Film > Il pianeta del tesoro
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Autore: Lirah    12/03/2012    1 recensioni
Sono passati cinque anni dalle avventure che Jim ha vissuto andando alla ricerca del tesoro di Flint e dopo l'accademia il ragazzo si è impegnato anima e corpo nelle missioni che gli venivano affidate.
Una di queste però lo porta a salvare Erin, una strana ragazza che però non sembra ricordare il suo passato e non conosce nessuna lingua.
Dal momento in cui Jim la salva però la sua vita viene sconvolta da un susseguirsi di strani eventi.
Chi è la ragazza e che cosa sta succedendo nell'universo?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2° CAPITOLO: Salvataggio di fortuna
 
JIM
 
Arrivai appena in tempo al molo per vedere l’equipaggio iniziare a sciogliere i nodi che tenevano la nave ancorata. Guardai per un attimo Morph che continuava ad incitarmi, a dirmi di sbrigarmi prima che togliessero il pontile per salire.
Non ci volle molto prima che succedesse e così , prendendo la rincorsa, spiccai un salto sotto gli occhi increduli dei due uomini che si fermarono per un attimo. Scivolai quasi, tenendomi per un attimo ben saldo con le mani, per poi salire e tirare un respiro di sollievo, salutando quei due con un cenno del capo.
Quella nave era decisamente molto più grande di quella affidata al comandante Straid e per un attimo mi domandai come mai avessero deciso di usare un’imbarcazione di quel calibro solo per andare a recuperare delle persone disperse.  Di solito la procedura richiedeva mezzi più piccoli e veloci, che avrebbero dovuto ispezionare la zona per poi segnalare possibili superstiti, seguite da una più grande con il compito recuperare le persone e riportarle allo spazio porto.
Molto probabilmente il comandante non sapeva nemmeno della mia presenza li, visto che aveva deciso di partire. L’unica soluzione era andare a presentarsi direttamente nella cabina.
Feci lo slalom fra l’equipaggio intento negli ultimi preparativi, aiutando persino qualcuno a sistemare meglio le corde. Ogni volta che legavo un nodo non potevo fare a meno di pensare a quel vecchio saiborg  e al pianeta del tesoro. Chissà se qualche pezzo di quel tesoro si era salvata dopo quella tremenda esplosione.
A distrarmi da quei pensieri fu una mano, che si poggiò sulla mia spalla.
Mi voltai e vidi una ragazza dalla carnagione leggermente abbronzata e lunghi capelli color dell’ebano guardarmi  seccata con quegli occhi neri come la notte. Batteva il piede nervosamente a terra, mentre portava le mani sui fianchi.
-E tu chi saresti? Non mi pare di averti visto all’arruolamento-
-Sono James Hawkins e sono stato assegnato al Capitano Lexor pochi istanti fa-
Mi guardò storto, per poi porgermi la mano con fare di superiorità. A quanto potevo capire non aveva creduto ad una sola parola di quello che le avevo detto, sebbene avesse riconosciuto l’abbigliamento che indossavo. Presi la lettera che la vecchia donna mi aveva dato pochi istanti prima, appoggiandogliela delicatamente sulla mano e aspettando che leggesse con calma.
-Hawkins è … Il tuo nome non mi è nuovo.  Il tuo caratteraccio ti precede lo sai?-
-Caratteraccio?-
La guardai incredulo mentre riponeva il documento all’interno della busta e me la restituiva. Subito dopo si voltò, facendomi cenno di seguirla. Più i minuti passavano e più mi ricordava Amelia, quel capitano con cui avevo avuto il piacere di intraprendere il primo viaggio. Ammesso che di “piacere” si potesse parlare all’inizio. Le sensazioni erano esattamente le stesso.
Morph dal canto suo, come quella volta, ne  assunse le sembianze iniziando a ripetere continuamente la parola caratteraccio. Riuscii appena in tempo ad afferrarlo e chiuderlo fra le mani prima che la ragazza si voltasse.
-E quell’esserino? E’ con voi?-
-O .. Morph .. si . Mi accompagna sempre. Non darà problemi, è molto obbediente.-
-Nemmeno l’umorismo gli manca direi. Ad ogni modo, il nostro compito è di recuperare dei pazzi idioti che hanno deciso di cercare chissà che cosa nei pressi di una stella instabile. Non sappiamo la rotta precisa, abbiamo solo alcuni dati sull’ultimo punto in cui sono stati visti.-
-Ma scusate se non/-
-CI è stato ordinato questo. Venga, la porto dal capitano. Sta calcolando la rotta nella sua cabina … E cerchi di comportarsi in modo adeguato-
Mi spiazzò , interrompendomi così velocemente che rimasi a bocca aperta mentre Morph le faceva la linguaccia. A guardarla bene non doveva avere più di vent’anni, ma a volte l’apparenza ingannava.
Non appena arrivammo davanti alla cabina del comandate, posta proprio davanti al timone, si sistemò la giacca e i capelli, per poi bussare ed entrare solo una volta che una voce scura e leggermente graffiante le diede il permesse di farsi avanti.
Mi presentò a grandi linee , tralasciando l’idea che si era fatta in quei cinque minuti, ad un uomo brizzolato, dal viso paffuto e dalle forme abbondanti. La stanza era impregnata da un odore di tabacco a dir poco nauseante, tanto che dovetti portare una mano al naso, facendo finta di starnutire.
L’uomo aspettò un attimo prima di chiudere la cartina e alzarsi, arrivandomi a pochi centimetri dal viso e soffiarmi addosso il fumo del sigaro. Spostai di lato la testa per un attimo, mentre la ragazza si schiariva la voce, cosa che suonò molto più come un rimprovero che per un verso fine a se stesso.
-Signor Hawkins. Non sapevo che vi avessero assegnato a questa nave-
-Un ordine dell’ultimo minuto signore-
Dissi tutto impettito, tralasciando il fatto che mi avessero cacciato dal mio incarico precedente. Lo vidi poi allontanarsi, per avvicinarsi alla ragazza e indicarla con un gesto fiero della mano.
-Questa giovane ha la sua stessa età. Anche lei è uscita da poco dall’accademia , ma ha avuto l’opportunità di assistere molti capitani. In questo viaggio verrà considerata come la mia vice, quindi la prego di ascoltarla. Il nostro compito è semplice: andare vicino alla stella numero 25 e controllare se vi siano o meno superstiti, per poi riportarli indietro. Tutto questo nel minor tempo possibile. Come ben sapete quella stella è prossima alla distruzione e non vorrei trovarmi ad affrontare una supernova, o un buco nero … Vedetela come volete voi. Il viaggio durerà all’incirca un giorno e mezzo. In questo lasso di tempo , signor Hawkins la prego di non creare scompiglio-
Non lo diedi a vedere, ma questa cosa stava seriamente iniziando a darmi sui nervi. Avevo intrapreso la strada dell’accademia per far si che quelle accuse e maldicenze sul mio conto cessassero una volta per tutte, e invece mi ritrovavo a sentire tiritere sul come mi dovevo comportare, cosa non dovevo fare. Uscire con ottimi voti dal quel posto era stata una cosa tanto inutile sotto il punto di vista sociale?
-Bene, ora potete andare. Dobbiamo far partire questa nave-
Ci congedò così, affidandoci il compito di aiutare gli altri membri dell’equipaggio per salpare e allontanarci definitivamente dallo spazio porto. Devo ammettere che quella ragazza ci sapeva fare, eppure non mi ricordavo di averla vista alle lezioni, forse aveva frequentato chissà quale altra accademia.
 
Durante il primo giorno di navigazione non parlai molto con il resto del gruppo. Tutti si conoscevano e molti avevano provato, durante l’ora di pranzo e cena, ad attaccare bottone con la ragazza dai capelli neri. Da quello che ero riuscito a capire si chiamava Charol e anche la sua famiglia sembrava far parte di quel mondo di navi spaziali e altro ancora. Non che la cosa mi interessasse particolarmente, ma in fondo era inevitabile ritrovarsi ad ascoltare i discorsi altrui quando non si aveva niente da fare.
Fu dopo il pranzo del secondo giorno che Charol mi si avvicinò. Stavo guardando il panorama, cercando qualche indizio che potesse farci capire se effettivamente qualcuno era passato di li.
-Signor Hawkins, il punto d’arrivo è ormai prossimo, si prepari in caso di necessità-
Non la sentii nemmeno, dovevo ammetterlo, ero troppo impegnato. Intravidi con la coda dell’occhio solo delle mani che si appoggiarono al bordo della nave.
-Mi ha sentito? Signor Hawkins!-
-Cosa? O , si . Ho capito-
-Ripeta quello che ho detto-
-Come?-
-Ripeta quello che ho detto. Pensa di essere di qualche aiuto se continua a fantasticare sulle stelle mentre navighiamo?-
Sbuffai, passando una mano fra i capelli e voltandomi a guardarla esasperato. Il mio limite di sopportazione in quel periodo era davvero basso e non era di certo il momento più adatto per sentirmi dire certe cose.
-Mi permetta di dirle una cosa. Prima di tutto non sto fantasticando ma osservando. Se davvero c’è stato un problema, di certo sarà possibile vedere qualche pezzo di nave fluttuare per l’universo, come quello per esempio. Sbaglio o è una parte dell’albero maestro di una nave appartenente allo spazio porto?-
Dissi indicandolo l’oggetto che fluttuava tranquillamente poco distante da noi, con uno sguardo a metà fra l’esasperato e l’orgoglioso. Certo, non potevo vantare di essere un grande ascoltatore e uno che rispettava in tutto e per tutto le regole, ma a volte uscire dai paletti imposti poteva rivelarsi la scelta migliore.
Mi guardò per un attimo, per poi correre verso il comandante che stava tenendo il timone della nave per informarlo di quello che avevamo visto. Quest’ultimo corresse di poco il tragitto della nave, e poco più di mezz’ora dopo ci ritrovammo vicino alla stella di cui tanto si parlava in quel periodo.
In giro però non vi era traccia di navi , velieri o chissà quale altra imbarcazione. Non c’erano tracce neanche di relitti o di corpi privi di vita.
Possibile che quegli uomini fossero scomparsi così, nel nulla, senza lasciare la minima traccia? Tutte le persone presenti in quella nave erano appostate , pronte a dar fiato alla bocca per ogni singolo movimento strano. Altri invece avevano il compito di tenersi pronti nel  caso in cui la stella avesse deciso di fare una piccola sorpresa fuori programma.
Non so per quanto tempo rimanemmo li a guardare, so solo che iniziarono a farmi davvero male gli occhi, non ce la facevo più. Poi ad un tratto uno strano bagliore attirò la mia attenzione: una luce rossastra e blu brillava proprio davanti alla stella.
Continuavo a fissarla, mi sembrava così strano vedere una cosa del genere, non avevo mai sentito parlare di astri che emanassero quel bagliore singolare. Fu quando osservai meglio che vidi  quello che era in realtà: una ragazza rannicchiata su se stessa. Era circondata da quella luce e non sembrava muoversi di un solo millimetro.
-CAPITANO C’è UNA GIOVANE LAGGIù-
Vidi il capitano Lexor correre verso di me e sporgersi, guardando nella direzione indicata dal mio dite. Anche sul suo volto si dipinse la stessa espressione che avevo fatto io un attimo prima. Di certo era strano, ma non potevamo lasciare quella ragazza in balia delle correnti spaziali.
-Presto, preparate una scialuppa e andate a/-
Venne interrotto da un brusco movimento della nave, che venne letteralmente spinta via. Cademmo tutti a gambe all’aria e quando mi rialzai, appoggiandomi all’orlo della nave, quello che vidi non fu affatto un bello spettacolo. Tutto era proprio come quella volta: la stessa era esplosa e  ora si stava pian piano trasformando in un buco nero.
Il mio sguardo corse inevitabilmente alla ragazza, che però non si era spostata di un solo millimetro dal punto in cui era prima. Ma com’era possibile, eppure l’onda d’urto ci aveva colpito in pieno.
-Presto, issate le vele, ci dobbiamo allontanare!-
-Che cosa!?-
Sia io che Charlot ci girammo verso il capitano, che ci guardò con un’espressione di panico nel volto. Non era possibile. Eravamo stati mandati in quel luogo proprio per salvare chi era sopravvissuto e ora voleva andarsene senza recuperare quella ragazza?
-Capitano, non possiamo lasciare quella giovane  in balia del buco nero-
-Signorina Charlot avevamo il compito di salvare i superstiti e ad uno primo sguardo quella ragazza è più morta che viva. Non ci sono altre soluzioni-
-Ma forse è svenuta signore. Dobbiamo tentare!-
-Non   abbiamo tempo! Se rimaniamo qui ancora per molto non riusciremo ad allontanarci prima di essere risucchiati. Le nostre scialuppe sono troppo lente. Preferisco sacrificare una vita piuttosto che perdere un intero equipaggio! E poi nessuno mi assicura che si tratti  di un essere umano-
Almeno su qualcosa io e Charlot eravamo d’accordo. La stella continuava a trasformarsi, ed effettivamente le scialuppe erano fin troppo lente per riuscire a percorrere tutto quel tragitto prima che succedesse qualcosa.
Nel momento in cui mi voltai verso quella ragazza però un rumore fortissimo mi arrivò alle orecchie, costringendomi a tapparli, curvandomi leggermente in avanti. Sembrava il battito accelerato di un cuore, unito ad un urlo straziante.  Sentii le mani di Charlot sulle spalle e mi sollevai.
-Che cosa succede Hawkins?-
-Dobbiamo salvarla!-
-Ma come? Non possiamo rischiare di-
-Avete un Solar Surfer?-
-Che cosa? … Si , ma … a … a cosa può servire?-
-Dov’è?-
-E’ nella stanza in cui teniamo le scialuppe-
-Bene, andiamo, mi serve il tuo aiuto-
La afferrai per la mano, trascinandola letteralmente via mentre il capitano Lexor  mi urlava di fermarmi e di tornare indietro, minacciandomi persino di accusarmi di ammutinamento.
Non sapevo il perché ma nel momento in cui avevo sentito quel rumore così forte e quell’urlo straziante, anche il  mio cuore aveva iniziato a battere all’impazzata e il cervello mi aveva detto che dovevo assolutamente raggiungere quella luce e portare la ragazza lontano dalla stella.
Arrivammo nella zona scialuppe e  afferrai il Solar Surfer, aprendo il carrello per poter volare via. Mi voltai verso Charlot , salendo sul veicolo.
-Passami una corda, la più lunga possibile-
-Hawkins ma si rende conto di quello che/-
-Lo so. Avanti sbrigati!-
Iniziò a rovistare e prese una corda abbastanza lunga e ma la tirò.
-Recupero la ragazza e poi mando Morph indietro con la cima. Legala sul ponte, cerca di fare un nodo ben stretto e di al capitano di prepararsi a partire. Per lo meno cerca di convincerli ad avvicinarsi un po’-
-Lo sai che non possiamo dare ordini al capitano. Potrebbe essere considerato ammutinamento!-
-Mi prenderò io le responsabilità. Ormai sono abituato a finire nei guai, o meglio ci ero abituato.-
-Vuoi mettere a repentaglio la tua carriera così?-
-Prendimi per stupido ma … se ora me ne andassi lasciando li quella ragazza … credo … che sentirei un peso al cuore per il resto dei miei giorni. Ti prego Charlot. Lo so che è difficile ma fidati ok? Per favore, non abbiamo più molto tempo-
La guardai fissa negli occhi, sperando di riuscire a convincerla almeno quella volta. Non ci conoscevamo e da quello che ero riuscito a capire non mi precedeva una buona reputazione , ma speravo che il suo buon senso le permettesse di comprendere meglio quello che stavo tentando di fare.
-E va bene. Però sbrigati, altrimenti lasceremo qui anche te-
-Si signora.-
Detto questo, con una forte spinta, mi lanciai nel vuoto, per poi aprire  la vela e sfrecciare a tutta velocità verso la ragazza. Speravo almeno che la corda che portavo sottobraccio fosse abbastanza  lunga da arrivare alla nave una volta raggiunta la destinazione, altrimenti avrei davvero dovuto trovare un piano b per uscirne vivo.
Guardai Morph che si teneva stretto alla mia spalla, e subito dopo, piegando bene le ginocchia diedi ancora più velocità a quel mezzo di trasporto che usavo fin da piccolo. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che ne avevo usato uno? Ma per mia grande fortuna non ne avevo perso dimestichezza.
Arrivai da lei quando ormai la stella era diventata una supernova e il buco nero iniziava a crearsi. Quello che mi sorprese di vedere fu che, intorno a lei, non c’erano correnti , e persino le onde d’urto provocate dalla supernova non la toccavano. Era come stare al centro di un ciclone.
 -Non è una stella! Avvicinatevi forza, è una ragazza. Dobbiamo aiutarla!... Mi senti? Ei … Morph torna alla nave e attacca questo. Legalo ben stretto mi raccomando. Veloce-
Diedi la cima a Morph che immediatamente iniziò a correre verso la nave. Per lo meno, se non l’avesse fatto Charlot ci avrebbe pensato lui a legare la cima ben salda. In fatto di nodi anche quel piccoletto ci sapeva fare.
Ora, l’unico problema era quello di riuscire a portare via quella ragazza e , per fortuna, a giudicare dal movimento delle sue spalle, respirava.
Le portai una mano sulla spalla, per cercare di scuoterla, ma nel momento esatto in cui toccai la sua pelle la viti muoversi e scattare all’indietro, mentre sentii un forte dolore alla mano destra. La ritrassi immediatamente , portandola al petto, per poi guardarla subito dopo.
Spalancai gli occhi mentre vedevo il palmo e le dita ricoperte di ustioni. Certo, non erano gravi, ma com’era possibile che il solo toccarla mi avesse fatto quell’effetto? Che fosse un tipo di creatura che non conoscevo?
Sentii uno strattone alla corda, e mi voltai a guardare in direzione della nave. Charol era riuscita a convincere il capitano ad avvicinarsi.
Quando mi voltai nuovamente verso la ragazza, la stella si era completamente trasformata in una supernova.
-Non ti voglio fare del male. Devi venire con me, a meno che tu non voglia essere risucchiata da una supernova-
Non sembrava capirmi, potevo leggere nei suoi occhi lo spavento. Era come persa, sembrava si stesse chiedendo che cosa le stavo dicendo. Indicai così la stella dietro di lei, e nel momento esatto in cui si voltò, le afferrai il braccio.
Il tutto appena in tempo, poiché la corda si tese e iniziammo a essere trascinati via dalla nave.
Trascinai quella ragazza vicino a me, facendola passare sotto il braccio e stringendola al mio corpo in modo tale che non scivolasse via. Questa volta però non avvertii il senso di bruciore, forse era stata quella luce che l’avvolgeva.
Nel momento in cui l’avevo toccata infatti, aveva smesso di brillare, e la carnagione bianca come la neve si era fatta rosacea. Non portava abiti, ma non ci feci molto caso visto che in quel momento erano le nostre vite ad essere in pericolo. La sentii stringersi a me, aggrappandosi ai vestiti per tutto il tempo.
Quando fummo abbastanza lontani, slegai la corda, riprendendo pieno controllo del Solar Surfer e tornando alla nave, atterrando sul ponte.
Scesi a terra mentre vidi Charol avvicinarsi a noi. Guardai la ragazza, che mi fissava con degli occhi da togliere il fiato: di un colore azzurro intenso.
Scossi la testa e mi tolsi la giacca, mettendogliela sopra le spalle in modo tale che si coprisse.
-Stai bene?-
Aprì appena la bocca, per poi svenire un attimo dopo.

  
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