Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: EffyPierce    12/03/2012    2 recensioni
Riuscirò mai a trovare una persona che mi voglia bene e che non scappi davanti alla mia vita? Ho paura che questo sia un no.
E a me non piace avere paura.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quel ragazzo doveva essere pazzo. O dannatamente ingenuo. O entrambe.  
Mi conosceva appena e mi aveva dato il suo numero.  Nessuno si era mai azzardato a fare una cosa simile. Se stava cercando di avvicinarsi a me lo stava facendo nel modo sbagliato: ok, il suo gesto mi ha fatto sorridere, ma io non avevo bisogno di nessuno. Presi il bigliettino e lo strappai. Forse stavo sbagliando ma era l’unica cosa da fare. Era solo questione di giorni e qualche bulletto l’avrebbe informato del mio passato e si sarebbe allontanato, proprio come tutti gli altri. Era meglio ferire per primi se questo ti poteva risparmiare di soffrire. La gente mi avrebbe giudicato egoista o meschina, ma non mi importava. Decisi di evitarlo per il resto della giornata e ci riuscii. Nessuno era bravo come me ad evitare le persone.

Quando tornai a casa Lizzie non c’era. Andai in bagno a rinfrescarmi: aprii il lavandino e mi sciacquai il viso frettolosamente  e poi mi asciugai le mani in un asciugamano che mi cadde distrattamente nel cestino. Mentre lo raccoglievo uno strano oggettino attirò la mia attenzione. Guardai meglio: era un test di gravidanza. Deglutii: in quella casa vivevamo solo in due. Io e Lizzie, mia madre. Non era mio: era da mesi  che non mi prostituivo ed ero comunque sempre stata attenta. Doveva essere suo. Feci un sospiro profondo e controllai: era positivo. Lizzie era incinta. Scoppiai a piangere. Non dalla tristezza, ma dalla rabbia.
Cosa cazzo stava facendo mh? Chi l’avrebbe mantenuto un figlio?! Con che soldi? E con chi aveva scopato per rimanere incinta? Corsi in camera e accesi una sigaretta e poi un’altra e un’altra ancora, finchè finii tutto il pacchetto. Quando sentii che mia madre stava rientrando in casa la aspettai seduta sul tavolo della cucina, con il test in mano.

“Si può sapere cosa cazzo combini? Come ti è saltato in mente di farti mettere incinta? Non pensavi a me quando ti facevi scopare? Ma certo che no, tu non hai mai pensato a me o a mia sorella! Hai sempre e solo pensato a te stessa, stronza! “                                                                                                                                                                                              “ Vickie ti prego di calmarti. Non mi posso agitare in questo stato.”
“ Non ti puoi agitare? Lo sai quanto me ne frega?”
“ Se non vuoi farlo per me, fallo per lui” Disse lei, indicando il pancione.
“ No non ci devi proprio provare ad intenerirmi con il discorso del bambino. Perché quel bambino non avrà futuro. Chi lo mantiene se nasce? Tu, prostituendoti forse? Io so cosa vuol dire avere una madre come te e non lo auguro nessuno.”
“Stai zitta.”
“Dammi un buon motivo per farlo. E cosa mi dici del padre? Chi è lo stronzo? Qui non c’è posto per uomini. Se lui si trasferisce qui me ne vado io.” Detto questo uscii dalla stanza sbattendo la porta.
Quella donna continuava a deludermi. Diceva di volere il mio bene, che gli dispiaceva per tutto quella che era successo. Eppure continuava ad andare a trovare in carcere l’uomo che mi aveva rovinato la vita e aveva ucciso sua figlia. Le sue erano solo parole. Delle stupide e insignificanti parole.

Corsi in camera mia, trattenendo a stento le lacrime. Aprii l’armadio: era pieno di vestitini trasparenti, jeans stretti e felpe troppo grandi. Ma c’erano anche dei brandelli di un vestitino rosso e nero e delle grandi orecchie da topo. Era la maschera di Minnie che Rebekah, la mia defunta sorella maggiore aveva indossato per l’ultimo Carnevale della sua vita, 10 anni prima.

“ Rebekah dove sei? E ora di prepararci per la festa! “ Era da un po’ che la chiamavo e stavo cominciando ad agitarmi. Mi succedeva sempre quando lei non c’era. Finchè non la vidi : era vestita da Minnie. Indossava un grazioso vestito rosso a righe nere ,con delle ballerine di vernice. Tra i capelli biondi spuntavano due grandi orecchie da topo. I suoi occhi erano circondati da tanti brillantini oro e nel suo viso un sorriso puro e ingenuo splendeva.
“Ma io sono già pronta” Disse lei, divertita. Lei riusciva sempre a stupirmi. Mi aiutò a mettere la maschera da Paperina e mi truccò gli occhi. Eravamo una negli occhi dell’altra, così vicine da sentirci una cosa sola. Ma nell’altra stanza c’erano delle urla. Urla di piacere. 
“Becky..ho paura di papà.” Dissi io, tremando.
“Vickie non ti devi preoccupare..Finchè ci sarò io con te andrà tutto bene” Me lo ripeteva spesso e io ci credevo. O almeno volevo crederci. 
Improvvisamente nostro padre entrò nella nostra cameretta, urlando: “Perché siete vestite così? Pensavate forse di uscire per Carnevale?! Stupide bambine…” Si avvicinò a me e mi accarezzò la guancia con disprezzo… “Vickie che ne dici di venire di là con me? Sai Paperina è sempre stata il mio personaggio preferito della Disney..”
“ Non toccarla, prendi me, ma lascia stare lei, per favore “ Era la voce di Becky, fiera e sicura come lo era stata qualche minuto prima. Lui sorrise e si avanzò verso di lei, divertito.
“ Oh ma sentila, così protettiva verso la sorellina.. E va bene, oggi voglio essere buono e mi accontenterò di Minnie. Rebekah, seguimi.” 
Cominciai a piangere e a tremare. La testa mi girava vorticosamente e un conato di vomito mi colpì.
“ Tesoro non fare così.. Chiudi la porta e cerca di dormire, io tornerò tra poco “ Disse lei, cercando di sorridermi. Ma anche se avevo solo otto anni, non ero così stupida da non capire quello che stava per accadere.
Quando se ne andò con mio padre, le urla ricominciarono mentre inzuppavo un cuscino di lacrime. Potevo sentire il suo vestitino strapparsi e le unghie di mio padre affondarsi nella sua pelle. 
Era come vivere in un incubo.
 

Quel ricordo faceva ancora male. Lacerava il mio cuore ogni volta di più. Rebekah era stata la mia unica ragione di vita. L’unica che mi proteggeva. L’unica che mi faceva sentire amata. Un raggio di sole in un’infanzia buia.
Da quando la morte l’aveva presa con sé la mia vita era come un deserto. Vuota e miserabile continuavo a vivere all’ inutile ricerca dell’acqua. A volte mi sembrava di averla trovata ma subito mi accorgevo di essere soltanto vittima di un miraggio. Vittima della cattiveria dell’uomo, vittima di un destino crudele che sembrava non averne mai abbastanza di vedermi soffrire. Pareva quasi che il mondo godesse del mio dolore, che si nutrisse delle mie lacrime e delle mie paure.
Era calata la sera. Il cielo non aveva stelle ed io non avevo amore.
Avevo bisogno di distrarmi. Avevo bisogno di oltrepassare i limiti.
Mi misi un paio di pantaloncini corti e una canottiera scollata, presi dalla cassaforte qualche banconota e uscii di casa sbattendo la porta. Entrai in un pub e ordinai da bere. Bevvi un bicchiere di vodka. Poi un boccale di birra. Poi un po’ di bourbon. E poi qualche superalcolico. Andai in centro alla pista e mi scatenai , ballando in modo sensuale e spregiudicato. Sentivo mani nelle mie cosce e lingue insinuarsi nella mia bocca.
Ma non mi importava.
L’unica cosa che contava era non soffrire più.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: EffyPierce