Va bene, va bene. Allora che cos’è?-
- …………..non me ne frega niente- sbottò con rabbia l’albino, staccandosi improvvisamente dalla sua fonte di sostegno.
- Eh?-
- Hai capito bene. Non ho voglia di correre dietro ad un hunter fantasma con manie di protagonismo ed un talento irritante per i rebus. Io vado a cercare una bottiglia d’acqua e poi comprerò un biglietto per un luogo freddo. Con tanta neve!- spiegò Killua all’amico, mentre si dirigeva a passo di marcia verso la strada da cui erano arrivati.
Ovviamente invece di trovarsi di fronte a questa si ritrovò a fissare il volto di Gon, che gli sie era piazzato davanti e lo guardava con l’espressione di uno che non si sarebbe arreso neanche davanti alla lapide di quella hunter.
Probabilmente si sarebbe suicidato pur di ottenere quell’addestramento a cui teneva tanto, per  poi trovare un modo per tornare in vita e ricominciare a ficcare il naso negli affari altrui.
E quindi era totalmente fuori discussione che il moro lasciasse perdere quella ricerca con una scrollata di spalle ed un semplice – Ok Killua, andiamocene al Polo nord a fare una nuotata con i pinguini-.
Infatti le parole di Gon furono piuttosto – Noi non ci arrenderemo così, perché dovremmo farlo? Io e te troveremo questa donna e basta-
- E come conti di farlo Gon? Vuoi chiedere ai muri se per caso l’hanno incontrata di recente?- sbuffò l’albino gurdando torvo il suo cocciuto compagni di viaggio.
- Forse sì!-
E forse fu a causa della sicurezza di Gon, o forse a causa di quella sua affermazione così assurda, che i muri risposero.
O meglio, risero.
I due si voltarono rapidi verso la loro destra, cercando il muro incriminato e trovando invece la figura minuta di una bambina ridacchiante.
Rapidamente analizzarono la loro inattesa spettatrice, era una bambina abbronzata, alta nemmeno un metro, con i capelli disordinati che le oscuravano la fronte e gli occhi neri lucidi per le lacrime causate dal troppo ridere.
Le manine le coprivano la bocca e stavano tentando di soffocare quelle risatine che i due avevano sentito, ma vistasi scoperta la piccola abbassò le mani e si lasciò andare ad una lunga, liberatoria serie di risate inframmezzate da parole straniere che i due hunter non capirono.
Sentirsi preso in giro da una nanetta non piacque all’albino già seccato, che scattò immediatamente.
- E tu che vuoi gnoma?-
A quelle parole la bambina parve iniziare a calmarsi, per poi scoccare un’occhiata divertita ai due stranieri che la stavano fissando.
- Killua piantala. Probabilmente non ha capito una sola parola di quello che le hai detto, e poi non è colpa sua se siamo senza nessuna traccia- lo rimproverò Gon, sicuramente il più calmo tra i due.
E quelle furono le ultime parole famose.
- Io vi capire. Voi hanno cercando qualcosa e io so cosa- esclamò improvvisamente la piccola, scandendo le parole come se le riuscisse difficile pronunciarle.
Gli occhi di Gon brillarono nel sentire quelle frasi sgrammaticate.
La reazione di Killua fu invece molto più contenuta, ovvero scoccò un’occhiata ammonitrice alla loro informatrice improvvisata, in un modo che trascendeva la lingua e che significava universalmente prova-a-fregarci-e-ti-capiterà-qualcosa-di-brutto.
Quando era irritato non gli importava se ad intralciarlo fossero vecchi o bambini, semplicemente era meglio che non lo facessero.
Il moro ignorò lo scetticismo del suo amico e si avvicinò alla bambina, piegandosi sulle ginocchia per essere alla sua stessa altezza.
- Cos’è che sai?- domandò Gon con lentezza, scandendo bene ogni lettera per essere sicuro che l’altra la capisse.
Il guizzo di comprensione che attraversò gli occhi scuri della bambina fu il segnale che il suo tentativo era andato a buon fine.
- A me una uoma detto che se uno viene per trovare cancpa io doveva dire cose-
- Uoma? Cioè una donna?- la incalzò Gon, pendendo letteralmente dalle sue labbra.
- Ci. Voi deve sapere che “cancpa” è il nome della terra- affermò con solennità la bambina, sfidando con sicurezza lo sguardo scettico di Killua ed indicando con un ditino calloso il terreno sotto i suoi piedi.
 - C’è terra fuori da casa, di là- continuò puntando il dito verso nord-est – e grandi danno lei numeri. Numero di uoma è di là-
Il volto di Gon, nel momento in cui riuscì a decifrare le parole della bambina, si girò verso la direzione indicata dalla piccola, e Killua riconobbe le fiamme della speranza ardere nei suoi occhi.
Inutile, Gon era un pollo fatto e finito.
Non aveva dubitato per un attimo della veridicità delle parole di quella bambina e, se non fosse stato così stanco di girare a vuoto, Killua gli avrebbe rifilato un sonoro calcio nel sedere.
Quando avrebbe acquistato un po’ di sana diffidenza verso il genere umano?
Tuttavia valeva la pena di fare un’ultimo tentativo, anche solo per far rassegnare il moro all’impossibilità di quella ricerca, perché Killua sapeva benissimo che dopo aver ricevuto quella soffiata da una spia alta mezzo metro e uno sputo il suo amico non si sarebbe mai rassegnato alla sconfitta.
- Andiamo Killua!-
Come volevasi dimostrare, il più giovane era saltato su con una ritrovata esultanza, e lo aveva afferrato poco gentilmente per un braccio, con il chiaro intento di trascinarlo nel posto in cui “i grandi davano numeri alla terra”.
La bambina li salutò agitando soddisfatta la manina nella loro direzione, e ridendo di nuovo.
Killua sentì chiaramente il suo odio nei confronti dei mocciosi aumentare esponenzialmente.
Gon invece strillò un saluto alla nanetta e proseguì inperterrito nella sua avanzata in quel labirinto giallo, proccupandosi solo di trascinare a peso morto un recalcitrante Killua e di continuare a seguire la direzione giusta.
E dovettero averla seguita perché poco tempo dopo i due sbucarono in uno spiazzo fuori dalla città.
Lo spiazzo era enorme, e nessuna rovina deturpava il paesaggio, composto da una uno strato di erba incolta e radi alberi.
Ciò che attirò l’attenzione dei due hunter furono però i profondi solchi che dividevano ampie porzioni di terra le una dalle altre, e le pietre messe all’inizio di ognuno di essi, su cui c’erano incisi dei numeri.
A quella vista Gon esultò e strappò dalle mani di Killua il foglio su cui c’era scritto quello che non era esattamenteun idirizzo.
L’albino da parte sua aveva smesso di protestare su quanto fosse stupido seguire i suggerimenti di una gnoma che conosceva a malapena la loro lingua, ed arrivò alla stessa conclusione di Gon.
- Dobbiamo cercare il numero 17!- esclamarono all’unisono, correndo alla ricerca della zona giusta.
I numeri non erano stati messi in ordine, ma erano sparsi un po’ a caso, per cui i due si divisero le zone da controllare ed iniziarono a cercare.
- Killua, vieni, è qui!- urlò Gon, solo dopo parecchi minuti di affannosa ricerca.
L’albino raggiunse subito l’altro e lo trovò mentre stava leggendo un cartello piantato proprio in mezzo alla proprietà numero 17.
Peccato che a parte quello non ci fosse nulla.
- Ma che scherzo è questo? Non c’è niente qui!- sbottò Killua, osservando attentamente la zona.
- Leggi qua- gli rispose Gon, indicando il cartello che aveva assorbito tutta la sua attenzione ed a cui l’altro non aveva fatto molta attenzione.
Il legno era piuttosto vecchio ma le parole si leggevano ancora benissimo.
 

Siate contenti, arrivati a questo punto la strada è breve e tutta in discesa!
Finalmente ci siete riusciti, anche se grazie a me, e almeno sono sicura che vi è rimasto un po’ di cervello.
Ma, in ogni caso, non abbattetevi, vi assicuro che la sua dipartita non camporterà mai un danno particolare all’umanità.
E vi informo che il vostro viaggio è finito.
Pensavate davvero che avessi messo su quel sito il mio vero indirizzo?
Scemi
Trovatevi un cervello nuovo.
Scemi.
 

I lineamenti dei due giovani hunters si pietrificarono nel leggere quelle poche righe.
Gon sembrava non saper bene che espressione fare, mentre Killua si sentiva un vero idiota.
Avevano passato giorni preziosi alla ricerca di un cartello pieno di insulti.
Sentiva l’umiliazione e la rabbia ribollire dentro di se e dovette trattenersi dal fare a pezzi quel cartello solo per fare un dispetto a quella donna così irritante.
- Andiamocene Gon. Ho chiuso con la ricerca di questa qua- ringhiò infuriato l’albino, afferrando l’amico.
- Aspetta Killua. Non capisci? E’ una prova, guarda con il gyo la scritta- spiegò Gon continuando ad osservare il cartello con espressione attenta.
L’albino lanciò un’occhiata scettica all’amico, non percependo alcuna aura provenire dal cartello.
Tuttavia attivò il suo nen, chiedendosi come mai non avesse notato che il moro lo aveva già manifestato da un paio di minuti.
Probabilmente era solo a causa della sua stanchezza.
In ogni caso fece come gli era stato detto ed allora lo vide.
Alcune lettere erano state tracciate in modo da essere intrise di nen, e dunque si illuminarono nel momento in cui lui usò il gyo.
C’era dunque un messaggio segreto che poteva leggere solo qualcuno che conosceva il nen.
Gon aveva ragione.
Quello era un test.

Siatecontenti, arrivati a questopunto la strada è breve e tutta in discesa!
Finalmente ci siete riusciti, anche se grazie a me, e almeno sono sicura che vi è rimastoun po’ di cervello.
Ma, in ogni caso, non abbattetevi, vi assicuro che la sua dipartita non comporterà mai un dannno particolareall’umanità.
E vi informoche ilvostro viaggio è finito.
Pensavate davvero che avessi messosu quelsito il mio vero indirizzo?
Scemi
Trovatevi un cervello nuovo.
Scemi.
 
 

Ci volle poco perché i due ricostruissero il messaggio e mettessero a posto gli accenti.
Se volete trovarmi andate a Nolin sarò lì. Scemi.
- …….Gon?-
- Sì?
- Ricordami di ammazzare Satotsu la prossima volta che lo vedo-
- ……..sono perfettamente d’accordo con te-
 
 
 
 
Ed anche il primo capitolo è finito.
Chiedo scusa per avervi fatto aspettare ma spero che questo capitolo vi compensi per l’attesa.
Aveva già anticipato che Ainne non sarebbe entrata in scena subito, e quindi non dovrebbe avervi sorpresi questa parte introduttiva.
Gon e Killua la troveranno presto, non preoccupatevi ( purtroppo per loro dovrei aggiungere), ma non è ancora arrivato il momento dell’incontro.
Ormai avrete capito il motivo per cui è così reperibile “l’indirizzo” dell’hunter, in realtà è tutta una fregatura per mettere alla prova la gente che la cerca.
Ed ora rispondiamo ai miei recensori.
Intanto vi ringrazio infinitamente per avermi scritto le vostre opinioni, mi avete reso davvero molto felice.
Faith Yoite: la mia storia segue il manga, per questo ho messo l’avvertimento spoiler, più precisamente è ambientata dopo l’elezione del nuovo presidente.
Tuttavia dato che questa non è ancora finita ne altererò il la conclusione, e presto saprete chi è il nuovo presidente degli hunter.
Sì Ainne è molto simpatica, ma solo se non ti ritrovi nelle sue grinfie, e presto capirei il perché!
Spero che questo nuovo capitolo ti piaccia e che continuerai a seguirmi.
LenShiro:anche a me piace molto il personaggio di Kurapika ma penso che lui finirà presto con l’odiarmi perché ho in mente per lui molte idee che di sicuro non approverà.
I misteri saranno il pane quotidiano degli allievi di Ainne, anche perché posso tranquillamente rivelare che questa hunter è una grande impicciona se si tratta dei segreti altrui.
In questo capitolo non ci sono grandi colpi di scena ma spero che avrai apprezzato le prime sofferenza che Gon e Killua subiranno per mano della hunter.
E con questo concludo, promettendo di aggiornare in fretta per narrarvi ancora le disgrazie del duo Gon-Killua.
A presto!

  
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