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Autore: stylesapproves    11/03/2012    10 recensioni
“ehi.” “ehi.” “mi manca il mio migliore amico.” “…” “ti prego torna.” “donna, io…”
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Il soffitto non cambia, Helena, anche se smetti un secondo di guardarlo. È una bella giornata, non ti va di uscire?” Inclino un poco la testa, quanto basta per lanciare uno sguardo a mia madre, che non osa entrare nella stanza e resta sulla porta. Una manciata di secondi, e poi giù, la testa di nuovo sul cuscino. Sento mamma sospirare. “Chiudi la porta, per favore, mamma?”.
 
Sono passati tre mesi, tre lunghissimi mesi. Tre mesi, novantadue giorni,  duemiladuecentootto ore e troppe troppe lacrime. Ma tra un po’ passa, non è vero?  Smetterò di aspettare un suo messaggio, uno squillo, una mail, un segno di vita. Smetterò di pensare a lui in ogni secondo, di cercarlo tra i passanti, dentro gli occhi degli sconosciuti, di trovarlo nel fondo di ogni tazza di caffè, nelle parole del mio libro preferito, tra le note di tutte le canzoni che passano alla radio. E intanto, sono qui, a lottare con i ricordi. Ho una gran voglia di piangere, un po’ per consolarmi, ma non ricordo più come si fa. Do un’occhiata alla finestra, e vedo il cielo blu, annuvolarsi, forse qualcuno li su vuole aiutarmi a sfogare il mio dolore sottoforma di altre lacrime: la pioggia. È andato il via anche il sole, è segno che qualcosa sta cambiando. Fuori, i tuoni stanno festeggiando non-so-che, li sento, nonostante il brusio dei miei pensieri che urlano il suo nome.
Come stai? Che stai facendo? Con chi sei? Ti va di tornare?
Ti va di tornare, uomo? Non mi servono grandi gesti, rose rosse sotto casa, una serenata. Voglio solo un “si, torno”. Allungo la mano per prendere il cellulare, cerco il suo numero sulla rubrica. Sento la pioggia sbattere forte contro i vetri. Clicco su menù, nuovo messaggio. E con uno sforzo disumano, con tutte le forze che avevo ancora in corpo, digito tre lettere.
ehi”.
Chiudo gli occhi, non so fino a che punto sia una buona idea spezzare tre mesi di silenzio con un banale, banalissimo “ehi”. Invio. I secondi scivolano lenti, in attesa di una risposta. E intanto ripenso.
 
Sul bus di ritorno verso casa, dopo quindici giorni di vacanza. Con gli occhi arrossati dalle lacrime e il trucco sbafato, tanto che la maglietta bianca è macchiata del nero del mascara. Quanto mi mancheranno quel gruppo di deficienti con cui ho vissuto a stretto contatto per due settimane. Ho la mano stretta stretta a quella di Holly, la mia compagna di stanza, mentre scendo dall’autobus. Non riesco a sciogliere le nostre dita incrociate, l’ultimo contatto fisico che avrò con quella moretta dagli occhi grigi che abita a 500 km da me. “Non piangere, Helena, ti prego. Ci rivedremo presto, quanto pensi che possa resistere senza torturare le tue adorabili guanciotte?” Sorrido con le lacrime che mi pizzicano gli occhi, pronte ad uscire. La stringo forte e le prometto di scriverle presto. Saluto tutti affettuosamente, è tutto un sussurrarsi frasi dolci, strappare pezzetti di carta su cui segnare gli indirizzi e i numeri di cellulare. Scruto la folla, ma non trovo chi cerco. Per un attimo ho il timore che sia andato via, senza dire una parola. Mi manca il fiato, mi si ferma il cuore. Mi volto di colpo e lo vedo. In un angoletto, mi guarda fisso mentre si tortura i suoi meravigliosi ricci con le mani. Mi avvicino a lui, ormai le mie lacrime scendono indisturbate. Ci guardiamo per un attimo infinito, poi mi tuffo tra le sue braccia. Con la mano, mi accarezza la schiena, per calmare i miei singhiozzi. “shhh” “non so come farò senza di te,Harry.” Non mi risponde, l’unica cosa che sento è il suo cuore battere forte forte. Alzo lo sguardo, e vedo che anche i suoi occhi sono lucidi. Abbozza un sorriso, mi prende il viso con le mani. “Non dire stupidaggini Helena, ci dividono a malapena 100km, ci vedremo spessissimo, ti chiamerò ogni giorno, ti invierò decine di mail e…” “sei il mio migliore amico Harry” “ti voglio bene, Hel”.
 
Sono ricordi preziosi, di quelli che tieni dentro un cassetto, al sicuro, e che rispolveri solo in quelle sere particolarmente buie e difficili.
Il mio migliore amico. Sono passati quasi due anni da quel giorno, sono cambiate un sacco di cose, eppure darei qualsiasi cosa pur di tornare indietro nel passato e cambiare tutto. Darei qualsiasi cosa, pur di non perderlo ancora.
Un bip-bip del telefono mi fa tornare alla realtà. Il display è illuminato, c’è il suo nome. Tremo.  Le lacrime non mi rendono facile la lettura del suo “ehi” di risposta al mio. Fa male tanta freddezza, fa quasi più male del silenzio. Quasi. “Mi manca il mio migliore amico. Torni?” Non so neanche da dove ho trovato la forza di tradurre in parole reali quel pensiero che da tre mesi mi tormenta giorno e notte. Tra i trecentoquattro messaggi salvati in bozze e mai inviati, ce n’è uno a cui sono particolarmente affezionata. “Vorrei mi dicessi “torno da te”,così senza nessun’altra parola. Sono tre parole, solo tre parole. C’è chi si aspetta un “io ti amo”, ma io no. A me non serve. A noi non basta”.
 
(Otto mesi prima)
“Devo solo lasciare lo zaino a casa di zia, poi possiamo andare dove vuoi tu, va bene?” Gli sorrisi, felice di rivederlo dopo tre lunghissime settimane. Ci incamminammo a passo veloce, senza parlare. In quel momento, capii quant’era speciale. Con lui, era bello anche stare semplicemente al suo fianco, i nostri silenzi si parlavano, erano pieni di significato. Lo guardai e lo abbracciai forte, prendendolo alla sprovvista, tanto che quasi cadde dal marciapiede. “mi sei mancato tantissimo” mi regalò un sorriso tenerissimo. “anche tu, ma non per questo devi uccidermi con tanto affetto!” gli diedi una botta al braccio, mettendo il broncio e mi prese la mano, come se fosse la cosa più naturale del mondo. A quel contatto, il mio stomaco borbottò e il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. Arrossii di botto, cercando di calmarmi, ripetendomi che era solo il mio migliore amico. Lo guardai di profilo, lo sguardo mi cadde sulle labbra. Erano belle, sottili. Ebbi voglia di baciarlo. Mi vergognai anche solo di averlo pensato e feci finta di niente. Di sicuro mi stavo sbagliando.
Arrivammo a casa della zia e andammo nella sua stanza, dove poggiò la sua roba. C’era un letto enorme, su cui mi gettai senza riflettere, stremata dalla lunga passeggiata. “dovevamo prendere un autobus, era troppa strada!” Mi guardò con dolcezza e si sedette accanto a me. “Vuoi restare qui?” “Solo un pochino, ho bisogno di riposare” gli sorrisi, facendogli gli occhi dolci, e gli feci segno di allungarsi vicino a me. Gli rubai il telefono, e iniziai a sbraitare contro quell’aggeggio che non rispondeva ai miei comandi. Harry stava allungato su un fianco, e mi guardava divertito. “Hazza, digli qualcosa!” “E va bene!” Si avvicinò un po’ più a me, i nostri corpi erano vicinissimi. Mi passò un braccio sotto il collo, per abbracciarmi e intrecciò le sue mani alle mie per prendere il controllo del telefono. Sentivo il suo respiro sui miei capelli. Il mio cuore era completamente impazzito, il suo odore mi dava alla testa. Dovevo fare qualcosa per cambiare posizione. Così, sfilai un cuscino da sotto la testa e improvvisai una vera e propria lotta. Male, molto male. Due minuti dopo, mi ritrovai su di lui, pancia a pancia, non riuscivo a smettere di ridere e lui altrettanto. Il mio viso era all’altezza del suo, cercai i suoi occhi, e non appena i nostri sguardi si intrecciarono, ammutolimmo all’istante. Improvvisamente qualcosa cambiò, non vedevo nient’altro che i suoi occhi, e poi le sue labbra, e ancora gli occhi, e le labbra, gli occhi. Avvicinai lentamente il mio viso al suo, e lui fece altrettanto. In quel momento, la mia mente mi urlava di fermarmi, era il mio migliore amico, avrebbe complicato tutto distruggere quei pochi centimetri che rendevano distanti le nostre labbra.
Abbassai lo sguardo, e bruscamente nascosi il mio viso nel suo petto. Mi abbracciò forte, e mi accarezzò la schiena, quasi per consolarmi. Sentivo che era deluso, appoggiai l’orecchio alla maglietta e mi sorpresi di sentire i suoi battiti tanto forti che sembrava quasi che il suo cuore stesse per esplodere. Iniziai a tremare, e lui mi strinse ancora un po’ di più a lui. “Sono dipendente dai tuoi abbracci”, sussurrai. Alzai piano piano lo sguardo e la testa, e ritornai nell’esatta posizione in cui eravamo prima. Abbozzò una sorta di sorriso nervoso, sorpreso. Mi incatenai al verde dei suoi occhi, mentre lentamente avvicinavo la mia bocca alla sua. Il respiro si faceva affannoso. Gli occhi si facevano lucidi per l’emozione. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra, restammo ancora una manciata di secondi sospesi. E poi ci baciammo dolcemente, sfiorando a malapena le labbra. Gli sfiorai il naso con il mio, sorrideva.  E mi baciò di nuovo, con più passione, e ancora, un’altra volta, di nuovo,e ancora, ancora, ancora…
 
Il mio cuore già protesta, è difficile restare indifferenti a quelle immagini vivide che la mia mente proiettava. Sento ancora le famose “farfalle nello stomaco” ripensandoci. È il ricordo più bello che ho, è l’inizio e allo stesso tempo la fine di tutto. Se potessi tornare indietro, lo rifarei mille volte, solamente per poter vivere quei dieci minuti buoni di attesa, che hanno reso quel bacio speciale quasi come se fosse il primo.
Aspetto impaziente una risposta che tarda ad arrivare. Ho paura. Per la prima volta, ho paura di essere me stessa, con lui. Con lui che mi ha amata per quella che sono come nessun altro ha fatto mai, con lui che conosce ogni parte di me, ogni difetto, ogni pregio, ogni pensiero. Anche questo fa male, fa male non essere più noi. Vedo il display del cellulare lampeggiare, lo ignoro. Mi metto le cuffiette alle orecchie, accendo l’ipod e alzo il volume al massimo, così da non dover sentire il rumore dei miei pensieri.
 
Wake up, we both need to wake up,
Maybe if we face up to this
We can make it through this.
Closer, maybe we’ll be closer,
Stronger than we were before
It made this something more.

 
Stringo forte i pugni, è difficile lottare contro certe canzoni che parlano di te. Chiudo gli occhi, ripenso all’ultimo pomeriggio insieme. Sai quanto amore c’era nei miei occhi, mentre ti osservavo guardare intensamente i nostri capelli attratti gli uni dagli altri? Mi sembravi un bambino, volevo solo proteggerti da tutto, dal male che poteva farti lo stare insieme a me, il riprovarci di nuovo, nonostante gli ostacoli. Volevo solo fare la cosa giusta, e lì, con il cuore a pezzi e le lacrime agli occhi, ti ho chiesto di andare via, di non scrivermi più e di lasciarmi dimenticare in pace. Mi hai fissata per un attimo che sembrava eterno e mi hai detto “ok”. È finito tutto così. Con un “ok”. Speravo mi fermassi, mi dicessi che stavo sbagliando. Speravo ti voltassi, mentre ti guardavo allontanarti, e invece non l’hai fatto. Ti sei fermato solo per scrivermi un messaggio al cellulare. “Non può che andarmi bene ogni tua decisione, donna”. Ho ancora quel messaggio salvato, è l’unico che non riesco a cancellare. È stata una MIA decisione. La colpa è mia.
Decido che è ora di leggere il tuo messaggio, prendo il telefono e vedo che le mie mani tremano. Fuori cade la pioggia, che sbatte forte sui vetri della finestra. Potesse lavare via anche i ricordi. Un nuovo messaggio, leggi.
“Mi manchi anche tu, mi manca tutto. Ma non si può. È ancora troppo presto per tornare.”
Crack. Che rumore fa un cuore che si spezza? Dev'essere un rumore fragoroso, di finestra che sbatte, di piatto che cade, campane. Quel tipo di rumore che non può non sorprendere il silenzio. Rumore di treno. Treno che sfreccia. È come se l’avessi perso per l’ennesima volta. E nonostante tutto, nonostante ci sia già passata, fa sempre male come la prima volta. E anche se lo so che non è un addio, è comunque difficile. Gli arrivederci, a questa età, sono troppo lunghi. Ma tanto tra un po’ passa, lo so. Passerà. 
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Ciao a tutti :)
Questa è la prima OS che pubblico, e sono un po’ emozionata.
È un po’ malinconica, ma volevo iniziare con qualcosa di molto sentito e personale, e allora vi ho raccontato la MIA storia. È stato difficilissimo mettere nero su bianco “immagini” che a volte preferirei non ricordare, ma sono abbastanza soddisfatta del risultato. :’) Ne è valsa la pena.
Spero vi piaccia,
con affetto,
Luna :*
  
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