Nickname sul Efp: Lazysoul
Opzione scelta:
1
Pacchetto: Verde
Razza: Gnomo
Sesso: Maschio
Ambientazione: Piazza del Mercato
Mestiere: Bardo/Menestrello
Titolo: Leomorn il
bardo
Generi: Romantico, Avventura, Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, One-shot
Leomorn il bardo
«Signor
Mongothsbeard? Ci racconta un’altra storia?» chiese uno dei piccoli gnometti,
con gli occhi sgranati e pieni di speranza.
Leomorn
Mongothsbeard era conosciuto in tutto il regno per la sua incredibile bravura
nel narrare vicende e avvenimenti. Spesso veniva addirittura chiamato a corte,
dove il re e la regina lo invitavano a intrattenerli con un nuovo racconto.
Di
aspetto non era diverso da qualsiasi altro gnomo: aveva una lunga e folta barba
grigia e in testa portava sempre il suo cappello rosso, potevi vederlo in
qualsiasi momento col suo piccolo flauto in mano ed era uno degli gnomi più
pacifici a quei tempi.
I
giovedì mattina lo potevi incontrare molto facilmente nella Piazza del Mercato,
tra il fruttivendolo e il banco del pesce fresco, circondato da gnometti e
dalle madri che spesso non riuscivano a resistere e si fermavano anche loro ad
ascoltare i racconti più avvincenti.
«Si!
Ci racconta una nuova storia?» chiese una piccola gnometta con le treccine, saltellando
per l’impazienza.
«Volete
che vi racconti l’avventura dell’intrepido Frik? Oppure gli strani incontri del
vecchio Gholler?» chiese il bardo, mentre si accarezzava pensosamente la barba.
«No,
no! Ne vogliamo una nuova!» esclamarono in coro due gnometti gemelli che
avevano i volti identici e il cappello dello stesso colore.
«Mah,
ragazzi, non credo di averne una nuova in questo momento da raccontarvi, anche
se...» si bloccò lo gnomo, mentre un vecchio racconto gli veniva in mente.
«Anche
se?» lo incalzò una delle gnomette più grandi.
«E
se vi narrassi le avventure di Pilloc Graaem?» propose Leomorn, certo di
ottenere assensi.
«Che
avventure sono? Ci sono draghi?» chiese uno dei gemellini di prima, con gli
occhi scintillanti e un sorriso impaziente dipinto in volto.
«No
piccolo, non ci sono draghi: Parla di un giovane gnomo che, per liberare la
principessa del regno da un incantesimo, è costretto a intraprendere un lungo
viaggio fino ai giardini della gnoma Cramingia, per recuperare il fiore della
libertà» rispose il bardo ridacchiando.
A
quelle parole, molti tra gli gnometti seduti attorno al bardo fecero della
facce buffe e un po’ contrariate, ma non si mossero, ugualmente ansiosi di
sentire il racconto.
«Quindi
è una storia d’amore?» domandò una gnometta con le gote arrossate e il nasino
all’insù.
«Esattamente
Siete pronti?» chiese lo gnomo.
Molti
tra i piccoli spettatori annuirono e il bardo incominciò a narrare.
Vi narro le gesta del
giovane Pilloc, che per mare e monti iniziò a viaggiare quando scoprì che
quello era l’unico modo per poter salvare il cuore prigioniero della
principessa del regno.
Molti tentarono la stessa
impresa e molti sconfitti tornarono indietro, ma Pilloc era animato da un
sentimento vero e sincero che gli avrebbe fatto vincere il regno intero.
Pilloc era un povero
pescatore, abituato a navigare per mare e oceani e mai gli erano capitate
avventure così pericolose.
La vicenda inizia con un
incontro casuale tra il giovane protagonista e un astuto furfante, che gli
raccontò la storia di una giovane principessa prigioniera di un incantesimo
crudele, che solo lo gnomo giusto avrebbe potuto liberare.
Pilloc rimane affascinato
dalla storia e cede la sua barca allo gnomo ghignante, certo di essere lui
l’unico in grado di compiere l’impresa.
Giunto al palazzo del re
e della regina, Pilloc domandò se il racconto fosse vero e chiese di poter
provare a cercare un controincantesimo per la maledizione.
I regnanti gli dissero di
raggiungere i giardini della gnoma Cramingia, dove avrebbe potuto trovare il
fiore magico che avrebbe liberato la giovane principessa.
Pilloc allora, animato da
un coraggio che non sapeva di possedere, iniziò il suo lungo viaggio.
I primi giorni non
accadde nulla di strano e il sentiero da seguire non presentava nessun pericolo,
ma presto tutto si capovolse e il
giovane gnomo si ritrovò nel bel mezzo di una foresta buia e pericolosa,
abitata da feroci e possenti draghi...
«Signor
Mongothsbeard, ma lei aveva detto che non ci sarebbero stati draghi!» esclamò
uno gnometto, interrompendo il racconto.
«Ah,
si? Beh mi devo essere sbagliato...»
«Signor
Mongothsbeard? Ma lei ha mai visto un drago?» chiese uno dei due gnomi gemelli,
facendo sospirare il povero bardo.
«Ragazzi,
lasciatemi finire e poi risponderò ad ogni eventuale domanda, va bene?»
Tutti
annuirono tranne una gnometta che alzò esitante la mano: «Che significa:
“eventuale”?»
Leomorn
alzò gli occhi al cielo: «Significa che se ci saranno domande risponderò, va
bene?»
Quando
tra i piccoli spettatori calò di nuovo il silenzio il bardo tornò al suo
racconto.
...Pilloc non aveva mai
avuto così tanta paura in vita sua, ma non lo dava a vedere e nascondeva il
terrore.
Si accampava solo nelle
zone più fitte e irraggiungibili della foresta, in modo che i draghi non
potessero raggiungerlo e alle prime luci dell’alba ripartiva, pronto per una
nuova giornata di cammino.
Lo gnomo, dopo un lungo vagare,
riuscì ad uscire dalla foresta sano e salvo.
Giunto in un piccolo
paese si fermò per una notte nell’unica locanda esistente e lì incontrò un
vecchio calzolaio che gli mostrò la strada più breve per raggiungere i giardini
della gnoma Cramingia.
Dopo aver attraversato un
arido deserto e aver scalato una ripida montagna, Pilloc giunse infine in un
luogo incantato ricco di fiori e piante magiche che brillavano se illuminate
dal sole.
Sicuro di esser giunto
infine a destinazione chiamò a gran voce la gnoma Cramingia che, prima di
dargli il fiore per liberare la principessa, decise di sottoporlo a tre prove.
La prima prova consisteva
nel fare un elenco di ogni tipo di pianta o fiore che si trovava nel giardino e
Pilloc si diede da fare, ottenendo un aiuto prezioso dalle farfalle e dalle api
che conoscevano ogni più piccolo filo d’erba di quell’immenso giardino.
Nella seconda prova
invece doveva catturare uno dei cavalli alati che brucavano l’erba dietro la
casetta della gnoma: riuscì anche in quell’impresa grazie all’aiuto di un
piccolo topolino grigio che aveva parlato al cavallo, illustrandogli la
situazione e costringendolo ad aiutare il giovane Pilloc.
La terza impresa
consisteva nell’andare vicino allo stagno dai folletti e prendere dalle loro
scorte un po’ di fragole magiche.
Lo gnomo svolse anche
quel compito e alla fine tornò da Cramingia che gli diede un bellissimo fiore
color del cielo e gli confidò che i cavalli alati potevano volare solo se
mangiavano le fragole dei folletti che lui aveva recuperato.
Così Pilloc volò in pochi
minuti fino al castello della sua principessa che, appena bevve un infuso
preparato preparato con il fiore, fu libera dall’incantesimo.
Il giovane gnomo e la
figlia del re e della regina s’innamorarono e in poco tempo vennero celebrate
le nozze tra i due gnomi che trovarono il loro lieto fine.
«Wow!
Che bella, ce ne racconta un’altra?» esclamarono insieme alcuni gnometti,
rimasti colpiti dal racconto.
«Mi
dispiace piccoli, ma ora devo andare» disse Leomorn Mongothsbeard, raccogliendo
le sue cose e alzandosi in piedi: «Ci vediamo il prossimo giovedì per una nuova
storia»
Stava
per scomparire oltre l’arco che delimitava Piazza del Mercato e Via Paneburro
quando venne bloccato da una piccola manina.
Voltatosi
lo gnomo si trovò davanti una delle gnomette che avevano ascoltato la sua
storia, che gli porse un bellissimo fiore color del cielo.
Leomorn
non poté fare a meno di sorridere, seguendo la testolina coperta da un
cappellino verde della piccola che scompariva dietro ad un paio di gnome
intente a spettegolare.
Ciò
che amava di più dei bambini era quella loro sincerità e spontaneità che poi,
diventando grandi, molti di loro avrebbero perso.
Respirò
a fondo il profumo del fiore e il suo sorriso si allargò.
Quell’odore
così particolare gli ricordava in modo sorprendente casa sua e la sua
bellissima moglie, Fraella.
Si
perse nel ricordo del loro primo incontro e nella dolcezza che aveva
caratterizzato quei primi giorni di matrimonio così belli e nuovi per lui, che
oramai erano diventati una piacevole routine e gli venne in mente una frase di
uno scrittore famoso – quasi quanto lui – in tutto il regno: “La vita è lunga
come un battito di ciglia e trascorre ancora più in fretta se incontri colei
per la quale sei nato”.
The end
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Un saluto a tutti coloro che leggeranno questa storia!:)
Spero che vi sia piaciuta e che abbiate voglia di lasciarmi un piccolo commento!^^Un abbraccio,
LazySoul