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Autore: Giulietta_3    12/03/2012    4 recensioni
Mi sono sempre chiesta ' E dopo? Cosa sarà successo? ' Bhè ho cercato un po' di interpretare il significato del manga e ho provato ad adattarlo al futuro dei personaggi. Non aspettatevi nulla di eccezionale xD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Le sue mani furono intrecciate alle mie tutta la sera.
Era una cosa normale tra noi, tenersi la mano ovunque.
Ma quella sera c’era qualcosa di diverso.
Di solito lui mi prendeva la mano per far capire agli altri che ero sua e solo sua, ma quella sera, quel gesto rappresentava altro.
Era come se mi volesse trasmettere ciò che sentiva.
Amore.
Riuscivo a recepire solo questo, ed era strano.
Per carità, il nostro rapporto era di certo basato sull’amore ma prevaleva sempre la passione.
Non c’era mai stata dolcezza, tenerezza. Akito non lasciava mai spazio a cose stucchevoli.
Né frasi, né gesti.
Era una persona abbastanza fredda anche quando si trattava di noi due.
Ma quella sera era tutto diverso.
La sua mano si era impossessata della mia appena varcato il portone della palestra.
Gli organizzatori avevano fatto proprio un bel lavoro.
Infondo alla sala dove di solito si trovavano gli attrezzi in quel momento troneggiavano due immensi tavoli imbanditi di ogni bevanda.
La sala era stata decorata con festoni e palloncini rossi e bianchi e l’aria era resa più magica da un forte odore di vaniglia e rose e dalle luci offuscate.
Fu una serata divertentissima. Per quel che ricordo ballai molto con le mie amiche ma sempre con la mano intrecciata a quella di Akito. Era strano, molto strano. Continuava a fissarmi senza spiccicare parola.
Mi liberai dalla sua stretta solo quando Fuka mi chiese di accompagnarla in bagno.
‘ Una domanda Sana ma… è successo qualcosa con Akito?’
‘No, nulla perché?’
‘No è solo che si sta comportando in maniera strana da quando siamo arrivati e onestamente la sua faccia da ornitorinco in letargo mi sta dando sui nervi!’ se ne era accorta anche lei.
Non risposi, scossi solo la testa come per dire “ E io che cavolo ne so” e abbassai il viso.
Ero preoccupata.
Era si un tipo silenzioso, ma non prendeva neanche in giro Terence e ciò era assai preoccupante.
Così decisi di intervenire.
Uscii dal bagno di corsa con la voce di Fuka nelle orecchie che gridava il mio nome.
Appena lo vidi appoggiato allo stipite della porta principale gli afferrai il polso e lo portai in cortile.
Appena però varcai il cancello che portava all’esterno mi bloccai e rimasi a guardare a bocca aperta ciò che mi si parava d’avanti.
Il cortile era sparito ed aveva lasciato il posto ad una specie di serra.
Lo spiazzo era completamente occupato da fiori e al centro di tutto si trovava un gran gazebo bianco ai cui lati crescevano rose rampicanti.
In silenzio ci dirigemmo al centro del gazebo. In un istante avevo dimenticato cosa ero andata a fare lì.
Lo spettacolo era sconvolgente e le parole non riuscivano ad uscirmi da bocca.
Ero immobile, bloccata.
Una lacrima scese sul mio viso.
Quel luogo era come un ricordo, in un tempo non molto lontano. Un gazebo, due ragazzi e tanta paura di essere se stessi.
Ricordi che facevano male, che avevo cercato di nascondere.
Dolore quando ricordai il momento in cui, sempre mano nella mano, io e Akito eravamo tornati lì, per riassaporare quei momenti che sembravano fantasie portate via dal vento, ed il nulla ci aveva accolto.
L’avevano buttato giù, avevano distrutto una costruzione ma al contempo una vita.
La mia.
Come avevano potuto togliermi quel pezzetto di serenità?
E in quel momento, nel cortile della scuola avrei voluto urlare, ma aprire la bocca sembrava impossibile, avrei voluto sbattere i piedi per terra, ma non ne avevo la forza, avrei voluto qualcuno che mi dicesse che andava tutto, ma non c’era nessuno disposto a farlo.
Mi voltai e incontrai il suo sguardo.
Mi capiva, anche lui in qualche modo provava ciò che provavo io.
Anche lui soffriva, per quell’infanzia volata via con il vento.
E allora capì.
Non eravamo mai stati bambini, avevamo dovuto affrontare cose da grandi.
Non eravamo mai stati adolescenti, avevamo sofferto troppo per esserlo davvero.
Non saremmo mai stati adulti, perché ci avevano sottratto involontariamente tutta quell’ingenuità che ti fa sbagliare, che ti fa crescere.
Mi guardò con dolcezza, con uno di quei sguardi che ti rifiuti di guardare.
Mi prese le mani, le posò sulle sue spalle e disse:
‘Posso avere l’onore di questo ballo?’
‘Si’ risposi con voce stanca.
Iniziammo a dondolare.
Giusto.
Il ballo di fine anno doveva avere almeno un ballo lento.
Quello però era tutt’altro che un gesto comune.
Akito aveva ballato solo un’altra volta nella sua vita e a quel ricordo altre lacrime solcarono il mio viso.
Era un estate, di un tempo che non ci apparteneva più.
Due bambini che non si conoscono e che non si sarebbero mai conosciuti.
 
 
 
 
 
 
Faceva caldo quel giorno più degli altri.
Era estate era ovvio che facesse caldo.
Ero al parco con dei bambini a giocare a nascondino.
Quando, ad un certo punto, lo vidi.
Un bambino alto per la sua età, con i capelli biondi e gli occhi coperti dal ciuffo troppo lungo.
La prima impressione che mi fece fu quella di un bambino solo.
Giocava, seduto a terra all’ombra di un albero, con un dinosauro in mano.
Mi avvicinai, curiosa come al solito.
‘ Ciao’ dissi allegra.
‘Ciao’ rispose lui con una voce tremendamente dolce.
‘Che fai tutto solo?’
‘ Niente… aspetto il mio papà’
‘E dove è andato?’
‘Non lo so’
Silenzio.
Lo avevano lasciato solo.
‘E vuoi che ti faccia compagnia?’
‘No grazie – iniziò a piangere- sto bene da solo’
Gli tesi la mano e lo aiutai ad alzarsi.
‘Sai cosa faccio io quando mi sento sola?’
‘No’
‘Ballo sognando di essere in una sala piena di persone e di ballare con il bambino che mi piace. Così circondata da persone non mi sento più tanto sola’
Mi guardò stranito mentre incominciavamo a dondolare sul posto.
‘Ma non ti senti ancora più sola?’
‘Perché dovrei sono circondata da persone!’
‘Si ma non le conosci… io se fossi circondato da sconosciuti mi sentirei solo’
‘Ma è questo il bello dei sogni! Puoi fingere di conoscere tutti!’
E risero, risero tanto quei due bambini, certi che non avrebbero più ballato da soli.
 

 
 
 
 
 
 
 
‘Akito?’ dissi con voce troppo dolce. Volevo risultare scocciata, infastidita dal suo comportamento ma non riuscivo mai ad essere arrabbiata con lui.
‘Dimmi’
‘Cosa ti succede? Sei strano’
‘Niente e che… ti devo dire una cosa ma sei così bella questa sera che non trovo il coraggio’
Era davvero una serata scioccante.
“Portatemi una flebo vi prego!!!”
‘Dovresti trovar il coraggio Akito’
Mi guardò con incertezza.
Aveva ancora quello sguardo da cucciolo bastonato che aveva quando era piccolo.
Mi veniva voglia di abbracciarlo ma mi trattenni. Volevo sentire cosa aveva da dire.
‘Allora… ‘ iniziò ‘ E’ da un po’ che ci penso ma non ho mai trovato il coraggio, Sana noi ci conosciamo da tutta la vita e so che è strano ma sento che non riuscirò mai ad amare una persona oltre a te. So anche che già lo sai ma sento la necessità di dirtelo quindi…’ Si fermò.
‘… quindi…’ dissi io come per aiutarlo a cercare le parole.
‘Ti amo Sana’
Silenzio.
Altre lacrime. Troppe per quella sera.
Ma il ballo non era una ricorrenza felice ed allegra?
Il suo sguardo incatenato al mio, non più insicuro né incerto.
‘Ti amo anche io’ dissi con un sorriso.
C’era qualcuno al mondo più innamorato di noi in quel momento?
Non lo so ma tutti quei baci, quelle carezze, quelle mani intrecciate che ci furono dopo mi diedero la certezza che non importava.
Lui mi amava e non c’era nient’altro che importasse al mondo.
Solo io e lui per sempre.
Potevo mai chiedere di meglio?







Siamo quasi agli sgoccioli care :) 
So bene che non è un gran capitolo ma ho avuto la febbre e diciamo che non me la sono cavata alla grande.
Comunque mi piace come capitolo ma non è uno dei miei lavori migliori.
Mi auguro che continuiate a segiurmi.
XOXO
  
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