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Autore: Jane The Angel    12/10/2006    2 recensioni
è il primo libro, la Pietra Filosofale, visto da Hermione. Ho cambiato qualche cosa (avvenimenti e simili) ma la storia è quella della Rowl, solo cambia il punto di vista. Fatemi sapere se postare anche gli altri chappy o lasciar perdere!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raggiungere Piton

Harry, Hermione e Ron corsero a perdifiato fino al secondo piano e, quando giunsero davanti all’ufficio di Silente, dissero –Sorbetto al limone- al gargoyle di destra. Ma questo non si mosse. Riprovarono, riprovarono e riprovarono, ma niente da fare.

–Andiamo dalla McGranitt!- esclamò Hermione. Harry e Ron furono subito d’accordo e i tre si recarono, sempre di corsa, nell’ufficio della professoressa. La trovarono alla sua scrivania, i capelli sempre stretti in una crocchia dietro la testa e gli occhiali sul naso. Quando entrarono senza bussare rivolse loro un’occhiata severa, ma i tre lasciarono perdere le scuse e corsero davanti a lei. Stava scrivendo probabilmente i loro voti degli esami, ma non ci fecero caso.

-Professoressa, dobbiamo parlare con il professor Silente!-

La professoressa alzò le sopraciglia –Temo che non sia possibile, signorina Granger. Il professor Silente è partito.-

-Partito?- domandò Ron in tono disperato.

–Si, signor Weasley. Partito. Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia. Pare che Caramell abbia bisogno di qualcosa…-

-Professoressa, riguarda la Pietra Filosofale! Qualcuno tenterà di rubarla!- esclamò Harry. Un silenzio attonito accolse quest’affermazione. Dopo qualche secondo la professoressa disse, con voce gelida –Non so come siate venuti a conoscenza della Pietra, ma vi assicuro che è ben protetta. Andate ora, o passerete la serata in punizione.-

I tre obbedirono mogi mogi e non appena chiusero la porta dell’ufficio Harry disse –Lo farà oggi. Scommetto che è stato Piton a mandare il gufo e che al Ministero non ne sanno nulla!-

-Dobbiamo tenere d’occhio Piton e l’entrata del corridoio.- disse Ron. Hermione annuì e Harry disse –Hermione, Piton è sicuramente in Sala Insegnanti. Tu puoi andare a controllare lui mentre io e Ron andiamo al terzo piano.-

-Perché io?- domandò Hermione preoccupata di cosa avrebbe potuto dire se Piton le avesse chiesto cosa ci faceva lì.

–Non è chiaro? Professor Vitius, sono così preoccupata per la domanda 23b!- la schernì Ron con voce acuta. Hermione li tirò una gomitata ma accettò, così si divisero.

Hermione scese velocemente fino al pian terreno e si appoggiò al muro accanto alla porta della Sala Insegnanti. Dopo qualche secondo uscì dalla Sala il professor Piton. Le lanciò un’occhiata gelida e domandò –Cosa fa qui al chiuso, signorina Granger, in una così bella giornata?- Hermione cercò di evitare di arrossire e riuscì a tirare fuori una voce sicura quando disse –Io… stavo aspettando il professor Vitius.-

-Bene. Aspetta che te lo chiamo.- disse Piton con un ghigno. Si sporse all’interno della Sala e disse –Professore, la signorina Granger vuole parlarle.- Piton si allontanò ed Hermione, arrossendo, disse –Ecco, io… non sono sicura di… aver dato la risposta giusta alla domanda… 23b.-

Il professore, che era a stento alto quante Hermione, si guardò attorno con circospezione e disse –In teoria non dovrei dirti nulla, ma non devi preoccuparti, il tuo esame è andato benissimo. Hai preso centoventi su cento. Non ti preoccupare.-

Normalmente Hermione sarebbe stata felicissima, ma proprio in quel momento vide Piton con la coda dell’occhio. Sembrava decisamente più allegro del solito. Harry aveva ragione: era per quella sera.

-Ora svelta, torna nella tua Sala Comune.- disse il professor Vitius. Hermione annuì e a quel punto on ebbe altra scelta. Se Piton l’avesse vista di nuovo avrebbe capito che lo stavano tenendo d’occhio, perciò salì velocemente le scale finchè non arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa.

–Frescospino.- disse. Il ritratto si aprì ed Hermione, entrando, vide Ron ed Harry seduti ad un tavolo. Si avvicinò e si lasciò cadere su una panca, sbuffando –Piton è uscito dalla Sala Insegnanti e non potevo continuare a seguirlo. Voi cosa fate qua?- domandò.

–La McGranitt ci ha beccati. E ora cosa facciamo?- domandò Ron –Non possiamo permettere che Piton riesca a portare la Pietra a Voi-Sapete-Chi!- esclamò. Harry stava fissando il tavolo e dopo qualche secondo disse, in tono determinato –Io stanotte vado a cercare la Pietra. Userò il mantello dell’invisibilità.-

-Ma… basterà per coprirci tutti e tre?- domandò Hermione. Harry alzò lo sguardo verso di loro e domandò –Come tutti e tre?-

-Veniamo anche noi.- disse Ron con semplicità scuotendo le spalle.

–No, non posso chiedervi di fare una cosa del genere…- iniziò Harry, ma Hermione lo interruppe –E infatti non ce l’hai mica chiesto. Non ti lasciamo certo andare da solo!- esclamò. Harry rivolse a lei e a Ron un sorriso pieno di gratitudine e decisero di trovarsi in Sala Comune a mezzanotte.

I tre si trovarono in Sala Comune, puntualissimi. Harry aveva il mantello dell’invisibilità poggiato sul braccio e tutti e tre avevano la bacchetta stretta in mano. Grazie alla lue che entrava dalle finestre la Sala Comune non era buia ma in penombra, perciò non dovettero ricorrere al Lumos.

A un certo punto un gemito ruppe il silenzio e tutti e tre si voltarono verso il camino. Su una delle poltrone era seduto Neville con in mano il suo rospo Oscar.

-Neville! Non dovresti essere qui!- esclamò Harry in un sussurro.

–Neanche voi!- protestò Neville alzandosi e poggiando Oscar sul bracciolo destro della poltrona –State di nuovo uscendo di notte, vero? Non dovete! Metterete Grifondoro nei guai!-

-Neville, smettila! Dobbiamo andare, tu non puoi capire!- esclamò Ron. Neville scosse la testa, deciso –Sei stato tu a dirmi che dovevo imparare a tener testa alle persone. No, non vi lascio uscire! Io… io… io vi prendo a pugni!- Neville aveva un’espressione insicura, ma l’avrebbe fatto davvero, Hermione ne era sicura. Non aveva altra scelta, e anche se le dispiaceva molto alzò la bacchetta e disse –Neville, scusami, scusami tanto. Pietrificus Totalus!- Neville si bloccò come se fosse fatto di pietra e cadde a terra sulla schiena con un tonfo sordo.

-A volte sei terrorizzante, lo sai, si? Bravissima, certo… ma terrorizzante.- commentò Ron lanciando un’occhiata ad Hermione, che sorrise decidendo di interpretarlo come un complimento. Tutti e tre superarono Neville e uscirono dal buco del ritratto, stringendo le bacchette così tanto che avrebbero potuto inciderci le impronte digitali.

Harry coprì tutti e tre con il mantello e si strinsero per non far uscire neanche la punta della scarpa. Camminarono un po’ impacciati, stretti, cercando disperatamente di non cadere a terra. Per un pelo non andarono a sbattere contro Gazza, che scopava il corridoio con Mrs Purr accanto. Nemmeno Mrs Purr, nonostante il suo fiuto, li scovò. Davanti alla porta del corridoio del terzo piano si fermarono un attimo e nascosero il mantello con cura. Harry tirò fuori da una tasca un flauto di legno rozzamente intagliato che Hagrid gli aveva regalato per Natale e che avrebbero usato per calmare Fuffy. Hermione era già pronta a usare l’Alohomora per aprire la porta, ma questa era già stata aperta da qualcuno che l’aveva lasciata socchiusa. I tre si guardarono: Piton era già arrivato. Lentamente e cercando di fare il più silenziosamente possibile aprirono la porta quel tanto che bastava per entrare. Superarono la porta e se la chiusero alle spalle. Una lenta melodia proveniva da un’arpa dorata posizionata a pochi metri da loro, punteggiata dal respiro regolare di Fuffy che, accucciato accanto allo strumento, dormiva profondamente.

-Piton deve aver fatto un incantesimo all’arpa per farla continuare a suonare.- disse Harry infilando il flauto regalatogli da Hagrid sotto il mantello. I tre si avvicinarono alla botola e ne sollevarono il coperchio. Sotto di loro c’era un buco nero che sembrava non avere mai fine.

–Che cosa… che cosa dobbiamo fare? Entrare qui dentro?- domandò Ron tremante.

–Così… così pare.- disse Hermione altrettanto spaventata.

-Entro prima io, se tra cinque minuti non ho detto nulla non mi seguite e andate a chiamare la McGranitt.- disse Harry fissando con apprensione la botola. Hermione afferrò il braccio di Ron, che era accanto a lei ed esclamò –Sentite!- Harry e Ron si bloccarono e tesero le orecchie.

–Io non sento nulla.- disse Harry, e Ron annuì, d’accordo con l’amico. Hermione sbarrò gli occhi –Appunto! L’arpa ha smesso di suonare!- sibilò. Si voltarono contemporaneamente e ciò che videro gelò loro il sangue nelle vene: Fuffy si era svegliato e li guardava con la bava che colava dai denti affilati, scoperti dal suo ringhio insistente. I tre gridarono e immediatamente si tuffarono nel buco, Hermione per prima. Atterrò su qualcosa di morbido, seguita da Harry e poi da Ron.

–Per fortuna che c’era questa pianta sotto.- commentò Harry lanciando uno sguardo verso il buco dal quale erano caduti. Fuffy ci stava guardando dentro e ringhiava, irato per essersi lasciato scappare il pranzo.

Hermione abbassò lo sguardo. In effetti sotto di loro si estendevano le radici verdi e bluastre di un’enorme pianta che si ergeva poco lontano. Hermione guardò le foglie della pianta. Erano a forma si stella a nove punte ed erano dello stesso colore verde/bluastro delle radici, ma avevano delle venature color rosso fuoco che dal centro sfumavano verso le punte (Non so se è così, ho inventato... N.d.A.). Le ricordavano qualcosa, ma non sapeva che cosa. Ad un certo punto sentì qualcosa strisciarle lentamente sulle caviglie e sui polsi, salendo lungo le gambe e lungo le braccia. Guardò in basso. Le radici della pianta si stavano allungando per arrivare a lei e la circondavano. Quando iniziarono a stringere sul suo corpo, Hermione sbarrò gli occhi terrorizzata. Il tranello del Diavolo! –Fortuna? Questo è il tranello del Diavolo!- esclamò spaventata cercando di liberarsi dalla presa delle radici. Harry e Ron abbassarono lo sguardo: anche attorno a loro avevano iniziato ad avvolgersi le radici. Tutti e tre iniziarono ad agitarsi, cercando di staccare le radici dai loro corpi, ma queste stringevano sempre di più. Una radice più spessa delle altre smise di arrotolarsi alle braccia di Hermione e girò attorno al suo corpo fino ad arrivare alla gola. Hermione gridò, ma fu proprio quel grido a ricordarle quello che aveva letto su Mille erbe e funghi magici all’inizio dell’anno: Il tranello del Diavolo è una pianta letale per chiunque la tocchi. L’unico modo per non venire stritolati dalle sue radici è rimanere calmi o ricorrere alla luce del sole o di un fuoco. Il tranello del Diavolo, infatti, odia la luce e prospera in un ambiente umido e scuro.

-State calmi! Dobbiamo stare calmi!- urlò a Harry e Ron, che continuavano ad urlare ed agitarsi mentre le radici continuavano a stringere. Le radici vicine ad Hermione, non appena lei smise di muoversi e di urlare, la coprirono totalmente fin sulla testa e la spinsero verso il basso.

-Hermione!- gridarono Ron e Harry quando la videro scomparire sotto la spessa coltre di radici. Hermione, dopo una caduta di un paio di metri, batté su un duro e freddo pavimento. Si alzò scuotendosi la polvere dalla divisa e poi alzò lo sguardo. Al posto del soffitto c’erano le radici del Tranello del Diavolo e tra due radici Hermione vide Harry e Ron. Continuavano a muoversi, ad agitarsi, a scalciare e ad urlare.

–State calmi! State calmi! Datemi retta!- gridò Hermione ai due amici. Harry parve sentirla, così si immobilizzò e le radici trasportarono anche lui verso il fondo. Harry cadde e, come Hermione, si alzò. –Tutto bene?- domandò la ragazza. Harry annuì ed entrambi alzarono lo sguardo verso le radici. Ron, che quando Harry era stato trasportato in basso come Hermione aveva iniziato ad urlare ancora di più, era quasi completamente circondato dalle radici.

–Sbaglio o non sta calmo?- domandò stizzita Hermione.

–Che facciamo? Lo stanno stritolando!- esclamò Harry con voce preoccupata. Hermione iniziò a pensare a voce alta –Il tranello del Diavolo… rimanere calmi… odia la luce!- Hermione estrasse la bacchetta da sotto il mantello e, puntandola verso le radici, esclamò –-Lumus Solem!- un raggio di luce uscì dalla punta della sua bacchetta e andò a colpire la pianta, che con un debole puff lasciò passare Ron. Il ragazzo cadde a terra. Hermione abbassò la bacchetta e Ron si alzò da terra, guardò un secondo verso l’alto e poi esclamò –Uff! Fortuna che eravamo calmi!-

Hermione lanciò all’amico uno sguardo penetrante e Harry lo rimbeccò –Hai uno strano concetto di stare calmi...- Ron arrossì un po’ e disse –Si… in effetti…-

-Andiamo.- disse Hermione. Si incamminarono lungo il corridoio buio. Dopo qualche metro iniziarono a sentire un rumore continuo che sembrava uno scricchiolio, un bisbiglio, uno spostamento d’aria. Era un rumore costante, che non si interrompeva e non variava mai. I tre si fermarono un secondo e poi, come di muto accordo, camminarono verso una debole luce che si vedeva alla fine del corridoio. Quando raggiunsero la luce capirono cos’era quel ronzio. Centinaia di uccellini di mille colori volteggiavano in una stanza illuminata da una luce azzurrina. Dall’altra parte della stanza c’era una porta di legno chiaro a accanto ad essa cinque belle scope da corsa.

–Credete che ci attaccheranno?- domandò Hermione lanciando agli uccelli un’occhiata dubbiosa.

–Si, credo di si.- disse Harry.

–Già… di certo non possono essere qui per bellezza.- esclamò Ron.

–Io dico di correre e vedere cosa succede.- Hermione e Ron guardarono Harry come se fosse matto, poi si guardarono tra di loro. Era l’unica cosa che potessero fare, perciò annuirono.

–Al mio tre.- disse Harry –Uno… due…- tutti e tre trassero un gran respiro –Tre!- partirono e attraversarono di corsa la stanza, aspettandosi di venire attaccati dall’intero stormo. Ma ciò non accadde e i tre arrivarono davanti alla porta senza danni. Si guardarono incerti e poi smossero le spalle. Provarono ad aprire la porta, ma era chiusa. Hermione puntò la bacchetta verso la serratura e disse –Alohomora!- Ma non successe niente. La porta non si aprì. Immediatamente tutti e tre si voltarono verso gli uccelli e capirono tutto. Non erano uccelli. Erano chiavi. Chiavi incantate. E le scope dovevano servire per acchiappare la chiave giusta. Ron si piegò e iniziò a studiare la serratura, poi sentenziò –Ci serve una chiave grossa… vecchio modello… d’argento, probabilmente.-

Harry si voltò e guardò le chiavi. –Eccola.- disse –Ha le ali azzurre… un’ala è rotta, la vedete?- Hermione e Ron guardarono l’ammasso di chiavi volanti e poi, finalmente, la videro anche loro. Afferrarono tre delle scope e le inforcarono. Harry, da bravo Cercatore, era velocissimo. Andava da una parte all’altra della stanza a una velocità sorprendente senza mai perdere di vista la chiave.

–Hermione, vai a destra e bloccala. Ron, a sinistra, io la prendo da sopra!- urlò Harry. Hermione e Ron obbedirono e si lanciarono nelle direzioni indicate da Harry, che volò verso l’alto. Hermione si teneva così stretta al manico della scopa che probabilmente le sue impronte digitali sarebbero rimaste incavate nel legno. Per un secondo la chiave volò verso Harry, ma poi cambiò direzione. Tuttavia ad Harry fu sufficiente: si sporse dalla scopa e afferrò la chiave, che continuò a muovere le ali disperata. Scesero dalle scope e corsero verso la porta. Harry infilò la chiave nella serratura e la girò. La porta si aprì. Hermione, Harry e Ron si sorrisero per un momento, poi superarono la porta.

Ciò che videro fu forse tra le cose più sorprendenti che fino a quel momento avevano visto a Hogwarts. Su un’enorme scacchiera dei giganteschi pezzi neri e dei pezzi bianchi si guardavano negli occhi quasi sfidandosi. Dalla parte di Hermione, Harry e Ron c’erano i pezzi neri e ne mancavano due. Tutti sapevano cosa stava per accadere ma nessuno dei tre aveva il coraggio di dirlo. Poi Ron, con voce piena di panico, disse –Scacchi dei maghi. Dobbiamo… prendere i posti delle pedine. Non ve la prendete, verso? Ma voi non è che siate un granché a giocare a scacchi, quindi è meglio se… dirigo io.- Hermione e Harry annuirono, d’accordo con lui, così Ron disse –Hermione, vai al posto della torre. Harry, fai l’alfiere. Io vado su un cavallo.- Non appena i tre ragazzi presero posto un pedone bianco si spostò in avanti di una casella. Toccava a loro.

–Pedone in C5.- disse Ron. Immediatamente un pedone si spostò in una casella nera che aveva di fronte. Immediatamente lo stesso pedone bianco che si era mosso prima fece un altro passo in avanti e Ron fece si che il loro pedone potesse mangiarlo. Il pedone nero utilizzò la mazza che aveva in mano per colpire il pedone avversario, che si accasciò a terra e venne trascinato fuori dalla scacchiera dal suo aggressore. Fu la partita di scacchi più emozionante alla quale Hermione avesse mai assistito e questo probabilmente dipendeva in gran parte dal fatto che da quella dipendeva se sarebbero usciti con qualche arto ancora sano.

I bianchi fecero una vera e propria strage di neri e ogni volta che la squadra di Hermione, Harry e Ron mangiava un pezzo, gli avversari diventavano sempre più agguerriti e spietati.

-C’è solo una cosa da fare…- disse Ron, come se parlasse a sé stesso. Hermione ed Harry si voltarono verso di lui e Harry domandò –Cosa?- Ron trasse un respiro profondo, lanciò ai due un’occhiata e disse –Cavallo in H2.-

Harry si voltò verso la regina bianca e capì probabilmente cosa aveva intenzione di fare l’amico, perchè urlò –No! Così ti mangerà, Ron!- Hermione guardò l’amico piena di panico –No, Ron, non ci pensare nemmeno!- gridò, ma lui disse –Lo so. Devi continuare, Harry, e questo è l’unico modo!- Per quanto Hermione e Harry urlassero di non farlo, ormai era troppo tardi. La regina stava già preparandosi per la sua mossa. Mentre questa iniziava a muoversi, Ron diede ad Harry le istruzioni su come proseguire –Harry, avanti di tre e fai scacco matto!- La regina si fermò davanti al cavallo di Ron, si alzò dalla sua sedia e con essa colpì violentemente la statua e Ron.

-No!- urlarono in coro Hermione ed Harry. Mentre la regina ancora trascinava Ron e i resti della statua a forma di cavallo fuori dalla scacchiera, Harry si mosse di tre caselle bloccando in ogni senso il re bianco. Hermione, passando nervosamente il peso da un piede all’altro, fissava Ron che giaceva inerme a un lato della scacchiera. Non appena il re si tolse la corona e la lanciò ai piedi di Harry, i due corsero verso Ron, che giaceva con la schiena poggiata alla parete.

–Ron! Ron, stai bene?-

Con quello che parve uno sforzo immenso Ron aprì gli occhi e disse, con voce malferma –Io… sto bene. Andate avanti.-

-Ron…-

-No, Hermione, vai avanti. Dovete… continuare.- Ron gemette, ma Hermione e Harry lo ascoltarono e corsero verso la porta.

Non appena la aprirono si trovarono in cima a una scalinata. Harry si portò con un gemito la mano alla fronte quando una risata penetrante riecheggiò da dietro un angolo. Piton era già arrivato.

Scesero le scale senza fare alcun rumore, ma una voce disse -Bene. Siete arrivati, finalmente.-

Ma non era la voce di Piton.

_________Nota di Herm90

Tentativo di suspence completamente sprecato, considerato che tutti sapete come và avanti, ma pazienza, mi sembrava buono concludere il capitolo a questo punto... come avrete capito, ho fatto arrivare anche Hermione a Raptor, perchè come sapete se avete letto fin qui è lei che racconta la storia...

Ormai, dovremmo aver quasi terminato, un paio di capitoli... bacioni a tutti, e grazie Keloryn per il commento!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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