Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: IamShe    12/03/2012    8 recensioni
Sono passati cinque lunghissimi anni dalla lotta all'Organizzazione. Shinichi è un detective di successo ed ormai, uomo, all'età di 23 anni avrà il compito di affrontare altri problemi. Che siano di carattere sentimentale o no, è certo di una sola cosa: le emozioni che ha provato, al di là del tempo passato e delle sofferenze patite, rimarranno per sempre in lui. In lui, come in lei.
~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~
"La fissava instancabilmente, tanto che la ragazza si perse nell’azzurro di quegl’occhi che tanto le ricordavano il mare e che tanto le piacevano. Non poté fare a meno di arrossire quando le labbra del ragazzo s’incurvarono in un bellissimo sorriso, che gli illuminava il volto, e che risplendeva in quella sala privando le lampade della loro luminosità." [Estratto del 7° capitolo]
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Una vita d'emozioni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
Rivelazioni
Sedicesimo capitolo

•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•

 
“Hai il dovere di raccontarci tutto, per filo e per segno!”
La voce acuta di Sonoko rimbombò nella stanza, arrivando alle orecchie delle due giovani presenti, sdraiate sul lettone matrimoniale. Avendo obbligato i maschietti in missione ‘spesa’, con tanto di lista chilometrica delle cose da comprare, le tre amiche avevano deciso di rinchiudersi in casa, dedicandosi al relax.
Ciò risultava impossibile per la Mouri che, a differenza dell’ereditiera, sembrava poco interessata ai particolari della vicenda; nonostante le sarebbe piaciuto sapere il modo e la dinamica con cui l’amica era riuscita a far di nuovo breccia nel cuore del detective, i pensieri sembravano tutti inglobarsi in un punto fisso, che rispondeva al nome di Shinichi Kudo.
“Siamo mancate per qualche ora, e subito sei andata al sodo eh!?” insistette ancora, maliziosa e sorridente.
“I-io n-non ho fatto niente!” s’intromise nel discorso Ran, inconsapevolmente non diretto a lei. Era talmente distratta nei suoi ricordi della stessa mattina, da staccarsi momentaneamente dal mondo che la circondava, udendo le voci come semplici rumori tonali, e le immagini come sfondi d’astrazione.
Sonoko e Kazuha, dopo essere arrossita per le richieste dell’amica, si voltarono nella direzione di Ran, con sguardi sconcertati. La guardarono per un po’, sbattendo le palpebre continuamente.
“Non mi riferivo a te, Ran.”
“C-certo” cercò di replicare la giovane, bloccandosi in balbettii “e-ero s-sovrappensiero.”
Si grattò la nuca con la mano, fingendo un sorriso, sperando che le amiche non avessero dato troppa importanza a quell’improvvisa esclamazione. Nessuno avrebbe dovuto sapere quello che lei era stata per fare, quello di cui probabilmente si sarebbe pentita per tutta la vita. Ammetterlo alle ragazze era come ammetterlo a se stessa, era dichiarare apertamente che quell’investigatore tutto le era, tranne che indifferente. Avrebbe fatto di tutto per soffocare quegli istinti, che ogniqualvolta lo vedevano, la spingevano con voglia crescente e indomabile verso il corpo e le labbra di Shinichi, cibandosi del suono della sua voce, dei suoi respiri regolari e sensuali. Rivedere il detective aveva contribuito a mettere in disordine quel disordine che abitava la sua mente, ai tempi di New York. E adesso tutto prendeva senso, tutto seguiva una logica razionale, per quanto incomprensibile.
“Ran!” chiamarono Sonoko e Kazuha. “Ehi Ran...Ran!”
L’interpellata si girò verso di loro, balzando dalle nuvole. Pensare a Shinichi equivaleva a disconnettersi con il mondo, a viaggiare tra pensieri e tra ricordi, abbozzando sorrisi di compiacimento, sorrisi d’emozione.
“Non è che ci devi dire qualcosa?!” continuò Sonoko, ridacchiando.
“Eh?” inarcò un sopracciglio l’interessata, fingendo.
“Non nascondere...” ribadì l’amica, mentre Kazuha le punzecchiava i fianchi con il gomito, ghignando.
“Non nascondo niente” sbottò.
“E dai!” la esortò ancora Sonoko, tentando in tutti i modi di strappare qualche confessione a Ran, che nell’ultimo periodo, sembrava frequentemente in tensione, in ansia, come se qualcosa la turbasse.
“Cosa dovrei dirvi? Sentiamo.”
“Non so, non ci dici mai niente su te e Richard.”
Cara Kazuha, pensò rattristita Ran, Richard è l’ultimo dei miei pensieri adesso.
“Non saprei cosa dire...” ribatté, pensando ad un piano di fuga da quella situazione. Le adorava, ma a volte erano davvero impiccione.
“Come vi siete conosciuti?” chiese l’ereditiera, mettendosi a sedere con gambe incrociate.
“Lo conobbi ad Harvard. Affittammo io ed una mia amica un appartamento nel college, solo che, per necessità di denaro, dovemmo invitare altre persone, tra cui Richard.”
Alla rivelazione di Ran, anche Kazuha balzò sul letto, sedendosi.
“Quindi vivete insieme da allora?” le chiese, sporgendo il capo verso di lei.
“Sì. E’ come se non fosse cambiato niente, anche ora che viviamo da soli” continuò, rimanendo supina. Stiracchiò leggermente le gambe per risvegliare i muscoli, ed incrociò le braccia al petto, un po’ scocciata.
“Proprio niente... penso di no” le disse Sonoko, ghignando.
Ran si voltò verso di lei, assumendo un’espressione stranita. L’amica la guardò basita, e si schiarì la voce, sottolineando meglio il concetto.
“Dai Ran, mi riferisco a quello. Vivendo da soli... beh, avete tutta la privacy disponibile.”
La ragazza arrossì, alzandosi anche lei dal letto, con la delicatezza di un elefante.
“Io e Richard...beh, non... non facciamo niente” ammise, sincera.
Le due la guardarono stupite, con gli occhi fuori dalle orbite. E’ strano, anzi incredibile, pensare che due fidanzati che vivano insieme, non hanno quel genere di rapporti.
“Aspetta, e perché?” chiese Sonoko, incuriosita.
“Beh vedi... per me è troppo presto, ecco. Io non mi sento pronta al momento.”
Mordicchiò il labbro con i denti, in evidente imbarazzo. Le sue due amiche erano le uniche persone con cui riusciva a toccare certi argomenti, fin troppo intimi. In quel momento però, sentiva una strana sensazione di disagio, che presto avrebbe voluto mandare via.
“Santo ragazzo. Ti vuole bene davvero per aspettarti.”
Ran sussultò all’affermazione di Kazuha. Ti vuole bene davvero, pensò colpevole, inghiottita dai sensi di colpa.Scusami Richard...
“Ok, tesoro. E da quand’è?” la distolse Sonoko, con labbra incurvate.
“Cosa?” chiese, con voce quasi infantile.
“Che non fai l’amore!” esclamò, con voce ridente.
“Ma...ma...a te...che ti frega!” sbottò, paonazza. Girò lo sguardo per non incontrare i loro occhi indagatori ed insolenti, pullulanti di curiosità. Pregò Dio che non insistessero, e ricercò nei labirinti mentali un argomento per deviare il discorso. Fatica inutile, anche perché aveva di fronte la Suzuki, che in quanto a deduzioni amorose era molto più abile di un detective di sua conoscenza, momentaneamente assente.
“No, Ran, non dirmi che l’ultimo è stato Kudo...” disse, assumendo un atteggiamento speranzoso.
La giovane si colorò di mille tonalità di rosso, tendenti al viola. Non riuscì a proferir parola, in modo da tentare di rinnegare quella supposizione, tanto cruda quanto vera. Shinichi era stato il suo primo, ed il suo ultimo. Il suo corpo si rifiutava categoricamente di sostituire l’immagine dell’investigatore con qualcun altro, e conservava gelosamente quei momenti così intimi, così belli e dolorosi allo stesso tempo. E ciò era quello che le faceva più male. Andare a letto con Richard significava rimpiazzare Kudo da quel punto di vista, significava far subentrare nuove emozioni che, indipendentemente dalla persona, le avrebbero dato la possibilità di dimenticarlo, di condonare esperienze indelebili e indimenticabili. Perciò restò zitta, annuendo.
“Davvero Ran?” chiese Kazuha, mentre Sonoko si dimenava con le mani al cielo per tentare una grazia divina. Ancora una volta la ragazza confermò, tenendo sempre lo sguardo basso.
“Non sarai ancora innamorata di lui, vero!?”
L’interessata alzò lo sguardo, verso l’ereditiera. Gli occhi erano lucidi e sulle gote erano ancora intravedibile il rossore di qualche momento prima. Nuovamente, la giovane Mouri non riuscì a negare. Era così maledettamente difficile, così tremendo e complicato.
“Ran, ma...” cercò di continuare, interrotta.
“NON sono ... non lo so neanche io, ok!?” rivelò, ansimando.
“S-stamattina... addirittura, ero sul punto di baciarlo!”
“Che?!” esclamarono all’unisono le amiche, serrando le palpebre.
“S-sì” proseguì, annuendo. “N-non so cosa mi sia preso, m-ma non riesco a...”
“...a?” domandarono ancora insieme, in coro.
“A...a...” prese un sospiro, e mentre una lacrima le solcò il viso, aggiunse: “a resistergli.”
“Come siete serie. Di cosa parlate?”
Le tre si girarono verso la ragazza, ferma sulla porta della stanza. Shiho. Nel vederla, Ran ripensò a tutti gli atteggiamenti ambigui dell’investigatore nei suoi confronti, e nonostante le avesse assicurato che non stessero insieme, non riusciva a credere che quei due fossero soltanto semplici amici.
“D-di...s-sesso!” esclamò Sonoko, portando la mente all’ultima argomento trattato, prima della rivelazione dell’amica. La biondina si avvicinò a loro, mettendosi a sedere sul letto, stranamente interessata.
“Capisco” concluse, abbassando lo sguardo. “Sentiamo chi è la più attiva fra noi?” domandò, ridacchiando.
Sonoko portò lo sguardo a Ran, guardandola malevola. I suoi occhi sembravano dire ‘Lei, sicuramente no’ ma si trattenne dall’esplicitarlo.
“Che intendi?” le chiese Kazuha, bonariamente.
“Chi ha avuto più ragazzi...chi lo fa di più?” domandò, diretta. Ran rimase basita dalla naturalezza con cui la ragazza trattava l’argomento. Aveva sempre pensato che fosse strana, ma non fino a quel punto.
“Beh, io...” incominciò Sonoko, conteggiando le dita “Vediamo.. si, più o meno quattro, cinque.”
“Ah, abbiamo un’esperta! Ma con quanti sei stata?” le domandò l’amica, ridacchiando.
“Tesoro, le cose belle si fanno. Prima o poi moriremo, ed in Paradiso non c’è sesso!” esclamò, sfoggiando un riso che influenzò tutte le presenti.
“Ehm io, invece...” toccò a Kazuha, che impiegò meno di un secondo a rispondere. “Tre.”
“Oh!” esclamarono all’unisono le giovani, continuano a ridere.
“E poi, io passo per la poco di buono!” sbottò scherzosamente Sonoko, leggermente infastidita.
“Dai...vediamo se Shiho batte il tuo record!”
Le tre si girarono verso la bionda che, intanto, si bloccò. Spalancò gli occhi e poi si guardò intorno, deglutendo.
“Ehm, no.. non lo batto” ammise, abbassando lo sguardo. “Solo...due.”
“E chi sono?”
“Sonoko!” esclamò Ran, ridendo.
“Dai Shiho, noi non sappiamo niente di te” replicò, insistendo.
“Sonoko...ma se non vuole...”
“Per me non ci sono problemi” affermò, decisa. “L’importante è che sia lo stesso per voi.”
“Forza, dici.” Sogghignò l’ereditiera, straripante di curiosità.
“Il primo è stato Gin, anche se mi ha quasi...ehm, violentato.”
Calò il silenzio nell’ambiente quando le ragazze, alla notizia, si ammutolirono. Spesso dimenticavano che lei, precedentemente, era stata una donna in nero, complice anche se involontariamente di quell’organizzazione criminale sgominata da Shinichi. Condonavano soprattutto che ne aveva passate di cotte e di crude, e che mai sarebbero volute essere al suo posto. Palesemente rattristite portarono gli sguardi verso il basso.
“Cavoli. Ci dispiace.”
“O quello o la morte. Sinceramente, ho preferito vivere.”
“Spero che il secondo sia stato più... gentile!” le disse l’ereditiera, sdrammatizzando.
“Sì, decisamente di più.”
“L’importante è che sia lo stesso per voi.”Quelle parole echeggiavano nella mente di Ran che, silenziosamente, cercava di decifrarle. “Per me non ci sono problemi.”Problemi...l’importante è che non abbiamo problemi... si bloccò di scatto, spalancando gli occhi. Oh, no!
“E allora chi è? Lo conosciamo?!”
“Ehm...” si fermò per un istante, portando lo sguardo a Ran. Era pallida in viso ed il corpo era tremante, quella risposta non le sarebbe di certo piaciuta. Probabilmente aveva già intuito tutto, ma non si bloccò nel rivelarlo, ed aggiunse soddisfatta: “Shinichi.”
 
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
 
A telefono, con atteggiamento straordinariamente serio e glaciale, un uomo sulla trentina intratteneva una conversazione, particolarmente importante. Doveva mantenere la calma. Doveva aspettare.
“Tra quanto sarete pronti?” domandò, dalla voce fredda.
“Capo, il tempo di organizzarci. Qui in America c’è qualche problemino.”
“Ancora?!” sbottò, indiavolato.
“Sì, capo. Non possiamo fallire, lo sa benissimo anche lei.”
“Fallire?!” continuò con tono alto e deciso.
L’incredibile potere che esercitava su quegl’uomini lo faceva sentire figlio di un Dio, a cui nulla poteva essere contrariato. Spettava a lui lo scopo più arduo della sua vita, ma non ne era intimorito. Sapeva di potercela fare, sapeva che tutto sarebbe andato seguendo i piani. Il lavoro di tanti anni come la crescente voglia di vendetta, lo spingeva sempre più verso l’epilogo di quella storia. Mancavano poche settimane, ormai.
“S-sì, capo. Il n-nemico è temibile.”
“Temibile!? Fallire!?” continuò, mentre il suo interlocutore deglutiva dalla paura.
“Ma che razza di incompetenti ho preso?!” sbottò, irritato.
“Io non conosco la parola fallire! Ricordatevi che state parlando con Toichi Kemerl!”
 
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
 
“SHINICHI?!?” urlarono insieme Kazuha e Sonoko, con occhi spalancati.
Ran invece restò zitta, con capo chinato e mani chiuse in pugni tremanti. Si sentì profondamente offesa... delusa, stupida ed offesa.
Lo sapevo... lo sapevo! Quel bastardo!
“Sì” affermò la biondina, inconcepibilmente tranquilla.
“Ma...ma...quando?!” domandarono ancora.
“Beh, non c’è da stupirsi visto che stanno insieme” inveì Ran, irritata.
Shiho la guardò stranita incurvando un sopracciglio. Kazuha e Sonoko la fissarono, serrando le palpebre.
“INSIEME?!?” continuarono, urlando.
“Sinceramente non so chi te l’abbia detto, ma non è assolutamente vero.”
Il tono calmo della Miyano fece alzare il capo a Ran, che rimase sconcertata. Incominciava a non capirci più niente di quella faccenda.
“E’ successo un anno fa, se ci tieni a saperlo.”
La ragazza restò senza parole, e nonostante le cercasse non le venivano. Non sapeva se esserne felice, o arrabbiata. Non sapeva se provare gelosia, o indifferenza. Non sapeva se invidiarla, inutilmente, o acclamarla. La sua anima era un groviglio di emozioni a cui mai avrebbe saputo dar nome.
“Ragazze?!” distolse l’atmosfera la voce di Eisuke, proveniente dall’altra parte della casa. Shiho, Sonoko e Kazuha si voltarono verso la porta vedendolo arrivare, con tanti sacchetti in mano. Capirono che erano appena tornati da fare la spesa, ed era il momento di mettersi ai fornelli per preparare la cena.
“Oh, siete qui! Presto, venite... abbiamo preso tantissime cose!”
Le tre si alzarono dal letto velocemente, mentre la giovane Mouri restò supina adagiata al materasso. Pensare che Shinichi si fosse dato ad un’altra le dava un infinito senso di fastidio, che non riusciva a sopprimere. Lui, lui...era stato tra le braccia di un’altra. Lui si era spinto oltre, con un’altra.
“Ran, non credere che Shinichi sia rimasto a secco senza di te, tutt’altro.”
BOOM! Un altro colpo in pieno petto. La voce fredda di Shiho le perforava lo sterno, mentre i suoi occhi stupidamente incominciavano a pizzicare, quando le lacrime cercavano di scendere. Era difficile, troppo, far finta che di lui non le importasse niente.
“Come pensavo, ne sei ancora innamorata.”
Ancora un colpo. Le sue parole facevano più male delle spine. Erano più taglienti delle lame.
“No! Non mi può interessare minimamente.”
Si sforzò di dire, sospirando. Innamorata? Che parolone. Dai, era ridicolo.
“Voi due? Avete intenzione di non mangiare?”
La sua voce.
Ran e Shiho si voltarono verso Shinichi che lentamente si avvicinava a loro. La biondina fece un segno con la mano, che l’altra non fece però in tempo a decifrare. In un istante la vide sgattaiolare via per il corridoio, lasciandoli soli. Soli per modo di dire, visto che erano circondati da una decina di persone, tra ragazzini e adulti.
“Vuoi restare lì ancora per molto?” le domandò, sorridendo.
“Ti interessa?” sbottò, ancora un po’ infastidita.
“Come siamo scorbutiche” continuò, incamminandosi verso di lei. “Ti ho fatto qualcosa?”
“No, niente” sbuffò, fingendosi annoiata. In realtà, era in tensione al solo pensiero di parlargli, dopo quello che era successo. Dopo quell’effimero tocco di labbra.
Shinichi dimezzò la distanza tra i loro corpi, stendendo un braccio verso di lei. Le prese la mano, aiutandola ad alzarsi lentamente dal letto.
“Eppure...stamattina non mi sembravi così scorbutica nei miei confronti” le sorrise, malizioso.
Ran arrossì, ma cercò di mantenere alto il gioco. Non gli avrebbe permesso di vincere quel match, mai.
“A volte posso essere molto... affettuosa” gli disse, con tono deciso.
 Il detective si avvicinò al suo orecchio, facendole il solletico. Quel respiro aveva la capacità di farla rabbrividire, ogni qualvolta si poggiava sulla sua pelle, ogniqualvolta le sussurrava qualcosa che rimaneva impresso nella sua mente, proprio come inchiostro sulla carta, era indelebile.
“Non sai quanto mi piaci quando sei così... affettuosa” bisbigliò, con dolcezza.
La ragazza deglutì, e avvampando distolse gli occhi da lui.
Sapeva bene che se l’avesse guardato, non ci avrebbe messo molto a saltargli addosso ed a continuare ciò che quella mattina avevano incominciato. Non poteva, doveva controllarsi, doveva riuscirci.
“E’ stato un caso raro, non succederà più... playboy” dichiarò, cercando di convincersene lei stessa. Il detective si distanziò da lei, sorridendo. Le bugie proprio non le sapeva raccontare, quella Mouri. Dopotutto, era cresciuta con lui, e con lui aveva imparato il culto della verità. Quella avrebbe vinto su qualsiasi cosa inevitabilmente, avrebbe sbaragliato confini e tempo, illusioni e doveri, tensioni e pensieri. Una forza indomabile, proprio come l’amore.
“Io sono convinto del contrario, piccola.”
“Come pensavo, ne sei ancora innamorata.”
Innamorata? Che parolone.
Stargli vicino la faceva arrossire, sì. La faceva tremare ed emozionare, sì. La faceva rabbrividire, bloccare. Le mandava il corpo in subbuglio, ed il cuore in tachicardia, sì.
Ed anche se non voleva, ed anche se non era giusto, ed anche se non era lecito.
Lei non ne era innamorata. Lei, ne era completamente persa.

 
 
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
Sto aggiornando alla velocità della luce! Macché XD No, a parte gli scherzi, ho scritto questo capitoletto abbastanza velocemente... cosicché avrò tempo per dedicarmi al diciassettesimo! *___* No, non anticipo niente. :DDDD Lo so che vorreste tutti capitoli incentrati su Shin e Ran, ma abbiate pazienza, la storia deve andare avanti ù____ù Fatemi sapere che cosa ne pensare di codesto chap.. e dell’entrata in scena di Toichi Kemerl :D
 
Passo ai ringraziamenti...
Allora vorrei ringraziare coloro che mettono la fan fiction tra le seguite o preferite, anche se dimentico i nomi. =)

E poi, ovviamente, ringrazio i recensori del capitolo precedente:
frangilois, M e l y C h a n, ciccia98, Martins, totta1412.

 
Tesori miei, per il momento vi lascio. Ci vediamo al 17esimo chap, vi preannuncio, che vi piacerà... :D
Un abbraccio e a presto,
Tonia.
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•

 
 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: IamShe