Ecco
a voi dieci pagine di imbarazzo totale xDD cercherò, mi sforzerò, di dare il giusto peso a tutti i
personaggi e anche chi sembra abbandonato, avrà i suoi momenti di “gloria” (tra
disperazioni e altro XD).
Ringrazio
chi ha commentato, con tutto il cuore =D divento stranamente allegra quando
leggo i vari commenti xDD
Capitolo cinque.
C’era
una ragazza con buffi codini che la guardava con occhi scuri. Davanti a lei una
bambina che le ricordava tanto una scimmietta, tutta fasciata. Dietro di lei, appoggiate
due ragazze con lunghi capelli: una viola e un volto serio, l’altra verdi, con
spessi occhiali. Vicino ai macchinari c’erano un ragazzo biondo con occhi
azzurri, un uomo alto, ben vestito e sorridente, una ragazza con strane
orecchie e occhi verdi. Poi, sulla porta, due ragazzi e un bambino, sempre con
quelle strane orecchie e poi… uno di quelli aveva occhi d’orati, che le
sembrava di aver visto qualche tempo fa.
-Strawberry,come ti
senti?- chiese la ragazza dai capelli verdi.
-Uh…-
socchiuse gli occhi –Chi è Strawberry? Dove mi trovo?
Il
posto non era familiare, ma non le era familiare
neanche il suo viso, che vedeva riflesso negli occhiali spessi della verde, né
la sua voce. Chi erano quelle persone? E questa Strawberry di cui parlavano…chi
era?
-Tu..- l’aliena vestita da medico le si avvicinò –Per piacere,
guarda questa luce qui…-
Dal
suo dito comparve una piccola fiammella e Strawberry la seguì
con gli occhi. Poi le provò i riflessi, la frequenza cardiaca. Le chiese di
mettersi in piedi e di camminare e Strawberry mostrò la classica coordinazione.
Niente insicurezze, niente problemi.
All’apparenza.
-Amnesia?!- fecero Lory e Puddy insieme, mentre parlavano con
Catheryna.
-Già.
Erano
tornate nella loro grande stanza e la bella aliena si era appoggiata comodamente
a un mobile –Non ricorda niente. Ora i vostri amici, Kyle e Ryan, si stanno
occupando di lei. Le stanno mostrando foto, video della sua vita ma non ha
memoria. Ride e scherza ma è completamente bianca.
Mina
si portò una mano al mento –Cosa le hanno fatto…?
Pai
schioccò la lingua –Forse per lei è stato troppo. Ci avete raccontato che avete
combattuto insieme, l’ultima volta che vi siete viste e ha creduto seriamente
che foste morte, mentre in voi era rimasta un po’ di speranza di rivedervi.
Forse le hanno fatto del male…
-No!-
questa volta, a urlare furono Lory e Gish, riuscendo bene a capire cosa
intendesse Pai.
-Pensateci…-
continuò il viola ma Lory gli scostò un’occhiataccia e guardò Tart e Puddy e
l’alieno si zittì.
-No,
Pai, non può essere. Ho controllato. Su tutte loro. Nessun segno di violenza.
Cadde
il silenzio.
Gish
si morse un dito.
Quando
l’aveva trovata, aveva sentito il cuore leggero e non aveva resistito alla
tentazione di baciarla. A quel bacio, come le principesse delle favole, si era
svegliata ma… non lo aveva riconosciuto.
E
un po’ c’era rimasto male. Lui l’aveva pensata per giorni e lei…
“Cosa vado a pensare.. sicuramente avrà sofferto come non
mai.”.
-Le
tornerà la memoria?- chiese Mina apprensiva.
-Non
lo so. Forse- disse la dottoressa –Dobbiamo aspettare.
Strawberry
guardò attentamente le immagini proiettate da Kyle e Ryan. Ritraevano lei con
quelle strane quattro ragazze, con i suoi genitori e alcune con Mark –Ah, ma
quindi sono pure fidanzata?- chiese la rossa.
Ryan
e Kyle si guardavano –Sì. Avete combattuto insieme… lui era il Cavaliere Blu e tu Mew Berry.
-Sono
una.. mmh..- sembrò cercare
le parole esatte –Una eroina?
Kyle
sorrise, prendendole la mano fasciata –La più forte. Riesci sempre a
sorprenderci. Hai un potere incredibile. Il tuo Dna è fuso con quello del gatto
selvatico di Iriomoto, una specie in via di estinzione…
-Eccoti,
Mew Berry- disse Ryan, cambiano clip e mostrando
l’immagine di Mew Berry mentre combatteva con a fianco Mew Mina.
Strawberry
sbatté le palpebre. Una ragazza, con orecchie felice e sguardo rosa come i
capelli e i vestiti appariscenti.
Toccò
l’immagine con due dita –Ecco come dovrei essere…
Si
toccò le orecchie, umane –Le ho mai quando sono umana?
Kyle
annuì –Quando ti emozioni, provi una forte emozione, ti spuntano orecchie e
coda.
-Ah
si? Succede mai con questo Mark?
Ryan
sbuffò, irritato –Sempre.
-E
le altre ragazze?- guardò
un’altra immagine dove si vedeva con tutto il team trasformato.
-Strawberry,
pi pi!- un piccolo Mash uscì
dalla tasta di Kyle e le si mise sul grembo
-Ma
quanto sei carino! Tu chi sei?- domandò, portandoselo alla guancia e strofinandoselo
addosso.
-Mash! Pi
pi!- rispose il robottino
con la sua voce metallica.
-Che
nome carino!
Ryan
si concesse un sorrisetto. Strawberry stava bene, nonostante la sua amnesia.
Era viva e stava giocando con Mash come e nulla fosse.
-E
i miei genitori? Sanno chi sono?- domandò Strawberry.
Ryan
fece segno di no con la testa –Di loro ti ricordi?
-No-
ammise, un po’ dispiaciuta -Vorrei…- disse, arrossendo
-.. vedere quelle ragazze.. e il ragazzo con gli occhi dorati. Mi ha trovato
lui, giusto?
Ryan
strinse i pugni –Non so se ti conviene alzarti…
Strawberry
si mise in piedi –Non ho chiesto il permesso… ma sento che… mi mancano.
Kyle
annuì ma disse –Ora siete troppo deboli. Aspettate
domani e vi faremo stare insieme. I medici non vogliono affaticarvi.
Strawberry
si rimise a letto, sbuffando.
Provava
una strana sensazione, dentro, come se a quelle situazioni un
po’ ci fosse abituata.
Mina
e Pam si erano rintanate in un angolo della stanza a parlare a bassa voce. Pam
era leggermente rossa in viso e Mina sembrava tutta eccitata. Si erano chiuse
in un mondo tutto loro e Lory poteva sentire da lontano che parlavano di Kyle,
o per lo meno, Mina lo menzionava e Pam le intimava di starsi zitta.
Puddy
e Tart dormivano sul letto della biondina e Lory guardò fuori dalla finestra,
sospirando.
Era
strano essere tanto lontani da casa e che, stranamente, erano al sicuro.
La
porta della stanza si aprì piano ma non ci fece caso, fino a che non sentì
qualcuno sedersi sul suo letto.
Presa
com’era dalle sue fantasticherie, quando si voltò a guardare il nuovo arrivato,
saltò in aria, vedendo Pai accanto a lei.
Arrossì
di colpo e Mina e Pam lo notarono e trattennero delle risatine.
-Scusami-
commentò solo Pai, inarcando un sopraciglio, con la faccia dubbiosa.
Lory
balbettò qualche cosa d’incomprensibile e abbassò lo sguardo, timida, come
sempre.
-Come
ti senti?- domandò l’alieno.
Lory
sentì il cuore martellare nel petto –Io... io…bene, grazie.
Pai
le porse una mano –Ho chiesto a Catheryna il permesso di farti uscire. Ti va di
venire con me?
Lory
guardò la mano di Pai, arrossendo ancora di più. Ripensò a quello che le aveva
detto il suo carceriere, sul fatto che le piacesse Pai. Come poteva piacerle
una persona con la quale aveva scambiato poche parole, sempre dure e scostanti?
Eppure,
era così.
L’afferrò,
piano e disse, a bassissima voce –Va bene.
E
uscirono dalla stanza, sotto lo sguardo curioso di Mina e quello attento di
Pam.
-Metti
questi.- Pai porse a Lory un pacchetto, che la ragazza guardò un po’ dubbiosa.
L’alieno, vedendo l’insicurezza, disse –Farti uscire in pigiama, non mi sembra
il caso.
Lory
avvampò sempre di più ed annuì, entrando in uno dei
bagni dell’ospedale, rischiando di sbattere contro una porta.
Sei un’idiota, Lory! Stai calma, stai calma. Si
diceva, mentre indossava gli abiti. È
stato così gentile, non rovinare tutto, al solito. Stai calma, razza d’idiota.
E
mentre Lory s’imponeva di stare calma, Pai si era appoggiato ad una finestra,
piegato in avanti per sporgersi lievemente. Era strano avere delle finestre.
Fino a che vivevano nel sottosuolo, non ne avevano avuto mai bisogno ma adesso
sembrano… indispensabili.
Era
bello vedere il mondo fuori.
In
pochi giorni erano state costruite strade principali con lastre di pietra
staccate dal sottosuolo e portate alla luce. Le case non erano più blocchi
bianchi, tutti uguali ma case diverse, colorate, vive. Quasi ogni casa aveva un giardinetto e la gente provava a
coltivare i semi che i tre Ikisatashi avevano portato sul solo pianeta in
ricordo della Terra e dopo averli clonati, erano stati distribuiti nei vari
quartieri. E poi l’erba... verde, meravigliosa. Aveva un buon profumo ed era
bella toccarla. Qualche animale che viveva con loro nel sottosuolo, era
riuscito alla luce del sole, non troppo vicino né troppo lontano, dando la
sensazione di dolce tepore sulla pelle.
Era
un bel pianeta. Certo, col tempo, tutto quel verde sarebbe stato sostituito da
edifici e varie strutture, a questo, Pai era preparato.
L’ospedale
era stato una delle prime cose a salire in superficie e non distanziava molto
dal Palazzo che, Gish, Pai e Tart avevano notato assomigliare a quello di
Profondo Blu, solo, meno cupo.
Chiuse
gli occhi, mentre un leggero vento gli accarezzava il viso, portando al suo
naso buoni odori.
-Emh… la
voce incerta della ragazza lo fece voltare.
Davanti
a sé aveva una Lory rossissima, con le mani giunte in grembo e il volto basso.
I
vestiti che le aveva dato erano, per fortuna non troppo grandi
Tonalità
viola, era composto di un paio di pantaloni un po’ più larghi dal ginocchio in
giù ma molto simili ai suoi e una maglia a maniche lunghe e larghe e per
completare il tutto, una giacca lunga fino ai piedi con un unico bottone sul
centro e un cappello viola, di quelli che aderiscono completamente alla forma
della testa. Forse era un po’ grande sulle spalle ma poco importava. Doveva
camuffarsi, non andare a una festa.
-Chiedo
scusa se la taglia non è quella giusta- disse l’alieno,
notando l’imbarazzo della ragazza –Sono i miei di due anni fa, forse.. ero più
basso e più magro ma non ho avuto il tempo per trovare altro.
Si
avvicinò e aggiustò meglio il capello –Così non vedranno le tue orecchie e
sarai meno riconoscibile agli occhi della mia gente.
Lei
annuì. Si sentiva goffa in quegli abiti e il sapere che appartenevano
all’alieno, le procurava un accelerazione del battito cardiaco di almeno il
doppio.
Pai
osservò bene la ragazza che sembrava più piccola dentro quei vestiti. Era alta
come ragazza, ma il restare con la testa reclinata in avanti e le spalle curve,
la faceva sembrare più bassa. E poi, aveva il viso rosso e gli soggiunse un
dubbio –Forse stai ancora male…
Lei
alzò lo sguardo –Eh? No, no, sto bene!- si affrettò a dire.
-Ma
sei tutta rossa- insistette quello –Forse hai un po’ di febbre- continuò,
calmo.
-No,
puoi... stare tranquillo. Sto bene. Mi sento solo un po’ a… disagio… - ammise,
distogliendo lo sguardo.
Pai
osservò la ragazza per un altro secondo e poi le diede le spalle –Puoi stare
tranquilla, nessuno ti riconoscerà. Tu sta accanto a me e non accadrà niente.
Lory
sospirò piano. Se l’alieno avesse saputo che si sentiva a disagio con lui,
sicuramente ci sarebbe rimasto male.
La
portò fuori dall’ospedale e per un attimo le girò la testa. C’era molta luce e
una bella arietta fresca. Il giovane camminava spedito e lei lo raggiunse, un
po’ a fatica perché sentiva fitte di dolore un po’ ovunque.
La
gente gli passava accanto e nonostante lanciasse occhiate verso i due, non si
avvinavano mai, sicuramente intimoriti dalla presenza di Pai. La gente vestiva
in modo semplice e solo qualcuno aveva lunghi chimoni come quello di Saku e
alcuni uomini, tuniche rosse o blu decorate in modo squisito ma era impossibile
indovinare la trama di quei disegni senza soffermarsi a guardarli.
-Mmh…
dove mi stai portando, Pai?- domandò, mettendosi al suo fianco.
L’alieno
indicò un vicolo –Lì.
Lory
si chiese cosa ci fosse di tanto interessante in un vicolo ma quando vi arrivò,
la risposta le venne da sola: nulla.
Non
c’era nulla d’interessante. Era un vicoletto che c’era fra due case, stretto e
poco illuminato.
-Pai?
L’alieno
si voltò finalmente verso di lei e le afferrò il polso, tirandola verso di sé
per poi passarle un braccio forte intorno alla vita, facendo aderire i due
corpi.
-Qui
non ci vedrà nessuno… Stringiti a me- le ordinò l’alieno, senza esprimere
nessuna emozione e Lory si perse in quegli occhi amestia così belli e
magnetici.
La
ragazza non diede segno di muoversi, incantata e Pai sbuffò, prendo un braccio
della ragazza e mettendoselo attorno al collo –Stringiti. – ripeté seccato e
Lory intuì le azioni dell’alieno, dandosi della stupida. Pai non ci stava
provando, la stava preparando.
-Forse
sentirai un po’ di nausea. È la prima volta che ti teletrasporti per lunghe
distanze., vero?
Lei
annuì, anche se sapeva che Pai non voleva risposte.
-Tieni
gli occhi chiusi. Ora andiamo.
Le
orecchie di Lory furono investite dallo schiocco del teletrasporto e sentì il
suo corpo risucchiato. Ecco perché Pai l’aveva fatta stringere a sé. Perché
rischiava di cadere.
Aprì
gli occhi, nonostante l’ordine di prima e sentì i conati di vomito salirle
dalla bocca dello stomaco.
Attorno
a sé vedeva immagini sfocate, come se fosse su un treno che viaggiava ad alta velocità.
Sembrava che loro fossero fermi e che tutto il resto si muovesse. Pai era
concentrato e non si accorse di Lory che lo fissava, estasiata.
La
presa di Lory si fece più salda intorno al corpo di Pai e l’alieno la guardò
con la coda dell’occhio. Deliziosa, nonostante il colorito che indicava il suo
attuale malessere.
Improvvisamente,
toccarono terra e Lory sentì le gambe non reggere –Te l’avevo detto di chiudere
gli occhi.
Dopo
essersi assicurato che la ragazza non vomitasse, la lasciò andare.
Lory
si guardò intorno. Era un’enorme valle, tutta verde. C’erano pure degli alberi
enormi che le ricordavano le querce terrestri, ma erano troppo grandi, forse
quanto un palazzo.
Sembrava
un bosco pieno di enormi alberi e c’era nell’aria un dolce profumo di… di
pulito.
Si
sentì invadere da una dolce sensazione di tepore e sorrise, inspiegabilmente.
Sentiva
un rumore di acqua che scorreva e si chiese se dove fosse la sorgente.
-Che
posto è?- domandò, allora.
L’alieno
fece strada –Vieni.
Lory,
ubbidiente, eseguì l’ordine, docile.
Poi,
arrivarono ai piedi di un grande albero, più maestoso degli altri, più bello.
Pai
le indicò la liana che pendeva –Riesci a salire?
Lory
strabuzzò gli occhi. Come dirgli che in educazione fisica era un disastro?
L’alieno
non attese la risposta e iniziò a salire con movimenti decisi e precisi. Lory
pregò di non cadere e cominciò a salire, con fatica. No. Non ce la faceva.
Le
mani presero a scivolare sulla liana e si aspettò di cadere a terra ma,
magicamente, questa si mosse in suo aiuto e la ragazza incominciò a salire con
la liana, come se questa la stesse guidando.
Pai
era in cima, o per meglio dire, dentro l’albero poiché ora la ragazza era stata
poggiata delicatamente dentro una sua cavità.
E quando Lory arrivò, Pai quasi rise –Sapevo
che ti avrebbe aiutato- i suoi occhi ora, brillavo,
ricchi di intelligenza.
-Chi?-
chiese la ragazza, sentendosi presa in giro.
-Lei.
Pai,
con un indice bianco, indicò una parete della cavità.
Era
poco più grande di una palla da calcio ed era trasparente, liscia e…bellissima…
all’interno di quella sfera c’era un frammento di Acqua Mew che brillava con
una luce azzurrina.
-Solo
io, Gish, Tart e qualche altra persona conosciamo questo luogo. È la casa
dell’Acqua Mew. Dopo averla utilizzata, si è rintanata
qui ed ha creato il suo habitat naturale.
Lory
sentì le lacrime sulle guancie e il loro sapore salato sulle labbra. Una mano
al petto, chiusa in un pugno all’altezza del cuore.
-E’
bellissima.
Il
Dna di Lory sembrava impazzito e la ragazza prese a brillare di azzurro, mentre
i capelli, a causa di una forza misteriosa, si scioglievano e si muovevano da
soli. Gli occhi divennero verdi, brillanti e misteriosi e sentì un dolce
formicolio in tutto il corpo.
Allungò
le braccia verso la sfera e poi…sentì tutto un calore bruciante negli arti e si
vide riflessa nella sfera.
Con
la coda dell’occhio intravide Pai che aveva in mano una piccola sfera computer
e la guardava con occhi attenti e freddi. Capì le intenzioni dell’alieno
all’istante ma non importava più. Non era più Lory, ma un’incantevole neofocena
che nuotava tranquilla, lontana dal dolore di quei giorni, dall’imbarazzo e dalla
mortificazione.
Sentiva
l’acqua scorrere lungo il corpo e nuotò veloce, tra alghe e altri pesci. Era
libera da ogni costrizione. Vedeva tutto,
sentiva tutto, percepiva tutto. Era meraviglioso. Era parte del
creato e…
-Lory?
Una
voce lontana le ricordò che lei era un’umana e dovette, a malincuore, tornare
alla realtà. Fu peggiore del teletrasporto.
Pai
era sopra di lei.
-Tutto
bene?
Lory
annuì, triste.
Peccato,
era stato bello essere neofocena. Si rese conto di essere sdraiata –Che cosa è
successo?
-Sei
svenuta appena hai tocca il Cristallo.
Si
mise a sedere e raccolse le gambe al petto, sconsolata.
-Che
cosa è successo?- domandò questa volta Pai, stringendo gli occhi.
Lory
sospirò –Noi Mew Mew siamo strettamente collegate
all’Acqua Mew. Reagisce alle nostre forti emozioni. È
parte di noi- Lory guardò Pai diritto negli occhi per la prima volta in quella
giornata senza arrossire o balbettare –Se ricordi bene, durante l’ultima
battaglia, i poteri miei, di Mina, Pam e Puddy si sono esauriti perché non
avevamo più energie necessarie e Ryan ci ha infuso dell’Acqua Mew per farci
ritrasformare. Per giusto, avrebbe dovuto infonderci nuovamente i Dna degli
Animali Codice Rosso, ma è bastata quella goccia… Finito il combattimento, dopo
esserci teletrasportate nel Palazzo da Strawberry, i poteri se ne sono andati
nuovamente per riapparire quando siamo state rapite. È l’Acqua Mew che ci fa
reagire. Ecco perché eravamo più forti quando combattevamo con il Cavaliere Blu, perché lui stesso ne era portatore. Io… io
penso che ormai sia parte di noi, del nostro Dna modificato. Non siamo più
umane, non lo saremo più. Ogni volta che si presenterà un pericolo, lei ci farà
reagire.
Pai
annuiva e fece per dire -Ma prima…
-Prima
ho… sognato-
lo interruppe Lory, guardando fuori dalla cavità e ammirando i raggi del sole
che giocavano sulle foglie -… penso sia il termine adatto… ho sognato di essere
una neofocena.- iniziò a stropicciarsi
le mani, nervosa –Era bello. Nuotavo libera e… serena. Penso che se esista una
seconda vita, voglio rinascere come neofocena… o un cetaceo qualsiasi. Se non
mi avessi chiamato, probabilmente mi sarei… persa nel mio Dna.
-Interessante- mormorò Pai, guardando la goccia di Acqua Mew che era più luminosa.
-Pai…-
Lory si rimise in piedi –Tu volevi fare questo esperimento, vero? Volevi vedere
come reagivo all’Acqua Mew…
Negli
occhi di Lory non c’era accusa, ma solo un po’ di mortificazione e Pai, in un
angolino del suo ego, si sentì in colpa.
-Esatto-
ammise.
-Perché?
-Perché
sono affascinato da questa teoria. Per mesi l’ho ideata, cercando di capire del
perché diventavate più forti ad ogni nostro attacco- Pai poggiò una mano sul
fianco, serio ma con un sorrisetto sulle labbra –E a quanto pare, abbiamo avuto
la stessa idea ed ora credo di aver avuto le mie risposte.
Lory
guardò l’alieno e poi il Cristallo. Scoppiò a ridere, tanto da doversi tenere
la pancia con una mano.
Pai
la guardò, scioccato –Cosa c’è di divertente?
-Oh,
Pai.. non potevi chiedermelo e basta, senza fare tutta
questa scenetta?
L’alieno
arrossì –Non sapevo come l’avresti presa.- si giustificò, quasi ringhiando.
-Avanti,
su… le altre si staranno chiedendo, dove sono finita… torniamo indietro.
-Non
ancora- Pai le afferrò un polso –Che cosa succede quando vi emozionate tanto?
Oltre a brillare?
A
causa della vicinanza, la ragazza arrossì un po’ –Emh.. credo che la nostra forza aumenti.
-Per
questo, quando hai baciato Shirogane, sei diventata tanto forte da subire una
seconda trasformazione?
A
questo punto, Lory impazzì, iniziando a balbettare frasi sconnesse mentre gli
occhiali si appannavano –Io.. ecco… non… ba.. ba…- si riprese un attimo,
spinta da un orgoglio sopito –Era una respirazione bocca a bocca. Stava
annegando! (*)
Pai
socchiuse gli occhi, ridendo –Ah sì? Non hai abbandonato il nostro
combattimento per baciarlo?
-No!-
protestò la ragazza, mentre Pai la stringeva a sé, pronto a teletrasportarsi di
nuovo.
Alle
debole proteste della ragazza, il sorriso di Pai si allargò il doppio –Andiamo,
penso di aver capito.
E
si teletrasportarono via.
Gish
entrò nella stanza di Strawberry, dove la rossa era finalmente sola, senza quei
due terrestri a scocciare.
-Ehilà-
la salutò, sorridendo allegro.
La
rossa socchiuse gli occhi –Tu sei Tart?
Gocciolone
–No, sono Gish. Come stai, micetta?
Si
sedette accanto, guardandola diritto negli occhi. Notò che in mano aveva un
piccolo computer e stava vedendo delle immagini.
-Emh…
cercavo di ricordare qualche cosa. Ma sinceramente, di
questo Mark o della scuola non ricordo niente. Ryan dice perché non mi è mai
piaciuta la scuola.
Un
tuffo al cuore.
Non
si ricordava di nessuno. Nemmeno di Mark. Né di lui. Poteva… poteva riprovarci…
poteva….
“Adesso
siamo pari, merluzzo”.
Sorrise.
Un bel sorriso sghembo che per un attimo fece arrossire la ragazza, facendole
saltare il cuore nel petto. Che strana sensazione… sentiva di averle già provato
queste cose.
-
Strawberry… se ti dico che io…- chiuse la sua mano pallida su quella di
Strawberry -… e te siamo in qualche modo legati, mi
crederesti?
Se
la portò alle labbra, compiendo un baciamano che fece arrossire la ragazza,
fino a farle spuntare orecchie e coda feline.
La
ragazza si toccò le morbide e calde orecchie e deglutì “Funziona così…”.
Ignorò
Gish e si alzò, andando verso il bagno e guardandosi allo specchio. Il giovane
la seguì passo passo.
-Cosa
c’è?
La
ragazza guardò la coda e se l’accarezzò. Era reale,
era vera.
-Io…
io credo... di essere questa persona.
Gish
non capì –Come?
Strawberry
prese fiato –Forse non ricordo nulla della mia vita perché in realtà sono un
gatto. Un gatto umano, non un umano trasformato in
gatto. Forse io…
- Micetta,
che stai dicendo? Vieni, coricati…
La
ragazza lo guardò, confusa e scoppiò a piangere –Puoi rimanere con me? Fino a
che no mi addormento?
Gish
annuì, serio –Certo, piccola. Tutto ciò di cui hai bisogno…
Gish
si diede del masochista. La ragazza si era messa sotto le coperte e lui le
accarezzava i capelli in modo gentile e delicato. Era sicuramente un masochista
perché non era normale farsi un discorso interiore, pensare di andare avanti e
poi… pum! Essere da punto e d’accapo. Strawberry si addormentò profondamente e
respirò con calma. Quando si alzò per andarsene, la manina della rossa si
strinse nella sua, dolcemente e Gish si morse il labbro.
-Se
continui così, finirò per innamorarmi nuovamente di te, micetta…
Ryan
socchiuse la porta, arrabbiato.
Quel
Gish.
Che
cosa credeva di fare? Approfittare di Strawberry? Non l’avrebbe permesso.
Tanto, quando sarebbero tornati sulla Terra, lei si sarebbe innamorata
nuovamente di Mark. Per lui.. non c’erano speranze.
Sentì
ridere fuori una voce conosciuta. Si affacciò alla finestra e quasi gli venne
un colpo.
Lory
passeggiava con Pai, vestita in modo strano. Portava i capelli sciolti e
l’alieno teneva in mano gli occhiali della ragazza. Aveva un volto rilassato e
li metteva in alto, fuori dalla sua portata e la ragazza doveva sporgersi,
rossa e ridente, per prenderli.
Strinse
i pugni. Perché quei due stavano tubando?
Perché
erano così vicini? Perché Lory non arrossiva?
Li
vide entrare e camminò in fretta verso l’uscita e li incrociò all’entrata.
-
Lory, dovresti essere a letto.
Kyle
si sedette sul letto con Mina e Pam, prendendo la mano della viola e
stringendola amorevolmente –Come vi sentite, ragazze?
Pam
sorrise e Mina pensò che non c’era sorriso più bello
di quello di una donna innamorata.
In
cuor suo, un po’ la invidiava. Essere amata con tanto ardore… Kyle se la
mangiava con gli occhi, facendola sentire di troppo…
-Ma
Lory... dove è finita?- domandò Kyle, un po’ allarmato.
Pam
e Mina si guardarono e la modella regalò alla ballerina uno sguardo d’intesa –
E’ in buone mani.
- Lory,
dovresti essere a letto.
La
ragazza osservò bene il biondo americano. I suoi occhi di ghiaccio lasciavano
trapelare un velo di stizza che poche volte gli aveva visto.
Mortificata,
si tolse il cappello –Ecco… io…
-Era
al sicuro, con me- intervenne Pai, poggiandole una mano sulla spalla –Le ho fatto vedere il posto. Mi sembra giusto, poiché è anche
merito suo la rinascita del mio pianeta.
Ryan
strinse i pugni con più forza –E perché non ti sei portato dietro anche le
altre ragazze?
-Erano
per fatti loro.
-
Lory è ferita. Deve riposare.
-Umano,
guardala. Sta bene… non l’ho strapazzata- disse gelido Pai.
-Ha
subito delle violenze in quella prigione. Che cosa credi di fare? Solo perché
l’hai tirata fuori, non puoi spupazzartela così. Deve stare a letto, con le altre ragazze.
Pai
capì l’enfasi dell’ultima parte della frase. “con le altre ragazze” voleva dire
“con quelle della sua specie”.
Lory
tossicchiò, nervosa – Ryan, tranquillo, ora le raggiungo. Pai emh… i vestiti te li faccio avere appena mi cambio- e senza
dare tempo ai due, scappò, infilandosi a letto sotto gli sguardi attoniti di
Mina, Pam e Kyle.
Note:
(*) secondo me, questa teoria non è da scartare… leggevo alcuni commenti e effettivamente quella di Lory sembra una respirazione
bocca a bocca e ha più senso xD