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Autore: ErinKirihara    12/03/2012    1 recensioni
Questa storia l'ho inventata di sana pianta, spero vi piaccia. Non anticipo niente, se volete sapere leggete. Penso upperò anche dei disegni per illustrare alcuni dei capitoli.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La mia mente riusciva a memorizzare ogni minuscolo nanosecondo di quel momento. Sebbene io non fossi intelligente, ma piuttosto distratta, e solita a dimenticare molto velocemente tante cose.
Ma quella volta era diverso. Ero ipnotizzata. Dal momento in cui i petali di ciliegio, si posarono sul suo viso, i miei occhi si incollarono inevitabilmente ai suoi. Indissolubilmente. Senza più via di scampo. Tanto da farmi pensare …
‘Sono in trappola.’
 
 
 
Camminando per le sponde del fiume del nostro paesino, mi venne spontaneo sorridere al cielo di quella giornata splendida. Mi stiracchiai. La vita poteva sembrare noiosa nella nostra cittadina isolata dal mondo, eppure era cosi speciale nella sua semplicità. Cosi bella, verde e pulita da sembrare uscita da un quadro. Era raro trovare qualcuno di cattivo umore, soprattutto nei pressi del periodo estivo, quando tutto si faceva ancora più stupendo e brillante. Non sorridere era impossibile. O almeno, quasi per tutti.
“Sempre allegra di prima mattina eh? Ma come cavolo fai …”
Una voce parecchio annoiata, borbottò appena l’ultima frase.
Per nulla sorpresa, mi voltai.
“Ciao Kenta.”
Alzò una mano, guardando altrove. Scorbutico come al solito.
Kenta, mi era sempre rimasto accanto, fin da piccolo. Ai miei occhi, la sua figura infantile che mi correva incontro, era la cosa più familiare che mi rimaneva .
Posai lo sguardo sul suo viso arrabbiato fin dal mattino. Poi scesi.
Oh, giusto in tempo, pensai.
“Fammi salire!”
Ordinai, puntando un dito verso la bici  che stava reggendo. Portando gli occhi al cielo, mi fece un cenno con la mano, e sospirò.
“Muoviti, scansafatiche. Sappi che se continui ad essere cosi pigrona e poco femminile non troverai mai marito. Immagino già le scritte sulla tua tomba. Aoi Kurama, zitella in vita, fino alla morte.”
Sorrisi, e mi poggiai al sedile. Kenta salì, cominciando piano a pedalare. Ripresi il discorso, chiudendo gli occhi e stiracchiando le gambe.
“Ma tu mi hai detto che mi sposerai, no?”
Frenò di colpo. Aprii gli occhi per portarli alla sua schiena con aria interrogativa. Girò il capo verso di me, in modo tremendamente lento. Il suo viso sembrava aver preso colore.
“S- stupida. Quella era una promessa fatta quando eravamo ancora dei mocciosi. Non tirare fuori cose che non stanno né in cielo né in terra.”
Sorpresa del fatto che mi avesse presa sul serio, inclinai il capo.
“Calmo. Scherzavo, non agitarti cosi.”
Sputò a terra.
“Beh, mi fa arrabbiare che tu dia per scontato che ti sposerò solo perché sai che sei racchia e non ti prenderebbe nessun’altro in moglie.”
Mugugnò, dandomi di nuovo le spalle. Gli mollai un pugno in testa.
“Il fatto che sei piuttosto quotato a scuola, non significa che hai il diritto di parlarmi cosi. Scusami tanto se sono una ragazza ordinaria.”
Incrociai le braccia. Non mi ero mai abituata a quel suo essere a volte tanto offensivo. Senza dire una parola, Kenta riprese a pedalare.
Oh, che scorbutico.
Sorrisi. Anche quel suo modo di fare faceva parte del suo essermi tanto familiare. Pensai  che non era cambiato per nulla. Gli portai una mano ai capelli, accarezzandogli la testa come un cagnolino. La abbassò un po’, senza voltarsi.
“… Mi vai bene cosi.”
Sussurrò. Rimasi sbigottita per un attimo, temendo di aver sentito male.
“Umh? Che intend-..!”
In quel momento si  alzò una gran folata di vento. Portai le mani ai capelli, che rischiavo di mangiarmi. Kenta cominciò a muovere il manubrio da una parte all’altra, come fosse impazzito.
“MA CHE DIAVOLO?!”
Urlò in modo impacciato.
“Che succede?!”
Kenta mosse le mani davanti al viso. Riuscii a scorgere per qualche secondo delle foglie che gli volavano via dalla faccia, prima di cadere entrambi, a terra.
Aprii cautamente gli occhi. Kenta, con la faccia piantata sul mio petto, si alzò piano, aprendoli poco dopo, a sua volta. Sistemò le mani a terra, una per una di fianco al mio collo, facendo per alzarsi.  Poi si bloccò. Ancora distesa a terra, lo guardai senza capire cosa gli passasse per la testa. Si sedette appena sulle mie gambe, e mi toccò il viso con le dita, delicatamente. Scuro in volto, avvicinò il suo al mio. A quel punto gli scompigliai i capelli. Sorrisi.
“Ti sei fatto male e ti viene da piangere? Pensavo fossi cresciuto almeno un po’. Su, in via eccezionale un abbraccio te lo concedo.”
Mi lasciai scappare una risatina.  Kenta sembrò non gradire, e si bloccò di nuovo. Cercai di sbirciare sotto i capelli che gli oscuravano lo sguardo.
“…Kenta…??”
Mi stavo davvero preoccupando. Quel comportamento non era da lui. Incrociò le sue dita alla mano che gli tenevo tra i capelli. Poi la lasciò, bruscamente.
“… Non sono più un bambino. Perché non riesci a vedermi come un’ uomo ?”
Rimase fermo per qualche secondo, poi si alzò, frettoloso, salendo in bicicletta. Protesi una mano verso di lui .
“Che cosa …? “
“Ti porto io la cartella in classe. Ora vorrei stare un po’ da solo.”
Senza dire nulla, lo osservai allontanarsi.
‘Come … un’uomo … ?’

Fissai per qualche minuto la sua schiena.
Notai una cosa. In effetti … le sue spalle erano diventate più larghe. Non ci avevo ancora fatto caso. Le sue … Erano diventate spalle in grado di proteggere qualcuno. Però … Era sempre Kenta, no ..?
D’istinto, portai una mano al cuore. Da quanto, Kenta aveva cominciato a cambiare? Perché non me ero accorta?
Sospirai. Ero confusa. Ma la campanella non mi aspettava certo per questo. Cominciai a correre.
  
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