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Autore: Jenny18    12/03/2012    2 recensioni
Dante. Eva. Elena.
Nomi d'altri tempi. Persone d'altri tempi. Ragazzi d'altri tempi. Italiani. Lontani dalla patria. Lontani tra loro.
New York. Parigi. Atene. Tre città. Tre modi di essere. Diversi. Lontani. Unici. Tre ragazzi. Tre storie. Un unico destino.
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E' la mia prima storia. Gradirei qualche recensione in modo da capire dove e in cosa migliorarmi. Spero che la storia sia di vostro gradimento. Non lasciatevi ingannare dal genere Romantico. Non sarò sdolcinata/patetica. Il tutto avrà il giusto equilibrio. Tremendi segreti vi aspettano ;)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Scolastico, Universitario
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Apparenze.

“COSA DIAVOLO STA…”, la preside Lillian entrò nel suo ufficio come una furia, pronta a scatenarsi contro il mocciosetto che aveva osato sfidarla. “..ooh avrei dovuto immaginarlo!”, si bloccò alla vista di Dante e un sorriso le illuminò il volto fino a quel momento contratto in una smorfia di rabbia.
“Soltanto tu avresti potuto sfidare la mia autorità in questo modo Hartford, ma devi smetterla sai? Non accetterò ulteriori comportamenti eversivi da parte tua, chiaro?”, disse con un tono che non ammetteva repliche. Si diresse verso la sua scrivania e sedette con posata lentezza, poi inforcò gli occhiali e gli fece cenno di accomodarsi. “E leva questo fracasso.”, aggiunse con tono perentorio osservando il cellulare con il sopracciglio alzato.
“Questo fracasso?”, ripetè Dante con gli occhi socchiusi. “Quello chelei chiama fracasso non è altro che il miglior chitarrista degli ultimi cent’anni.”
“Sì sì certo, è esattamente come dici tu”, annuì distratta la preside con il chiaro intento di porre fine a quella discussione e a quel cincischiare di chitarra, batteria e basso che le distruggeva i timpani e le mandava in pappa il cervello. Era una donna tutta d’un pezzo lei. Non ascoltava quel genere di musica. La canzone più trasgressiva che avesse mai osato ascoltare era stata Disco Inferno e ai tempi aveva 18 anni e portava capelli biondi e cotonati come una pin-up. Solo che questo non l’avrebbe mai detto al ragazzo che si trovava davanti a lei e che la fissava in silenzio dopo aver messo a tacere quell’orrendo marchingegno. Ritornò alla realtà e si rivolse a lui con un cipiglio serio: “Allora Hartford, cosa hai fatto questa volta?”.
Lui la guardò e un mezzo sorriso gli si dipinse sul volto: “Nulla ovviamente, preside, come sempre! La Stewart mi odia e non serve che le elenchi i vari e innumerevoli motivi.”, disse allargando le braccia e stringendosi nelle spalle. La sua giacca si aprì facendo così notare la maglia a righe del suo pigiama. Johanne Lillian strinse gli occhi contrariata.
“Hartford, credo che abbia dimenticato qualcosa a casa stamane. E voglio pensare che lei lo abbia dimenticato perché in tal caso la punizione sarebbe di minor entità! L’ha dimenticato vero?”, lo esortò guardandolo con una certa ansia.
“No”. Freddo. Una sfida.
“Ah davvero? Beh allora credo che una settimana di sospensione sarà più che sufficiente a farle comprendere che le regole di questa scuola vanno rispettate e che non sarà il suo buon nome all’esimerla dallo svolgere i suoi compiti; e rispettare le regole, Hartford, per quanto noioso possa sembrare è uno dei suoi compiti.”
“Mi stupisce, che lei giudichi buono il mio nome, non mi sembra i suoi rapporti con mio padre siano ottimi. Ma forse mi sbaglio e le apparenze servono soltanto a smarrirsi. Me lo ha sempre ripetuto anche lei, o forse mi sbaglio madre?”, disse calcando con deliberata lentezza sull’ultima parola in modo da farla imprimere bene nella mente della sua interlocutrice.
Johanne impallidì.
“Taci, Dante.”, sussurrò frettolosamente, mentre il sorriso che aveva mantenuto fino a quel momento le si gelava sul volto. “Quante volte ti ho ripetuto che non devi chiamarmi così dentro queste mura. Ricorda, ragazzino, che puoi frequentare questa scuola solo perché nessuno conosce il nostro legame. Se così non fosse saresti finito in una qualsiasi scuola del quartiere da cui provieni, se quartiere può essere definito quel bugigattolo in cui vivi con il tuoamatissimo genitore.”
“Beh..”, Dante fece una pausa godendosi le mille variazioni cromatiche sulla faccia della preside, sua madre. Passò dal rosso, al verde, al grigio, al giallo, al bianco in meno di un secondo mentre lui continuava a sorridere. “Almeno il mio amatissimo genitore non mi ha mai costretto ad essere chi non sono.”
“Tu sei mio figlio e come tale devi comportarti. Non metterai mai più in ridicolo la tua famiglia in questo modo. Sono stata chiara?”
“Cristallina.”
Dante si alzò, girò intorno alla scrivania e si avvicinò a sua madre che si alzò per fronteggiarlo. “Sono tuo figlio solo sulla carta, madre. Non dimenticherò quello che mi hai fatto. Non dimenticherò chi sei e non dimenticherò neppure chi sono io. Sono Dante Hartford e ascolta bene le mie parole: Questa è una guerra.”, sorrise, “Sfoderi l’artiglieria pesante, preside Lillian, sembra che la sua scuola stia correndo il rischio di essere distrutta da un cataclisma”, le schioccò un sarcastico bacio sulla guancia e uscì dall’ufficio premurandosi di calpestare il suolussuosissimo tappeto persiano con le scarpe infangate.
Lasciò la scuola, non aveva alcuna intenzione di seguire le lezioni del pomeriggio e appena varcato il cancello qualcuno, per la seconda volta in quel giorno, gli cadde addosso. Ma non si trattava di Carlotta. 


--------------------------------------------------------------------------------------------- Spazio autrice. 
Alcuni segreti iniziano ad essere svelati. Dante non è lo squattrinato di Brooklyn che tutti pensavamo. Ma questo è solo uno e il più piccolo dei segreti che verrano svelati capitolo dopo capitolo. Intanto chi è questa misteriosa figura che lo ha mandato al tappeto per la seconda volta? Continuate a seguire la storia e lo scoprirete ;)
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e seguiranno la storia. Confido in qualche recensione. Un bacio. -Jenny18
  
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